San Paolo d’Argon e Fara Gera d’Adda: due sfratti rinviati. Unione Inquilini chiede a tutti i comuni della bergamasca di prestare attenzione e impegno per il diritto alla casa

L’anno scorso di questi tempi, con analoghi livelli di diffusione del Covid vigeva il blocco degli sfratti. Non più in questo gennaio 2022, mese in cui invece un numero sempre maggiore di persone e famiglie si rivolge al nostro sindacato perché hanno ricevuto l’avviso di sloggio.

Questa mattina come Unione Inquilini di Bergamo siamo stati impegnati a San Paolo d’Argon e a Fara Gera d’Adda per chiedere – alla seconda uscita dell’ufficiale giudiziario – il rinvio di due sfratti.

Nel caso di San Paolo d’Argon il Comune congiuntamente a Valcavallina Servizi, che gestisce diversi alloggi da destinare temporaneamente per l’emergenza sfratti nella zona, nei prossimi giorni metterà a disposizione della famiglia sfrattata (con due figli minori) un alloggio provvisorio.

A Fara Gera d’Adda è invece dovuta intervenire la parrocchia che si è dichiarata disponibile ad alloggiare la famiglia sfrattata per almeno 6 mesi. Malgrado le soluzioni alternative fossero in ogni caso state predisposte, grazie anche alle sollecitazioni di Unioni Inquilini, non sono mancati momenti di tensione – poi rientrata – in particolare a Fara Gera d’Adda, quando la proprietà stamattina pretendeva l’esecuzione immediata dello sloggio e l’ufficiale giudiziario ha chiamato le forze dell’ordine. Non si possono affrontare le contraddizioni sociali con l’uso della forza pubblica, noi ci opporremo.

Sia a San Paolo d’Argon sia a Fara Gera d’Adda è stato possibile ottenere un rinvio temporaneo degli sloggi di due settimane circa; ciò consentirà alle famiglie coinvolte un cambio alloggio meno convulso. Speriamo di potere farli passare da una casa a una casa e non sui marciapiedi. D’altro canto anche se le due vicende si sono concluse in modo positivo, è però evidente che le risorse abitative che i comuni possono mettere a disposizione per l’emergenza sfratti conseguente allo sblocco deciso da governo e parlamento, sono in via di esaurimento o, come nel caso di Fara d’Adda, esaurite.

Lo stesso PNRR – come si evince dalla stampa – mette a disposizione anche in bergamasca fondi non per ampliare il patrimonio pubblico, ma solo per l’adeguamento di una parte di quello esistente, che – come noto – è costituito per lo più di edifici invecchiati – da decenni non si fanno praticamente più case popolari – con alloggi in cattiva manutenzione, spesso perfino lasciati sfitti o al degrado.

Unione Inquilini chiede, di fronte alla pandemia che non accenna a placarsi – si sospenda l’esecuzione degli sfratti; sollecita i comuni della bergamasca ad attivarsi sia per rispondere a questa nuova emergenza sfratti reperendo – attraverso il riuso del patrimonio pubblico e anche privato inutilizzato – nuovi alloggi a canone sociale e a predisporre gli strumenti quali i piani di Zona nella prospettiva del rilancio dell’edilizia residenziale pubblica di cui l’Italia e anche i nostri paesi hanno sempre più bisogno. (Unione Inquilini Bergamo, 28.01.22)

Nessuna famiglia senza casa, nessuna casa senza famiglia.

LA NUOVA LEGGE SULLA SANITA’ DELLA GIUNTA REGIONALE LOMBARDA NON GARANTISCE IL DIRITTO ALLA SALUTE DEI CITTADINI/E (art. 32 della Costituzione)

Il 30 novembre, il Consiglio Regionale ha approvato (con i voti favorevoli della maggioranza di centro destra) il progetto presentato dalla Giunta di revisione della legge regionale 23/2015 (la cosiddetta “riforma Maroni”) che regolerà la sanità pubblica in Lombardia per i prossimi anni.

La nostra valutazione è che la Giunta Regionale sembra non avere imparato la tragica lezione della pandemia covid 19, che ha prodotto –non lo dimentichiamo- 35000 morti in Lombardia, di cui 6000 nella Bergamasca.

Nella nuova legge regionale sono, infatti, di nuovo completamente assenti la programmazione socio-sanitaria territoriale, la medicina preventiva, il coinvolgimento dei territori, la tutela dell’ambiente, mentre la sanità privata viene addirittura integrata nel “Sistema Sanitario Regionale” e viene attribuita al “privato” la possibilità di “concorrere alla istituzione delle Case e Ospedali di Comunità” previste dal Piano di Ripresa e Resilienza Nazionale (PNRR).

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(25.11.21) Bergamo. Quando a sgomberare l’inquilino è il proprietario di casa di sua iniziativa…

COMUNICATO STAMPA

In tema di sfratti e sgomberi, come se non bastassero quelli decretati e poi eseguiti comunque legittimamente dall’autorità giudiziaria, ci troviamo addirittura anche a sgomberi eseguiti “motu proprio”, completamente arbitrari, per iniziativa degli stessi proprietari di casa.

Addirittura fulmineo lo “sgombero” che doveva toccare all’inquilino M.G., il quale, residente in un quartiere periferico di Bergamo, aveva sottoscritto un contratto di affitto transitorio di tre mesi, saldando tutto il dovuto prima ancora di entrare nell’alloggio, perché altrimenti… non ci sarebbe stato alcun contratto per l’alloggio che gli serviva per il lavoro a termine di tre mesi a Bergamo.

A pochi giorni dalla scadenza del contratto di lavoro, fortunatamente M.G. se lo è visto prolungare di altri tre mesi.

Non così sono andate le cose per l’alloggio. Il proprietario infatti il giorno successivo alla scadenza dell’affitto, mentre M.G. si trovava al lavoro, si recava nell’alloggio e procedeva al cambio della serratura nonché a portar fuori sul pianerottolo mobili e tutto quanto appartenente a M.G. (di seguito alcune immagini)

Il quale, informato telefonicamente dai vicini di casa, avvisava la nostra Rita Rebecchi segretaria di Unione Inquilini di Bergamo, che – recatasi sul posto – procedeva a far intervenire le forze dell’ordine e con all’avvocato di Unione inquilini Giovanni Mascheretti a sporgere denuncia nei confronti del proprietario.

All’indomani presso il Tribunale di Bergamo Rita, M.G. e vicini di casa testimoniavano di quanto accaduto e dopo alcune settimane, a novembre, è arrivata l’ordinanza del Giudice che ha disposto in modo perentorio di reintegrare immediatamente l’inquilino nell’agibilità e nel possesso dell’alloggio affittato e di porre a carico del proprietario le spese processuali.

E’ finita bene e speriamo che ciò serva a dissuadere altri proprietari di casa. Qualche inquilino purtroppo non sa ancora che gli sgomberi possono esseri eseguiti solo dall’autorità giudiziaria e solo al termine di una procedura ben precisa e garantita che contempla preavvisi e quant’altro, e pertanto finisce col subire un grave abuso. Già uno sfratto di per sé è un fatto traumatico e destabilizzante anche quando eseguito a norma di legge, figuriamoci quando lo sgombero è completamente arbitrario o fuorilegge!
L’invito che facciamo agli inquilini, specialmente quando devono sottoscrivere un contratto di tipo transitorio o quando sono insistentemente assillati dai proprietari ad andarsene o quando succede come nel caso testé descritto, è quello di tenersi sempre in contatto con il nostro sindacato o con un sindacato degli inquilini di loro fiducia. (Bergamo, 25 novembre 2021, Unione Inquilini Bergamo)

San Paolo d’Argon. Mega palestra: … chiusa perché manca la certificazione di agibilità!

Avendo detto a suo tempo tutto quello che avevamo da dire contro l’orrenda mega palestra lasciataci in eredità dalla precedente amministrazione, pensavamo che questo capitolo fosse chiuso e da archiviare.

Invece no.

La chiusura si protrarrà fino a quando non si rimedierà a questa omissione, che appare francamente sconcertante. (Cfr. L’Eco di Bergamo, 17.11.21 nonché l’ordinanza http://www.comune.sanpaolodargon.bg.it/documenti/Tecnico/Ordinanza%20palestra.pdf)

Anche su questa pagina avevamo denunciato l’eccessiva fretta che aveva portato alla inaugurazione in grande pompa della nuova struttura nel bel mezzo della campagna elettorale in vista delle elezioni comunali del 3-4 ottobre scorso.

Una palestra – ricordiamo – collocata in modo inappropriato a spese degli spazi verdi delle scuole elementari e medie malgrado l’esistenza di un’altra palestra presente da tempo nelle aree del campo sportivo; ampiamente sovradimensionata rispetto ai reali bisogni della scuola (in particolare delle scuola elementare); concertata solo con l’azienda emergente che l’ha sponsorizzata e con le società sportive direttamente interessate e non coinvolgendo la cittadinanza, senza cioè valutare ubicazioni alternative e senza – soprattutto a monte – una riflessione su altri bisogni della popolazione; infine, last but non least, l’orrenda insegna – PALALVF” – con il nome dello sponsor privato che troneggia – in modo non appropriato (almeno secondo chi scrive) – negli spazi della scuola pubblica. (Cfr. https://www.alternainsieme.net/2021/09/14/san-paolo-dargon-perche-questa-palestra/ )

Si è trattato di un’operazione voluta dal precedente sindaco, giunta e gruppo di maggioranza (“l’Alveare”) e solo fiaccamente contrastata da quello di minoranza per impedire o quantomeno limitare lo scempio (figuriamoci se il centro-destra ha il coraggio di mobilitarsi con un minimo di determinazione contro industriali, soggetti forti del paese o i loro rappresentanti che la palestra l’hanno voluta così!).

Un’operazione elettoralistica che poi si è tradotta non in una vittoria ma in una sconfitta elettorale della maggioranza anche perché evidentemente la cittadinanza non ha gradito – a ragione – tanto attivismo fuori posto, che – lo scopriamo adesso – è arrivato fino al punto di dimenticare la certificazione essenziale dell’agibilità e sicurezza..

Gli dei – lo sapevano bene gli antichi greci – si arrabbiano molto nei confronti di chi pecca di hybris (arroganza).

Speriamo che ora la palestra ottenga a breve le certificazioni mancanti, riapra il più presto possibile, venga gestita al meglio da chi più ha titoli, competenze e sensibilità per farlo, serva per la crescita delle nuove generazioni che la frequenteranno e… non ci sia più bisogno di parlarne, almeno nei termini che ci è toccato usare finora. (m.m., 19.11.21)

Bandi edilizia residenziale pubblica. Provincia di Bergamo 2021

AGGIORNATO AL 31.10.2021

INFO c/o Unione Inquilini Bg. tel. 3389759975 (da lunedì a venerdì, ore 9.30-11.30 / 16.00 – 19.00)

DOCUMENTI DA PREPARARE PER LA DOMANDA ON LINE: vedi scheda

Bandi attualmente pubblicati nel sito della Regione Lombardia nel quale si presentano le domande: NESSUNO!

I seguenti ambiti non hanno ancora pubblicato il bando 2021: Basso Sebino, Alto Sebino

Scaduti e non più in elenco nel sito della Regione Lombardia i bandi degli ambiti di: Valle Seriana Superiore-Val di Scalve (Clusone), Valle Cavallina, Dalmine, Valle Brembana, Bergamo, Bassa Valle Seriana, Romano di Lombardia, Seriate, Treviglio, Isola – Val San Martino, Grumello del Monte

Bandi scaduti non più in elenco

  • AMBITO VALLE IMAGNA-VILLA D’ALME’ (comuni di ALME’, ALMENNO SAN BARTOLOMEO, ALMENNO SAN SALVATORE, BARZANA, BEDULITA, BERBENNO, BRUMANO, CAPIZZONE, CORNA IMAGNA, COSTA VALLE IMAGNA, FUIPIANO VALLE IMAGNA, LOCATELLO, PALADINA, PALAZZAGO, RONCOLA, ROTA D’IMAGNA, SANT’OMOBONO TERME, STROZZA, VALBREMBO, VILLA D’ALME’)

Domande da presentare entro il 12 Ottobre del 2021. N°11 alloggi distribuiti nei comuni di Almè (n. 5), Almenno San Bartolomeo (n. 2), Sant’Omobono Imagna (n. 2), Valbrembo (n. 2). Cfr. l’avviso pubblico dell’ambito di Valle Imagna – Villa d’Almè

  • AMBITO DI GRUMELLO DEL MONTE (comuni BOLGARE, CALCINATE, CHIUDUNO, CASTELLI CALEPIO, GRUMELLO DEL MONTE, MORNICO AL SERIO, TELGATE, PALOSCO)

Domande da presentare dal 06.05.2021 al 10.09.2021 ore 12.00. N. 15 alloggi distribuiti nei comuni di Bolgare: n. 4 alloggi, Castelli Calepio: n. 3 alloggi; Chiuduno: n. 5 alloggi; Grumello del Monte: n. 1 alloggio; Palosco: n. 2 alloggi. Avviso in http://www.comune.bolgare.bg.it/upload/bolgare_ecm8/bandi/AVVISOID3521-GRUMELLODELMONTE_148_875.pdf

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No agli sfratti, per il diritto alla casa. Il 30 ottobre presidio-manifestazione a Bergamo, Piazza Matteotti (davanti al Comune), alle ore 15.30


Appello alle/agli inquilin*, alle/ai lavoratrici/ori, alle associazioni, alle forze sociali, sindacali e politiche impegnate per il diritto alla casa

  • Ottobre è stato assunto come mese della campagna internazionale “Sfratti Zero”. Da diversi anni anche in Italia in questo mese sindacati, associazioni, movimenti aderiscono alle giornate di mobilitazione contro gli sfratti e per affermare il diritto all’abitare sancito da trattati internazionali ma puntualmente eluso dal governo nazionale e dalle amministrazioni locali.
  •  Anche a Bergamo città la discussione in corso sul nuovo Piano di Governo Territoriale (PGT) sembra sfuggire proprio il nodo del diritto all’abitare ma si caratterizza invece nelle difficoltà dell’Amministrazione Comunale di relazionarsi con i cittadini e di privilegiare il decisionismo della giunta. Ne sono un chiaro esempio le vicende del parco Ovest e del quartiere di Boccaleone, nonché il grave precedente del parcheggio della Fara, per non parlare dello sgombero della cascina Ponchia a Monterosso che ad un anno di distanza risulta ancora inutilizzata e priva di una destinazione sociale.
  • Ancora a Bergamo i sindacati inquilini chiedono, dall’inizio della crisi Covid, la convocazione di un tavolo di trattativa con le istituzioni di governo locale e con gli enti gestori dell’edilizia residenziale pubblica per affrontare in modo organico i vari nodi connessi al disagio abitativo e al diritto alla casa, senza ottenere risposta. Chiediamo la graduazione dell’esecuzione degli sfratti per morosità incolpevole o per finita locazione (per garantire alle famiglie colpite il passaggio da casa a casa) e la messa a bilancio di risorse economiche per il sostegno all’affitto. Dall’inizio della crisi sanitaria ancora in corso, assistiamo ad un aumento straordinario delle udienze per gli sfratti, a cui potrebbe corrispondere a breve un numero delle esecuzione mai visto che si assommeranno a quelle procrastinate da febbraio 2020 a causa della pandemia.
  • Da ottobre stiamo subendo un aumento enorme delle bollette di luce e gas. Le contromisure previste dal governo mitigheranno solo in parte i rincari: si prevedono aumenti del 29,8% (luce) e del 14,4% (gas). E’ necessario che dal Governo agli Enti locali si individuino tutte le misure mirate a calmierare tali aumenti in particolare per le famiglie a basso reddito.
  • Sui temi del diritto alla casa – anche fra i comuni della bergamasca – si riscontra un persistente disinteresse nella pianificazione dell’edilizia residenziale pubbblica. Il nuovo Piano di Governo del Territorio della città di Bergamo, in discussione in questi mesi, non prevede in forme chiare nuova edilizia residenziale pubblica a canone sociale ma neppure la locazione a canone calmierato. E molto vi sarebbe da discutere anche sulle proposte accennate di Housing Sociale. Una carenza che non riguarda solo la città capoluogo ma anche tutti i comuni della cosiddetta “Grande Bergamo”. Anche il PGT in discussione ultimamente nell’Amministrazione comunale di Seriate non prevede alcuna nuova casa popolare. Il patrimonio di edilizia residenziale pubblica per la sua larghissima maggioranza, circa l’85%, risulta edificato da non meno di 40 anni, con interventi di manutenzione straordinaria limitati e con una condizione generalizzata di incuria e degrado.
  • Le istituzioni, dal governo, alle regione fino ai comuni, sottovalutano la crisi sociale che coinvolge da diversi anni centinaia di migliaia di famiglie e che si è aggravata nell’anno 2020 con l’aumento della povertà assoluta, passata dal 4,9% (2019) al 6,0% (2020) della popolazione, determinata dall’aumento della disoccupazione e precarizzazione del lavoro. In questo contesto diventa sempre più urgente la riforma complessiva della legislazione sui canoni, che da tempo i chiedono i sindacati, per regolarli diversamente, moderarli e calmierarli.
  • Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede un investimento nel settore immobiliare di decine di miliardi di euro. La maggior parte non saranno però stanziati per realizzare nuove case popolari ma vengono indirizzati verso i privati e il sistema creditizio: il cosiddetto social housing, che è in realtà una risposta di sussidio alla rendita parassitaria più che ai bisogni reali dei ceti popolari. Solo una modesta parte del PNRR, in Lombardia (circa 252 milioni di euro), dovrebbe finanziare la “riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica”, fondi che potranno essere utilizzati dagli enti locali e dagli enti gestori delle case popolari dal 2021 al 2026.
  • I sindacati chiedono da mesi, inascoltati, di poter vigilare sulla ripartizione finanziaria che la Regione farà dei fondi europei che saranno attribuiti ai comuni e all’ALER. Vogliamo evitare che tutti i soldi si esauriscano nel social housing all’italiana (sostegno a Fondi immobiliari per realizzare alloggi a canoni solo un poco più bassi del mercato privato) e chiediamo che siano indirizzati per la ristrutturazione di edifici pubblici e privati abbandonati per aumentare l’offerta di edilizia residenziale pubblica, una corretta manutenzione – ordinaria e straordinaria – del patrimonio pubblico residenziale esistente, un piano di edificazione straordinario di case popolari a canone sociale, senza consumo di suolo, recuperando edifici ed aree dismesse e riqualificando i quartieri.
  • Su questi contenuti abbiamo chiesto di incontrare il Prefetto, il Sindaco di Bergamo, il Presidente Aler per chiedere di passare dalle parole ai fatti. Invitiamo le/gli inquiline/i, le/gli lavoratrici/ori, le forse sociali, sindacali e politiche al PRESIDIO indetto nel pomeriggio di sabato 30 ottobre a Bergamo davanti al Comune alle ore 15,30. Invitimamo i sindacati inquilini, i comitati e le organizzazioni che lottano per il diritto all’abitare e per spazi di socialità autorganizzati e liberi dalle logiche di profitto. (18.10.21 Unione Inquilini Bergamo, SOS Diritti Bergamo)

Elezioni comunali a San Paolo d’Argon 3-4 ottobre 2021 – Un contributo alla riflessione per il giorno del “silenzio” prima del voto

Si sta chiudendo la campagna elettorale per le elezioni comunali e ci è doveroso portare all’attenzione della cittadinanza alcune brevi riflessioni, astenendoci peraltro da qualsiasi indicazione di voto.
Elezioni importanti queste che ci accingiamo a fare e che cadono dopo la catastrofe del Covid (non ancora conclusa), nel quadro di una profonda crisi della globalizzazione neo-liberista, mentre si fanno sempre più stringenti gli allarmi per la crisi climatica e ambientale, per le tensioni internazionali e per le ingiustizie sociali sempre più profonde e drammatiche sul piano planetario, nazionale e anche locale.

E’ bene tener presente questo quadro che anche i commentatori più ottimisti ritengono preoccupante e ben poco idilliaco

Dobbiamo innanzitutto notare che questa campagna elettorale di cui sono state protagoniste le liste de “L’Alveare” e della “Lega-Salvini premier” ha brillato purtroppo per genericità e superficialità. Una campagna che ci ha molto deluso, perché fatta soprattutto di silenzi, in diversi casi perfino clamorosi e sconcertanti, almeno nei pezzi a stampa fatti pervenire alla cittadinanza. (cfr. il programma de L’Alveare e il programma della Lega – Salvini)

Ci limitiano solo alle considerazioni relative ad alcuni punti.

* Dopo la catastrofe del Covid (a San Paolo d’Argon nel marzo del 2020 abbiamo avuto un aumento di mortalità – rapportata al marzo degli anni precedenti – che è risultata in percentuale perfino superiore a quella dei paesi “martiri” di Nembro e Alzano!) non si può secondo noi far finta di niente o astenesi dal denunciare gli errori e le pesantissime responsabilità (a livello di Regione, Governo, poteri economici) che sono state all’origine della strage che qui in bergamasca è stata la peggiore del mondo.

E’ quanto mai urgente invertire la rotta che ha condotto allo smantellamento della sanità pubblica a vantaggio della sanità privata. La figura del sindaco detiene ancora competenze in materia e l’Amministrazione comunale non può rinunciare ad esprime un suo indirizzo su una materia così importante.
Gino Strada, recentemente scomparso, ancor prima del Covid scriveva della sanità in Italia: “11 milioni di persone non si curano perché non riescono a farcela economicamente e il sistema sanitario e lì che si preoccupa del pareggio di bilancio. E’ successo che si sono spalancate le porte al profitto. A me fa veramente schifo trarre profitto dal fatto che qualcuno soffra, perché credo che la medicina debba essere pubblica, di alta qualità e gratuita per tutti”.

Non c’è traccia dell’invito pressante di Strada; anzi, l’espressione SANITA’ PUBBLICA non compare in alcuno dei due programmi elettorali.

* A San Paolo d’Argon, nel 2021, in pochi mesi abbiamo avuto due morti sul lavoro (un lavoratore nostro concittadino deceduto in provincia di Varese e un lavoratore che veniva dall’India deceduto qui a San Paolo d’Argon). La Boost (ex Lediberg) la principale fabbrica del paese, presente da 50 anni, è coinvolta in una crisi profonda (è stato chiesto il concordato preventivo), con le conseguenti preoccupazioni riguardo la continuità produttiva ed occupazionale.

Sia delle vittime sul lavoro, sia della Boost ha parlato la stampa di tutta Italia. Non una parola si trova invece nei programmi delle due liste riguardo la sicurezza sul lavoro; e nemmeno della solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori Boost, quando invece serve un impegno forte a difesa della continuità, l’innovazione la difesa occupazionale del polo produttivo Boost-ex Lediberg, uno dei più rilevanti a livello provinciale. Attivarsi in tal senso da parte di una Amministrazione comunale è tutt’altro che ininfluente rispetto agli esiti di una vicenda delicata, preoccupante e ancora in corso. E – fra le varie istituzioni – l’impegno per la solidarietà nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori non può che partire dal nostro comune.

* Finalmente a San Paolo d’Argon ci si è resi conto – anche dopo i disastri meteorologi dell’anno scorso – che qualcosa bisogna fare per salvaguardare l’assetto idrogeologico. Ci si dimentica di dire però che quanto successo è conseguenza non solo del clima ma anche della selvaggia e veloce urbanizzazione che ha riguardato il nostro territorio.

Si vuole o non si vuole dire che a San Paolo d’Argon si è costruito troppo e in fretta, che il patrimonio edilizio residenziale, commerciale, produttivo non va più ampliato ma va riqualificato (non a caso anche gli ultimi governi hanno messo a disposizione – con il “110 per cento” – importanti risorse per questo) e che non è davvero il caso di suggerire altre espansioni commerciali, per esempio lungo l’asse di Via Nazionale col rischio che ciò diventi un “volano” per un ulteriore assalto al territorio.

E’ davvero ora che, anche e specialmente a San Paolo d’Argon, si parli e si ragioni in termini di “CONSUMO ZERO DEL TERRITORIO”. E’ un indirizzo da praticare con rigore e urgenza. A livello sovraccomunale infatti ci sta di fronte la finanza più aggressiva, orientata a riversare sul territorio le peggiori devastazioni, intenzionata alla speculazione più selvaggia e di dimensioni mai viste: dalle autostrade inutili che si vogliono realizzare, dall’espansione forsennata della logistica cavalcata con particolare accanimento ora anche dalle multinazionali, ai flussi aeroportuali che si vogliono espandere di nuovo in modo esponenziale, dallo stravolgimento degli assetti territoriali e sociali che si intendono portare alle estreme conseguenze. Tutte tendenze pericolosamente in atto che – secondo noi – vanno capite e contrastate con determinazione.

* In nessuno dei programmi – malgrado il bisogno conclamato – si parla di edilizia residenziale pubblica. E’ sempre più grande il numero di persone – non solo immigrati, ma anche anziani, giovani, lavoratori e lavoratrici – che non riescono a trovare e pagarsi la casa. In un paese come l’Italia che è il fanalino di coda in Europa in quanto ad alloggi pubblici, e in un comune come il nostro dove la dotazione è inferiore alle media nazionale e regionale, non si può fare a meno di notare che la politica locale si rifiuta anche questa volta di prendere in considerazione la necessita’ dell’EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA – possibile ed auspicabile senza consumo di suolo – che è lo strumento principale per garantire il diritto alla casa.

* Né nel programma della Lega né nel programma dell’Alveare la parola DIRITTO/I, inteso come diritti delle persone, dei cittadini ma anche come diritto alla salute, al lavoro, all’istruzione compare. E non compare nemmeno alcuna presa di distanza o assunzione di responsabilità contro chi vuole apertamente attaccare, ridurre o negare questi diritti sacrosanti e sanciti variamente dalla Costituzione.

Si sa infatti che spendere una parola contro xenofobia e razzismo, omofobia e transfobia, maschilismo e abilismo o contro le propensioni autoritarie e regressive purtroppo presenti anche nel senso comune, rischia di questi tempi di far perdere voti.

Quanto poi alle disparità sociali – come certificano le statistiche e gli studi che se ne fanno – l’Italia è tornata più o meno alla stessa situazione degli inizi del secolo scorso (il Novecento). Denunciare questa situazione e prendersi impegni certi e non fasulli per l’equità sul piano economico e sociale andando oltre la beneficenza e i buoni consigli, anche questo può risultare controproducente e far perdere i consensi dei benestanti e il sostegno dei poteri economici.

Come è noto, se i proclami non bastano a cambiare le cose, le reticenze rischiano perfino di contribuire a peggiorarle e condurci alla barbarie (01.10.21, alternainsieme.net)

(30.09.21) San Paolo d’Argon. Della “Ciclovia Culturale” Bergamo -Brescia nonché… di una poco gradita “scaalcada” (cavalcata) durata secoli

Ci è capitato sottomano il depliant della “Ciclovia culturale” (cfr. https://www.comune.brescia.it/news/2021/febbraio/Documents/2021.02.24_Ciclovia%20BG-BS.pdf) che le città di Bergamo e di Brescia, designate come capitali della cultura per il 2023, intendono realizzare per collegarsi fra di loro attraverso un percorso che dovrebbe riguardare i numerosi beni culturali dispiegati nel territorio tra i due capoluoghi.

Un percorso di 75 km più altri 70 di “anelli”, cioè piste secondarie per raggiungere località interessanti che si discostano dal tracciato principale.

Ci sarebbero molte cose da dire, ma da buoni sampaolesi ci limitiamo a constatare con amarezza che il nostro paese non è toccato né dal percorso principale né da alcuno degli anelli secondari previsti e che il nostro Comune non fa parte del progetto.

Fino a ieri davamo per scontato che questa Ciclovia (sospendiamo per un momento il giudizio sulla sua urgenza: con il covid ancora in corso sarebbe stato meglio occuparsi di altro!) avrebbe seguito il tracciato più antico del collegamento viario tra Bergamo e Brescia, quello di origine romana che interessa anche il territorio del nostro comune nella estremità sud in corrispondenza della Via Fabio Filzi ( Via Don Canini nel comune di Albano Sant’Alessandro), ora ridotta a poco più di una strada campestre, pressoché privatizzata e sbarrata quando passa davanti alla Montello Spa.

Per secoli, forse per quasi due millenni , da lì passavano fino all’Ottocento gli spostamenti e i traffici tra Bergamo, ValCalepio e Valcavallina, Franciacorta e così via fino a Brescia, e viceversa.

Niente: la Ciclovia Culturale passa a sud, Brusaporto, Bagnatica, Costa Mezzate e risale poi a Montello, ma nessun collegamento col nostro paese, che pure qualcosa di importante sul piano storico e culturale ce l’ha, cioè in particolare il nostro Monastero di origine cluniacense per la cui salvaguardia e valorizzazione qualche anno fa sono stati spesi una barcata di soldi, anche pubblici.

Da anni un po’ di energie e pure qualche quattrino si è speso – seppure con esiti discutibili o comunque ancora parziali– anche per le piste ciclabili nel nostro territorio; e parole se ne stanno spendendo anche in questa campagna elettorale giunta alle sue ultime battute. Un minimo di attenzione e iniziativa da parte della Amministrazione Comunale forse ci avrebbe permesso di non rimanere del tutto fuori dalla operazione della Ciclovia Bergamo Culturale, tant’è che il collegamento ciclabile tra San Paolo d’Argon e Montello (dove appunto passa il percorso principale) c’è già.

Nulla di grave, certamente, ma se invece di parlare a vanvera si prendessero le iniziative giuste al momento giusto, probabilmente la nostra comunità ne avrebbe qualche vantaggio.

Tra l’altro, sarebbe stata l’occasione buona per ricordare una vicenda che si è svolta per secoli a San Paolo d’Argon fino al punto di lasciare una traccia pure nel nostro lessico dialettale locale, vicenda curiosa che anche qui non è del tutto fuori posto ricordare.

Si sa che al Monastero di San Paolo d’Argon a partire dagli inizi del Cinquecento si fermavano “nel transito per alloggio il Podestà e il Capitano nel venire e partire dal reggimento di Bergamo”. Si trattava dei magistrati nominati dalla Repubblica di Venezia per il governo della bergamasca e, tanto all’inizio quanto alla fine del loro mandato, era consuetudine che il ricco e potente Monastero di San Paolo d’Argon offrisse alle autorità venete e al loro numeroso seguito sontuosi banchetti, che duravano probabilmente più giorni.

Siccome a quei tempi ci si muoveva a cavallo sull’antico percorso da Bergamo o da Venezia passando per Brescia, questa usanza veniva chiamata “scaalcada”. Ben accolta dai monaci benedettini nei primi tempi, perché tale usanza garantiva al Monastero molto prestigio e soprattutto i favori della Repubblica di Venezia, con l’andare del tempo l’usanza divenne sempre meno gradita visti gli oneri che venivano a gravare sul Monastero e sui contadini, ma comunque – malgrado le resistenze e le opposizioni legali dei monaci – la “scaalcada” si ripetè quasi fino alla fine del dominio Veneto sulla bergamasca. (*)

Ancora oggi dopo secoli una piccola parte degli anziani e delle anziane di San Paolo d’Argon chiama “scaalcada” – termine con connotazioni fortemente negative – le autorità e le persone potenti che si riuniscono in consesso in particolare per banchetti o simili eventi. (30.09.21 . M. Mazzucchetti per Alternainsieme.net)

(* ) Si rimanda a M. Sigismondi, “San Paolo d’Argon e il suo Monastero. 1079-1979”, 1979, pp. 97 – 99.

San Paolo d’Argon. Ma perché questa palestra?

E’ di colore nero e piuttosto tetra l’insegna “PALALVF” sulla facciata della nuova gigantesca palestra comunale calata brutalmente nel grande prato delle scuole elementari e medie.

Il nome dello sponsor privato, una industria locale in grande espansione, specializzata in accessori tecnologici per la filiera delle fonti energetiche non rinnovabili, si affaccia così sulle due scuole, che di fronte alle dimensioni della palestra fanno la figura delle ancelle, quasi a rappresentare metaforicamente lo sport, quello agonistico e di spettacolo, nonché l’efficienza del modello industriale capitalistico, come completamento logico dell’”educazione dell’uomo e del cittadino”.

I molti metri cubi (più di 10.000) del colossale edificio gravano anche sull’assetto urbano nella zona residenziale più frequentata, in particolare sulla Via Giovanni XXIII, che porta ai servizi pubblici e privati principali del paese.

Al nuovo parcheggio di servizio alla palestra, anche questo fatto a spese degli spazi verdi delle scuole, si accede ancora in modo un po’ scomodo e per adesso non ben segnalato, passando da una strada privata.

La palestra, che per quanto di fattura ricercata risulta indubbiamente fuori scala e inappropriata per il contesto urbanistico. Valeva la pena investire più di 3 milioni per una seconda palestra, quando presso il centro sportivo ce n’è già un’altra che da una quindicina di anni svolge il suo compito dignitosamente? Perché farne una seconda e perché farla proprio a discapito degli spazi scolastici?

Mancava, certamente, uno spazio-palestra per le scuole elementari. Mancava da sessant’anni e sarebbe stato opportuno pensarci prima, in termini non faraonici ma più tempestivi. Invece abbiamo avuto un vuoto prolungato oltre misura, che è stato preso a pretesto e copertura per fare tutt’altro. Tant’è che per l’attività di educazione motoria dei bambini delle elementari sono stati riservati gli spazi (e nemmeno tutti) del secondo lotto, quello di dimensioni molto più modeste.

Quanto alla palestra delle scuole medie – costruita negli anni Settanta, ma, secondo quanto ci risulta, non ancora sottoposta ad intervento antisismico come le porzioni meno recenti della scuola– rimane in ogni caso il problema di decidere come e quando adeguarla, perché continuerà ad essere indispensabile.

Negli anni Sessanta e successivi le amministrazioni comunali – fra tanti errori – ebbero la lungimiranza di riservare alla scuola l’ambito tra Via Giovanni XXIII e Via del Convento su cui sorsero poi le scuole elementari (1963) e le scuole medie (1972). Si chiamava “Prato di Sera” per distinguerlo dai campi posti ad est (“Prato di Mattino”) della strada (Via convento, appunto) che, quasi mezzo millennio prima, l’abate cassinese Paolo da Genova nel secondo decennio del 1500 aveva fatto realizzare per collegare il Monastero alla nuova strada che da Bergamo passando per il bivio, che allora si trovava alla Madonna delle Rose di Albano, saliva in Valcavallina e Valcamonica e che corrisponde all’attuale Via Nazionale.

Scelta coraggiosa quella fatta a San Paolo d’Argon negli anni del Boom economico e del Centro-sinistra (quello vero e non quello farlocco di adesso che – insieme al centro-destra – ha invece fatto di tutto per annullarne le conquiste) e poco vantaggiosa per i proprietari che però responsabilmente avevano ceduto i terreni senza particolari resistenze.

Scelta che aveva consentito di collocare le scuole elementari al centro del territorio comunale, all’interno di un ampio spazio verde poi dotato di strutture come la piattaforma per pallavolo-pallacanestro (che a lezioni ormai iniziate si spera venga ripristinata al più presto), la pista di corsa e altre attrezzature di atletica; spazio che per tanti anni per tante generazioni di bambini e bambine, ragazzi e ragazzi è stato il luogo ideale per lo sport più o meno strutturato, per il gioco e la socializzazione, per le attività motorie, sia quelle guidate dagli insegnanti sia quelle spontanee, che sono altrettanto importanti per quella conoscenza di sé e del proprio corpo che sta alla base per l’apprendimento in tutte quante le materie.

Certo, di spazi all’aperto ne rimangono ancora, perfino più che nelle scuole di qualche paese vicino, ma ormai è tutta un’altra faccenda.

Come poi si sia arrivati a decidere di fare l’opera pubblica più importante degli ultimi 10 anni di amministrazione, anni in gran parte condizionati sia dalla crisi economica sia dai vincoli dell’austerity, lascia perplessi. Un po’ più di dialogo e confronto con la cittadinanza (si chiama “democrazia” e non si esaurisce con le elezioni e le campagne elettorali) poteva aiutarci a decidere che la palestra non andasse a discapito degli spazi della scuola nonché a far emergere bisogni e urgenze diversi, su cui impostare una corretta programmazione una volta che poi si sono reperite le risorse da investire o in vista di quelle tanto attese che dovrebbero arrivare col PNRR. Si tratta di bisogni che purtroppo vengono spesso ignorati e negletti, quando invece si deve constatare che a San Paolo d’Argon, anche negli anni delle “vacche magre”, lo sport locale e le varie società amatoriali – che gestiscono ormai un giro economico non più irrisorio, nonché un significativo bacino elettorale – hanno potuto usufruire in quasi tutti questi anni di cospicui investimenti del bilancio comunale.

Quanto agli sponsor e alle sponsorizzazioni, è auspicabile che quantomeno dalla scuola pubblica se ne stiano fuori e lontani, perché la scuola pubblica è di tutti e non deve essere condizionata in alcun modo da chi ha i soldi o dai padroni delle ferriere.

A San Paolo d’Argon la sigla dello sponsor privato campeggia purtroppo sulla facciata della palestra comunale, che non è propriamente scuola, ma si trova comunque calata negli spazi riservati alla scuola dell’obbligo. E ciò ci risulta sgradevole e sgradito. (14.09.2021, Maurizio G. Mazzucchetti per Alternainsieme.net)

Unione Inquilini – XVI congresso nazionale / 24-26 settembre 2021

UNA CONFEDERAZIONE PER IL DIRITTO ALLA CASA E ALL’ABITARE: Proposta di documento politico

PARTE PRIMA: LA PROPOSTA POLITICA

  1. Il cuore della proposta: “Una confederazione per il diritto alla casa”

Serve una proposta strategica per rispondere a questa cruciale domanda: quale fronte di alleanze, innanzitutto sociali, è oggi necessaria per tentare di scalare il picco impervio dell’efficacia della propria azione?

E’ chiaro, almeno a noi dell’Unione Inquilini, che le nostre forze, da sole, sono del tutto inadeguate.

Occorre pertanto avere un progetto di alleanze, anzi molto più di questo: occorre costruire una coalizione sociale di forze vaste e articolate che si unificano intorno al progetto di un nuovo intervento pubblico nel settore delle politiche abitative nella direzione dell’incremento degli alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale e in quello della calmierazione dei canoni privati.

La nostra è, quindi, una proposta unitaria ma in termini del tutto nuovi.

Accezione tradizionale del termine unità: “unità sindacale come patto d’azione comune tra organizzazioni omogenee nella ragione sociale e che si pongono tendenzialmente come monopoliste nell’ambito della rappresentanza”.

Una nuova accezione: unità come “campo largo”, “spazio pubblico comune”, costruzione di una “coalizione per il diritto alla casa” in cui associazioni nazionali e comitati locali, sindacati confederali e di base e organizzazioni sindacali dell’inquilinato, movimenti metropolitani e associazioni del volontariato, mondi della cultura e centri di ricerca e forze politiche ispirati alla costruzione di una alternativa al neoliberismo, esperienze avanzate di governi delle autonomie e degli enti gestori dell’ERP, si possano riconoscere dentro una cornice comune.

L’unità di cui parliamo, quindi, è un processo diverso da quello della costruzione di percorsi unitari a livello sindacale e/o con i movimenti per il diritto all’abitare. La comprende ma si pone l’esigenza di andare oltre e di rompere con l’idea che ci sia chi ha il monopolio della rappresentanza.

Non pensiamo alla “riduzione ad uno” o alla riproposizione di sterili egemonie.

Ognuno deve mantenere la propria specificità, il proprio linguaggio, le proprie forme di comunicazione e di lotta. Tutti assieme, pero, ci si può connettere dentro una rete e una piattaforma condivise.

D’altra parte, sperimentiamo che, se si partisse dai contenuti che si condividono, ciò sarebbe già adesso praticabile. Abbiamo sperimentato, nella costruzione di relazioni orizzontali di scambio e collaborazione che esistono mondi della ricerca, dei movimenti per l’abitare dell’associazionismo e del volontariato che, nella loro elaborazione e esperienza specifiche, incrociano il tema della casa ed elaborano proposte che sono assai simili alle nostre.

Abbiamo sperimentato, anche nelle lotte, per esempio, nella costruzione delle giornate “sfratti zero” la possibilità concreta di questi percorsi.

E’ solo uscendo ognuno dai propri confini e dal proprio “orto” che si può tentare di superare le reciproche parzialità e conquistare quel livello di incidenza utile a porre realmente e concretamente il tema di una svolta possibile sul tema del diritto alla casa e all’abitare. In alcune realtà, vedi Livorno, questo è già un fatto concreto.

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