(23.07.21) Boost (ex Lediberg): difendiamo il lavoro e il salario!

Il testo del volantino de “L’Alternativa – San Paolo d’Argon” e Prc/Se – circolo della Valcavallina diffuso questa mattina durante il presidio delle lavoratrici e dei lavoratori davanti alla Prefettura di Bergamo

“Esprimiamo grande preoccupazione per la confusa situazione che si è creata alla Boost, la principale industria come numero di occupati nel nostro territorio, a seguito dei ritardi nel pagamento degli stipendi. Ora le organizzazioni sindacali hanno denunciato sulla stampa la mancanza di una prospettiva industriale per mettere in sicurezza l’attività degli stabilimenti del gruppo (San Paolo d’Argon, Cenate Sotto e Tolentino nelle Marche) e i relativi posti di lavoro (oltre un migliaio).

La Boost è un’azienda che anche in questo periodo potrebbe lavorare, produrre, avere rientri perché ha commesse, ma nonostante ciò si trova, misteriosamente, in difficoltà finanziarie.

Negli ultimi anni abbiamo constatato come tutto il settore della cartotecnica, una delle più significative e storiche eccellenze del panorama industriale della bergamasca, abbia subito numerosi cambiamenti proprietari, in un vorticoso e opaco processo di acquisti e vendite tra gruppi economici da cui è scaturita la Boost, che ha assorbito aziende quali Lediberg, Bolis, il Arti Grafiche Johnson. Su tale processo, che non è stato indolore per i lavoratori e che ha già portato a ristrutturazioni aziendali e alla perdita di posti di lavoro, andrebbe fatta piena luce. Ci domandiamo infatti se esistono delle responsabilità per questa crisi che si annuncia e di chi sono.

La preoccupazione è che ora lo stato di sofferenza finanziaria in atto alla Boost venga preso a pretesto dal sistema imprenditoriale, finanziario e politico per effettuare ulteriori ristrutturazioni e razionalizzazioni aziendali che possono anche sfociare nel taglio di altri posti di lavoro. Come al solito le crisi le pagano i lavoratori e le loro famiglie.

Un processo generalizzato in tutta Italia in queste settimane. Infatti, dopo lo sblocco dei licenziamenti deciso dal governo Draghi, il padronato ha dato corso a pesanti interventi ristrutturativi in numerose aziende: l’intenzione è quella di fare più profitti riducendo l’occupazione e rendendo il lavoro più pesante e precario. In qualche caso arrivando sino alla chiusura e alla delocalizzazione all’estero delle aziende. Sono le classiche porcate che il padronato e i governi fanno in luglio e agosto quando l’opinione pubblica è più distratta. Chiamiamo tutti alla massima vigilanza e mobilitazione, perché a questa prospettiva dobbiamo opporci con tutte le nostre forze.

Il salario e l’occupazione non si toccano. Difendiamoli con l’unità dei lavoratori e delle lavoratrici.

Invitiamo il territorio alla più ampia solidarietà nei confronti delle maestranze Boost.

San Paolo d’Argon/Borgo di Terzo, 23.07.2021

* “L’Alternativa – San Paolo d’Argon”

* Rifondazione Comunista – Circolo della Valcavallina

www.alternainsieme.netwww.prcbergamo.it

Bergamo. Dal 1° luglio riprendono le esecuzioni degli sfratti, e pure i licenziamenti. L’appello di Unione Inquilini. Mercoledì 30 giugno ore 17.30, tutt* davanti alla Prefettura con i sindacati casa

Ancora gravi i rischi del Covid, ma c’è tantissima voglia di normalità. Purtroppo questa auspicata normalità col 30 giugno 2021 si presenta con la fine tanto del blocco dei licenziamenti quanto del blocco degli sfratti, con grande soddisfazione di chi li ha mal tollerati entrambi e invece con grandissima preoccupazione e angoscia di chi questi “sblocch” li deve subire.

Per la verità diverse tipologie di sfratti – fa presente Rita Rebecchi, segretaria di Unione Inqulini Bg – non si sono mai fermate neppure col Covid e ci è toccato intervenire nei mesi scorsi, in pieno inverno e in piena zona arancione, per evitare sgomberi improvvisi senza alcuna sistemazione alternativa per le famiglie coinvolte. Adesso, dal 1° luglio, rieccoci con la “normalità”, dopo 16 mesi di parziale sospensione”.

Ma gli sgomberi forzosi, e in particolare quando derivano dall’incapienza economica di chi li subisce non possono essere considerati “normali” alla luce della normativa nazionale e, ancor più chiaramente, delle convenzioni internazionali. Infatti anche in sede Onu si raccomanda che “nel caso in cui lo sfratto sia inevitabile, gli Stati devono rispettare precise modalità per non violare nessun diritto umano di tutte le persone coinvolte, senza nessuna distinzione, nemmeno di cittadinanza o meno, di titolo legale di uso o mancanza di titolo: deve essere effettuata una tempestiva comunicazione preventiva, stabilito il dialogo tra le parti per concordare soluzioni rispettose di tutti i diritti umani, trovata preventivamente una rilocazione adeguata, sicura, dignitosa e accessibile per tutte le persone e le famiglie coinvolte”. E ciò è ancora più necessario stante la situazione di pandemia da COVID19 non superata, mentre diversi studi hanno dimostrato l’incidenza degli sfratti sull’aumento della contagiosità e della mortalità.

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Il 30 giugno finisce il blocco degli sfratti. I sindacati inquilini chiedono incontro urgente al Prefetto

  • Nell’imminenza della ripresa delle esecuzioni degli sfratti, sospese a causa dell’emergenza Covid dal febbraio 2020, è stato indetto un PRESIDIO per mercoledì 30 giugno dalle ore 17,30 davanti alla Prefettura di Via Tasso 8 a Bergamo. I sindacati degli inquilini hanno inviato una richiesta urgente di incontro al Prefetto. La richiesta è che venga garantito a tutte le famiglie sotto sfratto e in procinto di essere sgomberate il passaggio da casa a casa. Nessuno sblocco se non c’è questa garanzia.

Di seguito il testo della comunicazione inviata al Prefetto dai sindacati degli inquilini

Alla cortese attenzione dell’Ill.mo Sig. Prefetto della Provincia di Bergamo (…)

Richiesta incontro per valutazione misure di contenimento emergenza abitativa e rispetto garanzia di passaggio di casa a casa per le persone in fragilità economica o sociale.

Con la presente le scriventi organizzazioni sindacali esprimono la propria preoccupazione riguardo alle conseguenze sociali che la ripresa delle esecuzioni di sfratto possa determinare nei mesi prossimi nella città di Bergamo e nei comuni della provincia, in assenza di pianificazione delle necessarie misure sociali da parte degli enti preposti.

La crisi economica legata alla situazione di emergenza sanitaria ha determinato la diminuzione del reddito disponibile per moltissime famiglie che non sono riuscite in questi mesi a corrispondere i canoni di affitto e nei confronti dei quali sono state avviate o stanno per essere avviate procedure di sfratto, che si sono aggiunte e si aggiungono continuamente alle migliaia di sfratti e di esecuzioni immobiliari già in fase esecutiva e sinora bloccati.

La grave insufficienza di alloggi di edilizia residenziale pubblica, la lentezza, i ritardi ed il crollo delle assegnazioni a fronte di migliaia di richiedenti e di centinaia di alloggi pubblici inutilizzati da parte di Aler e Comuni, richiedono un intervento coordinato urgente da parte delle autorità pubbliche, ciascuno per le proprie competenze e responsabilità.

Le chiediamo pertanto un urgente incontro per discutere e trovare soluzioni adeguate per affrontare la grave crisi abitativa che investirà la nostra provincia nei prossimi mesi.

In tale incontro vorremmo presentarle le nostre proposte tese a garantire il passaggio da casa a casa per le persone in criticità sociale sottoposte a sfratto o a sgombero, in ossequio alle norme nazionali e alle obbligazioni legali internazionali ribadite allo Stato Italiano dal Relatore Onu per il diritto alla casa e che richiamiamo in nota:

*istituire un tavolo di confronto per un’intesa che coinvolga tutti gli attori istituzionali a vario titolo interessati a fronteggiare la crisi abitativa.

* promuovere azioni e farsi portavoce nei confronti degli organi preposti, degli eventuali provvedimenti necessari alla sospensione degli sfratti e degli sgomberi per il tempo necessario per il reperimento di alloggi alternativi, in particolare di edilizia residenziale pubblica sociale

* stabilire una Commissione territoriale per il contrasto al disagio abitativo ai sensi della L. 124/2013 per la graduazione delle esecuzioni che garantisca il passaggio da casa a casa

* istituire tempestivamente le cabine di regia previste dall’art 11 l. 48/2017, ss.mm.ii per la tutela dei soggetti in situazione di fragilita’ che non sono in grado di reperire autonomamente una sistemazione alloggiativa alternativa.

* non concedere l’uso della forza pubblica per l’esecuzione di sfratti e sgomberi

Le chiediamo quindi un incontro per discutere delle questioni di cui sopra.

In attesa di Suo cortese riscontro, porgiamo cordiali saluti

(giugno 2021 – F.to: SUNIA, SICET, UNIAT,UNIONE INQUILINI)

Nota: fondamenti giuridici delle obbligazioni degli organi amministrativi e di governo sul diritto all’abitare.

Vogliamo contribuire alla fondamentazione giuridica delle proposte ricordando che gli sfratti in assenza di abitazione alternativa dignitosa, stabile ed economicamente sostenibile per tutti, violano la normativa ratificata dall’Italia:

* Legge n. 833 del 23 dicembre 1978, che impone al sindaco la tutela della salute dei cittadini, in questo caso minacciata dalla perdita dell’abitazione senza alternativa;

* l’art. 11 (diritto alla casa) e l’art. 12 (diritto alla salute) del Patto Internazionale dei Diritti Economici, Sociali e Culturali (PIDESC), ratificata dall’Italia con la Legge n. 881 del 25 ottobre 1977;

* l’art. 27 della Convenzione sui Diritti del fanciullo, ratificata dall’Italia con la Legge n. 176 del 27 maggio 1991;

gli articoli 14 e 15 della Convenzione per l’eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne, ratificata dall’Italia con la Legge n. 132 del 14 marzo 1985.

I commenti generali n. 4 e n. 7 del Comitato ONU stabiliscono che lo sfratto forzoso è incompatibile con l’art. 11 PIDESC. Nel caso in cui lo sfratto sia inevitabile, gli Stati devono rispettare precise modalità per non violare nessun diritto umano di tutte le persone coinvolte, senza nessuna distinzione, nemmeno di cittadinanza o meno, di titolo legale di uso o mancanza di titolo: deve essere effettuata una tempestiva comunicazione preventiva, stabilito il dialogo tra le parti per concordare soluzioni rispettose di tutti i diritti umani, trovata preventivamente una rilocazione adeguata, sicura, dignitosa e accessibile per tutte le persone e le famiglie coinvolte.

Questo rispetto è ancora più necessario stante la situazione di pandemia da COVID19, non superata, dato che numerosi studi hanno dimostrato la gravissima incidenza degli sfratti sull’aumento della contagiosità e della mortalità.

L’obbligo di rispettare tutti i trattati internazionali è stato confermato dalla Corte Costituzionale alla luce della Costituzione Italiana:

* art. 10 “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.”

* art. 117 “(l) la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.”

Tali obbligazioni legali, come ricordato dal Relatore Speciale ONU sul Diritto alla casa, impongono a tutte le istituzioni, incluso alle autorità locali, non solo all’autorità nazionale, l’obbligo di proteggere tale diritto con azioni e politiche adeguate. Le stesse forze di polizia, prima di effettuare l’esecuzione, hanno pertanto l’obbligo di verificare e non possono intervenire se tali obbligazioni legali non sono state rispettate.

L’intervento del Relatore ONU sul diritto alla casa nei confronti dell’Italia per il caso dello sfratto della famiglia Mokthari Asmahane (S. Martino di Lupari), e quello più recente del Comitato ONU sui diritti che ha chiesto un provvedimento cautelare di sospensione di uno sfratto a Roma, sono fortissimi richiami a tale rispetto.

Cfr. anche PDF

STORIA. (02.06.1946) Monarchia o repubblica? Ma come votò la gente nei nostri paesi?

Solo recentemente il Ministero dell’Interno ha inserito nel suo sito sulle elezioni tutti i dati comune per comune del referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946, che – come è noto – venne tenuto un anno dopo la Liberazione congiuntamente all’elezione dell’Assemblea Costituente che avrebbe redatto la nuova Costituzione.

A scuola il 2 Giugno viene ricordato come il giorno in cui votarono per la prima volta le donne (e non è tecnicamente vero perché le donne avevano già potuto votare nelle elezioni amministrative che si erano tenute dal 1945), e che la repubblica (con la Costituente) fu la logica e normale conclusione della guerra di Liberazione (il che è solo in parte vero perché anche sulla questione istituzionale la monarchia insieme ad un pezzo della classe dirigente giocò sporco e fino all’ultimo).

La repubblica vinse abbastanza bene (54,27% contro 45,32%) anche se nelle regioni del Sud prevalse la monarchia e anche, se per intorpidire le acque, si parlò a lungo di brogli senza uno straccio di prova.

Ma come si votò nei nostri comuni? Finalmente stando comodamente al pc si può sapere tutto o quasi anche dei paesi della nostra provincia

Innanzitutto va detto che la provincia di Bergamo fu una delle 4 province del nord Italia in cui – sia pure di poco – prevalse la Monarchia (la Repubblica si fermò al 49,25, la Monarchia al 50,75), mentre in tutte le altre province del Nord e di buona parte del Centro (Toscana, Marche, Umbria) vinse la Repubblica, con risultati spesso a valanga non solo nelle regioni e province cosiddette rosse (Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche) ma anche nel Trentino o nel restante Triveneto, notoriamente di tradizione moderata. Nella nostra città capoluogo però arrivò prima la Repubblica (col 52,61%) confermando un quadro in base al quale la Repubblica andò meglio nelle città rispetto ai paesi delle province. Cosa che però risulta vera solo in parte.

Il comune più “repubblicano” nella bergamasca fu la roccaforte operaia di Castro (Repubblica al 79,43%), seguito da Terno d’Isola (R. 76,88%), Sovere (R. 75,32%), Canonica d’Adda (R. 73,55%), Erve ora nella provincia di Lecco (R. 73,53%), Riviera d’Adda ora Medolago e Solza(R. 73,40%), Presezzo (R. 72,45%), Credaro (R. 71,99%), Dalmine (R. 71,64%), Carvico (R. 71,08%), Pianico (R. 70,98%), Antegnate (R. 70,53%), comuni disseminati o verso il Bresciano o verso il Lecchese e la Brianza o nella pianura, con una forte presenza operaia o, allora, bracciantile sindacalizzata.

La Monarchia stravinse nettamente in montagna e nei piccoli comuni, a partire da Ardesio (Repubblica al 9,25% e Monarchia al 90,75%), Selvino (M. 90,41%), Vigolo (M. 89,15%), Gaverina Terme (M. 89,00%), Vedeseta (M. 87,14%), Bossico (M. 86,37%), Adrara San Rocco (M. 84,40%), Pognano che però è in pianura (M. 85,76%), Gromo (M. 85,70%), Piazzolo (M. 83,82%), Foppolo (M. 83,82%), Roncola (M. 82,37%), Foresto Sparso (M. 81,80%), Adrara San Martino (M. 80,87%).

Non tutta la montagna fu però monarchica, tanto che la Repubblica prevalse in paesi come Schilpario (Repubblica al 54,23%), Vilminore (R. 55,99%), Valbondione (R. 56,91%), Averara (R. 53,36%), Zogno (R. 53,59%), Gandino (52,87%), Leffe (R. 59,02%), Peia (R. 62,87%), Cene (R. 54,15%), Clusone (R. 51,86%).

L’hinterland fu favorevole generalmente alla Repubblica: Seriate (R. 60.07%), Torre Boldone (R. 55,76%), Lallio (R. 62,66%), Azzano S.P. (R. 64,32%), Rocca del Colle ora Brusaporto e Bagnatica (R. 56,72%), Scanzorosciate (R. 52,95%), Curdomo ora Mozzo e Curno (R. 51,61%), Grassobbio (R. 65,17%); Gorle (R. 52,98%)

Repubblicani i comuni di Caravaggio (R. 60,77%), Treviglio (R. 57,92%), Romano di L. (R. 64,84%); monarchici invece Albino (M. 62,245) e Martinengo (M. 63,94%)

E viceversa in pianura o nell’hinterland in diversi casi prevalse la Monarchia come a Misano G. d’A. (M. 55,08%), Lurano (M. 56,54%), Mornico al S. (M. 67,59%), Mozzanica (M. 51,72%), Orio al Serio (M. 57,91%), Ponteranica (M. 51,28%).

Venendo più vicino a noi, vediamo che in Valcavallina tende a prevalere la Monarchia come a Trescore Balneario allora unito a Zandobbio (M. 51,94%), a Borgounito ora Borgo di Terzo, Berzo San Fermo, Grone, Vigano San Martino (M. 75,42%), Casazza (M. 74,32%), Endine (M. 61,08%), Ranzanico (M. 61,01%), Gorlago (M. 69,43%), ma Entratico allora unito a Luzzana è repubblicano (R. 52,60%) e così pure Spinone allora comprendente Spinone al Lago, Monasterolo del Castello e Bianzano (R. 58,62%) nonché Costa Monticelli ora Costa di Mezzate e Montello (R. 63,93%)

Decisamente più orientati per la Repubblica invece i principali comuni verso la Valcalepio come Grumello del Monte (R. 67,63%), Chiuduno (R. 68,01%), Castelli Calepio (R. 53,93%), Sarnico (R. 59,56%).

E il nostro comune San Paolo d’Argon?

Nel dettaglio non si sa, perché abbiamo solo il dato aggregato di Cenate d’Argon, comune unico di cui facevano parte – prima di tornare a dividersi nel 1947 – Cenate Sotto, Cenate Sopra, San Paolo d’Argon. Comunque a Cenate d’Argon vinse nettamente la Monarchia con il 68,88% e solo il 31,12% alla Repubblica, quasi appunto a voler respingere il vento di rinnovamento (“Vento del nord”, diceva Nenni) che scaturiva dalla Resistenza.

San Paolo d’Argon, 10.06.2021

Cfr. Tabella dei risultati Referendum 2 Giugno1946. Comuni della provincia di Bergamo. Rielaborata sulla base dei dati riportati da https://elezionistorico.interno.gov.it/index.php?tpel=F&dtel=02/06/1946(apri la tabella QUI) Per comodità ho riportato le percentuali solo di Repubblica.

(05.06.21) Albino (bg). Banchetto, volantinaggio e conferenza stampa del Coordinamento per il Diritto alla Salute: No brevetti sui vaccini; cambiare la sanità in Lombardia; verità e giustizia per le vittime del Covid

Sabato 5 giugno il Coordinamento per il diritto alla Salute di Bergamo promuove ad Albino un banchetto con volantinaggio e conferenza stampa, in Piazza della Libertà nei pressi del Muncipio, dalle ore 10.00 alle ore 12.00.

Tale iniziativa si sarebbe dovuta svolgere sabato 29 maggio nell’ambito della giornata europea per il diritto alla salute, ma ci è stata negata l’autorizzazione per motivi burocratici.

Abbiamo scelto Albino perché la distribuzione dei vaccini nel locale hub vaccinale nell’Auditorium Cuminetti è gestita, dietro appalto della Regione, da una cooperativa privata di medici, che è stata protagonista nelle scorse settimane del clamoroso incidente che ha prodotto la il danneggiamento e la perdita di circa 1000 dosi di vaccino. (cfr. QUI)

Saremo ad Albino, oltre che per chiedere conto di quanto successo, per denunciare come le vaccinazioni di massa in corso in Lombardia vengano condotte . Infatti la loro gestione è quasi interamente demandata a strutture private (8 milioni di euro sono stati stanziati dalla Regione solo per le cooperative di medici di base), mentre i medici di medicina generale e i pediatri, pur avendo dichiarato la propria disponibilità , sono stati fino ad ora poco informati e coinvolti.

Saremo in piazza per denunciare che in Lombardia da parte pubblica si fanno pochi tamponi gratuiti, e quindi spesso si è obbligati a ricorrere a società private che li fanno a pagamento. Una situazione ben diversa invece in altre regioni.

Intendiamo poi continuare la raccolta firme ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) contro la proprietà intellettuale dei vaccini (cfr. QUI), per favorire lo sviluppo della ricerca, abbattere i prezzi e quindi rendere possibile anche nei Paesi poveri l’accesso ai vaccini senza il quale non è conseguibile – stante il rischio costante delle “varianti” – la sicurezza a livello mondiale.

Vogliamo altresì far sentire la nostra voce contro il tentativo di riconferma della legge 23 (riforma “Maroni”) che regola il Servizio sanitario in Lombardia e che ha reso molto più pesante l’impatto del Covid nella nostra regione rispetto ad altre. La Lombardia, e in particolare la bergamasca, è stata non a caso in Europa l’area più colpita dal Covid. Non abbiamo bisogno di ulteriori privatizzazioni che si sono dimostrate alla prova dei fatti disastrose; abbiamo bisogno invece di un siatema sanitario pubblico , partecipato, universale ed egualitario, garantito a tutte e tutti.

Infine vogliamo ribadire – ad un anno dalla tremenda strage che si è consumata in bergamasca – la necessità della verità e della giustizia. Lo chiedono in prima persona i famigliari delle numerose vittime che ci sono state in particolare in Valseriana. La prima udienza della loro causa (civile) al tribunale di Roma sarà a breve, il giorno 8 luglio prossimo. (cfr. per esempio QUI)

Fatti come la mancata zona rossa in Valseriana nel marzo 2020 e le pressioni degli imprenditori che ne sono state all’origine, l’assenza di un piano pandemico nazionale aggiornato o la vicenda che ha coinvolto il pronto soccorso dell’Ospedale di Alzano Lombardo l’ultima domenica del febbraio 2020 rimandano a precise responsabilità della Regione, del Governo e di tutti i principali schieramenti politici; responsabilità che vanno assolutamente chiarite fino in fondo, perché altrimenti non è pensabile per il futuro alcun cambiamento.

Chi ha sbagliato, si tratti di tecnici o politici, deve pagare; venga cioè fatta giustizia.

Nel corso del banchetto, per illustrare i contenuti dell’iniziativa, alle ore 10.30, si terrà una conferenza stampa a cui interverranno Pia Panseri, del Coordinamento per il diritto alla salute, e l’avv. Consuelo Locati, legale dei familiari delle vittime da Covid. (2 giugno 2021, Coordinamento per il Diritto alla Salute – Bergamo)

(27.05.21) Bergamo. Inaugurazione delle case popolari di Via Borgo Palazzo: la protesta di Unione Inquilini

Giovedi 27 maggio il Presidente di ALER Bergamo e l’Assessore regionale alla casa hanno inaugurato i 107 alloggi di edilizia residenziale pubblica (di cui 77 a canone moderato e 30 a canone sociale) a seguito della conclusione del cantiere edile a Bergamo in via Borgo Palazzo. Attraverso questo evento ALER Bergamo e Regione Lombardia cercano di far dimenticare un cantiere durato 17 anni ( ben 20 anni secondo L’Eco di Bergamo) e una vicenda che è finita anche in tribunale, con lungaggini, cambiamenti di progetti e di imprese, consegne lavori e sospensioni e fallimenti.

Questa inaugurazione – che Unione Inquilini stamattina ha contestato in modo pacifico ma fermo e partecipato – rappresenta una operazione di maquillage che nasconde il fallimento della politica abitativa pubblica a Bergamo e in Lombardia a fronte di una emegenza sociale cresciuta in questi anni e che, a seguito della crisi pandemica, sta assumendo una dimensione drammatica.

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(29.05.21) Albino (bg). Banchetto e conferenza stampa del Coordinamento per il Diritto alla Salute – Bergamo e provincia: No brevetti sui vaccini; cambiare la sanità in Lombardia; verità e giustizia per le vittime da Covid

Sabato 29 maggio il Coordinamento per il diritto alla Salute di Bergamo e provincia aderisce e partecipa alla mobilitazione europea per la sanità pubblica.

Saremo dalle 10 alle 12 con un presidio e un banchetto ad Albino, in Via Mazzini 178-182 (nei pressi di Banca Intesa) , in connessione con tante altre piazze in Italia e in Europa.

Abbiamo scelto Albino perché la distribuzione dei vaccini nel locale hub vaccinale nell’Auditorium Cuminetti è gestita, dietro appalto della Regione, da una cooperativa privata di medici, che è stata protagonista nelle scorse settimane del clamoroso incidente che ha prodotto la distruzione di circa 1000 dosi di vaccino. (cfr. QUI)

Saremo in piazza, oltre che per chiedere conto di quanto successo, per continuare la raccolta firme ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) contro la proprietà intellettuale dei vaccini, per fare sentire la nostra voce contro il tentativo di riconferma della legge 23 (riforma “Maroni”) che regola il Servizio sanitario in Lombardia e che ha reso più pesante l’impatto del Covid nella nostra regione, e per ribadire – ad un anno dalla tremenda strage che si è consumata in bergamasca – la necessità della verità e della giustizia senza le quali non è possibile alcun cambiamento profondo.

Nel corso del banchetto, per illustrare i contenuti dell’iniziativa, alle ore 10.30, si terrà una conferenza stampa a cui interverranno Pia Panseri, del Coordinamento per il diritto alla salute, e l’avv. Consuelo Locati, legale dei familiari delle vittime da Covid.

Di seguito collegamento web con le altre piazze d’Italia e d’Europa che si mobilitano nello stesso giorno.

Bergamo, 27 maggio 2021

(23.05.21) Bergamo. Assemblea degli inquilini che hanno fatto domanda per le case popolari (o intendono farla)

  • Domenica 23 maggio, ore 10.00 – 12.00, presso Unione Inquilini a Bergamo, Via Borgo Palazzo 84/g

Invito

Sono state pubblicate le graduatorie delle domande dei bandi per l’edilizia pubblica di alcune zone della provincia di Bergamo. (cfr. qui)

Anche quest’anno si conferma un numero di domande altissimo a fronte di una quantità irrisoria di alloggi messi a disposizione.

Nella città di Bergamo, per esempio, circa 1.100 le domande, solo 126 gli alloggi disponibili.

Solo 126 famiglie nella città di Bergamo potranno avere una casa; a tutte le altre – secondo la nuova normativa – non resterà che attendere un nuovo bando.

In modo non diverso vanno le cose nel resto della provincia.

Da parecchi anni continua a crescere il numero di famiglie che hanno bisogno di edilizia pubblica a canone sociale, ma non cresce per niente il numero degli alloggi disponibili

Anzi, come nella nostra provincia, troppi alloggi pubblici sono lasciati vuoti.

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PER FARE IL 730/2021 al CAF di Unione Inquilini Bergamo – Istruzioni per l’uso

  • Per prenotare ai nostri sportelli la consegna dei documenti necessari alla compilazione: da oggi fino e non oltre il 10 settembre. Chiamare 3465356239 – Lorenza (da lunedì a venerdì, orari 9.30 -11.30; 16.30 – 19.00)

Quest’anno la consegna dei documenti per la compilazione del modello 730 presso il nostro Caf (a Bergamo, Via Borgo Palazzo 84/G) avverrà in modo diverso rispetto agli altri anni:

  • Tratterremo la documentazione solo quando sarà completa.
  • Bisogna portare i documenti originali e in fotocopia (controlleremo che ci sia tutto e poi renderemo gli originali).
  • Chi ha fatto il 730 col nostro Caf lo scorso anno, non deve portarlo; in caso contrario ne abbiamo bisogno. Chi non ha avuto il sostituto d’imposta (cioè il datore di lavoro) e il risultato della dichiarazione era a debito del dichiarante, deve portare anche i modelli F24  che comprovano l’avvenuto pagamento. 
  • Per chi non è riuscito a fare copia dei documenti, provvederemo a fare le fotocopie (5 cent. ciascuna).
  • Gli scontrini delle spese sanitarie devono essere fotocopiati in maniera leggibile, cioè non sovrapposti. Si devono vedere: intestazione, prodotti acquistati, codice fiscale e data. Per disposizioni del Caf centrale gli scontrini non devono essere sbiaditi, altrimenti non si possono accettare. 

Alla consegna della documentazione si dovranno firmare anche:

il documento di autorizzazione all’accesso al 730 precompilato;

–  la scelta della destinazione dell’8/5/2 per mille anche se non viene effettuata alcuna scelta;

la lista dei documenti consegnati, per avvenuta consegna.

Elenco dei documenti necessari e scelta 8-5-2X1000:

COMPLETO – per chi è proprietario/a di immobili (case, terreni)

RIDOTTO – per chi non ha case o terreni da dichiarare

SCELTA 8 – 5 – 2 per MILLE

  • Sia ben chiaro: il fisco in Italia è diventato in Italia, oltre che sempre più complicato, anche profondamente ingiusto. Anche in questa occasione Unione Inquilini ribadisce il proprio impegno di lotta per un fisco più giusto, affinché che più ha più paghi, chi meno ha meno paghi e chi ha poco o nulla non paghi niente: per una tassazione cioè realmente progressiva come chiede la nostra Costituzione e per l’imposizione di una tassazione patrimoniale sulle grandi ricchezze negli ultimi tempi cresciute a dismisura a discapito dei redditi e delle disponiblità invece sempre più ridotte della maggioranza.

Bergamo. Note sulla condizione abitativa nella pandemia / Proposta di mobilitazione unitaria per il diritto alla casa

A cura di Unione Inquilini Bergamo e provincia

  • 1. Il blocco degli sfratti è stata una misura sanitaria dovuta, non un regalo ma una conquista dei movimenti di lotta per la casa e per la salute. La fine del blocco degli sfratti è prevista al 30 giugno, ma il decorso della pandemia è tutt’altro che favorevole. Per questo dobbiamo prima di tutto batterci perché il blocco sia senz’altro prolungato, altrimenti tra meno di due mesi ci troveremo al centro di una tempesta socialmente catastrofica.
  • 2. Purtroppo il blocco degli sfratti non è stato accompagnato da provvedimenti di prospettiva in tema di diritto alla casa. Provvedimanti di cui il nostro paese ha bisogno di fronte a un tendenza che vede sempre più aumentare il numero di case vuote e contemporaneamente il numero di persone che non riesce a sostenere il caro casa sul mercato privato. Abbiamo bisogno di una nuova legge sulle locazioni per canoni sostenibili ai ceti popolari e di avviare un piano di ampliamento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica.
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