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(10.10.20)
UNIONE INQULINI BERGAMO. 10
ottobre 2020 – IX GIORNATA MONDIALE “SFRATTI
ZERO ”.
Comunicato stampa

Anche
quest’anno Unione Inquilini si mobilita –
a Bergamo come in altre 50 città italiane -
in occasione della Giornata Mondiale per il
Diritto alla casa.
Lo faremo aprendo la giornata di sabato 10
ottobre con la conferenza stampa
che abbiamo indetto alle ore 10,30
nel cortile delle storiche case popolari di
Via Luzzatti nel quartiere della Malpensata.
Gli attivisti di Unione Inquilini interverranno sulla
situazione abitativa in città e nella provincia,
situazione che con l’emergenza Covid si è
aggravata, e sulle proposte che il nostro sindacato
ha elaborato a livello locale e a livello nazionale.
Tra poco più di 10 settimane, il 31 dicembre
prossimo, scadrà il blocco degli sfratti
stabilito, unitamente al blocco dei licenziamenti,
dal decreto “Rilancio”; alle esecuzioni
pregresse e sospese potrebbero aggiungersi le nuove
sentenze di sfratto che - secondo quanto ci risulta
– il Tribunale di Bergamo dopo il lockdown sta
sfornando a pieno ritmo
visti gli alti affitti e la contrazione dei redditi
che hanno costretto tantissime persone e famiglie
alla morosità incolpevole.
In assenza di ulteriori provvedimenti la situazione
anche bergamasca potrebbe presentarsi particolarmente
drammatica per tante famiglie e per gli stessi enti
locali, che sarebbero particolarmente in difficoltà
a garantire un tetto di emergenza a tutti gli sfrattati.
Il
programma della giornata proseguirà
con assemblee - presidi presso alcuni
dei principali caseggiati delle case popolari della
città: alle ore 10.30, in Via Luzzatti
nel cortile davanti al Portierato, quindi
nel pomeriggio alle ore 15.00 nel caseggiato
di Via Moroni n° 350, 352, 354, 356,
alle ore 17.00 nel Giardino condominiale di V. M.
L. King, n. 105. Tre incontri con gli inquilini delle
case popolari alle prese con l’aumento degli
affitti e delle spese condominiali e con la mancanza
di manutenzione. Sono invitati a partecipare e portare
il loro contributo le associazioni e i sindacati impegnati
sul tema del diritto alla casa. (Unione Inquilini
Bergamo, 07.10.20)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(22.05.20)
SFRATTI. Sfratti. I dati ministeriali
del 2019, prima della catastrofe Covid.
Il 10 ottobre – giornata mondiale
“sfratti zero” – mobilitiamoci anche
a Bergamo per contrastare il disastro sociale che
si annuncia.

Nel 2019 in Italia le sentenze di
sfratto sono state 48.543 (- 13,72% sul 2018), oltre
25.930 gli sfratti eseguiti, anche con la forza pubblica
(-14,03% sul 2018) e 100.595 (-15,41%) le richieste
di esecuzione presentate agi ufficiali giudiziari.
Questo quanto emerge dalla rilevazione annuale del
Ministero dell’Interno e del Ministero di Grazia
e Giustizia resa pubblica nelle scorse settimane sia
pure in forma parziale e incompleta.
Nel 2019 a livello nazionale si è confermato
un andamento di diminuzione del numero degli sfratti,
per il secondo anno consecutivo, ma siamo ancora ben
lontani da un cambiamento di rotta, tanto più
che la causa predominante degli sfratti continua ad
essere quella della morosità.
La gente non riesce a pagare l’affitto perché
non ha reddito a sufficienza e gli affitti sono troppo
alti.
Nella provincia di Bergamo quanto si rileva a livello
nazionale ha nei numeri un riscontro solo molto parziale
e contraddittorio. Nel 2019 solo i numeri relativi
alle richieste di esecuzione (2.247) e il numero di
sfratti eseguiti (566) sembrano riallinearsi al trend
nazionale e regionale con una diminuzione dopo il
boom dell’anno 2018 (rispettivamente –
16,55% e – 15,27%), ma le sentenze di sfratto
sono state nel 2019 ancora 694, un numero identico
rispetto al 2018 (-0,43%), anno nel corso del quale
– in controtendenza rispetto ai dati nazionale
e regionale – si era registrato un esploit mai
visto (697 con un più 59,13% rispetto al 2017).
Diminuiscono nel 2019 le sentenze di sfratto in provincia
ma aumentano fortemente nella città capoluogo:
0 (zero!) erano state nel 2015, 13 nel 2016, 11 nel
2017; balzano a 75 nel 2018 e raddoppiano nel 2019:
143, tra cui solo 10 per finita locazione. Si tratta
di una tendenza che crediamo si colleghi – come
abbiamo denunciato in diverse occasioni - alla incontrollata
turistificazine e gentrificazione con espulsione dei
ceti popolari dalla città, nonché dal
peggioramento delle condizioni di reddito fra le categorie
più povere. Tendenza questa peraltro segnalata
qualche giorno fa dalle rilevazioni rese note dal
sindacato Cisl di Bergamo.
Se il 2019 segnala una situazione in bergamasca fatta
ancora di molte ombre, siamo preoccupatissimi rispetto
all’impatto della catastrofe sociale del Covid,
i cui effetti si profilano per il futuro assolutamente
devastanti.
Unione Inquilini nel corso del lockdown si è
spesa con tutte le sue forze per il sostegno all’affitto
e per il blocco degli sfratti, che col “decreto
rilancio” è stato prorogato fino al 31
dicembre 2020.
Un “sollievo” quest’ultimo che,
se non sarà seguito da una ulteriore proroga
e accompagnato da significativi investimenti per garantire
il diritto alla casa, rischia di preludere ad una
catastrofe sociale particolarmente drammatica.
Il crollo dei redditi registrato durante il lockdown
è stato un moltiplicatore della morosità
incolpevole, vista l’insufficienza dei contributi
di sostegno all’affitto; non a caso, dopo il
lockdown il Tribunale di Bergamo sta lavorando a pieno
ritmo nelle cause di sfratto tanto che i giorni di
udienza sono stati portati da uno – tradizionalmente
il martedì – a tre giorni la settimana
– martedì, mercoledì e giovedì
- per far fronte alle richieste.
I dati parziali in alcune città segnalano un
numero enorme di nuovi sfratti che, se il blocco non
verrà prorogato, sfoceranno nel 2021 in esecuzioni
in numero mai visto, aggiungendosi poi quelle pregresse
e sospese dal marzo 2020.
Eppure, fra le ipotesi di utilizzo dei fondi europei
o riguardo alla liquidità anticrisi messa a
disposizione degli enti locali da governo e regioni,
si sente di tutto (dall’arredo urbano più
lezioso e superfluo... fino al Ponte – o tunnel
- sulla stretto di Messina...) ma nulla di investimenti
per l’edilizia sociale.
E questo nonostante il punto 8 del programma di governo
siglato già nell’agosto 2019 e che vogliamo
qui riportate: “Occorre prevedere un piano di
edilizia residenziale pubblica volto alla ristrutturazione
del patrimonio esistente e al riutilizzo delle strutture
pubbliche dismesse, in favore di famiglie a basso
reddito e dei giovani; adeguare le risorse del Fondo
nazionale di sostegno alle locazioni; rendere più
trasparente la contrattazione in materia di locazioni.”
Di quanto sopra sottoscritto ora Unione Inquilini
chiede conto.
Riteniamo peraltro improrogabile una profonda riforma
della legislazione sulla locazione, perché
è ormai evidente che una fascia vastissima
di persone non è e non sarà in grado
di reggere ai livelli dei prezzi del mercato della
casa.
Paradossale poi che in Lombardia – nel bel mezzo
della crisi sociale che stiamo vivendo - dal gennaio
scorso siano annullati i bandi per l’assegnazione
delle case popolari. Questo a seguito delle note vicende
scaturite da una legge regionale che è stata
dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale
e che Unione Inquilini ha sempre combattuto.
Su questi temi ed obiettivi e alla luce della gravità
della situazione, Unione inquilini propone anche a
Bergamo a tutti gli inquilini, alle organizzazioni
sindacale e alle associazioni impegnate per il diritto
alla casa di dare vita a una forte mobilitazione,
unitaria e stringente, su una piattaforma comune e
condivisa.
Proponiamo come riferimento il 10 ottobre prossimo,
giornata mondiale “sfratti zero”, che
in vari modi negli anni scorsi è stata un punto
di riferimento a Bergamo per diversi soggetti attivi
nel movimento per il diritto alla casa.
Dobbiamo tutti lavorare per impedire che la situazione
sociale precipiti e riaprire prospettive per il riconoscimento
e l’attuazione del diritto alla casa che riteniamo
fondamentale e universale. (Bergamo,
15.09.20, per Unione Inquilini di Bergamo: Rita Rebecchi)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(22.05.20)
Bergamo. Case popolari tra emergenza
sanitaria ed emergenza sociale.
Unione
inquilini denuncia la latitanza di Comuni e ALER
La situazione nelle Case Popolari della bergamasca
durante la crisi del Covid19 non è stata monitorata
con attenzione dagli enti preposti e proprietari (Comuni
e ALER). E ciò nonostante in queste abitazioni
sia residente una popolazione anziana, spesso malata
e indigente, una popolazione quindi a forte rischio
sanitario e sociale.
Da una rapida inchiesta che abbiamo svolto sono già
emersi casi di malati poi deceduti, di decessi nelle
stesse case popolari, di malattie e quarantene. Ciò
nonostante le istituzioni non si sono fatte carico
di monitorare la situazione ne, che ci risulti, di
intervenire.
Vi sono stati anche casi di persone che versando in
condizioni di grave indigenza, non sono state correttamente
informate della sospensione degli affitti, e avendo
comunque versato l’affitto (non dovuto) non
sono poi riuscite a coprire le loro necessità
fondamentali come il cibo. Qualche caso è stato
pure segnalato dalla stampa locale. Ma anche in questo
caso gli organismi preposti hanno evidentemente latitato.
Unione Inquilini di Bergamo si è subito attivata
per richiedere al comune di Bergamo e all’ALER
misure straordinarie da attuare, per garantire la
sicurezza sanitaria, alleviare la condizione abitativa
degli inquilini delle Case Popolari costretti, come
tutti, a una segregazione forzata e per attuare un
supporto ai nuclei più in sofferenza.
In particolare abbiamo richiesto. la costituzione
di una unità di crisi; la predisposizione,
di un coordinamento tra l’ALER, il Comune di
Bergamo e le altre Istituzioni interessate per garantire
degli specifici interventi; l’organizzazione
di una campagna informativa; l’approntamento,
in raccordo con le autorità sanitarie, di misure
di sanificazione degli spazi comuni nel caso di presenza
di persone infette negli stabili. E nell’eventualità
di decessi la sanificazione degli appartamenti coinvolti;
l’incremento del servizio di pulizia e raccolta
rifiuti; ma soprattutto, sempre in accordo con le
autorità sanitarie, così come è
stato effettuato nelle RSA, di sottoporre tutti i
residenti ai test sierologici e successivamente tutti
coloro che risultassero positivi a tamponi.
Inoltre abbiamo proposto ad ALER di predisporre misure
volte ad alleggerire il peso economico sugli inquilini,
in particolare su quella parte di inquilini con basso
reddito e con attività lavorative precarie
e instabili.
Richieste simili sono state avanzate anche in un documento
congunto inviato con gli altri sindacati degli inquilini.
Ma non abbiamo ottenuto alcuna risposta.
Ora si stanno apprestando ordinanze per accelerare
l’avvio della fase 2. Eppure, mentre si è
proceduto a un’estesa campagna di test nelle
RSA, nulla è stato fatto nelle Case Popolari
(ERP) che rimangono, per le loro caratteristiche,
a forte rischio di diventare focolai di ulteriori
contagi.
A Wuhan per pochi nuovi casi di Covid19 si preparano
a fare il tampone a 11 milioni di persone! Nel Veneto
queste analisi sono svolte a tappeto. In Lombardia,
che pure presenta cluster significativi, si procede
invece con poche analisi sierologiche e tamponi, lasciando
ai singoli soggetti solo la possibilità di
realizzarle privatamente e a pagamento. Modalità
a cui, per motivi economici, difficilmente la maggior
parte degli inquilini delle case popolari potrà
accedere.
Ora il diritto alla sicurezza sanitaria ci pare fondamentale,
non solo per gli anziani delle case popolari, che
rimangono soggetti a forte rischio, ma anche di tutto
il resto della popolazione. Pertanto sollecitiamo
gli enti proprietari e quelli che gestiscono le Case
Popolari a dare risposta alle proposte avanzate, ma
soprattutto, in accordo con gli organismi sanitari
ad intervenire subito.
Devono immediatamente essere garantiti test sierologici
e tamponi gratuiti per tutti gli inquilini.(Bergamo,
22.05.20, per Unione Inquilini di Bergamo: Rita Rebecchi)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(10.04.20)
BERGAMO. EMERGENZA COVID NEI
CASEGGIATI DI CASE POPOLARI: MANCANO ANCORA LE SANIFICAZIONI.
Unione
Inquilini: “Potrebbe ripetersi una emergenza
simile a quella scoperta nelle Case di riposo. Aler
e Comuni prendano misure di contenimento: sanificazione
e distribuzione delle mascherine”

Potrebbe
ripetersi un’emergenza simile a quella riscontrata
nelle case di riposo. Sono tantissime le segnalazioni
che giungono agli attivisti di Unione Inquilini a
proposito di un numero alto di decessi da Coronavirus
nelle case popolari nel mese di marzo; molti sono
anche gli infetti trasportati d’urgenza negli
ospedali; senza contare i malati e i decessi sospetti
perché colpiti da polmonite o attacco cardiaco,
su cui non viene colpevolmente effettuato alcun tampone.
Nelle
case popolari della bergamasca circa il 70% degli
inquilini è molto anziano, tanti sono gli invalidi.
Nei mesi di gennaio e febbraio, molti si sono recati
a visite specialistiche negli ospedali della provincia.
Il contagio potrebbe essere avvenuto in quei luoghi
e poi, rapidamente diffuso nei caseggiati, sopratutto
in quelli grandi a Bergamo città, nei comuni
dell'hinterland e della Valseriana. In molti palazzi
c’è una grande concetrazione di persone
in spazi condominali molto ristretti.
Le
Amministrazioni comunali e Aler hanno sottovalutato
e sottovalutano il pericolo. Rita Rebecchi e Francesco
Macario (del direttivo provinciale di Unione Inquilini)
denunciano: “Sappiamo che in alcuni caseggiati,
per esempio nel quartiere della Clementina di Bergamo,
gli inquilini hanno chiamato gli uffici di ALER per
segnalare i decessi accertati per Covid 19, chiedendo
la sanificazione delle scale e dei cortili. Si sono
sentiti rispondere di arrangiarsi. Siccome un intervento
di sanificazione ha costi molto elevati (1500-2000
euro) hanno desistito e gli inquilini stanno vivendo
con il terrore. Abbiamo raccolto la testimonianza
di persone invalide che sono state contagiate ma hanno
dovuto curarsi in casa perchè non c’era
posto negli ospedali. Ora hanno contagiato l’intera
famiglia e rischiano di diffondere il virus ai vicini.”
“Siamo
molto preoccupati per quello che è avvenuto
e può ancora avvenire nelle case popolari.
Per questo abbiamo fatto numerose sollecitazioni chiedendo
che ALER e i comuni, a partire dal Comune di Bergamo
città, intervengano per: operare la sanificazione
degli spazi comuni, soprattutto dove ci sono stati
morti o malati per coronavirus; distribuire guanti
e mascherine, soprattutto ad anziani e invalidi; sospendere
i bollettini di affitto per evitare che gli anziani
debbano uscire da casa per andare a pagare in posta
o in banca. Non siamo stati ancora ascoltati.”
( Bergamo, 10.04.20, perUnione Inquilini di Bergamo:
Rita Rebecchi)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(01.04.20)
BERGAMO.
ALER NON HA ANCORA SOSPESO IL PAGAMENTO DEGLI AFFITTI
NELLE CASE POPOLARI.
Unione
Inquilini: "Tutelare chi è in difficoltà
e rispettare le promesse annunciate"

In
questo periodo di emergenza sanitaria richiamiamo
la Regione Lombardia, ALER di Bergamo e l’Amministrazione
comunale della città capoluogo a tutelare i
suoi inquilini.
Pur capendo le difficoltà economiche dell'ente
gestore delle case popolari richiamiamo i vertici
alla sua natura sociale e alla tutela degli assegnatari.
Non è una azione impossibile: già altre
città italiane hanno deciso misure simili.
L’Amministrazione comunale di Milano, per esempio,
ha sospeso gli affitti delle case comunali fino al
30 settembre 2020.
Inoltre il Presidente dell’ALER di Bergamo lo
aveva annunciato in un comunicato ripreso dall’Eco
di Bergamo del 23 marzo scorso. Purtroppo questo non
è avvenuto e i bollettini di marzo sono arrivati
regolarmente agli inquilini delle case popolari di
Aler e del comune di Bergamo. Gli inquilini che, sorpresi
di questo comportamento, chiedono chiarimenti agli
uffici di ALER si sentono rispondere in malo modo.
Chiediamo che anche a Bergamo vengano attuate veramente
le normative del Governo del #iorestoacasa. Sono tantissime
le segnalazioni che giungono, agli attivisti di Unione
Inquilini, da parte di famiglie monoreddito impossibilitate
a garantire il pagamento con bollettino postale e
altrettanti anziani incapaci di utilizzare i parziali
strumenti di "home
banking" messi di recente a disposizione.
Naturalmente chi non riesce a pagare oggi dovrebbe
poterlo fare, quando l’emergenza sanitaria sarà
conclusa, senza more e sanzioni. Anche questa cosa
non è assolutamente scontata.
Avanziamo quindi come Unione Inquilini, formalmente
alla Regione Lombardia e all'ALER ma anche all’Amministrazione
comunale di Bergamo queste richieste che semplicemente
richiamano al buon senso.
Naturalmente siamo consapevoli che tale misura da
sola non sarà sufficiente. Pertanto chiediamo
all’Assessore Marchesi che sia conseguente a
quanto dichiarava alla giornalista dell’Eco
di Bergamo nell’articolo del 23 marzo.
Va aumentata la dotazione economica del fondo comunale
per il contributo di solidarietà (ai sensi
dell’art. 35 comma 7 L.R. 27/2009) per sostenere
le famiglie che non riescono più a pagare gli
affitti a causa di particolari situazioni di difficoltà
determinate dall’emergenza Coronavirus e accumulano
morosità.
Dobbiamo evitare che, anche nelle case popolari, terminata
la crisi sanitaria, centinaia di famiglie vadano incontro
a sfratti per morosità aggravando la già
situazione critica che viviamo in bergamasca sul fronte
degli sfratti. (Bergamo, 01.04.2020 - Unione Inquilini,
la segretaria provinciale Rita Rebecchi)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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Presidenza
del Consiglio dei Ministri. Ordinanza 658: "Ulteriori interventi
di protezione civile..."
(23.03.20)
COVID19. SOSPESI ANCHE A BERGAMO
GLI AFFITTI DELLE CASE POPOLARI"
Comune
di Bergamo e Aler: "Non manderemo i bollettini".
E' un risultato importante, ma occorre anche incrementare
il fondo di solidarietà per gli inquilini in
difficoltà.

A
seguito anche delle pressioni e richieste di Unioni
Inquilini (cfr. QUI),
Aler e Comune di Bergamo si sono impegnati a non emettere
i bollettini per l'affitto delle case popolari. "Anche
in ottemperanza del decreto atto limitare le sucite
da casa e qualunque tipo di spostamento non strettamente
necessario - spiega Marzia Marchesi, assessore
a Bergamo per l'edilizia residenziale pubblicas -
abbiamo deciso di non emettere i bollettini di
aprile e nemmeno quello succsessivi". (cfr.
“Eco
di bg" 23.03.20)
Rita Rebecchi, per Unione Inquilini Bergamo, ha espresso
soddisfazione per questo risultato, ma ricorda che
esiste tuttavia la preoccupazione che problemi e difficoltà
siano soltanto rinviate. Pertanto Unione Inquilini
- visto l'assommarsi dell'emergenza coronavirus al
grave disagio economico in cui versa un numero crescente
di inquilini - pone l'attenzione sulla necessità
di incrementare il fondo del contributo di solidarietà
e accelerare la sua erogazione.
"Sono necessari - secondo quanto quest'oggi
ha scritto Unione Inquilini al Comune di Bergamo -
subito 60mila euro e occorre prevedere la possibilità
di presentare domande on line con documentazione attestante
situazione di riduzione della propria capacità
economica", anche a seguito di emergenza
critica che viviamo in bergamasca sul fronte degli
sfratti. (23.03.20, Unione Inquilini Bergamo)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(18.03.20)
IL GOVERNO ACCOGLIE LA SOSPENSIONE
DEGLI SFRATTI. ADESSO SI SOSPENDANO GLI AFFITTI NELLE
CASE POPOLARI E SI FINANZI IL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’.
*
Bergamo. Unione Inquilini scrive al sindaco Gori:
“Agisca sull’esempio del Comune di
Milano: sospenda gli affitti fino al 30 settembre”

Gli
attivisti di Unione Inquilini a Bergamo esprimono
grande soddisfazione per l’inserimento da parte
del Governo della sospensione degli sfratti accogliendo
la proposta avanzata dal nostro sindacato. É
il risultato di un lungo braccio di ferro che ha visto
protagonista la Segreteria nazionale del sindacato
ma al quale ha dato un contributo anche la sede di
Bergamo che ha, fino a ieri, fatto pressione sulla
Prefettura.
Nel Decreto firmato dal Presidente il 17.3.2020 e
da oggi in Gazzetta, all’articolo 103 comma
6, si decide che: “l’esecuzione dei provvedimenti
di rilascio degli immobili, anche a uso abitativo,
è sospesa fino al 30 giugno 2020.
Quindi
in tutte le città italiane nessuna famiglia
verrà sfrattata, una scelta doverosa da parte
del Governo che in questa maniera non mette a repentaglio
le persone evitando il diffondersi del Covid-19. Una
volta tanto la salute dei cittadini è stata
anteposta alla rendita.
Gli
attivisti di Unione Inquilini sono ora impegnati affinché
anche il Comune di Bergamo e l’ALER, agiscano
con il medesimo coraggio, prevedendo di aiutare le
famiglie delle case popolari che vivono situazioni
di particolare difficoltà.
Chiediamo
al Sindaco Giorgio Gori e all’assessore Marzia
Marchesi che il Comune di Bergamo agisca per primo,
dando l’esempio agli altri Enti locali della
bergamasca. “Sull’esempio del Comune
di Milano, Gori sospenda il pagamento dei canoni di
affitto e delle spese degli alloggi popolari di proprietà
del Comune fino al 30 settembre 2020”,
ha dichiarato Rita Rebecchi, segretaria del Unione
Inquilini di Bergamo.
“Naturalmente siamo consapevoli che tale misura
non sarà sufficiente. Pertanto chiediamo che
sia aumentata la dotazione economica del fondo comunale
per il contributo di solidarietà (ai sensi
dell’art. 35 comma 7 L.R. 27/2009) e di implementare
il fondo sostegno affitti per le famiglie che non
riescono più a pagare gli affitti a causa di
particolari situazioni di difficoltà determinate
dall’emergenza Coronavirus.
Dobbiamo evitare che centinaia di famiglie vadano
incontro al rischio di sfratto per morosità
aggravando la già situazione critica che viviamo
in bergamasca sul fronte degli sfratti. (18.03.20,
Unione Inquilini Bergamo)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(10.03.20)
UNIONE INQUILINI BERGAMO. CHIUSURA
DEGLI SPORTELLI. RECAPITI TELEFONICI

A
causa dell'emergenza coronavirus
sospendiamo gli sportelli di Bergamo e provincia fino
al 3 aprile prossimo.
In alternativa, per informazioni e comunicazioni,
le inquiline e gli inquilini potranno contattarci
tefonicamente (o anche tramite whatsapp)
preferibilmente negli orari indicati.
Bergamo
tel. 3806939401 (Rita):
lunedì dalle ore 10.00 alle ore 12.00
tel. 3389759975 (Maurizio):
mercoledì dalle ore 17.00 alle ore 19.00
tel. 3331913801: venerdì
dalle ore 10.00 alle ore 12.00
CAF
(Isee,Bonus Gas – Energia,energia elettrica,
730 etc.)
tel. 3469724888: lunedì
dalle ore 10.00 alle ore 12.00
Treviglio
tel. 3484488891 (Vallì):
mercoledì dalle 17.30 alle 18.30, giovedì
dalle 10.00 alle 12.00, sabato dalle 9.30 alle 11.30
Valcavallina
tel. 3389759975: mercoledì
dalle ore 17.00 alle ore 19.00
Valcalepio
tel.per urgenze 3483666464
(Cecilia), 392316583 (Orazio), 3338737525
(Claudio)
Mail:
alternainsieme@yahoo.it
oppure unioneinquilini.bg@fastwebnet.it
NB:
*
Su disposizione di Regione Lombardia, il termine del
30 aprile 2020 per la presentazione della documentazione
utile all’aggiornamento dell’anagrafe
dell'utenza è differito al 30 giugno 2020.
* Si ricorda che fino al 3 aprile
anche gli uffici Aler di Bergamo
sono chiusi ma contattabili telefonicamente.
Vedi: http://www.aler-bg-lc-so.it/
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(31.01.20)
OSIO SOTTO (bg). ALER VUOLE
CACCIARE I POVERI DALLE CASE POPOLARI. PRESIDIO ANTISFRATTO
PER CLAUDIA E PATRIZIA
*
Venerdì 31 gennaio 2020, dalle ore 9.00, a
Osio Sotto, all'entrata del condominio Aler di Via
25 Aprile n.7

Claudia
è rimasta senza lavoro a giugno del 2015 quando
il ristorante dove era assunta come lavapiatti ha
cessato l’attività e l'ha lasciata a
casa senza versare un euro di tfr. Da quel momento
non è più riuscita a trovare un’altra
occupazione, come succede sempre più spesso
a persone ultra cinquantenni. Claudia abita con la
sorella Patrizia nelle case popolari ALER di Osio
Sotto. Anche la sorella Patrizia
sopravvive da anni con le magre retribuzioni derivate
da lavori salutari e precari (mai superiori alle 500-600
euro mensili). Claudia e Patrizia sono anni che non
riescono a pagare l’affitto con continuità.
Hanno accumulato un debito piuttosto alto e l'ALER
di Bergamo ha avviato le procedure di sfratto. L’Amministrazione
comunale di Osio Sotto, dopo aver erogato un contributo
alcuni anni addietro, ha dichiarato che l’unica
soluzione che può offrire consiste in due posti
letto nel dormitorio serale a Bergamo.
Quello che sta succedendo a Claudia e Patrizia è
un caso emblematico di un fenomeno in costante crescita.
Nelle case popolari sta aumentando, da diversi anni,
il numero delle famiglie che non riesce più
a sostenere il pagamento di affitti e spese. Non a
caso le ultime rilevazioni ISTAT, in Italia , dal
2007 ad oggi, segnalano che l’incidenza della
povertà assoluta tra gli individui
è più che raddoppiata (dal 3,1% all’
8,4% sulla popolazione totale).
Alcuni giorni addietro hanno fatto scalpore le dichiarazioni
del Direttore Generale di ALER Milano, Domenico Ippolito
(“Il
Giorno” del 17.1.2020), il quale, commentando
la nuova legge regionale approvata nel 2017, ha dichiarato
che ALER e Regione Lombardia vogliono ridurre
drasticamente, nel giro di 10 anni, il numero dei
poveri cacciandoli dalle case popolari. Questo
avverrà imponendo un limite alle assegnazioni
alle famiglie più povere e aumentando i canoni
nelle case popolari. Ma già da questi mesi
anche nelle case popolari Aler della nostra provincia
sono cresciute le ingiunzione di sfratto nei confronti
delle persone più disagiate e più deboli.
Ippolito sostiene, nell’articolo citato, che
devono essere i comuni a farsi carico dei più
poveri. Purtroppo però anche gli Enti locali,
a causa dei tagli ai trasferimenti economici oppure
per insensibilità, cercano di evitare di assumersi
la responsabilità. Il risultato di questo processo
è già evidente e lo hanno denunciato
Caritas e Diocesi di Bergamo a ottobre
del 2019 quando informavano che i senzatetto a Bergamo
sono già l'1% della popolazione e
sono in costante crescita.
Venerdi 31 gennaio l’ufficiale giudiziario,
accompagnato dalla polizia, interverrà per
eseguire lo sfratto e buttare in strada Claudia e
Patrizia. Gli attivisti di Unione Inquilini hanno
promosso un presidio di solidarietà contro
lo sfratto di Claudia e Patrizia e più in generale
contro le politiche dell'Aler e fanno appello alla
cittadinanza, a tutte le associazioni impegnate per
il diritto alla casa. L'appuntamento è
al presidio antisfratto indetto a Osio Sotto in Via
XXV Aprile 7, dalle ore 9.00 del prossimo venerdì
31 gennaio 2020.
“Chiediamo di sospendere l’esecuzione
di questo sfratto e di tutti quelli in previsione”
- dichiarano Rita Rebecchi e Valli
Morlotti, segretarie di Unione Inquilini
rispettivamente di Bergamo e Treviglio. “Vogliamo
aprire un confronto con i dirigenti ALER di Bergamo
per trovare una soluzione che tuteli gli inquilini
in morosità incolpevole a causa della povertà
per aiutarli a rientrare dai debiti. Ricordiamo ad
ALER che è un ente pubblico e che con gli sfratti
non non si risolve il problema della povertà”.
(Unione Inquilini Bergamo e Treviglio, 25.01.20)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(18.01.20)
BERGAMO-CLEMENTINA. ASSEMBLEA
DEGLI INQUILINI DELLE CASE POPOLARI E CONFERENZA STAMPA
ALER
STA FINALMENTE ISTALLANDO I CONTATORI DI CALORE NELLE
CASE POPOLARI IN VIA ROVELLI 36/1-12. UN ATTO DOVUTO
PER LEGGE MA PER IL QUALE SONO STATI NECESSARI 5 ANNI
DI MOBILITAZIONI
*
Sabato 11 gennaio 2020, ore 10.30, presso presso il
cortile delle case popolari di Via Rovelli 36 (davanti
al cancellino verso uscita di Via Tolstoj)

Per
anni gli inquilini delle case popolari di Via Rovelli
36/1-12 hanno subito aumenti incontrollati nelle spese
del riscaldamento, perché ALER, trasgredendo
le normative sul risparmio energetico previste dal
DL 102/2014 che recepisce la direttiva
2012/27/UE sull’efficienza energetica, non ha
mai fatto funzionare la contabilizzazione dei i costi
sulla base dei consumi.
Sono stati necessari non meno di cinque anni
di mobilitazione, di proteste e azioni legali da parte
degli inquilini e del sindacato Unione Inquilini,
per ottenere da Aler un atto dovuto e costringerla
a eseguire l’istallazione, in ogni appartamento,
di sistemi di conteggio dei consumi in modo da suddividere
le spese in base all'utilizzo effettivo del riscaldamento.
Con
l'istallazione dei contatori di calore – prevista
nel caseggiato di Via Rovelli entro il prossimo
31 marzo, in vistoso ritardo rispetto alla
scadenza del 31 dicembre 2016 stabilita dal Dl 104/14
- sarà finalmente possibile per gli inquilini
risparmiare nelle spese di riscaldamento ma
anche di permettere la riduzione dell'inquinamento
a vantaggio della qualità dell'aria nel territorio.
Si tratta di una vittoria importante
degli inquilini delle case popolari e del nostro sindacato,
ma non possiamo fare a meno di notare che numersosi
sono ancora gli interventi di manutenzione straordinaria
da realizzare nel condominio di Via Rovelli
e in tanti altri per migliorare la condizione abitativa
degli inquilini.
Di
questo risultato e delle altre opere di manutenzione
straordinaria necessarie nel condominio di Via Rovelli
36, si parlerà nell'assemblea degli
inquilini con conferenza stampa indetta per
sabato 18 gennaio alle ore 10.30, presso il
cortile delle case popolari (davanti al cancellino
verso uscita di Via Tolstoj). (Unione
Inquilini Bergamo, 16.01.2020)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(07.01.20)
BERGAMO. CASE POPOLARI DI VIA
LUZZATI: ASSEMBLEA DEGLI INQUILINI
*
Martedì 7 gennaio 2020, ore 18.00, presso Sala
condominiale (dove aveva sede il portierato sociale)
- Via Luzzati Bergamo-Malpensata

Il
Comitato inquilini di via Luzzati e il sindacato Unione
Inquilini convocano un incontro per parlare dei problemi
e dei bisogni degli inquilini delle case popolari
di Bergamo in via Luzzati numeri 7-53, in vista dell'incontro
con il Presidente di Aler Bergamo.
All'ordine
del giorno la richiesta di sostituzone dell'impianto
di riscaldamento, il servizio di portierato sociale
(che è stato chiuso nuovamente), la richiesta
di una sede per continuare le attività di solidarietà.
A
cura di: Comitato inquilini di via Luzzati, Unione
Inquilini. Per info: 338.5040771 (Silvano)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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UNIONE
INQUILINI
IL
SINDACATO PER
IL DIRITTO ALLA CASA
BERGAMO
Sede
provinciale in Via Borgo Palazzo, n. 84/g - 24125
Bergamo
Tel. 339.7728683 - fax 035.236912
Mail: unioneinquilini.bg@fastwebnet.it
www.alternainsieme.net/?tag=unione-inquilini
Sito nazionale:www.unioneinquilini.it
Unione
Inquilini è il sindacato
di base attivo su tutti i problemi riguardanti la
casa.
Lottiamo
per il diritto alla casa, per un giusto affitto, contro
gli sfratti ed i contratti vessatori.
La
consulenza è rivolta a inquilini, assegnatari
di casa popolare e senza casa, proprietari-utenti
della prima casa contro aumenti affitti e spese accessorie,
sfratti per morosità, assenza di manutenzioni,
carenza di alloggi e servizi, degrado abitativo; tutela
dei proprietari-utenti della prima casa indebitati
e a rischio sfratto.
Per
gli assegnatari delle case popolari, il sindacato
aiuta a svolgere le pratiche da presentare all'Aler:
anagrafe utenza, subentri, ampliamenti, controllo
spese condominiali, verifica morosità, controllo
affitti, domanda contributo solidarietà.
SPORTELLI
DI CONSULENZA
Bergamo
Via Borgo Palazzo 84/g: Lunedì ore 10.00
- 12.00; Mercoledì ore 17 - 19; Venerdì
ore 10.00 – 12.00. Tel. 339.7728683 (Fabio);
tel. 3345086230 (Davide)
Treviglio
Via Zenale 1 (dal cortile, scala a destra, primo
piano): Mercoledì ore 17.30-19.30; Giovedì
ore 10.00-12.00. Tel. 3397728683 (Fabio)
Castelli
Calepio Sede Circolo Rifon-dazione
Comunista - Via Roma 21 (Tagliuno): Lunedì
ore 19.00 - 20.30. Tel. 3338737525 (Claudio)
Verdellino
Via G. Verdi n°9, Verdellino (vicino a sede Polizia
Locale): Sabato, ore 10-12 - Tel. 3397728683 (Fabio);
3469724888 (Roberto)
Seriate
Sede Circolo di Rifondazione Comunista - Via Marconi
40, Lunedì ore 17.00-19.00. Tel. 3345086230
(Davide), 3405841595 (Roberta)
Borgo
di Terzo Sede Circolo di Rifondazione
Comunista - Via Rivolta 1 (scalinata di fronte farmacia).
Martedì ore 18.30 - 20.00. Tel. 3389759975
(Maurizio)
CENTRO
DI ASSISTENZA FISCALE (C.A.F.)
Per gli inquilini delle case popolari ALER e comunali
l’Unione Inquilini assiste nella compilazione
e inoltro:
* Isee: per prestazioni sociali e agevolazioni nei
servizi di pubblica utilità
* Bonus Gas – Energia: contributo alle famiglie
per la spesa di gas e energia elettrica
* 730: dichiarazione redditi
* Red, Inv: autocertificazione per prestazioni assistenziali
per invalidi e pensionati
BERGAMO
Via Borgo Palazzo 84/G: Lunedì ore 10 –
12; ore 15.30 - 17.30; Mercoledì ore 17 –
19; Venerdì ore 10 – 12. Per info: 391.3987509
(Lella) 3469724888 (Roberto)
CONSULENZA
E ASSISTENZA agli inquilini sulla
scelta della tipologia di contratto di affitto
(canone concordato, agevolato, per studenti o lavoratori,
transitori) e il calcolo del canone. Verifica criteri
e assistenza per la scrittura del contratto.
Per appuntamento: Tel. 3923316583 (Orazio)
FARE
L’ATTIVISTA
Le iniziative del nostro sindacato richiedono la presenza
di attivisti che sul territorio promuovono le mobilitazioni
o gestiscono gli sportelli di ascolto e consulenza.
Cerchiamo attivisti che mettano a disposizione tempo
e capacità formando le proprie competenze nel
vivo dei problemi o delle lotte e partecipando alle
iniziative di formazione.
Per info: tel. 3397728683 (Fabio)
MERCATINO
VESTITI USATI
Per difendersi dalle crisi e lottare contro le politiche
di austerità
Bergamo, presso la nostra sede provinciale in Via
Borgo Palazzo 84/g, la seconda domenica di ogni mese.
Per info: tel. 345086230 (Davide)

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(23.12.17)
TREVIGLIO. IL COMUNE LASCIA
INDIETRO I POVERI. NOI NO! RACCOLTA FONDI PER LE FAMIGLIE
SFRATTATE DI TREVIGLIO
*
Sabato 23 dicembre da ore 15 a ore 18, piazza Manara
(di fronte al Comune di Treviglio), banchetto con
distribuzione di arance e zucche biologiche

Lo scorso 13 dicembre gli attivisti di Unione Inquilini
hanno soccorso una famiglia (i due genitori con quattro
figli minori) che era stata buttata in strada a seguito
di uno sfratto. E' stata necessaria una lunga trattativa
perché i Servizi sociali - secondo gli obblighi
di legge - collocassero per alcuni giorni la famiglia
in albergo in attesa di rendere agibile l'alloggio
per il quale la famiglia aveva già sottoscritto
un contratto d'affitto .
Impressiona la lentezza che caratterizza le politiche
sociali e abitative del Comune di Treviglio. Attenendosi
alle politiche di austerità decise da Unione
Europea e dal governo, in questi anni, l’Amministrazione
comunale ha operato tagli ai Servizi sociali. Questo
influisce pesantemente influito sulla capacità
di aiutare le famiglie a superare gli effetti della
crescita della povertà. Ormai il Comune tende
non intervenire nemmeno per collocare madre e figli
minori in strutture protette nel caso in cui perdano
la casa.
Regna poi la confusione nella gestione dei contributi
messi a disposizione da Stato e Regione per l'emergenza
abitativa. Pur essendo modesta l'entità di
tali fondi, a Treviglio non vengono nemmeno utilizzati
interamente; di fatto non si adempie l’obbligo
della "graduazione" dell’esecuzione
degli sfratti (strumento previsto dalla L. 102/2013
per evitare gli sgomberi volenti e garantire il passaggio
da casa a casa e applicato da Comuni e Prefetture
in tante parti d’Italia).
Nel caso dello sfratto del 13 dicembre infatti esistevano
tutte le condizioni perché alla famiglia fosse
evitato il trauma dello sgombero, posticipandolo,
rimborsando la proprietà, garantendo in tempi
brevi il passaggio da casa a casa ed evitare le spese
dell'albergo. Niente di tutto questo è stato
fatto.
Anche in questa occasione, sono state invece solo
le pratiche di solidarietà e mutuo-soccorso
messe in campo dagli attivisti dell’Unione inquilini,
che hanno contribuire ad alleviare di disagi della
famiglia sfrattata.
Di fronte ad una amministrazione comunale che lascia
vuoti gli alloggi pubblici, non vuole disturbare la
rendita immobiliare affrontando il problema delle
centinaia di unità abitative lasciate sfitte,
non è in grado di gestire la quotidianità
dell'emergenza abitativa, non ha – in sintesi
– una politica della casa, chiediamo che tutte
le forze politiche e sociali facciano sentire la loro
voce.
Sabato 23 dicembre organizziamo un banchetto-presidio
per denunciare questa situazione, per raccogliere
fondi per il sostegno economico alle famiglie che
hanno perso la casa o la stanno perdendo e... per
augurare Buone feste alle concittadine e ai concittadini
che hanno a cuore i valori di solidarietà e
giustizia sociale. L'appuntamento è alle ore
15.00 alle ore 18.00 davanti al Municipio di Treviglio,
in Piazza Manara.(Unione Inquilini - Bergamo/Treviglio
- dicembre 2017)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(17.12.17)
DALL'UNIONE INQUILINI PER IL
POTERE AL POPOLO
Contributo
di alcune realtà dell'Unione Inquilini all'assemblea
di Potere al popolo del 17.12.17

Pensiamo
che l’assemblea di “Potere al Popolo”
che si svolge a Roma oggi 17 dicembre al teatro Ambra
Jovinelli sia molto importante.
In
particolare, ci riconosciamo su due punti cruciali
dell’appello: l’esigenza di una rottura
con le politiche neoliberiste che parta dai programmi
e non dalle leadership e che ponga al centro i diritti
fondamentali al lavoro, alla casa, alla salute e all’istruzione;
una costruzione che parta dal basso, con un processo
di partecipazione aperto in quanto una sinistra di
popolo non può che rinascere dal popolo.
In
questa prospettiva, ci permettiamo di avanzare un
contributo di merito che riguarda il tema del diritto
all’abitare, proponendo alcuni punti fondamentali
per una alternativa che rompa da un lato con il dominio
della rendita immobiliare parassitaria e dall’altro
con le politiche emergenzialiste che hanno ridotto
l’intervento pubblico alle mance dei sussidi
a valle, tra l’altro sempre risibili rispetto
al fabbisogno, che lasciano inalterate tutte le storture
a monte. Si determina così un paradosso: i
cosiddetti buoni casa, di fatto, diventano ulteriori
fonti di finanziamento della rendita che così
guadagna, oltre che dalla speculazione che effettua
direttamente, anche dagli interventi effettuati per
alleviarne le conseguenze più nefaste.
I
dati parlano in maniera chiarissima: in questi ultimi
10 anni sono stati emessi quasi 700 mila nuovi sfratti,
di questi, circa il 90% sono ormai per morosità;
le richieste di esecuzione con la forza pubblica sono
state circa 1 milione e 300 mila, gli sfratti eseguiti
con l’Ufficiale giudiziario sono stati quasi
300 mila.
Contemporaneamente,
i nuclei familiari aventi diritto a una casa popolare
e in graduatoria presso i comuni sono circa 700 mila,
il numero delle famiglie in disagio abitativo (incidenza
dell’affitto sul reddito superiore al 30%) sono
almeno 1 milione e 700 mila e su un numero di abitazioni
censite pari a poco più di 31 milioni, quelle
vuote o abitate solo da non residenti sono poco più
di 7 milioni e la stima di quelle propriamente vuote
arriva a circa 4 milioni. La Banca d’Italia,
infine, stima nel numero di almeno 1 milione i contratti
di affitto in nero o irregolari.
In
questo contesto, arriviamo all’assurdo di una
legislazione così sbilanciata a favore della
rendita immobiliare speculativa che si è giunti
ad eliminare l’IMU per l’invenduto dei
grandi costruttori ma non per le case popolari e ad
introdurre addirittura la cedolare secca per il libero
mercato speculativo degli affitti, giungendo al paradosso
che su quel reddito un proprietario paga meno tasse
di un operaio sul salario.
Pensiamo
che il tema del diritto all’abitare debba essere
un nodo centrale di una alternativa politica e sociale
alle politiche neoliberiste. Infatti, la questione
di una nuova politica dell’abitare coniuga il
tema della lotta alle disuguaglianze con quello di
una nuova politica economica, intervenendo direttamente
su una grande questione democratica, ovvero quella
del governo del territorio.
Avanziamo
5 proposte strategiche:
1.
Realizzare 1 milione di alloggi sociali in 10 anni,
senza consumo di suolo, attraverso il recupero e il
riuso degli immobili di proprietà pubblica
dismessi, inutilizzati e in disuso. Sarebbe una grande
opera pubblica, fatto di grandi e piccoli cantieri
che creerebbero nuova occupazione, fondata sul recupero
e che permetterebbe di risanare tessuti urbani compromessi
dalla speculazione immobiliare. A questo andrebbe
affiancata una normativa sull’autorecupero per
consentire a cooperative, composte da soggetti nelle
condizioni di avere assegnata una casa popolare, di
realizzare progetti di recupero e ristrutturazione
ai fini abitativi;
2. Eliminare la legislazione di favore alla rendita
immobiliare parassitaria, a partire dall’abolizione
della cedolare secca sul libero mercato degli affitti
e dall’esenzione dell’IMU per l’invenduto
dei costruttori;
3. Introdurre una tassazione fortissima e progressiva
per gli immobili sfitti, con la possibilità
per i sindaci di poter attivare lo strumento della
requisizione nelle situazioni di più acuta
sofferenza abitativa;
4. Una lotta senza quartiere al canone nero reintroducendo
il conflitto di interessi, ovvero un contratto regolare
e un canone ridotto per chi denuncia il nero, esteso
anche nel caso dei contratti verbali;
5. Un nuova legge sui canoni che rapporti il canone
a valori oggettivi, come la rendita catastale, eliminando
di conseguenza il canale del libero mercato speculativo.
Pensiamo
che una nuova politica sociale della casa non possa
essere perseguita fuori da una alternativa generale
politica, sociale e culturale all’ideologia
del pensiero unico del neoliberismo che ha permeato
sia le politiche delle destre che quelle dei vari
centrosinistra in Europa.
Per
questo motivo, ci sentiamo parte dello spazio pubblico
di una sinistra di popolo che guardi a una alternativa
di società e che tragga le sue energie dalle
tante esperienze che vengono dal basso.
Aderiscono:
Fabio Cochis, Unione Inquilini Bergamo, membro della
segretaria nazionale
Walter Rapattoni, Unione Inquilini Pescara, membro
della segretaria nazionale
Michelangelo Di Beo, Unione Inquilini Viareggio, membro
della segretaria nazionale
Antonio Currò, Unione Inquilini Messina, membro
della segretaria nazionale
Paolo Gangemi, Unione Inquilini Livorno, membro della
segretaria nazionale
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
|
(16
- 17.12.17) VALCAVALLINA. BANCHETTI
PER Il "POTERE AL POPOLO"

A
San Paolo d'Argon, sabato
16 dicembre, ore 9.30 -12.30, Via Giovanni XXIII (cabina
telefonica)
A
Trescore Balneario, sabato
16 dicembre, ore 14.30 -17.30, Viale Locatelli (davanti
banca Ubi)
A
Luzzana, domenica 17
dicembre, ore 9.30 - 12.30, Piazza G. Meli
A
Borgo di Terzo, domenica
17 dicembre, ore 9.30-12.30, Piazza Marcon
*
Volantinaggi e raccolta firme contro "Legge Fornero"
e per difendere welfare state
*
"No al gestore": materiali e informazioni
per fermare la nuova contro-riforma sanitaria in Lombardia
*
"Arancia solidale" per sostenere la lista
"Potere al popolo"
Oh
gentiluomini! Il tempo della vita è breve!
Se viviamo è per camminare sulle teste dei
re" (William
Shakespeare)
|
(16.12.17)
BERGAMO. "GIU' LE MANI
DA GERUSALEMME"
*
Sabato 16 dicembre, ore 15.00 - 17.00, PRESIDIO in
Piazzale Marconi – stazione dei treni - a Bergamo
Appello dei Giovani Palestinesi
d'Italia
Gerusalemme,
una delle città più antiche del mondo,
dal 1948 ad oggi è teatro di conflitti causati
dall’occupazione israeliana nei confronti della
popolazione palestinese, che si è vista togliere
prima la parte occidentale della città per
poi nel 1967 veder occupata anche parte della zona
est.
Attualmente le due parti della città risultano
separate da un muro di circa 8 metri che causa gravi
problemi e danni alla struttura sociale ed economica
palestinese.
Negli ultimi giorni, il presidente americano Donald
Trump ha deciso di spostare le sedi istituzionali
statunitensi da Tel Aviv a Gerusalemme, il che significa
riconoscere ufficialmente la città come capitale
di Israele, sottraendola completamente ai palestinesi
e incentivando la politica repressiva e invasiva di
Israele.
Gerusalemme è una città con una enorme
importanza oltre che storica e politica anche religiosa
per il cristianesimo, l'ebraismo e l'Islam.
La comunità internazionale deve prendere una
posizione netta e i paesi alleati degli USA, tra cui
l'Italia, devono fare la loro parte!
Chiediamo a tutte le forze politiche democratiche,
le organizzazioni sociali, le associazioni antirazziste,
nonché religiose, di aderire al presidio che
si terrà:
sabato 16 dicembre dalle ore 15 alle ore 17, piazzale
Marconi – fronte stazione dei treni - a Bergamo
Diciamo tutti NO insieme : GERUSALEMME È UNA
CITTÀ UNICA E SACRA. “RISPETTIAMO LO
STATUS QUO”
Promuove:
Giovani Palestinesi d’Italia: Aderiscono: Unione
inquilini, Rifondazione Comunista, Sindacato Generale
di Base (SGB), Barrio Campagnola, BgReport
Per aderire scrivete a youssef.aitabbou@outlook.it
|
(14.12.17)
BERGAMO. "POTERE AL POPOLO"
- LA SECONDA ASSEMBLEA A BERGAMO
Un
vento nuovo da Napoli sta soffiando in tutta italia.
Venerdi 1 dicembre siamo rimasti tutti piacevolmente
sorpresi, dopo l'entusiasmo negli interventi e il
confronto anche Bergamo #accettalasfida, ed é
arrivato il momento di passare all'azione.
Giovedi
14, h20.30, Via Ferruccio dell'Orto 20,
Seconda
assemblea territoriale di Bergamo del percorso
di costruzione di una lista popolare alle prossime
elezioni: Potere al Popolo!
Cercheremo di organizzare i prossimi passi per dare
corpo e voce a questo progetto. In particolare si
discuterà di:
- Bozza del programma
- Come scendiamo a Roma il 17;
- Strumenti di comunicazione interna ed esterna;
– Mutualitismo e pratiche sociali come armi
di resistenza x costruire l'alternativa, Conflitti,
vertenze e contraddizioni del nostro territorio su
cui concentrarci, perché la nostra sia una
campagna elettorale che parta davvero, e non solo
a parole, dalle lotte per la dignità e la giustizia
sociale.
Non
basta delegare c'é bisogno di una grande partecipazione
popolare!
TUTTE
LE PERSONE INTERESSATE SONO INVITATE A PARTECIPARE
E INTERVENIRE!

Evento
FB: qui
- "Potere al popolo - Bergamo": qui |
(01.12.17)
"ANCHE A BERGAMO UNA LISTA
POPOLARE PER LE PROSSIME ELEZIONI" -
comunicato stampa
*
Bergamo. Assemblea pubblica venerdì 1°
dicembre ore 20.30 alla sala di Via
Furietti 21 (Malpensata)
Da
Bergamo siamo stati sabato 18 novembre alla straordinaria
assemblea nazionale al Teatro Italia di Roma, che
ha deciso di dare vita ad una lista popolare per le
prossime elezioni.
Venerdì 1° dicembre saremo e invitiamo
a partecipare all'assemblea che il centro sociale
Ex Opg Occupato – Je so pazz (Napoli), lo stesso
che ha promosso l'assemblea nazionale, ha indetto
a Bergamo, presso l'Auditorium “A. Gramsci”
della Malpensata, uno dei numerosi incontri territoriali
che in questi giorni si stanno svolgendo da Nord a
Sud per concretizzare quanto deciso il 18 novembre.
Ciò che ci guida tutti è l'obiettivo
di dare voce a chi ha subito sulla propria pelle le
privatizzazioni, ai lavoratori e alle lavoratrici
che vogliono reagire ai tagli e alle imposizioni del
turbo-capitalismo, ai pensionati, ai precari, a chi
è in emergenza abitativa, agli esclusi del
sistema sanitario, agli studenti dell’alternanza
scuola lavoro, ai migranti, a chi prova a dare vita
a spazi pubblici sottraendoli alla mercificazione,
alle tante vertenze territoriali che provano a strappare,
metro per metro, il nostro territorio alla speculazione
e all’inquinamento.
Invitiamo a questa assemblea le numerose realtà
associative impegnate su questi temi e che devono
fare i conti con quadro politico ufficiale completamente
subalterno al neoliberismo.
Dalle tante resistenze di cui è fatta anche
la nostra realtà locale e che sono presenza
costante e conoscenza viva del territorio, potremo
scrivere il nostro programma per scrivere il nostro
futuro, e irrompere così sulla scena, per riprenderci
la politica e riportarla dove deve stare, cioè
nei luoghi di lavoro e di studio, nelle piazze, nei
quartieri.
Introdurranno l'assemblea gli attivisti del Centro
sociale Ex Opg di Napoli per spiegare come è
nato questo percorso, proporre e discutere alcune
modalità per decidere insieme, dal basso, la
lista e il programma, la campagna elettorale, condividendo
l’entusiasmo di questa impresa!
Riteniamo che Bergamo sia pronta a cogliere questa
sfida perché da mesi ormai tante realtà
e cittadini ricominciano a lottare uniti per i loro
beni comuni, i loro diritti. (Bergamo, 29.11.2017,
Per i partecipanti da Bergamo all'Assemblea del Teatro
Italia del 18 novembre: Roberta Maltempi
Altre
info: “Ex
OPG Occupato - Je so' pazzo” (fb) - “Bergamo
- Costruiamo una lista popolare alle elezioni!”
(evento fb)
|
(01.12.17)
BERGAMO. ASSEMBLEA FAMIGLIE
E ATTIVISTI ANTI-SFRATTO
*
Venerdì 1° dicembre, ore 18.00 c/o Unione
Inquilini, Via Borgo Palazzo84/g, Bergamo

“Per fermare la precarietà
abitativa e sociale, una campagna per il riuso di
tutti gli immobili pubblici e privati inutilizzati.”
In
bergamasca ci sono troppi sfratti e sgomberi gestiti
con modalità spicce e brutali. Questo perché
la Prefettura di Bergamo perché non ha ancora
applicato la circolare interpretativa dell'articolo
11 del decreto sicurezza (D.L. 14/2017), che è
stata inviata dal Ministero dell'Interno ai Prefetti
di tutta Italia.
Bisogna
garantire "le tutele alloggiative degli aventi
diritto in relazione a ciascuno degli interventi di
sgombero programmati" (Leggi: www.interno.gov.it/sites/default/files/circolare_sgombero...).
Inoltre
deve essere predisposta una mappatura, a cura del
Prefetto, degli immobili sfritti, pubblici e privati,
finalizzata ad un piano di riuso degli stessi ad uso
abitativo e sociale. Per aprire una campagna di mobilitazione
anche in bergamasca ci incontriamo venerdi 1 dicembre,
ore 18 presso la sede di Unione Inquilini a Bergamo
in via Borgo Palazzo 84/g.
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
|
(06.11.17)
DOCUMENTI. IL CONSIGLIO PROVINCIALE
DI BERGAMO DICE NO AL CETA

*
MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI TODESCHINI, LOBATI,
LOCATELLI, MIGLIORATI, CAPELLETTI, MASPER, VALOTI,
MINETTI, GAFFORELLI IN MERITO ALLA CONTRARIETA' ALLA
RATIFICA DELL'ACCORDO ECONOMICO E COMMERCIALE GLOBALE
(CETA) TRA CANADA E UNIONE EUROPEA E CONSEGUENTI DANNI
AL SETTORE AGRICOLO EUROPEO E ITALIANO. Deliberazione
n. 23 del 20.10.17: QUI
*
TESTO FINALE ALLEGATO DELLA MOZIONE: QUI
|
(05.11.17)
BERGAMO. MERCATINO DEGLI ABITI
USATI: PER DIFENDERSI DALLA CRISI E PER LOTTARE CONTRO
LE POLITICHE DI AUSTERITA’
*
Domenica 5 novembre, dalle ore 10.00 alle ore 16.00,
c/o Unione Inquilini-Rifondazione Comunista in Via
Borgo Palazzo 84/g a Bergamo
Unione
Inquilini organizza il mercatino di abiti ed
accessori usati ogni prima domenica del mese, dalle
ore 10 alle ore 16 , presso la sede
di Rifondazione Comunista di via Borgo Palazzo n.
84/g a Bergamo.
Le famiglie proletarie (lavoratori, disoccupati, pensionati)
avranno la possibilità di accedere gratuitamente
a capi di abbigliamento di seconda mano (uomo, donna
e bambino), in ottime condizioni. Chi lo desidera
potrà lasciare una sottoscrizione libera di
1, 2 o 3 euro al pezzo che servirà per finanziare
una cassa di resistenza utile a sostenere le famiglie
che hanno perso o stanno perdendo la casa.
Si tratta di indumenti puliti, in buono stato di conservazione,
scartati perché non più utilizzati,
che possono tornare a nuova vita e risolvere qualche
problema alle famiglie proletarie che non hanno la
possibilità o l'opportunità di rivolgersi
ai negozi di Bergamo sempre più costosi.
Le caratteristiche importanti della nostra proposta
e dello stile di vita che intendiamo sostenere sono
la lotta contro lo spreco e l’incentivo al riciclo
ed al riuso dei vestiti e di altri oggetti utili alla
casa.
In questo modo proviamo a evitare che i vestiti non
più usati diventino rifiuto che aumentano l’inquinamento
delle nostre città.
Il mercatino del “vestito usato” è
soprattutto uno strumento di auto-difesa contro il
caro-vita; per soddisfare un bisogno materiale (es.
vestiario) che la crisi economica nega a sempre più
famiglie proletarie che non hanno più reddito
per consumare. Inoltre è una azione che vuole
contestare le politiche di austerità del governo
che tagliano i servizi sociali (sanità, istruzione,
ecc..) che prima lo Stato garantiva gratuitamente.
Vogliamo dimostrare che la risposta collettiva, basata
sulla solidarietà ed il mutualismo, permette
di non lasciare indietro nessuno e ricostruire una
unità tra le persone impoverite dalla crisi
e dall’austerità.
Il mercatino dell'usato ritornerà la prima
domenica del mese, dalle ore 10 alle ore 16, presso
la sede di Rifondazione Comunista di via Borgo Palazzo
n. 84/g a Bergamo. Per info: 3345086230 (Dax).
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: QUI
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(BERGAMO
14-15.10.17) FORUM ALTERNATIVO
AL G7. REPORT TAVOLO MUTUALISMO
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Gli
altri documenti
Documento
conclusivo: qui
Agricoltura:
qui
Territorio: qui
Montagna: qui
Lavoro: qui
Nel
pomeriggio del 14 ottobre, in contemporanea con gli
altri tavoli di lavoro, nel Forum dell'Alternativa
al G7 dell’agricoltura, il tavolo mutualismo
ha fatto incontrare varie esperienze.
Da un lato quelle che proprio partendo dalla terra
hanno dato vita a pratiche in grado di dare risposte
concrete al di fuori del mercato liberista, nel rispetto
di chi la terra la lavora e la vive e che rispondono
al bisogno di prodotti agroalimentari buoni, puliti
ed equi.
Dall’altro le pratiche mutualistiche, solidaristiche
e di autorganizzazione che rispondono anche a bisogno
di casa, salute, istruzione ,lavoro ecc... legando
quindi insieme una moltitudine di pratiche in risposta
ai bisogni complessivi delle nostre vite.
Realtà intervenute:
Francesco - Brigate solidarietà attiva; Claudio
Taccioli - Sinistra anticapitalista Brescia; Fabio
Cochis - Unione inquilini (Bergamo); Marco Noris
- Botteghe del Commercio Equo e solidale (Bergamo);
Paola - Csoa il Cantiere (San Siro Milano); Chiara -
Ex OPG -Je so pazzo (Napoli); Loredana Marino
- Rifondazione Comunista- Partito sociale (Salerno);
Francesco - Mondeggi - Genuino clandestino (Firenze);
Gigi Malabarba - Rimaflow - Fuorimercato (Milano);
Tonino Lepore - Genuino clandestino; Ilaria -
Brigate di solidarietà attiva (Firenze); Andrea Viani
- R@p (Lodi)
Tutti
hanno esposto sinteticamente la propria attività
di autorganizzazionwe di mutualismo. A titolo esemplificativo
e non esaustivo:
Auto-produzione, trasformazione , comunanza delle
terre
Fabbriche occupate, recuperate e autogestite
Distribuzione: Gap, Gas,p Gas
Botteghe del commercio equo
Cucine popolari
Sportello debitori
Cassa solidarietà per disoccupati
Cassa di solidarietà per sfrattati
Sportelli legali
Consultori e ambulatori medici popolari
Dentisti popolari
Palestre popolari
Dopo scuola sociale
Mercati scambio di vestiti usati
Molte
di queste realtà hanno ritenuto necessario
costruire forme di organizzazione sociale che siano
in grado innanzitutto di lavorare sul terreno della
solidarietà elementare: Gruppi di Acquisto
popolari, casse di resistenza operaia, resistenza
agli sfratti, occupazioni di case, psicologo e dentista
sociale, forme di difesa dei debitori...
Queste pratiche sociali sono una risposta immediata
a determinati bisogni sociali negati: bisogno negato
di sostentamento dovuto a riduzioni di reddito per
tagli salariali, crisi aziendali, lavoro precario,
sottoccupazione e lavoro nero e relative condizioni
disoccupazione; al bisogno negato di assistenza e
salute a causa dei tagli di salario sociale nazionale
e locale; al bisogno negato di casa dovuto a sfratti
per morosità incolpevole, mutuo non pagato...
Queste pratiche cercano di operare su un livello elementare,
ma cercano contemporaneamente attraverso l’autorganizzazione
di creare spazi pubblici in grado di connettere le
lotte su un piano generale, territorio per territorio,
generando nuove forme di welfare dal basso e una confederalità
di pratiche che possono rispondere in maniera complessiva
ai bisogni negati.
Molti interventi sostengono che Il Comune, istituzione
che il sistema usa ancora per dare qualche parziale
risposta ai bisogni sociali, è il luogo in
cui più forte oggi è possibile operare
per le forze antiliberiste. Utilizzando il modello
della città spagnola di Marinaleda, si è
analizzato come sia concretamente possibile che l’ente
locale comunale possa essere il punto di massima contraddizione/conflitto
tra gli interessi del capitale e i bisogni sociali
proletari.
Altri sottolineano che alle pratiche si devono unire
lotte e vertenze, unire le pratiche al conflitto:
lotte per i diritti dei migranti, picchetti antisfratto
e lotte per il diritto alla casa attraverso vertenze
con il comune, lotte in difesa dei diritti sul lavoro
nella sfera agricola e non solo come le lotte contro
il caporalato al Sud. Vertenze nelle carceri o con
l’Asl sulle condizioni sanitarie.
Nel terreno della crisi le pratiche di autorganizzazione
riescono a costruire con la solidarietà la
possibilità di integrare dove lo stato disintegra;
l’uscita può avvenire attraverso la solidarietà
e il mutuo aiuto che contrastano l’egoismo sociale
e la barbarie. Contro la solitudine e l'individualismo
più interventi hanno sottolineato il bisogno
di ricostruire il NOI collettivo, dal popolo per il
popolo attraverso il fare, non dimenticando al tempo
stesso la necessità di tenere vivo il conflitto
sociale.
Vengono portati alcuni esempi soprattutto dai centri
sociali e da chi lavora sul tema casa di come la solidarietà
nei quartieri contrasti l’abbandono, la ghettizzazione,
la guerra tra poveri. Un termine, ripetuto in vari
interventi, che definisce il nostro fare in questa
fase è Resistenza. Emerge con forza la necessità
di uscire dalla solidarietà a km zero e collegare
le varie istanze; più interventi hanno sottolineato
l'esigenza di spingere per l’unione delle pratiche
di resistenza alla crisi.
Il
discorso mutualistico si lega all'agricoltura, cioè
il tema centrale del Forum, sotto vari aspetti, con
la testimonianza e l’analisi di realtà
come RiMaflow, Mondeggi, Fuori Mercato, le pratiche
di Genuino Clandestino; al tema della crisi economica,
con la testimonianza degli interventi della R@P; al
tema del potere popolare con gli interventi del centro
sociale ExOpg Je so' pazzo.
Si insiste sul tema dell’autoproduzione come
base necessaria e imprescindibile per uscire realmente
dal sistema capitalistico e come deve nascere forte
il bisogno di costruire comunità che facciano
uscire dall'isolamento le singole vertenze ed insieme
progettare il nostro futuro, immaginando un impianto
sociale ed economico radicalmente diverso per trasformare
i nostri territori in laboratori attraverso il conflitto
e la partecipazione.
Ridisegnare le città, le campagne, i territori,
con pratiche concrete che alludano al cambiamento.
Utilizzo sociale della terra, fabbriche recuperate,
interventi di solidarietà attiva, reti di solidarietà
popolare, sono le pratiche da dove partire per immaginare
e costruire un futuro possibile dove il tema del come
produrre e come redistribuire viene progettato dal
basso in base ai bisogni reali di comunità
coese e solidali nel rispetto della terra, degli
esseri umani e dei viventi, all'insegna della giustizia
sociale. Per queste realtà intervenute nella
discussione costruire reti sociali di autorganizzazione
e mutuo soccorso realmente alternative è la
priorità.
Proposte di ricerca e approfondimento:
Creare un’occasione di incontro con Marinaleda
e il sindacato Soc/Sat Andaluso.
Approfondire la Riforma del terzo settore
Per le realtà maggiormente interessate alla
costruzione di un Noi collettivo delle pratiche sociali
diffuse si propone la stesura di una carta della confederalità,
la cui bozza è già in lavorazione, su
cui rilanciare in un ritrovo nazionale da prevedere
intorno a metà gennaio, continuando a coinvolgere
altre realtà in Italia non presenti al tavolo.
In forte collegamento con il tavolo agricoltura si
lancia l’impegno di costruire Comunità
di Supporto all’agricoltura che la Rete Bergamasca
indica come punto centrale di proposta della due giorni,
e su questo concordano anche le realtà che
non hanno esperienze di autoproduzione.
Per concludere tutti si dimostrano positivamente colpiti
dall’utilità di questo tavolo, per aver
fatto incontrare per la prima volta tante realtà
che, anche solo nel confronto, possono generare meccanismi
virtuosi di moltiplicazione di energie e di riproposizione
nei rispettivi territori delle esperienze indicate
da altre realtà al tavolo.
Alcune realtà, per affinità di progetti
e vicinanza territoriale, si dimostrano disposte a
collaborare sin da subito.
Le
nostre precedenti info: qui
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(BERGAMO
14-15.10.17) FORUM ALTERNATIVO
AL G7. REPORT TAVOLO TERRITORIO
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altri documenti
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Il
Tavolo Territorio, all’interno delle giornate
del controG7 sull’agricoltura di Bergamo, nasce
dalla necessità di creare un confronto tra
realtà che hanno fatto del territorio, e dell’organicità
ad esso, il proprio ambito di lotta.
La discussione è stata costruita intorno alla
necessità di superare le legittime opposizioni
ad un idea di territorio come luogo di profitto per
pochi a scapito del benessere, della salute, della
sicurezza e del reddito per tutti, riuscendo invece
a costruire e rilanciare collettivamente una proposta
diversa, che nasca dalle reali esigenze di chi la
terra la abita, la vive, la coltiva, la ama.
Le realtà intervenute hanno saputo ben integrarsi
tra loro, andando in continuità e riuscendo
ad aprire diversi stimoli di riflessione.
Realtà diverse tra loro sia per dimensione
(piccoli e grandi comitati) e per ambito di lavoro
(dal controllo popolare in emergenza al tema dei beni
comuni) sono riuscite a contaminarsi, conoscersi e
riflettere sulla necessità di darsi una progettualità
condivisa perché la vittoria di uno è
legata strettamente alla vittoria di tutti.
Le
tematiche emerse possono essere riassunte cosi:
Necessità
di conoscenza reciproca e condivisione: Le
diverse esperienze portate al tavolo sono spesso simili
tra loro per problematicità, storia, composizione.
Molte sono realtà piccole e difficilmente si
conoscono. Metterle in comunicazione significa dar
loro la possibilità di scambiarsi informazioni,
conoscenze ed esperienza, permettendo la nascita di
coordinamenti tra realtà che si occupano delle
stesse questioni e che, legandosi tra loro, possono
avere maggiore capacità di incidere rispetto
alle loro vertenzialità.
Altro elemento è la condivisione e la collettivizzazione
dei saperi e delle conoscenze (tecniche, politiche,
antropologiche, sociologiche) che, da patrimonio esclusivo
di una singola esperienza, diventano patrimonio collettivo
a disposizione di altre realtà.
Solidarietà
tra le lotte: Il tavolo si è aperto
con l’invito, da parte del coordinamento di
cratere del Popolo del Terremoto, ad esprimersi in
solidarietà alla loro lotta, dando cosi maggiore
risalto, visibilità e partecipazione alla mobilitazione
che si terrà il 21 ottobre a Roma. Il tema
della solidarietà diventa centrale se vogliamo
che la lotta di uno sia la lotta di tutti.
Gestione
popolare del territorio: il governo del territorio
è relegato quasi esclusivamente alle scelte
di una classe politica che agisce in nome degli interessi
del profitto e del mercato e non in nome della collettività.
Lo abbiamo visto durante le emergenze e le calamità
naturali, problemi che diventano più o meno
interessanti e che vengono affrontati a seconda del
grado di profitto che sono in grado di produrre, sia
economico che elettorale, e che comunque non vengono
mai gestiti in nome del reale interesse della collettività.
I trattati economici a livello europeo/globale inoltre
hanno fatto scippo della nostra democrazia e gli strumenti
democratici tradizionali (raccolte firme, referendum,
vertenze, ecc…) non riescono più ad avere
efficacia.
Diventa centrale quindi riconnettere la gestione del
territorio ai reali interessi di chi lo abita, la
gestione comune delle risorse, dell’amministrazione
partecipata delle nostre città, dei nostri
quartieri, ragionare in termini di comunalismo, di
progettazione partecipata dal basso.
Territorio
come risorsa alimentare: il consumo di suolo
è un fenomeno che, tra le tante conseguenze,
ha quella di ridurre le superfici coltivabili e quindi
quella di ridurre la capacità nazionale di
produzione di cibo. Ragionare di sovranità
alimentare significa contrastare prima di tutto il
consumo di suolo. Diventa significativo il lavoro
da fare fianco a fianco degli allevatori e agricoltori
sottoposti agli espropri.
Energie
rinnovabili: Il tema della politica energetica
nazionale è centrale se si vogliono contrastare
le opere infrastrutturali e di sfruttamento messe
in atto dai nostri governi. Rilanciare una nuova strategia,
improntata sull’uso delle rinnovabili, sull'efficienza
energetica, sul modello del decentramento comunitario,
sulla distribuzione equa dell’energia, significa
contrastare opere impattanti, migliorare la qualità
dell’ambiente e guardare realmente al futuro.
Proprio attorno alla questione energetica ruotano
attorno altre questioni riguardanti il modello industriale
imposto, come ad esempio la questione dei veicoli
elettrici, del trasporto pubblico, delle case popolari
efficienti energeticamente. Di fronte ad una crescente
povertà energetica delle famiglie (oltre 2
milioni di famiglie non hanno energia), bisogna invertire
la tendenza neoliberista di mercificazione dell'energia,
rivendicando invece l'energia come bene comune.
Trasporto
pubblico Il tema del trasporto pubblico
e della sua incentivazione è centrale nel miglioramento
della viabilità, la riduzione delle sostanze
inquinanti, la riduzione dell’uso delle energie
non rinnovabili, il contrasto ad opere infrastrutturali
inutili (parcheggi, strade, autostrade, ecc..)
Trasformazione
del clima: Le crescenti emergenze ambientali
che stanno attraversando il mondo (nevicate, incendi,
alluvioni, terremoti, siccità ecc…) impongono
una svolta radicale, non solo dei nostri sistemi di
produzione e consumo, ma anche nella gestione dei
nostri territori e delle sue risorse. Occorre rivedere
il modello di sviluppo neoliberista e ragionare su
un modello alternativo di progresso.
Messa
in sicurezza del territorio: Le scelte politiche
di chi governa i territori vanno nella direzione di
favorire e finanziare opere inutili e dannose per
la collettività ma molto vantaggiose per l’interesse
di pochi, il cui apporto occupazionale ed economico
non ne giustifica la realizzazione.
Al tempo stesso assistiamo ad un crescente degrado
del territorio, tra alluvioni, frane ed incendi, infrastrutture
pericolanti che necessitano di opere di manutenzione,
edilizia pubblica fatiscente, aree del paese lasciate
in totale abbandono, tagli al personale dei VVDF
Se le risorse impiegate per le grandi opere venissero
impiegate per opere di risanamento, ristrutturazione,
messa in sicurezza, avremmo un territorio più
sicuro e dignitoso per chi lo abita e capace di reggere
le sfide imposte dalle mutazioni climatiche in corso.
La messa in sicurezza del territorio, se attuata con
piccoli interventi diffusi e sotto il diretto controllo
popolare, è anche interessante dal punto di
vista occupazionale, vista l’enormità
dei lavori necessari per completarla.
Gestione
pubblica delle emegenze: di fronte alla privatizzazione
delle risorse e dei mezzi di soccorso si crea il controsenso
per cui il privato guadagna in base alle emergenze
e ha tutto l’interesse affinchè queste
non finiscano. L’esempio dei Canadair e del
costo enorme da parte dello Stato per “affittarli”
è inoltre un ulteriore esempio dello spreco
di risorse pubbliche da parte dello Stato.
Necessità
pratiche sociali: Come dimostrato dagli interventi
popolari durante gli incendi, nevicate, alluvioni
e terremoti, le pratiche sociali sono uno strumento
necessario per ricostruire il collante tra le lotte
e il Popolo, in grado di produrre legittimità
sui territori da spendere poi per iniziare percorsi
di lotta collettivi. Le parole, da sole, per quanto
portatrici di verità, non sono più in
grado di mobilitare le popolazioni se non collegate
ai fatti e alle azioni. Il Fare, l’azione e
le pratiche legittimano le parole e i discorsi.
Territorio
bene comune: Il territorio è un bene
comune, una proprietà collettiva da gestire
nel nome dell’interesse di tutti. Cementificazione,
inquinamento e sfruttamento vanno nella direzione
contraria rispetto a questa considerazione.
Territorio
come sistema fisico circolare: Considerare
il territorio unicamente come “suolo”
è limitante. Il Territorio è un sistema
complesso costituito da più elementi come il
suolo, il sottosuolo, l’acqua e l’aria.
Territorio
come sistema sociale: Il territorio è
luogo di identità, luogo politico, luogo sociale.
Di fronte ad un identità territoriale “di
sangue” che si basa sull’esclusione, dobbiamo
rispondere con un identità territoriale in
grado di essere inclusiva e costruttiva.
Utilità
dei gruppi di studio: i gruppi di studio,
che coinvolgono diverse figure e competenze, sono
in grado di produrre studi e analisi scientifiche
da mettere poi a disposizione delle lotte. La simbiosi
tra ricerca e lotta permette di smontare le narrazioni
egemoniche che vedono le grandi opere e i progetti
impattanti sui territori come necessari. Permette
inoltre di acquisire maggiori conoscenze rispetto
alle specificità fisiche, sociali, antropologiche
e politiche dei territori stessi che possono essere
condivise e messe a disposizione di tutti e diventare
patrimonio collettivo.
Necessità
di un coordinamento: Le testimonianze presenti
al tavolo hanno un denominatore comune: quello di
resistere alle logiche di chi vede nel territorio
un luogo di profitto e di sfruttamento.
In una fase storica dove l’aggressione del capitale
è più forte ed efficace nasce l’urgenza
di confederare le lotte dei territori, perché
la lotta di uno sia la lotta di tutti, e perché
la vittoria di uno è strettamente legata alla
vittoria di tutti.
L’elemento e il tema collettivo di unione potrebbe
essere “l’unica grande opera è
la messa in sicurezza del territorio”, in grado
di essere declinato in base alle specificità,
alle necessità e alle problematicità
dei diversi territori.
Gli strumenti di lotta che potrebbero essere adottati
sono invece tanti (decreto VIA, vertenze collettive,
ecc..)
La discussione ha aperto diverse criticità,
visti anche i fallimenti dei precedenti tentativi
di coordinamenti nazionali, tra cui quella che, ragionare
in termini collettivi, significa necessariamente sacrificare
una parte delle energie dedicate alla singola lotta.
Altra considerazione è che prima di parlare
di coordinamento, che per ora è rimasto uno
stimolo di discussione, è necessario coinvolgere
realtà e comitati che al tavolo non erano presenti
ma il cui apporto e coinvolgimento è fondamentale.
Per
ora i contatti dei partecipanti al tavolo sono stati
raccolti in una chat WhatsApp, utilizzata per condividere
il report e la foto di gruppo finale del tavolo sotto
lo striscione “l’unica grande opera è
la messa in sicurezza del territorio”, scattata
in solidarietà al Popolo del Terremoto.
La chat whatsapp è palesemente uno strumento
inadeguato per discutere e condividere riflessioni
ed informazioni. Prima però di creare strumenti
di coordinamento è necessario approfondire
la discussione riguardo il coordinamento stesso, coinvolgendo,
come già sottolineato, le realtà che
non erano presenti al tavolo.
A conclusione del tavolo si è sentita quindi
la necessità di rilanciare e continuare questa
discussione nei prossimi mesi, individuando una data
ed un luogo, preferibilmente nel centro Italia per
dare a tutti la possibilità di partecipare.
Uniti
siamo tutto divisi siam canaglia!
Realtà
intervenute: Francesco_coordinamento di cratere
- Michele_No Parking Fara - Augusto_Forum H20 Ombrina
- Enrico_No Gasaran - Elena_Stop Ttip - Davide_Spazio
Pueblo - Jambe_ No Tap - Savino_Collettivo AltreMenti
Sulmona - Giovanni_Usb Livorno - Diego_Usb/Ex Carcere
Livorno - Guido_Basta Veleni (No Tav, Mamme Volanti
Castenedolo) - Ezio_No Triv Lombardia - Oscar_EQual
Mantova - Elio_Off Topic Milano - Antonello_Prc Milano
- Gabriele_Prc Treviso - Giuseppe_Brigate Solidarieta
Attiva - Federica_Podere Casale Rosa Roma - Davide_Emidio
di Treviri - Luigi_Usb/Zona 22
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Il Tavolo Territorio, all’interno delle giornate
del controG7 sull’agricoltura di Bergamo, nasce
dalla necessità di creare un confronto tra
realtà che hanno fatto del territorio, e dell’organicità
ad esso, il proprio ambito di lotta.
La discussione è stata costruita intorno alla
necessità di superare le legittime opposizioni
ad un idea di territorio come luogo di profitto per
pochi a scapito del benessere, della salute, della
sicurezza e del reddito per tutti, riuscendo invece
a costruire e rilanciare collettivamente una proposta
diversa, che nasca dalle reali esigenze di chi la
terra la abita, la vive, la coltiva, la ama.
Le realtà intervenute hanno saputo ben integrarsi
tra loro, andando in continuità e riuscendo
ad aprire diversi stimoli di riflessione.
Realtà diverse tra loro sia per dimensione
(piccoli e grandi comitati) e per ambito di lavoro
(dal controllo popolare in emergenza al tema dei beni
comuni) sono riuscite a contaminarsi, conoscersi e
riflettere sulla necessità di darsi una progettualità
condivisa perché la vittoria di uno è
legata strettamente alla vittoria di tutti.
Le
tematiche emerse possono essere riassunte cosi:
Necessità
di conoscenza reciproca e condivisione: Le
diverse esperienze portate al tavolo sono spesso simili
tra loro per problematicità, storia, composizione.
Molte sono realtà piccole e difficilmente si
conoscono. Metterle in comunicazione significa dar
loro la possibilità di scambiarsi informazioni,
conoscenze ed esperienza, permettendo la nascita di
coordinamenti tra realtà che si occupano delle
stesse questioni e che, legandosi tra loro, possono
avere maggiore capacità di incidere rispetto
alle loro vertenzialità.
Altro elemento è la condivisione e la collettivizzazione
dei saperi e delle conoscenze (tecniche, politiche,
antropologiche, sociologiche) che, da patrimonio esclusivo
di una singola esperienza, diventano patrimonio collettivo
a disposizione di altre realtà.
Solidarietà
tra le lotte: Il tavolo si è aperto
con l’invito, da parte del coordinamento di
cratere del Popolo del Terremoto, ad esprimersi in
solidarietà alla loro lotta, dando cosi maggiore
risalto, visibilità e partecipazione alla mobilitazione
che si terrà il 21 ottobre a Roma. Il tema
della solidarietà diventa centrale se vogliamo
che la lotta di uno sia la lotta di tutti.
Gestione
popolare del territorio: il governo del territorio
è relegato quasi esclusivamente alle scelte
di una classe politica che agisce in nome degli interessi
del profitto e del mercato e non in nome della collettività.
Lo abbiamo visto durante le emergenze e le calamità
naturali, problemi che diventano più o meno
interessanti e che vengono affrontati a seconda del
grado di profitto che sono in grado di produrre, sia
economico che elettorale, e che comunque non vengono
mai gestiti in nome del reale interesse della collettività.
I trattati economici a livello europeo/globale inoltre
hanno fatto scippo della nostra democrazia e gli strumenti
democratici tradizionali (raccolte firme, referendum,
vertenze, ecc…) non riescono più ad avere
efficacia.
Diventa centrale quindi riconnettere la gestione del
territorio ai reali interessi di chi lo abita, la
gestione comune delle risorse, dell’amministrazione
partecipata delle nostre città, dei nostri
quartieri, ragionare in termini di comunalismo, di
progettazione partecipata dal basso.
Territorio
come risorsa alimentare: il consumo di suolo
è un fenomeno che, tra le tante conseguenze,
ha quella di ridurre le superfici coltivabili e quindi
quella di ridurre la capacità nazionale di
produzione di cibo. Ragionare di sovranità
alimentare significa contrastare prima di tutto il
consumo di suolo. Diventa significativo il lavoro
da fare fianco a fianco degli allevatori e agricoltori
sottoposti agli espropri.
Energie
rinnovabili: Il tema della politica energetica
nazionale è centrale se si vogliono contrastare
le opere infrastrutturali e di sfruttamento messe
in atto dai nostri governi. Rilanciare una nuova strategia,
improntata sull’uso delle rinnovabili, sull'efficienza
energetica, sul modello del decentramento comunitario,
sulla distribuzione equa dell’energia, significa
contrastare opere impattanti, migliorare la qualità
dell’ambiente e guardare realmente al futuro.
Proprio attorno alla questione energetica ruotano
attorno altre questioni riguardanti il modello industriale
imposto, come ad esempio la questione dei veicoli
elettrici, del trasporto pubblico, delle case popolari
efficienti energeticamente. Di fronte ad una crescente
povertà energetica delle famiglie (oltre 2
milioni di famiglie non hanno energia), bisogna invertire
la tendenza neoliberista di mercificazione dell'energia,
rivendicando invece l'energia come bene comune.
Trasporto
pubblico Il tema del trasporto pubblico
e della sua incentivazione è centrale nel miglioramento
della viabilità, la riduzione delle sostanze
inquinanti, la riduzione dell’uso delle energie
non rinnovabili, il contrasto ad opere infrastrutturali
inutili (parcheggi, strade, autostrade, ecc..)
Trasformazione
del clima: Le crescenti emergenze ambientali
che stanno attraversando il mondo (nevicate, incendi,
alluvioni, terremoti, siccità ecc…) impongono
una svolta radicale, non solo dei nostri sistemi di
produzione e consumo, ma anche nella gestione dei
nostri territori e delle sue risorse. Occorre rivedere
il modello di sviluppo neoliberista e ragionare su
un modello alternativo di progresso.
Messa
in sicurezza del territorio: Le scelte politiche
di chi governa i territori vanno nella direzione di
favorire e finanziare opere inutili e dannose per
la collettività ma molto vantaggiose per l’interesse
di pochi, il cui apporto occupazionale ed economico
non ne giustifica la realizzazione.
Al tempo stesso assistiamo ad un crescente degrado
del territorio, tra alluvioni, frane ed incendi, infrastrutture
pericolanti che necessitano di opere di manutenzione,
edilizia pubblica fatiscente, aree del paese lasciate
in totale abbandono, tagli al personale dei VVDF
Se le risorse impiegate per le grandi opere venissero
impiegate per opere di risanamento, ristrutturazione,
messa in sicurezza, avremmo un territorio più
sicuro e dignitoso per chi lo abita e capace di reggere
le sfide imposte dalle mutazioni climatiche in corso.
La messa in sicurezza del territorio, se attuata con
piccoli interventi diffusi e sotto il diretto controllo
popolare, è anche interessante dal punto di
vista occupazionale, vista l’enormità
dei lavori necessari per completarla.
Gestione
pubblica delle emegenze: di fronte alla privatizzazione
delle risorse e dei mezzi di soccorso si crea il controsenso
per cui il privato guadagna in base alle emergenze
e ha tutto l’interesse affinchè queste
non finiscano. L’esempio dei Canadair e del
costo enorme da parte dello Stato per “affittarli”
è inoltre un ulteriore esempio dello spreco
di risorse pubbliche da parte dello Stato.
Necessità
pratiche sociali: Come dimostrato dagli interventi
popolari durante gli incendi, nevicate, alluvioni
e terremoti, le pratiche sociali sono uno strumento
necessario per ricostruire il collante tra le lotte
e il Popolo, in grado di produrre legittimità
sui territori da spendere poi per iniziare percorsi
di lotta collettivi. Le parole, da sole, per quanto
portatrici di verità, non sono più in
grado di mobilitare le popolazioni se non collegate
ai fatti e alle azioni. Il Fare, l’azione e
le pratiche legittimano le parole e i discorsi.
Territorio
bene comune: Il territorio è un bene
comune, una proprietà collettiva da gestire
nel nome dell’interesse di tutti. Cementificazione,
inquinamento e sfruttamento vanno nella direzione
contraria rispetto a questa considerazione.
Territorio
come sistema fisico circolare: Considerare
il territorio unicamente come “suolo”
è limitante. Il Territorio è un sistema
complesso costituito da più elementi come il
suolo, il sottosuolo, l’acqua e l’aria.
Territorio
come sistema sociale: Il territorio è
luogo di identità, luogo politico, luogo sociale.
Di fronte ad un identità territoriale “di
sangue” che si basa sull’esclusione, dobbiamo
rispondere con un identità territoriale in
grado di essere inclusiva e costruttiva.
Utilità
dei gruppi di studio: i gruppi di studio,
che coinvolgono diverse figure e competenze, sono
in grado di produrre studi e analisi scientifiche
da mettere poi a disposizione delle lotte. La simbiosi
tra ricerca e lotta permette di smontare le narrazioni
egemoniche che vedono le grandi opere e i progetti
impattanti sui territori come necessari. Permette
inoltre di acquisire maggiori conoscenze rispetto
alle specificità fisiche, sociali, antropologiche
e politiche dei territori stessi che possono essere
condivise e messe a disposizione di tutti e diventare
patrimonio collettivo.
Necessità
di un coordinamento: Le testimonianze presenti
al tavolo hanno un denominatore comune: quello di
resistere alle logiche di chi vede nel territorio
un luogo di profitto e di sfruttamento.
In una fase storica dove l’aggressione del capitale
è più forte ed efficace nasce l’urgenza
di confederare le lotte dei territori, perché
la lotta di uno sia la lotta di tutti, e perché
la vittoria di uno è strettamente legata alla
vittoria di tutti.
L’elemento e il tema collettivo di unione potrebbe
essere “l’unica grande opera è
la messa in sicurezza del territorio”, in grado
di essere declinato in base alle specificità,
alle necessità e alle problematicità
dei diversi territori.
Gli strumenti di lotta che potrebbero essere adottati
sono invece tanti (decreto VIA, vertenze collettive,
ecc..)
La discussione ha aperto diverse criticità,
visti anche i fallimenti dei precedenti tentativi
di coordinamenti nazionali, tra cui quella che, ragionare
in termini collettivi, significa necessariamente sacrificare
una parte delle energie dedicate alla singola lotta.
Altra considerazione è che prima di parlare
di coordinamento, che per ora è rimasto uno
stimolo di discussione, è necessario coinvolgere
realtà e comitati che al tavolo non erano presenti
ma il cui apporto e coinvolgimento è fondamentale.
Per
ora i contatti dei partecipanti al tavolo sono stati
raccolti in una chat WhatsApp, utilizzata per condividere
il report e la foto di gruppo finale del tavolo sotto
lo striscione “l’unica grande opera è
la messa in sicurezza del territorio”, scattata
in solidarietà al Popolo del Terremoto.
La chat whatsapp è palesemente uno strumento
inadeguato per discutere e condividere riflessioni
ed informazioni. Prima però di creare strumenti
di coordinamento è necessario approfondire
la discussione riguardo il coordinamento stesso, coinvolgendo,
come già sottolineato, le realtà che
non erano presenti al tavolo.
A conclusione del tavolo si è sentita quindi
la necessità di rilanciare e continuare questa
discussione nei prossimi mesi, individuando una data
ed un luogo, preferibilmente nel centro Italia per
dare a tutti la possibilità di partecipare.
Uniti
siamo tutto divisi siam canaglia!
Realtà
intervenute: Francesco_coordinamento di cratere
- Michele_No Parking Fara - Augusto_Forum H20 Ombrina
- Enrico_No Gasaran - Elena_Stop Ttip - Davide_Spazio
Pueblo - Jambe_ No Tap - Savino_Collettivo AltreMenti
Sulmona - Giovanni_Usb Livorno - Diego_Usb/Ex Carcere
Livorno - Guido_Basta Veleni (No Tav, Mamme Volanti
Castenedolo) - Ezio_No Triv Lombardia - Oscar_EQual
Mantova - Elio_Off Topic Milano - Antonello_Prc Milano
- Gabriele_Prc Treviso - Giuseppe_Brigate Solidarieta
Attiva - Federica_Podere Casale Rosa Roma - Davide_Emidio
di Treviri - Luigi_Usb/Zona 22
Le
nostre precedenti info: qui
|
(BERGAMO
14-15.10.17) LA NOSTRA ALTERNATIVA
ALL'IPOCRISIA DELLA "CARTA DI BERGAMO" DEI
G7
Documento
di chiusura del Forum sociale (pdf)
Gli
altri documenti
Agricoltura:
qui
Territorio: qui
Mutualismo: qui
Montagna: qui
Lavoro: qui

Noi e il G7
Nei
giorni 14 e 15 ottobre 2017 si sono incontrati a Bergamo
i delegati di oltre 150 tra movimenti, associazioni,
comitati, reti, Gas, Gap, sindacati, forze politiche,
che lavorano sui temi dell'agricoltura e della sovranità
alimentare, della difesa del territorio, del mutualismo,
dell'autorganizzazione, della lotta per l'occupazione
e contro la precarietà e il lavoro nero. Ancora
una volta i 7 grandi della terra negli stessi giorni
hanno occupato la nostra terra per sottoporci una
passerella politica distante anni luce dalle reali
questioni, dai bisogni, dai contenuti e dalle istanze
di chi quotidianamente vive le pesanti ricadute delle
loro scelte, dei loro programmi, della loro propaganda.
Le proposte emerse dal G7 sono le stesse che hanno
generato e approfondito la crisi negli ultimi 20 anni:
mercificazione del cibo, finanziarizzazione, concentrazione
del mercato tra grande industria e grande distribuzione.
Per giustificarle hanno ostentato propagandisticamente
le parole-chiave della nostra agenda politica come
sostenibilità, ecologia, lotta alla fame, diritto
al cibo, senza tradurle, però, in azioni politiche
concrete e risorse adeguate per tradurle in pratica.
Nel mondo soffrono cronicamente la fame, secondo la
Fao, 815 milioni tra uomini, donne e i loro figli,
38 milioni in più rispetto allo scorso anno:
come se un paese delle dimensioni del Canada fosse
precipitato in soli 365 giorni nella disperazione.
Che le politiche dei governi dominanti siano sbagliate
lo dimostra il fatto che nel 2017 il numero degli
affamati torna a crescere a fronte del fatto che oltre
un terzo della produzione agroalimentare vada sprecata
e 2 miliardi di persone siano cronicamente obese.
In tutti questi anni i cosiddetti “grandi della
terra” non hanno mai voluto affrontare e sciogliere
i nodi veri della crisi, tra i quali la redistribuzione
sociale delle ricchezze e delle risorse; la soppressione
dei diritti; la privatizzazione dei beni comuni; la
sicurezza alimentare; le condizioni di lavoro di milioni
di agricoltori.
La partecipazione alla due giorni di Forum alternativo,
di confronto e di lotta, è stata indispensabile
per costruire consapevolezza e rimettere al centro
del dibattito politico questioni centrali come: la
proposta di legge per l’agricoltura contadina;
la campagna per la sovranità alimentare e i
diritti contadini, l’innovazione sociale e culturale
in agricoltura; il diritto ad un cibo sano e di qualità;
la contrarietà agli OGM e agli New Breeding
Techniques, o nuove tecniche di manipolazione genetica;
come intervenire a cambiare le distorte politiche
dei governi nazionali e della Politica agricola comune
europea, e fermare la liberalizzazione selvaggia dei
mercati in corso con accordi come il CETA, in TTIP,
il nuovo NAFTA e la tornata di negoziati dell’Organizzazione
mondiale del commercio che culminerà nel vertice
ministeriale del 10 dicembre a Buenos Aires, per promuovere
la centralità delle relazioni umane e sociali
e della promozione dei diritti umani anche in vista
di un momento simbolicamente importante quale la Giornata
mondiale per la sovranità alimentare che si
celebra il 16 ottobre.
L'attacco
neoliberista ai beni comuni e al cibo sano per tutti
Il
sistematico attacco ai beni comuni, attraverso la
loro finanziarizzazione e mercificazione, non è
un incidente di percorso o un semplice tentativo da
parte dei poteri finanziari di aumentare i loro profitti.
Si tratta piuttosto di una strategia consapevole,
messa in campo da chi continua a proporre un modello
economico-sociale insostenibile che rimane fondato
sull’idea di una crescita infinita di produzione
e consumi.
Di fronte a una crisi sistemica del modello neoliberista,
i grandi del pianeta insistono però nel rilanciare
l’idea di una società basata sul concetto
di quella gioiosa “competizione globale”
che dovrebbe garantire benessere a tutti, ma che ha
come unico risultato quello di provocare un peggioramento
delle condizioni di vita degli uomini e delle donne
che abitano il pianeta.
Questa progressiva erosione della sfera dei diritti
viene portata avanti attraverso le politiche di austerity,
la trappola ideologica del debito pubblico e la riduzione
degli spazi di democrazia a qualsiasi livello, con
l’obiettivo di forzare l’immissione sul
mercato di qualsiasi patrimonio collettivo.
Le vittime di questo processo di espropriazione dei
beni comuni del pianeta sono le donne e gli uomini
che lo abitano, che si vedono sottrarre diritti come
l’accesso all’acqua, il governo del territorio,
la tutela della qualità del cibo e l’adozione
di modelli di produzione ecologicamente orientati.
L’alternativa a questo progetto richiede un
ribaltamento di paradigma, che metta alla base il
concetto di bene comune, a partire dal cibo. Lo sviluppo
dell’alternativa richiede di sviluppare la consapevolezza,
però, che l’apertura e il mantenimento
delle vertenze e campagne a difesa dei beni comuni
è condizione necessaria, ma non sufficiente,
per la loro tutela. È indispensabile, infatti,
andare oltre la logica della semplice difesa per lavorare
sulla costruzione di alternative (teoriche e pratiche)
che consentano di disegnare i contorni di un modello
di società collettivo e partecipato.
La
liberalizzazione commerciale come strumento per premiare
i più forti
L’Unione
europea chiama “diplomazia economica”
quei negoziati di liberalizzazione commerciale come
CETA, TTIP, gli altri oltre 100 negoziati bilaterali
in corso e quelli portati avanti all’interno
dell’Organizzazione mondiale del commercio con
i quali, sostiene, si possano favorire crescita e
occupazione in Europa e diventare più efficienti
nel perseguire i nostri interessi economici all'estero.
E’ l’agenzia delle Nazioni Unite che si
occuopa di commercio e sviluppo che, però,
nel rapporto 2017 a constatare che ““in
netto contrasto con le ambizioni dell'Agenda 2030
per lo sviluppo sostenibile, l'economia mondiale rimane
sbilanciata in modi che non solo sono impedienti,
ma anche destabilizzanti e pericolosi per la salute
politica, sociale e ambientale del pianeta. Anche
quando la crescita economica è stata possibile,
sia attraverso picchi di consumo interno, un boom
immobiliare o di esportazioni, i guadagni sono stati
sproporzionalmente ripartiti tra pochi privilegiati”.
Oltre vent’anni di globalizzazione, ammette
la stessa Wto, hanno progressivamente paralizzato
anche il commercio mondiale “perché altamente
concentrato”.
Nel Report statistico 2017, infatti, l’Organizzazione
spiega che “i primi dieci esportatori rappresentano
più della metà del commercio mondiale.
Le economie in via di sviluppo stanno aumentando la
loro partecipazione: la loro quota del commercio mondiale
di merci è salita al 41 per cento mentre per
i servizi commerciali al 36 per cento. Tuttavia la
quota dei paesi meno sviluppati (LDC) nelle esportazioni
di merci e servizi commerciali nel mondo sono ancora
troppo basse per poter parlare davvero di mercato
globale: siamo a meno dell’1%”. A che
cosa servono, allora, i negoziati commerciali in corso?
A mettere in discussione, come ostacoli al commercio,
la promozione di quei diritti delle persone, dei territori
e dell’ambiente, gli standard di qualità
dei prodotti e dei servizi, che si traducono in costi
per le grandi aziende. Il mercato che stanno delineando
è costruito intorno a pochi grandi gruppi che
assorbono le risorse di tutti per produrre eccellenze
a portata di pochi, e un’eccedenza di prodotti
e servizi scadenti per masse sempre più impoverite
e prove di strumenti democratici e condivisi di reazione.
Il
neocoloniasmo attraverso il “land grabbing”
e gli EPA
Per
parlare della situazione in Africa, negli ultimi anni
in Italia quando si discute di immigrazione è
ricorrente l’affermazione “Aiutiamoli
a casa loro” ma quello che i nostri governi
e le istituzioni internazionali fanno è esattamente
l’opposto: attraverso gli accordi commerciali,
ad esempio gli EPA, gli Economic Partnership Agreements
con le ex colonie di Africa, Caraibi e Pacifico, l’UE,
con il pieno sostegno della Wto, ha condotto un durissimo
attacco all’ agricoltura africana a vantaggio
delle esportazioni delle grandi aziende globalizzate
dell’agrobusiness, nascosto dalla richiesta
di abbattere le barriere protezionistiche e di modificare
i preesistenti accordi.
Il risultato è che nei mercati africani, da
Nairobi al Senegal, spesso è più facile
trovare prodotti provenienti dai Paesi europei che
quelli interni. Negli ultimi 20 anni, poi, si è
aggiunto il fenomeno del “Land Grabbing”
, ossia dell’acquisto di immense distese di
terra in Africa, e non solo, da parte di multinazionali
e di Stati, spesso nascoste dietro un primo acquirente
locale per aggirare, con la complicità dei
poteri locali, la legislazione. Le terre acquistate
vengono destinate a produzioni non finalizzate all’alimentazione,
ad es. biocombustibili, o a produzioni di monoculture.
Ne consegue: abbandono delle terre, migrazioni, mancanza
di cibo per un’alimentazione sostenibile. Un
fenomeno ormai presente anche in Europa.
Quale
cibo deve nutrire l'umanità e rigenerare la
terra
L’attuale
agricoltura industriale, a partire dalla cosiddetta
“Rivoluzione Verde”, ha favorito un sistema
produttivo lineare (a differenza del sistema produttivo
naturale che è circolare), ad alto input di
energia fossile (si pensi ai fertilizzanti di sintesi,
ai pesticidi, ai grandi trattori, all’irrigazione
e ai lunghi trasporti di sementi e di prodotti agricoli),
con drastica riduzione della biodiversità agricola
(poche sementi ibride o addirittura OGM): in breve
l’agricoltura è diventata insostenibile
e responsabili di gravi impatti ambientali.
Questa agricoltura ha aumentato le produzioni totali
di cereali e in genere di cibo, ma con forti consumi
di prodotti petroliferi (da 2 a 10 calorie fossili
per ogni caloria di cibo) e di acqua (da 200 litri
d’acqua per ogni kg di cibo vegetale, fino a
molte migliaia di litri per ogni Kg di carne). Inoltre,
a causa della globalizzazione, questo incremento di
cibo non è andato a sfamare i poveri del Pianeta,
ma a incrementare i consumi, soprattutto di prodotti
di origine animale, dei paesi più ricchi.
Dal 1960, quando ha incominciato a diffondersi la
rivoluzione verde, la produzione di cereali nel mondo
è aumentata di 3 volte, mentre la popolazione
mondiale è cresciuta poco più di 2 volte,
e la disponibilità di alimenti per persona
è cresciuta del 24%. Ma nel 1960 si stimava
che - in tutto il mondo - ci fossero 800 milioni di
persone che soffrivano la fame, mentre nel 2016 sono
rimasti 815 milioni, secondo i dati della FAO, con
oscillazioni in rapporto alle varie crisi economiche.
Per questi consumi di energia fossile e per la grande
quantità di animali allevati l’agricoltura
industriale è anche causa rilevante dei cambiamenti
climatici, ma ne subisce pesanti conseguenze. Un cambiamento
del clima con incrementi di temperatura superiori
ai 2°C entro i prossimi 20 anni porterebbe ad
effetti estremi e contraddittori, come siccità
ed alluvioni, sempre più frequenti, rendendo
sempre meno produttiva l’agricoltura, che, a
sua volta, utilizzando sempre più energia fossile
per contrastare le avversità (pesticidi, fertilizzanti,
irrigazione, ecc.) e favorendo allevamenti intensivi
ad alta emissione di CO2 e di metano, contribuirebbe
in maniera sempre maggiore, in una spirale perversa,
a favorire l’effetto serra.
Di fronte a questi limiti dell’agricoltura,
le multinazionali agro-chimico-sementiere, che avevano
imposto la rivoluzione verde, hanno proposto l’agricoltura
transgenica, che impiega gli OGM, ma tale metodo di
trasformazione delle piante non è esente da
rischi per l’ambiente e la salute. Anche l’agricoltura
transgenica dipende dal petrolio e impiega massicciamente
pesticidi: oltre l’80% delle piante transgeniche
sono rese resistenti ad un diserbante (il più
comune è il Roundup della Monsanto, che contiene
glifosate, sospetto cancerogeno). Inoltre le multinazionali
si stanno appropriando, grazie alle loro tecnologie
e alle norme sui brevetti transgenici, del patrimonio
genetico di molte piante.
Per superare questa situazione occorre un’agricoltura
totalmente nuova, a minor input di energia e di materia,
che ripristini una logica circolare inserendosi armoniosamente
nei cicli biogeochimici naturali. Ma, di fronte ai
cambiamenti climatici, occorre anche immaginare nuove
sementi adatte alle nuove condizioni ambientali, sementi
ottenute grazie al recupero delle varietà storiche,
come punto di partenza per nuovi incroci, fatti non
dalle multinazionali delle sementi, ma dagli stessi
agricoltori (selezione partecipata).
Verso
una nuova economia agroecologica
Una
nuova economia agricola, ecologica, può assicurare
un reddito dignitoso, un lavoro soddisfacente, la
sperimentazione di nuove forme di convivenza sociale
e un rapporto consapevole con l’ambiente di
vita. Si tratta di una trasformazione legata sia ai
prodotti che ai produttori del territorio e dimensionata
ad essi, a servizio degli agricoltori e dei cittadini
e volta a limitare gli sprechi materiali ed energetici.
Un altro mondo è ancora possibile e dobbiamo
praticare l'obiettivo in concreto.
Dobbiamo sperimentare forme di unificazione di produzione
e consumo realizzando compiutamente la coproduzione
ed un'alleanza strutturata tra piccola agricoltura
contadina e consumatori consapevoli (le CSA costituiscono
una strada da perseguire praticata a livello internazionale).
Dobbiamo altresì sperimentare forme avanzate
di autoproduzione. Dobbiamo alludere in concreto a
nuovi rapporti sociali.
Continuiamo la lotta per riprendere definitivamente
con il controllo del nostro cibo e l'impunità
delle società transnazionali. Solleviamo la
bandiera della sovranità alimentare e l'urgenza
della riforma agraria popolare basata su una produzione
agroecologica per garantire un cibo sano e dignitoso
per le persone, con l'obiettivo di rafforzare il coordinamento
e la convergenza delle lotte nel quadro della sovranità
alimentare come base per il cambiamento.
Proseguiamo
il lavoro e la lotta
Non
rincorriamo gli eventi che ci impone il sistema, costruiamo
i nostri.
La forza della Rete che ha costruito questo Forum
alternativa è stata quella di cogliere il pretesto
del G/ agricolo ufficiale per costruire un percorso
tutto dal basso, di rete, di movimento, di confederalità
di pratiche che hanno gettato le basi di una progettualità
futura alla due giorni, sia per il territorio di Bergamo,
sia per un nuovo processo che da qui può nascere
a Bergamo e in Italia, in solidarietà con i
movimenti sociali e contadini europei e globali. In
questi mesi verso Bergamo hanno lavorato insieme realtà
molto diverse tra loro, che hanno però trovato,
a partire dalla critica all’agrobusiness, un
percorso comune che ha toccato tutti i punti dell’alternativa
al sistema neoliberista.
Tutta la nostra riflessione ha fatto capo al concetto
di sovranità alimentare, da qui l’idea
che centrale sia l’autodeterminazione dei popoli,
il diritto a scegliere le proprie politiche agricole
e da lì abbiamo declinato sul diritto in generale
di tutti i popoli alla vita contro la politica della
morte.
Abbiamo incrociato i movimenti contadini, abbiamo
incrociato le buon pratiche virtuose in atto, dai
gas, alle reti solidali per la difesa di un’agricoltura
a presidio del territorio, i gap, le comunità
di supporto all’agricoltura che mettono in discussione
il mercato a partire dall’agricoltura contadina
orientandosi al cambiamento sociale, abbiamo incrociato
le campagne che lavorano per fermare gli strumenti
politici delle liberalizzazioni commerciali creando
lo spazio politico per le alternative quali le pratiche
di autoproduzione e le pratiche di autorganizzazione
popolare legate alla questione del cibo, come le cucine
mutualistiche o gli orti sociali. Abbiamo cercato
di rendere evidente come il tema del cibo buono e
pulito si intersecasse con il tema della crisi economica
e quindi della difficoltà dell’accesso
al cibo e quindi ancora una volta la necessità
di unire le pratiche, orientarle al cambiamento sociale
e abbiamo individuato che in queste stesse pratiche
è in nuce l’alternativa al sistema.
Questo è stato il filo conduttore di questa
due giorni; non siamo sussumibili perché le
pratiche che mettiamo in atto non sono complementari
al sistema: sono varchi che abbiamo aperto che dimostrano
che l’alternativa è praticabile.
Abbiamo incontrato il grande tema della difesa del
nostro territorio italiano, abbiamo incontrato le
bsa che con sforzo di generosità e solidarietà
sono intervenute nelle zone terremotate, ma che non
si sono limitate all’emergenza, si sono fatte
promotrici di un idea generale di tutela del territorio
e di salvaguardia di questo bene comune senza il quale
non ci può essere il diritto del popolo a decidere….
e con le bsa i no tav, i no tap, i no gasaran, no
parking fara…che strenuamente si battono per
denunciare gli scempi del territorio.
Abbiamo quindi parlato di partecipazione democratica
alle scelte e della necessità di condurre una
battaglia accesa contro la finanziarizzazione e alla
mercificazione e al ripensare alla gestione collettiva
e partecipata di questi beni, in primis il cibo e
la terra.
Crediamo che la Rete abbia anche il merito di aver
intrapreso anche un percorso su più livelli,
da quello politico a quello culturale e sociale; interessante
è l’analisi uscita in questi mesi di
un’alleanza indispensabile tra il mondo contadino
sotto ricatto delle briciole dei finanziamenti europei
e il mondo di noi cittadini consumatori, che abbiamo
in mano la rivoluzionaria arma di scegliere cosa mangiare,
un incontro che può essere rivoluzionario a
partire dallo scardinare i meccanismi economici fino
ad un’alternativa di relazioni umane diverse.
Vogliamo ricostruire una società da una politica
che riparte dai bisogni negati, il cibo, la salute,
la terra, la casa e il lavoro, la dignità del
lavoro.
Viviamo una fase di resistenza, ma una prospettiva
di speranza sta rinascendo e l’obbiettivo che
vogliamo condividere dopo Bergamo, è costruire
con generosità, umiltà, sacrificio,
militanza, una elaborazione politica alternativa che
riconosca e connetta le pratiche e gli obiettivi specifici
di ciascun soggetto in campo e di quelli nuovi che
si affacceranno in percorsi comuni che, senza mettere
in discussione le specificità, condividano
strategie e interventi e si diano ambiti e momenti
di confronto comuni che alimentino progettualità
concrete.
Assumendo lo slogan dei movimenti agricoli de La via
campesina, dopo Bergamo, globalizziamo la lotta, globalizziamo
la speranza. (Bergamo, Edonè, 15.10.17)
|
(07.10.17)Bergamo.
Incontro del Coordinamento nazionale
- R@p Rete per l'autorganizzazione popolare
*
Sabato 7 ottobre, ore 10.00
- 16.00, presso Unione Inquilini, in via Borgo Palazzo
84/g a Bergamo
Molti
di noi a Bergamo stanno sperimentando da anni pratiche
di mutualismo e di autorganizzazione come risposta
alla crisi generata dall’attacco capitalista
e abbiamo contribuito, con gli sportelli dell'Unione
Inquilini, con i Gruppi Acquisto Popolare e i mercatini
mensili dei vestiti usati, a far crescere forme di
resistenza sociale di base.
Dobbiamo rilanciare queste pratiche, perché
si rende necessario dare una nuova risposta complessiva
ai bisogni delle persone che si vedono negate ogni
diritto: la casa, la scuola, il lavoro, il cibo.
Durante il G7 a Bergamo, all’interno della due
giorni di Forum alternativo, si terrà
il "Tavolo
mutualismo" che vedrà realtà
provenienti da tutta Italia per ragionare insieme
di una prospettiva di confederalità sociale
che possa rilanciare quelle pratiche a partire dalla
costruzione di reti unitarie e che possano dare una
risposta più complessiva ai bisogni negati
e un’elaborazione di un’alternativa di
sistema.
Questi i temi di sabato a partire dalle ore 10.00:
-
la
confederalità sociale e le sue prospettivecon
tutti i nodi della rete nazionale
-
il
contributo della R@p al Tavolo Mutualismo del 14
ottobre al Forum alternativo
-
le
prospettive locali dopo la mobilitazione alternativa
al G7
NB:
il pranzo sarà condiviso nella sede di Unione
Inquilini. Sarà gradito se ognuno porterà
qualcosa... (06.10.17, per info tel. 3397728683
- Fabio Cochis)
Le
nostre precedenti info: qui
|
(14-15.10.17)
BERGAMO. FORUM ALTERNATIVO AL
G7 DEI PADRONI DELLA TERRA E DEL CIBO. IL PROGRAMMA
NO,
NOI NON CI STIAMO E COSTRUIAMO L'ALTERNATIVA!
Non siamo sussumibili né in questi
giorni del G7 a Bergamo né mai!
Il
messaggio che vogliamo dare forte e chiaro è
che il modello proposto dal g7 in corso e quello agroecologico
basato sulla Sovranità Alimentare non sono
compatibili, non possono convivere.
Vogliamo affermare l’ALTERNATIVITA' dei percorsi
agroecologici a quello egemone e, riprendendo dalle
parole di Gesualdi: per cambiare radicalmente l’agricoltura
e l’economia non bastano nuovi stili di vita,
occorre progettare e praticare insieme un’alternativa
di società.
Questo stiamo facendo e questo sarà l’impegno
il 14/15 ottobre. Abbiamo pensato a plenarie e a cinque
tavoli di lavoro (tavolo agricoltura, tavolo lavoro
contro il caporalato, tavolo territorio e beni comuni,
tavolo mutualismo e confederalità sociale,
tavolo montagna) la cui elaborazione è stata
costruita in questi mesi dalle decine di realtà
che hanno aderito. Alla fine, ne uscirà una
elaborazione da cui ripartire subito sui territori,
per un’altra agricoltura possibile e per una
confederalità sociale attraverso pratiche solidali
e mutualistiche su tutti i fronti: dalla lotta al
caporalato anche nelle campagne orobiche, alle mobilitazioni
contro il consumo del territorio, alla costruzione
di pratiche di autoproduzione che incontrino l’esigenza
di sostegno al reddito di tante fasce di popolazione
a cui è negata l’accessibilità
al cibo.
Teniamo a ribadire che tutto il percorso della Rete
bergamasca per l’alternativa al G7 è
opera di attivisti e cittadini che hanno messo tempo,
sacrificio e parte della vita per questo progetto
e, di fronte alle spese assurde sostenute dall’amministrazione
per il G7, noi opponiamo le nostre modalità
di autofinanziamento solidale e partecipato.
INVITIAMO LA CITTADINANZA a venire all’Edonè
per scoprire chi siamo e cosa diciamo. Riguarda tutti:
riguarda la tutela dell’ambiente in cui facciamo
crescere i nostri figli e in cui si produce il cibo
che diamo loro; riguarda noi del Nord del mondo; riguarda
i popoli del Sud, che con le politiche sottese al
summit del G7 in Città Alta vedranno la loro
condizione di vita ulteriormente aggravate fino ad
essere costrette – con lo sfruttamento delle
loro terre - a migrare nei nostri paesi ricchi, fermo
restando che poi li vogliamo bloccare in mezzo ai
mari perché “dobbiamo aiutarli a casa
loro”.
Vi aspettiamo sabato e domenica mattina al Forum Alternativo
e domenica pomeriggio alle 14.00 in piazza, a partire
dalla stazione, per manifestare pacificamente, ma
dicendo a gran voce, no noi non ci stiamo e vogliamo
costruire l’alternativa. (Bergamo,
03.10.17, Rete Bergamasca per l’alternativa
al G7)
...
*
Bergamo, sabato 14 e domenica 15 ottobre 2017,
Spazio Giovani
Edonè, Parco Sud di Redona, Via
A. Gemelli 17
Sabato
14 ottobre
Ore
9.00, accoglienza;
Ore 9.30, assemblea
plenaria; ore 14.30, tavoli di
lavoro:
- AGRICOLTURA.
Dalle buone prassi all'elaborazione politica di un "pensiero
grande" (qui)
-
MUTUALISMO.
Confederare le pratiche sociali contro la crisi.
Costruire il mutualismo del futuro (qui)
-
MONTAGNA.
Dove la terra accarezza il cielo: l'agricoltura
di montagna (qui)
-
LAVORO.
Gli sfruttati della terra: estendiamo da sud a nord
la lotta al caporalato (qui)
-
TERRITORIO
E BENI COMUNI. La sola grande opera necessaria: la messa
in sicurezza del territorio (qui)
Ore
20.45. "Senza
Sankara", spettacolo teatrale di Piccoli
Idilli, c/o Teatro Qoelet, Via
Leone XIII 22, Bergamo-Redona
Domenica
15 ottobre
Ore
9.00. Colazione sociale. Ore 9.15: assemblea plenaria
di chiusura
Ore
14.00. MANIFESTAZIONE
con corteo per le vie di Bergamo. Concentramento
Piazzale
della Stazione e arrivo c/o Edonè
Ore
18.30. Concerto con BG'S TEAM + STOMA
EMSI IBWIT e tanti altri (c/o Edonè)
Durante
la due giorni del forum: mercati agricoli / musica / associazioni
/ socialità / buon cibo.
DEPLIANT:
fronte - retro
Info:
Roberta tel. 3405841595 - Andrea tel. 3495120487 - Fb: Retealternativag7
- Mail: alternativag7bg@gmail.com
IBAN
PER SOSTENERE LA RETE: IT 35 A 05018 11100 000000249624
C/C
BANCA ETICA
RETE
BERGAMASCA PER L'ALTERNATIVA AL G7: Acli Terra Lombardia
- Alternainsieme San Paolo d'Argon - Altrementi Valle
Peligna - Asia BergamoAssociazione Gaia animali e ambiente
- Associazione Animante Bergamo - Associazione Gli Armadilli
- Barrio Campagnola - Bgreport.org - Brigate Solidarietà
Attiva Bergamo - Campagne in lotta - Cascina Mondeggi
- Cittadinanza sostenibile Bergamo - Clash City Workers
Bergamo - Comitato "I Bastioni di Orione" Possibile
Bergamo - Collettivo politico di Alzano Lombardo - Comitato
di lotta per la casa Bergamo - Comitato Seriate per Tutti
- Comitato Stop Ttip Milano - Cooperativa sociale Amandla
- Cooperativa Il Sole e la Terra - C.s.a. Pacì
Paciana - Desr Distretto Rurale di Economia Solidale (Parco
agricolo sud Milano) - Ex OPG Occupato Je so' pazzo Napoli
- Ex Canapificio di Caserta - Fini terrae - Gap Gruppo
di Acquisto Popolare Bergamo - Gas Caracol Franciacorta
(Bs) - Gas di Baggio (Mi) - Intergas Bassa Val Seriana
(GAS Torre Ranica, Pan GAS, Quater GAS) - Laboratorio
Permacultura Temperata Bergamo - Magazzino 47 Brescia
- No Gasaran Sergnano Crema - No Parking Fara Bergamo
- No Tangenziale Milano - No Tav Brescia - No Trip - Rifondazione
Comunista Federazioni di Bergamo e Brescia, Comitato regionale
lombardo - Radio Vosto - RiMake Milano - RiMaflow Trezzano
sul Naviglio (Mi) - Sindacato Generale di Base SGB Bergamo
- Sinistra Anticapitalista Circolo "Guido Puletti"
Brescia - Sinistra Italiana Bergamo - Sos Rosarno - Spazio
Pueblo - Spazio sociale La Boje! Mantova - Unione Inquilini
Bergamo - Unione Sindacale di Base USB Puglia. E inoltre:
Ari Associazione Rurale Italiana - Attac Italia - Bilanci
di Giustizia rete nazionale - Comitato Stop Ttip Italia
- Deafal (ong) - Fuorimercato - Il sindacato è
un'altra cosa/Cgil - Sinistra Anticapitalista - Partito
della Rifondazione Comunista - R@p Rete per l'autorganizzazione
popolare - Terra Nuova - Woof Italia - Unione Inquilini
Le
nostre precedenti info: qui
|
(28.09.17)
Valcavallina. Se non ce la fai
più a pagare l'affitto di casa, c'è
un bando del Consorzio Servizi per evitare lo sfratto

E'
uscito in questi giorni e fino al 22 dicembre 2017
coloro che stanno incorrendo nella morosità
incolpevole, cioè hanno saltato qualche rata
dell'affitto di casa perché in difficoltà
lavorativa, e hanno un Isee inferiore ai 15.000 euro
potranno avere un contributo "fino a 1.500
euro ad alloggio/contratto" oppure "fino
a 2.500 euro nel caso di disponibilità del
proprietario a modificare il canone in 'concordato'
o a rinegoziare a canone più basso".
L'obiettivo
del bando è quello di prevenire le procedure
di sfratto e per questo si mettono a disposizione
30.246 euro in totale; si tratta di briciole, ma è
bene non farsele scappare.
Pertanto
invitiamo tutte le famiglie in difficoltà con
l'affitto di casa nei comuni che fanno capo al Consorzio
della Valcavallina a rivolgersi al Consorzio stesso,
tel. 035944904. Le domande si presentano alla
sede di via Fratelli Calvi 1 (Centro Zelinda) a Trescore
Balenario entro il 22 dicembre 2017.
Il
BANDO integrale, a cui si rimanda, si può scaricare
QUI
*
A disposizione degli interessati vi è anche
lo Sportello Sociale del sindacato
Unione Inquilini, tutti i
martedì dalle ore 18.30 alle ore 20.00,
a Borgo di Terzo presso la sede di
Rifondazione Comunista in via Rivolta 1
(scalinata di fronte alla farmacia - tel. 3389759975
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
|
(24.09.17)Bergamo.
Sfratti. Madre e due figli minori
buttati fuori casa in modo disumano. Unioni Inquilini
chiede incontro con il Prefetto
E'
successo lunedì scorso nel quartiere Colognola
(Piazzale della Scienza). La famiglia non era a conoscenza
del preavviso di sgombero, mentre il padre, disoccupato,
si trovava all'estero in cerca di occupazione.
L'ufficiale giudiziario e le forze dell'ordine, fatte
intervenire per eseguire lo sgombero, non hanno consentito
alcuna proroga, malgrado la disponibilità della
proprietà a concedere 15 giorni, e hanno fatto
uscire dall'appartamento la madre e i due figli minori,
di cui uno da poco operato e ingessato ad entrambe
le gambe, senza nemmeno consentire di recuperare i
materiali della scuola. (Si rimanda alla lettera del
padre riportata da Bergamonews.it del 24.09.17)
E' stata un'operazione di sgombero insensata e disumana,
secondo modalità spicce e brutali che almeno
nella città di Bergamo – grazie anche
alla vigilanza di un significativo movimento per il
diritto alla casa – non si verificavano da diverso
tempo.
Unione Inquilini, informata dalla famiglia stessa
a sgombero avvenuto, si è attivata presso i
Servizi sociali del Comune di Bergamo che si sono
impegnati a trovare un alloggio di emergenza.
“Siamo stupiti e sconcertati dal fatto che sia
stato manifestamente disatteso quanto recentemente
richiamato anche dal Ministero delI'interno per evitare
di dare corso a sgomberi in assenza di soluzioni abitative
alternative” - ha dichiarato Davide Canto, l'attivista
dell'Unione Inquilini di Bergamo che sta seguendo
il caso.
Per avere chiarimenti e per ribadire che situazioni
di questo tipo, traumatiche in modo particolare per
i minori coinvolti, non abbiano più a ripetersi,
l'Unione Inquilini chiederà un incontro con
il Prefetto di Bergamo. (Bergamo, 24.09.17, Fabio
Cochis, segretario provinciale Unione Inquilini)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
|

(07.08.17) SAN PAOLO D'ARGON. INFO
E CONSIDERAZIONI SULLA NUOVA PAVIMENTAZIONE DELLA
PIAZZA DELLA CHIESA
E'
quasi finita la nuova pavimentazione della (cosiddetta)
piazza o sagrato della chiesa parrocchiale. La piazza
è stata riportata alle misure ante anni Venti
del secolo scorso, quando ancora, come è scritto
nella “Cronistoria” parrocchiale, “la
piazza della chiesa era della larghezza della facciata
della chiesa e la racchiudeva tutta un muraglione
alto 2 metri e mezzo, muraglione che partiva dalla
strada e finiva addosso alla facciata della chiesa”.
(Cfr. M. Sigismondi, San Paolo d'Argon e il suo monastero,
1079-1979, S. Paolo d'Argon 1979).
Non si può fare a meno di notare, ora che la
pavimentazione è quasi completata, uno sfarzo
- a detta anche di altri concittadini – inappropriato,
tanto che l'antico sagrato – quello vero e proprio,
fatto in altri secoli all'ingresso della parrocchiale
- ne viene piuttosto sminuito.
A breve dovrebbero cominciare i lavori sia per adeguare
Via San Mauro, la strada campestre appena a nord,
collegando la piazza – che sarà pedonale
- con il grande parcheggio realizzato da poco sul
lato est del complesso di chiesa ed ex monastero,
sia per fare parcheggi e giardini in corrispondenza
del vecchio campo di pallacanestro e delle pertinenze
dell'ormai demolita casa del curato.
La nuova pavimentazione è stata fatta a cura
della Diocesi di Bergamo con una spesa di ben 200.000
euro. Al Comune di San Paolo d'Argon competono invece
la spesa per i lavori in Via San Mauro e quella per
i parcheggi e i giardinetti, che costeranno alla nostra
comunità rispettivamente 100.000 e 60.000 euro:
perfino oltre gli impegni originariamente assunti
dal nostro Comune (non ci risulta però che
nel Consiglio comunale siano state fatte obiezioni).
E senza dimenticare che tra il 2007 e il 2008 il nostro
Comune aveva già versato per il restauro dell'ex
monastero 500.000 euro raccolti tra la cittadinanza
imponendo l'innalzamento dell'addizionale Irpef dal
3 al 5 per mille.
Tutta l'operazione relativa all'ex monastero è
costata finora 16 milioni di euro, di cui almeno 5,5
milioni i fondi pubblici messi a disposizione da Regione,
Provincia e Comune di San Paolo d'Argon. Altri soldi
serviranno e certo quello della Diocesi di Bergamo
sarà alla fine un investimento decisamente
ragguardevole: forse solo qualcosa in meno –
tenuto conto delle compartecipazioni di Camera di
Commercio e Cariplo - di quanto la stessa Diocesi
ha incassato cedendo qualche settimana fa a privati
l'importante Casa di Riposo da pochi anni inaugurata
nella vicina Casazza.
A più di 10 anni dell'avvio di tutta l'operazione,
ciò che si sa è che la Diocesi è
in rotta di collisione con la scuola privata insediata
nell'ex monastero e legata Compagnia delle Opere e
che ha intenzione di ritornare alla destinazione originaria,
quella che prevedeva il cosiddetto “Museo delle
Migrazioni” nonché cospicui spazi, oltre
la metà degli edifici cinquecenteschi, da dedicare
alla ristorazione e all'accoglienza turistica.
Abbiamo già parlato e documentato in altra
occasione questa tormentata vicenda (cfr. per esempio
Alternainsieme.net
03.04.17).
Con qualche disappunto notiamo che, fra tanti milioni
profusi dalla Diocesi nel nostro ex monastero, al
nostro comune non viene risparmiato l'ulteriore esborso
di 160.000 euro.
Di fronte ai bisogni gravi ed urgenti presenti anche
nel nostro paese, con persone e famiglie impoverite,
rimaste senza lavoro e/o senza casa, anziani soli
e/o non autosufficienti, disabili, i responsabili
dell'Amministrazione comunale ci ricordano sempre
in modo accorato che a causa dei tagli dei trasferimenti
dello Stato le risorse per le politiche sociali sono
sempre scarse e di molto insufficienti rispetto ai
bisogni.
Con quei 160.000 euro si sarebbe potuto fare o programmare
un altro tappeto di erba sintetica per il campo di
calcio, altri due o tre ponticelli carini sulla Seniga,
un altro campo di tennis, un pezzetto almeno del palazzetto
dello sport nel prato delle scuole, tutti interventi
in corso d'opera o già realizzati in tempi
più o meno recenti oppure programmati dalla
Giunta comunale: per la gioia dei disoccupati e precari,
delle famiglie impoverite, di chi è rimasto
senza casa, degli anziani soli e/o non autosufficienti,
dei disabili e così via...

|
(24.07.17)
BOLTIERE. PRESIDIO ANTISFRATTO
PER SALVARE UNA NUOVA FAMIGLIA CHE RISCHIA DI ESSERE
BUTTATA IN STRADA SENZA PIETA’

Non
si fermano neanche nel mese di agosto le esecuzioni
degli sfratti e gli attivisti antisfratto dell’Unione
Inquilini sono continuamente impegnati nel confronto
con le amministrazioni Comunali per trovare soluzioni
abitative per le numerose famiglie sotto sfratto perché
colpite dalla crisi e cadute in povertà .
È il caso di Singh e della sua famiglia, costituita
dalla moglie e due figli minorenni. L’inquilino
che abita in un appartamento in affitto a Boltiere
è disoccupato dal 2015 e non è più
riuscito a trovare lavoro adeguato.
I pochi soldi guadagnati in lavori precari e sottopagati
sono serviti per dare da mangiare ai suoi figli e
Singh non è più riuscito a pagare l’affitto.
La proprietà, che detiene moltissimi appartamenti
e negozi che affitta o vende, ha proceduto all’avvio
dello sfratto per morosità.
Gli attivisti del Unione Inquilini sono riusciti,
attraverso la trattativa con l’Amministrazione
comunale di Boltiere, ad ottenere un aiuto economico
che è stato interamente versato al proprietario
per ottenere in passato un breve rinvio. Erogato il
misero contributo, il Comune non intende più
intervenire per soccorrere la famiglia. Pertanto ora
siamo allo sgombero che rischia di lasciare la famiglia
in mezzo alla strada.
Gli attivisti antisfratto organizzeranno un presidio
di solidarietà nel giorno dello sgombero, venerdi
4 agosto, a Boltiere in piazza IV Novembre.
“Altro che uscita della crisi!”
- secondo Davide Canto e Fabio Cochis dell'Unione
Inquilini: “Il disagio e povertà,
come hanno confermato nei giorni scorsi i dati Istat,
aumentano e colpiscono i ceti più deboli, mentre
di fronte al problema della casa le Amministrazioni
comunali annaspano ancora. Chiediamo l’intervento
della Prefettura per fermare gli sgomberi.”
(01.08.17, Unione Inquilini Bergamo, per info
tel. 3397728683 – Fabio Cochis)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: QUI
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(24.07.17)
BERGAMO. IN TANTI AL PRESIDIO
CONTRO IL NUOVO REGOLAMENTO PER LE CASE POPOLARI CHE
PENALIZZA I POVERI
Unione
Inquilini solidarizza con il Comitato degli abitanti
di Via Pignolo mobilitati contro la svendita del “Principe
di Napoli”
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Oltre
150 inquilini sono intervenuti nel pomeriggio di oggi
al presidio-manifestazione indetto dell'Unione Inquilini
davanti al Comune di Bergamo in contemporanea con
la seduta del Consiglio comunale cittadino.
Questo per sollecitare l'Amministrazione comunale
ad intervenire contro il regolamento per gli accessi
alle case popolari, attuativo della legge 16/2016,
adottato dalla Giunta regionale lo scorso 21 giugno.
“Se
passa questo regolamento – a ricordato
al microfono Fabio Cochis, segreatraio
dell'Unione Inquilini di Bergamo – i Comuni
non avranno più strumenti per intervenire sull'emergenza
abittaiva. Infatti verrà eliminata la possibilità
di assegnare alloggi in deroga per le persone che
rimangono senza casa per sfratto ad altro. Per questo
chiediamo che anche il Comune di Bergamo si attivi
contro la Giunta regionale”.
Come abbiamo denunciato, l'intenzione della Giunta
regionale è quella di cambiare drasticamente
le procedure vigenti per l'accesso agli alloggi con
un sistema di graduatorie plurime e temporanee che
limitano drasticamente la casa popolare proprio alle
categorie sociali più povere. Non saranno più
la condizione abitativa o lo sfratto a dare maggiore
punteggio bensì gli anni di residenza in Lombardia
che si sommano agli anni di residenza nel comune!
Invece degli investimenti nell'edilizia pubblica per
affrontare correttamente dopo anni di latitanza i
drammi dell'emergenza abitativa, anche in Lombardia
come in altre regioni ci troviamo di fronte ad iniziative
legislative e regolamenti che l'emergenza andranno
semplicemente ad aggravarla.
Ma anche la Giunta Comunale di Bergamo purtroppo lascia
molto a desiderare in tema di politiche abitative
e sociali. Proprio in questi giorni ha infatti deliberato
di alienare a privati lo storico edificio già
sede dell'Asilo “Principe di Napoli” di
Via Pignolo, comprensivo di almeno una decina di alloggi
pubblici da tempo abbandonati.
“Questa scelta della Amministrazione comunale
– hanno ricordato Ornella Giudici
del comitato del quartiere, che si è mobilitato
per fermare la svendita, e Francesco Macario,
segretario provinciale del Prc – è
illegittima perché contravviene ad un preciso
lascito che sancisce il carattere pubblico e sociale
del Principe di Napoli. Ed è veramente scandaloso
che, mentre in questa città ci sono tante persone
e famiglie costrette a dormire in stazione, il Comune
decida di alienare alloggi pubblici”.
Nella mattinata di martedì 25 luglio l'Unione
Inquilini di Bergamo incontrerà l'assessore
alla casa del Comune di Bergamo a cui saranno illustrate
proposte e richieste degli inquilini, delle persone
senza casa o in nella graduatoria nell'attesa di un
alloggio popolare.
Un grazie di cuore a tutti coloro che oggi hanno partecipato
alla mobilitazione. Ci rvedremo dopo le ferie per
continuare e rafforzare la lotta per il diritto alla
casa. (24.07.17, Unione Inquilini Bergamo)
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Le
altre foto: QUI.
Diritto alla casa, le nostre precedenti info: QUI
|
(24.07.17)
UNIONE INQUILINI BERGAMO. SFRATTI:
AGOSTO ROVENTE IN BERGAMASCA
Boom
di sfratti nel mese delle ferie.
Non si fermano neanche nel mese di agosto le esecuzioni
degli sfratti e gli attivisti antisfratt dell'Unione
Inquilini sono continuamente impegnati nel confronto
con le amministrazioni Comunali per trovare soluzioni
abitative per le numerose famiglie sotto sfratto perché
colpite dalla crisi e cadute in povertà .
Altro che “uscita della crisi”! Il disagio
e povertà, come hanno confermato nei giorni
scorsi i dati Istat sulla povertà assoluta,
aumentano e colpiscono i ceti più deboli, mentre
di fronte al problema della casa le Amministrazioni
comunali annaspano ancora.
Nelle prossime settimane saremo impegnati in più
realtà della provincia. Saremo, in particolare,
nella Bassa Bergamaca, dove si registrano sfratti
nella zona di Verdello, Boltiere, Bonate Sotto
e in Val Seriana.
Ci preme qui segnalare due vicende particolarmente
urgenti.
A Nembro nei prossimi giorni Ufficiale
Giudiziario busserà alla porta della famiglia
di Samia, di suo marito e del loro bambino di 10 mesi
per buttarli per strada. Ci siamo attivati nel confronto
con i Servizi sociali, ma, malgrado diversi incontro,
non si intravede ancora una soluzione abitativa alternativa.
Non ci resta quindi che chiedere un incontro urgente
con il sindaco del paese.
A Pradalunga anche Maurizio
(62 anni) è sotto sfratto; è disoccupato
e non riesce a trovare un lavoro. Nelle prossime settimane
l'ufficiale giudiziario busserà alla sua porta
per la seconda volta col mandato di sgomberare l'alloggio
in cui vive. Malgrado il confronto con l'Amministrazione
comunale ricercato costantemente dal nostro sindacato,
non si intravvede ancora una soluzone abitativa dignitosa.
Facciamo richiesta, pertanto, al Prefetto
di sollecitare le autorità preposte ad operare
affinché a tutte le famiglie sotto sfratto
sia assicurato il passaggio “da casa a casa”,
nel modo meno traumatico possibile. Da parte nostra
non tollereremo che famiglie e persone sfrattate vengano
lasciate sole, neppure nel mese delle ferie! (24.07.17
- Davide Canto per Unione Inquilini Bergamo - tel.
3345086230)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: QUI
|
STOP-CETA.
LA MOBILITAZIONE A CUI ADERIRE
E IL MANUALE DA DIFFONDERE

Martedì
25 luglio il Senato italiano ha intenzione di ratificare
il CETA. Senza consultare adeguatamente la società
civile, le organizzazioni agricole, i sindacati, il
mondo ambientalista e i consumatori, gran parte del
Pd, insieme a Forza Italia, i Centristi di Pier Ferdinando
Casini (CpE), Alternativa Popolare (AP) di Angelino
Alfano e schegge del Gruppo Misto, intendono dare
il via libera all’accordo tossico UE-Canada.
Forti
del sostegno di centinaia di migliaia di cittadini
contrari a questo trattato e preoccupati per i loro
diritti e la loro salute, le organizzazioni della
Campagna Stop TTIP Italia ritengono questa accelerazione
intollerabile e ingiusta. Contro il CETA si sono espresse
anche numerose Regioni, votando delibere contrarie
e chiedendo al Senato di fermare il processo. Lazio,
Lombardia, Liguria, Veneto, Puglia, Calabria, Marche
e Valle d’Aosta, oltre a centinaia di Comuni,
hanno intimato al Parlamento di aprire una consultazione
ampia sugli effetti del trattato. Questo movimento
trasversale, che sui territori coinvolge anche partiti
della maggioranza, non può essere ignorato.
Aderisci
anche tu alla mobilitazione per bloccare la ratifica:
https://stop-ttip-italia.net/stop-ceta-25-luglio-222/
Scarica
e diffondi a tutti i tuoi contatti l'ultima pubblicazione
Stop TTIP Italia sulla disinformazione CETA: https://stopttipitalia.files.w
ordpress.com/2017/07/debunking -_ceta_luglio2017.pdf
|
(25.07.17)
BERGAMO. LA NOSTRA RETE PER
L'ALTERNATIVA AL G7 E' SEMPRE PIU' GRANDE. E CI INCONTRAMO
MARTEDI' CON FRANCISCO DAL CHIAVON
Ciao a tutti
la
presente solo per confermare che il coordinamento
si riunirà martedì 25 presso la comunità
di famiglie "cortile di S.Giorgio", in via
Quarenghi 41. Parcheggiare in Malpensata.
Per
chi può siamo invitati a condividere la cena
portando ognuno quel che vuole, dolce o salato, cibo
o bevande. Ritrovo ore 19.00. L'assemblea inizierà
intorno alle 20.45.
Francisco
dal Chiavon dei Sem Terra torna come promesso a ragionare
insieme a noi rispetto alle prospettive della Rete
e a darci quella dimensione di alternativa globale
e concreta che ha dato tanto respiro all'assemblea
di Seriate il mese scorso.
Sarà
utile ragionare insieme a lui e tra tutti noi su come
costruire il forum del 14-15 ottobre e sul dopo.
Credo
che se non riusciremo a chiudere su questioni organizzative,
potremo lasciarci comunque con delle indicazioni di
lavoro per il mese di agosto, logistica, manifestazione,
comunicazione, relatori, tematiche, rapporti con le
realtà regionali e nazionali.
Confermo
che il teatro è disponibile e anche i "piccoli
idilli" con il loro spettacolo e, per finire,
anche l'Edonè si rende disponibile per la due
giorni prevista, condividendo il progetto della Rete
e quindi supportandoci a livello logistico.
A
presto - Bergamo, 18 luglio - Roberta
* DI SEGUITO TUTTE LE ADESIONI GIUNTE FINORA ALLA
NOSTRA RETE BERGAMASCA PER L'ALTERNATIVA AL G7. CONTROLLATE
SE MANCA QUALCUNO!
Acli
Terra Lombardia - Alternainsieme San Paolo d'Argon
- Associazione Rurale Italiana (Ari) - Asia Bergamo
- Associazione Animante Bergamo - Associazione Gli
Armadilli - Barrio Campagnola - Brigate Solidarietà
Attiva Bergamo - Cittadinanza sostenibile Bergamo
- Comitato "I Bastioni di Orione" Possibile
Bergamo - Collettivo politico di Alzano Lombardo -
Comitato di lotta per la casa Bergamo - Comitato Seriate
per Tutti - Comitato Stop Ttip Milano - Cooperativa
sociale Amandla - Cooperativa Il Sole e la Terra -
C.s.a. Pacì Paciana - Desr Distretto Rurale
Di Economia Solidale (Parco agricolo sud Milano) -
Gap Gruppo di Acquisto Popolare Bergamo - Gas di Baggio(mi)
- Intergas Bassa Val Seriana (GAS Torre Ranica, Pan
GAS, Quater GAS) - Laboratorio Permacultura Temperata
Bergamo - Rifondazione Comunista Circoli di Seriate,
Dalmine, Valcavallina e Federazione provinciale di
Bergamo - R@p Rete per autorganizzazione popolare
- RiMake Milano - RiMaflow Trezzano sul Naviglio (mi)
- Sinistra Italiana Bergamo - Unione Inquilini Bergamo
Attac
Italia - Bilanci di Giusizia – rete nazionale
- Deafal (ong) - Fuorimercato - Comitato Stop Ttip
Italia - Il sindacato è un'altra cosa /Cgil
- Terra Nuova - Woof Italia
Info:
Roberta tel. 3405841595 - Fb: Rete
Bergamasca per l'alternativa al G7 - Mail:
alternativag7bergamo@yahoo.it
Le
nostre precedenti info: qui
|
(24.07.17)
BERGAMO. PRESIDIO-MANIFESTAZIONE
CONTRO IL NUOVO REGOLAMENTO REGIONALE PER L'ACCESSO
ALLE CASE POPOLARI
Regione
Lombardia: neanche un euro per le case popolari, ma
una Legge per privatizzare e per aumentare gli affitti
e un Regolamento che penalizza i più poveri
VOLANTINO

Il
nuovo Regolamento Regionale per l’accesso alle
case popolari discrimina le famiglie povere. I Comuni
non avranno più strumenti per affrontare l’emergenza
abitativa e gli sfratti
La Legge Regionale 16/2016. Non più
case popolari ma “servizi abitativi” per
chi può pagare, i poveri stanno fuori (in strada).
La Giunta della Regione Lombardia, l’anno scorso,
ha fatto approvare la legge n°16/2016. E’
stato stravolto il sistema delle case popolari facendolo
diventare – con l'introduzione del principio
della sostenibilità economica - un servizio
per chi può pagare,.
Le case popolari dovrebbero aiutare i poveri. Invece
è previsto il limite del 20% per l’accesso
delle famiglie con reddito basso. Pertanto la legge
limita seccamente l'accesso alle case popolari proprio
a chi ne ha più bisogno!
LA
GIUNTA REGIONALE APPROVA UN PESSIMO REGOLAMENTO
Legge 16/2016 ha previsto la successiva emanazione
di alcuni Regolamenti applicativi. Tra questi quello
per gli accessi alle case popolari. Da una brutta
legge regionale non poteva derivare che un pessimo
regolamento.
1.
Non tutti possono fare la domanda
Per potere presentare la domanda è necessario
essere in una delle seguenti categorie: anziani (max
30%); famiglie monoparentali (max 20%); disabili (max
15%); famiglie di nuova formazione (max 20%); forze
di polizia (max 10%); altre categorie di rilevanza
sociale (max 5%) solo se deciso dai Comuni.
Gli altri sono esclusi. Per esempio:
una famiglia di 2 adulti con uno o più minori,
indipendentemente dalla situazione alloggiativa in
cui si trova (ad es. sfratto, sovraffollamento, ec..),
non appartenendo ad alcuna delle categorie previste
non potrà neppure fare domanda.
2.
Tante (finte) graduatorie, nessuna giustizia
La nuova legge prevede una graduatoria per ogni singolo
alloggio. Ogni cittadino potrà presentare la
domanda per cinque alloggi disponibili e la sua domanda
varrà solo per l'alloggio nella cui graduatoria
si trova nella posizione migliore. Le singole graduatorie
non saranno organizzate in base al criterio dell’effettivo
bisogno, ma sarà decisiva la categoria in cui
si è inseriti. Inoltre le graduatorie cesseranno
di esistere una volta finita la procedura di assegnazione,
mettendo fine alla graduatoria generale.
Esempio: nel caso sia già
stata raggiunta la percentuale massima degli alloggi
destinati ai disabili, una famiglia con un componente
disabile sarà superata nell’assegnazione
da chi appartiene ad altre categorie anche se con
punteggio più basso. C'è inoltre una
riserva del 10% delle assegnazioni per le forze di
polizia, ma non ci sono limiti ai requisiti di accesso,
come succede per le altre categorie, per cui se uno
appartiene alle forze di polizia accede alla casa
anche con un reddito elevato.
3.
Esclusione dei più poveri dalla casa popolare
La nuova norma regionale introduce un limite del 20%
di assegnazioni per le famiglie indigenti (più
povere) che, in ogni caso, dovranno obbligatoriamente
essere seguite dai Servizi Sociali comunali. I Servizi
Sociali avranno il potere di permettere o impedire
di fare domanda per la casa popolare.
Non viene considerato che la motivazione per cui una
famiglia fa domanda di casa popolare è la povertà
economica, cioè l’impossibilità
di sostenere i prezzi dell’affitto sul mercato
privato.
4.
Niente assegnazioni in emergenza, nemmeno agli sfrattati
Il nuovo Regolamento cancella l’assegnazione
di alloggio per “l’emergenza abitativa”.
Questo è l’unico strumento per aiutare
le familiari più in difficoltà (anziani,
minori, invalidi…) per le quali si presenta
un evento straordinario (sfratto o altro), attraverso
l’assegnazione di un alloggio popolare in deroga
alla graduatoria.
In pratica: non sarà più possibile presentare
una domanda di emergenza abitativa. Inoltre il punteggio
riferito allo sfratto viene fortemente limitato.
Il risultato sarà che i Comuni resteranno privi
di strumenti per affrontare qualsiasi tipo di emergenza,
sfratti compresi. La gente finirà in strada
senza possibilità di intervento.
5.
La durata della residenza vale di più della
povertà o di uno sfratto
Nel nuovo Regolamento i punteggi della durata della
residenza in Lombardia e nel comune hanno un peso
importantissimo, poiché tra loro cumulabili,
e possono arrivare a pesare per più del 50%
all’interno del punteggio complessivo.
Viene introdotto un’ulteriore esclusione nei
confronti di chi risiede da meno tempo sul territorio,
indipendentemente dalla condizione di emergenza abitativa
della famiglia (sfratto, sovraffollamento, ecc..).
In verità chi governa è incapace di
dare una risposta abitativa alle tante famiglie in
difficoltà economica. Quindi la Giunta regionale
decide di mettere in concorrenza i poveri sulla base
della residenza sul territorio.
6.
Manca ancora la Piattaforma informatica a causa di
inefficienza
Tutto il nuovo sistema di accesso verrà gestito
da una Piattaforma informatica che attualmente non
è ancora stata resa disponibile dai burocrati
della Regione Lombardia. Senza la Piattaforma non
esiste alcun Regolamento.
7.
La titolarità esclusiva del provvedimento di
assegnazione sottratta al Comune
Il Regolamento affida il provvedimento di assegnazione
al soggetto proprietario dell’alloggio, sottraendolo
al Comune. Gli altri soggetti titolati possono essere
le ALER ma anche società private.
8.
Assegnazione di alloggi sotto la soglia minima di
vivibilità
Per i nuclei familiari composti da una sola persona
è prevista l’assegnazione di un alloggio
con superficie inferiore a 28 mq. Questo crea un rischio
igienico-sanitario ma anche di mancanza di rispetto
della dignità delle persone.
LE
INIZIATIVE SINDACALI PER CAMBIARE IL REGOLAMENTO
I Sindacati degli Inquilini hanno trattato con l’Assessore
alla casa della Regione Lombardia ottenendo anche
alcune modifiche migliorative del Regolamento che,
però, sono insufficienti.
Unione Inquilini inizia una mobilitazione per sollecitare
un intervento dei Comuni che chieda alla Regione Lombardia
una modifica profonda sia del Regolamento per gli
accessi, sia della Legge 16/2016.
*
Unione Inquilini - 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo
84/g - tel. 035236912 - 3397728683
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: QUI
|
(08.07.17)
BERGAMO. DOPO Il BRANCACCIO
ANCHE A BERGAMO L'ASSEMBLEA PER L'"ALLEANZA POPOLARE
PER LA DEMOCRAZIA E L'UGUAGLIANZA"
*
Bergamo, sabato 8 luglio 2017, ore 15.30, presso la
Sala
Mutuo Soccorso, Via Zambonate 33

Sulla
base dell'appello conclusivo dell'assemblea del 18
giugno al Teatro Brancaccio di Roma (cfr. qui)
, anche a Bergamo come in tutto il territorio nazionale
è indetta una prima assemblea per costruire,
dal basso, la Sinistra alternativa al liberismo e
al Pd. "Democrazia" ed "uguaglianza"
sono le parole d'ordine nelle quali è stato
declinato questo impegno e che approfondiremo nell'incontro
dell'8 luglio - a cui invitiamo cittadini e cittadine,
lavoratrici e lavoratori - con Filippo Pizzolato
(Università di Milano) e Roberto Romano
(economista e ricercatore della Cgil). L'incontro
è promosso dalla delegazione di Bergamo che
ha partecipato all'assemblea del 18 giugno a Roma.
Per
altre info, comunicazioni e adesioni: democrazia_uguaglianza.bergamo@yahoo.it
|
(05.07.17) SAN PAOLO D'ARGON. CHE
SUCCEDE ALLA LEDIBERG SPA?

Da
diverso tempo gli stipendi, secondo quanto abbiamo
potuto raccogliere qua e là in paese fra lavoratrici
e lavoratori preoccupati, vengono pagati in ritardo.
Nei giorni scorsi un giornale locale ha informato
che una tipografia con 70 dipendenti di Costa di Mezzate
sarebbe in procinto di acquisire la Lediberg, gruppo
industriale di oltre 1500 dipendenti, di cui l'unità
principale ha sede nel nostro Comune. Un cambio di
questo tipo nella principale azienda del nostro paese,
quella di gran lunga col numero maggiore di dipendenti,
logicamente non può che suscitare interrogativi
riguardo il futuro produttivo ed occupazionale. Quello
che chiediamo da una parte ai Sindacati delle lavoratrici
e dei lavoratori, dall'altra all'Amministrazione Comunale
di San Paolo d'Argon di essere parte attiva nella
vicenda, o quantomeno vigilare, affinché -
cambi societari o meno - non corra rischi il patrimonio
produttivo, di professionalità e occupazionale
che da oltre 40 anni è cresciuto grazie anche
ad uno stretto rapporto tra azienda e territorio.
("L'Alternativa-San Paolo d'Argon")
Si
riporta di seguito un articolo pubblicato qualche
giorno fa nel web (www.stampamedia.net)
"Verso
una svolta il futuro della Lediberg. Allo studio un
polo agende con CPZ e Johnson. Di
deciso non ci sarebbe ancora nulla e non è
neppure certo che alla fine il progetto si concretizzi.
Ma entro i primi dieci giorni di luglio si dovrebbe
capire se davvero ci sarà una svolta nel futuro
della Lediberg, la storica azienda bergamasca leader
nel settore della stampa di agende e taccuini. Un
futuro che potrebbe vedere la nascita di un polo europeo
in questo settore a Bergamo riunendo all'interno dello
stesso gruppo la Lediberg con le Grafiche Johnson,
recentemente acquisite dalla CPZ di Costa di Mezzate
guidata da Marzio Carrara che sarebbe il protagonista
di questa operazione.
Nel 2013 la Lediberg, fondata nel 1965 da Lindo e
Maria Castelli, diventata leader europeo nella stampa
di agende e taccuini, era stata rilevata, con la ristrutturazione
del debito e all'interno della Legge fallimentare,
da un investitore libanese insieme con otto imprenditori
bergamaschi, non solo del settore grafico. Le banche
finanziatrici a medio e lungo termine del gruppo (che
nel 2006 aveva ceduto una quota del 42% del capitale
sociale al Fondo Sofipa di Capitalia e quindi del
gruppo Unicredit, fondo integrato nel 2012 in Synergo
Sgr) avevano accettato l'offerta presentata dal gruppo
di investitori libanesi aggregati al veicolo Iris
Fund e affiancati, come detto, da un pool di investitori
privati bergamaschi. I nuovi soci avevano messo sul
piatto 20 milioni di euro di nuovo equity, mentre
le banche convertito in equity 40 milioni dei loro
crediti, il tutto per una ricapitalizzazione complessiva
di 60 milioni.
Con la previsione anche di 5 milioni di investimenti,
allora la nuova proprietà aveva presentato
un ambizioso piano di rilancio dell'azienda bergamasca
che dà lavoro a oltre 1500 persone, ha stabilimenti
e filiali in tutto il mondo e produce agende datate
e non ma è anche attiva nella stampa commerciale
e di pregio con la controllata Castelli Bolis Poligrafiche
spa e con il brand Nazareno Gabrielli produce accessori
in pelle. Il piano prevedeva infatti di raggiungere
nel 2018 un fatturato consolidato di 209 milioni di
euro con un Ebitda di 22,7 dai 167 milioni di ricavi
e 12,6 di Ebitda del preconsuntivo 2013.
Complice anche la situazione del mercato, secondo
ambienti del settore, il raggiungimento di questi
obiettivi sarebbe stato più difficile del previsto
e sarebbe maturata l'esigenza di percorrere altre
strade per assicurare un più forte sviluppo
della Lediberg. E questa nuova strada, come riporta
il periodico bergamasco Araberara, potrebbe incrociare
quella della CPZ che dopo aver siglato l'anno scorso
con ArtiGroup un accordo di collaborazione per la
distribuzione commerciale di agende, quaderni e calendari,
con la nascita della joint-venture Johnson CPZ, nei
mesi scorsi ha rilevato tutto il ramo d'azienda delle
Grafiche Johnson compresi i 297 dipendenti.
Dopo questo importante salto dimensionale (CPZ infatti
prima dell'accordo occupava circa 70 persone nella
lavorazione di stampe digitali e agende), l'azienda
di Costa di Mezzate potrebbe farne un altro ancora
più grande. Quello appunto di essere regista
della nascita del nuovo polo bergamasco di agende,
taccuini e quaderni insieme con la Lediberg. Un progetto
al quale si starebbe lavorando da alcune settimane
e che potrebbe anche vedere, secondo rumor di mercato,
l'ingresso di partner finanziari. Ma è ancora
presto per dire se andrà in porto."
Lediberg,
le nostre precedenti info: QUI
|
(17.06.17)
BERGAMO. BREVI NOTE PER IL MINISTRO
MAURIZIO MARTINA - DALLA RETE BERGAMASCA PER L'ALTERNATIVA
AL G7
Ieri
una delegazione della nostra "Rete Bergamasca
per l'alternativa al G7" era presente all'incontro
promosso dalle cooperative sociali sul tema "Dove
vanno le politiche agricole" nell'ambito della
festa in corso al Lazzaretto. Era pure prevista la
partecipazione del Ministro dell'agricoltura Maurizio
Martina, che però non è venuto e si
è limitato ad una comunicazione via skype.
Di seguito l'intervento di Orazio Rossi, a
nome della nostra Rete.
Signor
Ministro Martina,
questo
intervento vuole portare la voce della "Rete
Bergamasca per l’alternativa al G7". La
Rete ha lanciato un appello il 1° Maggio, giorno
dedicato alla Festa del Lavoro, di tutti i lavoratori,
quindi anche di quelli agricoli, settore tanto travagliato
da lavoro nero, sommerso, irregolare, sfruttato, talvolta
inumano.
L’appello è rintracciabile sulla pagina
Fb dedicata e vi hanno aderito, fino ad ora, una quarantina
di soggetti della società civile da tutte le
parti d’Italia, tra partiti, associazioni, organizzazioni,
onlus, ong, fondazioni, aziende agricole, organizzazioni
di base di contadini, soggetti vari di economia solidale,
cittadini.
La rete è in continua espansione, sempre aperta
ed inclusiva, attraverso un percorso informativo e
formativo, di cui i principali appuntamenti sono stati,
sono e saranno i seguenti:
- 19 Maggio assemblea pubblica in cui i temi sono
stati: il sistema agroindustriale mondiale con le
sue ricadute sulla qualità del cibo, sull’ambiente,
sulle comunità contadine e le speculazioni
finanziarie sulle materie prime agricole
- Stasera, 16 Giugno, ore 21,00 presso la biblioteca
di Seriate, assemblea pubblica dal titolo: per un’altra
umanità possibile: le prevaricazioni dell’agroindustria
e le lotte delle comunità contadine per l’autodeterminazione
alimentare, dove avremo il privilegio di avere con
noi Francisco Dal Chiavon, co-fondatore dei Sem Terra,
movimento dei contadini brasiliani e portavoce della
Via Campesina, il più grande movimento mondiale
delle comunità contadine
- Nel mese di Settembre, assemblea pubblica su PAC
(Politica Agricola Comunitaria) e proposta di Legge
sull’agricoltura contadina in Italia
- Il 14 e 15 Ottobre, in concomitanza con la riunione
del G7 Agricoltura a Bergamo, è previsto un
social forum diffuso sulla città e nella provincia.
Questa sera, con questo nostro breve contributo, vorremmo
stare sul tema di questo incontro pubblico, "dove
avnno le politiche agricole?", unendoci al Bio-distretto
Agricoltura Sociale Bergamo, per usare le stesse parole
del volantino di questa iniziativa: "Far
giungere la voce critica per farsi interprete della
battaglia per un’agricoltura sostenibile, per
il diritto al cibo sano, per la lotta contro la fame,
per la fertilità della terra".
Quindi ecco di seguito alcune considerazioni veloci,
proprio usando questi stessi titoli che
ho elencato ora.
*
Fertilità della terra e, quindi, tutela del
suolo
Nella
primavera del 2015 si era avviato un iter parlamentare
su una proposta di Legge per la Tutela del Suolo particolarmente
lento e travagliato a causa delle resistenze presenti
in quasi tutti i gli schieramenti politici. La proposta
di Legge, con il tempo è stata limitata e modificata
in più punti con la conseguenza di essere
meno incisiva nella difesa del suolo. La verità
è che ancora oggi c’è chi
ritiene che la crescita del nostro paese debba continuare
a far leva su una nuova fase di sviluppo edilizio.
E’ veramente sconcertante prendere atto che
ancora oggi, a Roma e negli Enti locali, c’è
chi ritiene di affidare le sorti della crescita ad
una nuova ondata di cementificazione, senza considerare
che il livello di guardia è già stato
ampiamente superato e che stiamo recando un danno
irreparabile alle generazioni future .
Ssolo due dati: 1) Alla fine degli anni Sessanta su
una superficie totale di 30 milioni di ettari, 18
milioni erano destinati all’agricoltura; nell’arco
di poco più di quarant’anni la superficie
agricola è scesa al di sotto di 13 milioni
di ettari: una perdita pari a Liguria, Lombardia
ed Emilia Romagna messe insieme. 2) Ogni giorno in
Italia il cemento divora 100 ettari di superficie
agricola).
Il 12 Maggio 2016 finalmente il disegno di Legge ha
ricevuto il via libera dalla Camera dei deputati ma
ad oggi, dopo più di un anno, la discussione
si è arenata in Senato. Noi riteniamo che sia
importante approvare questa Legge in tempi brevi,
anche imperfetta e peggiorata in più punti,
piuttosto che accettare lo status quo normativo privo
di ogni vincolo alla cementificazione.
*
Diritto al cibo (sano, aggiungiamo noi) e
quindi lotta alla fame, e quindi,
aggiungiamo noi, sovranità alimentare
Nella Carta di Milano, eredità di
impegno futuro per tutti i protagonisti di Expo internazionale
in Italia di Milano 2015, che aveva come mitico titolo
"Nutrire il pianeta, energie per la vita"
si legge questa frase:
"Adottare misure normative per garantire
e rendere effettivo il diritto al cibo e la sovranità
alimentare".
Ma la carta di Milano da allora è rimasta lettera
morta ed è stata dimenticata (così come
tutti gli impegni presi nel documento approvato dai
ministri e rappresentanti dell'Agricoltura di tutto
il pianeta nel G7 agricoltura di Niigata, in Giappone,
nel 2016).
Nella Carta di Milano il concetto di sovranità
alimentare è citato ma non spiegato e nessuno
del sistema agroindustria-multinazionali lo cita o
lo adotta.
Invece esso è al centro dei movimenti internazionali
contadini, ed è stato coniato proprio dalla
Via Campesina nel 1996 in occasione del Vertice
mondiale sull’alimentazione, intesa come di
seguito:
"La sovranità alimentare è
il diritto dei popoli ad alimenti sani e
culturalmente appropriati, prodotti con metodi realmente
sostenibili. La sovranità alimentare appare
come una delle risposte più potenti e realmente
attuabili per la disponibilità di cibo,
per la povertà e la crisi climatica.
La sovranità alimentare è il diritto
dei popoli di definire direttamente e attivamente
il proprio cibo e i propri sistemi agricoli:
è, dunque, il mettere in primo piano i bisogni,
le aspirazioni e il sostentamento di coloro che producono,
distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei
sistemi alimentari, e non è il mettere al centro
degli interessi le esigenze dei mercati.
La sovranità alimentare, inoltre, è
priorità di produzione alimentare locale e
del suo consumo; offre a un Paese il diritto
di proteggere i suoi produttori locali da importazioni
a basso costo e dal controllo della produzione; assicura
che i diritti di utilizzo e di gestione di terre,
territori, acqua, sementi, bestiame e della biodiversità siano
nelle mani di chi produce il cibo.
Questa idea è oggi un cardine globale della reale
sostenibilità, i cui valori sono riconosciuti
e sostenuti da una grande varietà di attori
della vita sociale e politica internazionale".
Un concetto così non verrà mai accettato
dal sistema perché va contro di esso, perché
si tratta di un sistema completamente alternativo
e che poggia su basi totalmente diverse di visione
dell'umanità.
*
Agricoltura sostenbile, ma dove vanno le Politiche
agricole (Pac)
In
Europa
- Il 49% dei proprietari (5.880.000 aziende) dispone
del 2% dei terreni dedicati all’agricoltura (3.400.000
ettari - media: 5,7 ettari).
- Il 48% dei proprietari (5.760.000 aziende) dispone
del 48% dei terreni dedicati all’agricoltura (81.600.000
ettari - media: 14,17 ettari).
- Il 3% dei proprietari (360.000 aziende) dispone del
50% dei terreni dedicati all’agricoltura (85 milioni
di ettari - media: 236 ettari).
In Italia
- L’ 87% del totale delle aziende riceve fino
a 5.000 euro l’anno di fondi dalle Pac (media
di 1.000 euro)
- Il 13% riceve i 2/3 dei fondi restanti
- Lo 0,11% del totale delle aziende riceve 150.000 euro
ed oltre (media 285.000 euro)
- Le aziende che ricevono più di 500.000 euro
sono solo 90 (media di 880.000 euro)
- Lo 0,01% delle aziende da sole prendono poco più
del 2% del totale della somma erogata in Italia
- Il 20% dei beneficiari riceve l’85,7% di tutta
la spesa, mentre al restante 80% va un misero 14,3%.
Insomma per non farla lunga e rimandando a settembre
per un esame più approfondito, le Pac sono un
lucido strumento di sterminio della realtà del
mondo contadino attraverso leggi e provvedimenti di
politica economica e agricola, normative, regolamenti
e tanta propaganda che spesso usa preconcetti pseudo-scientifici.
Per concludere su questo punto e sul nostro intervento,
signor Ministro, le ricordiamo che giace nei meandri
del Parlamento una proposta di Legge per il riconoscimento
delle Agricolture Contadine in Italia che permetterebbe,
se approvata ed adottata in Italia, di avere una normativa
di legge specifica per il mondo contadino che non può
sopravvivere sottostante ad un unico corpus normativo
europeo ed italiano dimensionato sulle grandi agricolture
industriali.
Le chiediamo perciò, signor Ministro, se vuole
bene a questo tipo di agricoltura naturale, a questa
umanità, a queste comunità contadine e
rurali, a queste donne e uomini liberi ed agro-ecologici,
che amano la propria terra, di adoperarsi affinché
questa proposta di Legge riemerga dai cassetti della
commissione agricoltura parlamentare e si diriga verso
la discussione e la luce della sua approvazione.
Questi italiani e questa umanità sono ancora
l’ossatura del made in Italy, dei territori e
dell’ancor meraviglioso ed incantevole paesaggio
rurale italiano. Grazie
Le
nostre precedenti info: qui
|
(13.06.17)
BORGO DI TERZO. IERI SERA NEL
CONSIGLIO COMUNALE IL RICORDO DI SALVO PARIGI

LE
NOTE DI FRANCESCO MACARIO IN RICORDO DI SALVO PARIGI
Sono
commosso dall’incarico di dovere qui ricordare
Salvo Parigi. Pur appartenendo a due generazioni diverse,
lui a quella della resistenza io a quella degli anni
’70, le nostre vita si sono spesso intrecciate
Ho conosciuto sin dai primi anni ‘80 Salvatore
Parigi per tutti Salvo.
Salvo
nasce a Bergamo il 13 maggio del 1924. Per parte di
madre discende da un ramo dei Terzi di Borgo di Terzo,
infatti da giovane veniva in villeggiatura in estate
a Terzo a risiedere presso la porzione di villa Terzi
venuta in eredità alla madre. Suo padre ha
poi fatto costruire nel cimitero di Borgo di Terzo
la cappella Parigi. In questa cappella, a cui ho posto
mano negli scorsi anni su richiesta di Salvo per restaurarne
le coperture, riposano i suoi parenti più stretti.
E lì oggi riposa anche lui.
Erede
di una famiglia di tradizioni libertarie - il nonno
da parte di padre era anarchico - fu sin dalla gioventù
molto legato alle idee della sinistra.
Salvo
ha frequentato il Liceo Classico “Paolo Sarpi”
e qui, in prima liceo, fu avvicinato da alcuni
operai della Dalmine, tra cui Bepi Signorelli, antifascista
della prima ora e reclutatore, insieme a Bruno
Quarti, della Resistenza bergamasca e, insieme ad
altri compagni di liceo, viene coinvolto nella
rete antifascista clandestina del movimento di Giustizia
e Libertà.
Durante
la seconda guerra mondiale entra a far parte dei gruppi
armati di GL in città e diventa commissario
della 1ª Brigata GL di pianura, nome di battaglia
“Stucchi” occupandosi principalmente dei
servizi di collegamento, informazione e diffusione
della stampa clandestina.
Il
25 aprile del 1945, al momento della Liberazione,
è in prigione, alla Montelungo, arrestato dalle
SS pochi giorni prima dell’insurrezione mentre
trasportava, per ordine del comandante Fasana, benzina
e armi dall’armeria dell'aeroporto di Orio verso
la città. Ricordo ancora quando ci raccontò
del suo arresto. Ci disse, come se fosse la cosa più
normale di questo mondo, che era già al muro
per la fucilazione: solo l’intervento di un
ufficiale tedesco, preoccupato di avere ostaggi per
trattare con i resistenti, gli salvò la vita.
Fu però liberato dopo il 25 aprile dalle prigioni
fasciste ancora in stato di semi-incoscienza a causa
delle sevizie e delle percosse subite.
Uomo
di cultura, è importante ricordare il suo impegno,
dopo la Liberazione, come fondatore della rivista
«La Cittadella», esperienza a cui tenne
sempre moltissimo e di cui fu anche direttore.
Fu
attivo dalla fine degli anni ‘50 nella corrente
della sinistra lombardiana del Partito Socialista
Italiano nel quale ha militato per tutta la sua
vita politica e della cui Federazione bergamasca è
stato anche segretario negli anni ‘60.
E’
stato certamente una figura di riferimento per tutti
i partigiani, gli antifascisti e la sinistra
bergamasca, ma anche amministratore illuminato. Tra
il 1961 e il 1962 viene chiamato a Roma, in qualità
di tecnico, come componente della Commissione Nazionale
per la nazionalizzazione dell’Energia Elettrica.
Impegnato
nelle istituzioni, più volte consigliere comunale
a Bergamo dal 1960, diventa Assessore ai Lavori Pubblici
nella giunta di centrosinistra Pezzotta dal 1964
al 1969. Nel frattempo è anche consigliere
provinciale.
Nel
1970 viene eletto consigliere regionale, e quindi
Assessore regionale all’Ambiente e Urbanistica
fino al 1975; a lui si deve la prima legge regionale
urbanistica (che fu poi modello per la successiva
legislazione nazionale) e quella che che istituì
i parchi regionali (era legatissimo e orgoglioso di
questa legge e del Parco dei Colli, da lui istituito
nel 1977).
Nel
1975 viene rieletto in Regione e diventa Capogruppo
del PSI.
Ma
il suo pensiero primario è sempre stato l’antifascismo
e l’ANPI: instancabile è il suo lavoro,
per la promozione e la trasmissione della memoria
della Resistenza, delle partigiane e dei partigiani.
In qualità di presidente dell’ANPI nel
1996 alla morte di Giuseppe Brighenti fu lui che mi
chiese di entrare, primo non partigiano, nella segreteria
provinciale in rappresentanza dei comunisti.
Nel
1968, insieme ad altri esponenti della Resistenza
bergamasca tra cui Mario Invernicci, fonda l’ISREC
di Bergamo di cui, fino ad oggi, sarà
componente del Consiglio Direttivo.
Insieme
a Giuseppe Brighenti “Brach”, Eugenio
Bruni e altri dà vita al Comitato Bergamasco
Antifascista per la difesa delle istituzioni democratiche,
un’istituzione che è l’erede del
CNL, di cui fu vicepresidente vicario fino al
2016. Ancora ricordo le lunghe riunioni in prefettura
da lui presiedute per organizzare le celebrazioni
di tanti 25 Aprile.
Fondamentale,
infine, la sua determinazione e il suo lavoro per
la realizzazione alla Malga Lunga, nel 2012, del museo-rifugio
della Resistenza bergamasca dedicato alla 53^Brigata
Garibaldi “13 Martiri di Lovere”, progetto
in cui mi coinvolge in qualità di progettista,
e al quale ha dedicato gli ultimi sforzi come
Presidente Provinciale dell’ANPI.
Salvo
è stato un uomo dal carattere spigoloso, ma
al contempo curioso e appassionato. Ha reso più
consapevoli generazioni di Bergamaschi che i valori
di libertà e democrazia di cui oggi godiamo
non potranno mai essere dati per scontati, che il
fascismo è ancora presente oggi come 70 anni
fa. Salvo ha testimoniato per tutta la sua lunga vita
con il suo impegno la necessità di essere cittadini
attivi della vita della Repubblica e ci ha lasciato
con il suo esempio un’eredità inestimabile.
Un prezioso esempio per chi lotta per la democrazia,
la libertà e la giustizia sociale, ed è
un onore che, ricordando le sue origini, abbia scelto
di riposare presso la nostra comunità.
Che
la terra gli sia lieve.
Borgo
di Terzo,
12
giugno 2017
|
(20.06.17)
BORGO DI TERZO (bg). RAFFORZIAMO
LO SPORTELLO SOCIALE PER IL DIRITTO ALLA CASA E I
DIRITTI SOCIALI
*
Martedì 20 giugno, ore 21.00, INCONTRO, a Borgo
di Terzo, presso Rifondazione Comunista Valcavallina,
Via
Rivolta 1 (scalinata
di fronte alla farmacia).
Sono invitati tutti gli interessati.

Il
tema del diritto alla casa, della solidarietà
e del mutualismo saranno al centro dell'incontro che
si prefigge l'obiettivo di rilanciare in Valcavallina
la lotta contro gli sfratti e per i diritti sociali.
Un'occasione per fare il punto sulla situazione sociale
del territorio dopo quasi 10 anni di crisi economica
e per costruire, attraverso le pratiche del mutalismo,
della solidarietà e del conflitto, una resistenza
attiva alle politiche di privatizazzione e di negazione
dei diritti stabiliti dalla Costituzione. Al primo
punto la necessità di rafforzare anche in Valcavallina
lo "sportello sociale"
come strumento concreto di difesa per chi più
ne ha bisogno. Interverrà all'incontro di martedì
20 giugno Fabio Cochis, segretario
provinciale Unione Inquilini. (a cura Unione Inquilini
e Rifondazione Comunista Valcavallina - per info tel.
3389759975 - Maurizio)
|
(16.06.17)
BREVISSIME NOTE SU MST
("SEM TERRA")
.jpg)
-
MST.
Il Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra
è un movimento contadino nato nel 1984 dalle
occupazioni di terre improduttive nel sud del Brasile.
E’ presente oggi in 24 stati su 26; coinvolge
350.000 famiglie insediate, 100 cooperative, 96
agroindustrie, 1900 associazioni e 100.000 famiglie
accampate. Le persone che conquistano la terra (insediati)
continuano a lottare per scuole, energia elettrica,
salute ecc. Negli insediamenti e negli accampamenti
le famiglie si organizzano in nuclei che discutono
i problemi della loro area. Da questi nuclei emergono
i coordinatori dell’insediamento o dell’accampamento.
La stessa struttura si ripete a livello regionale,
statale e nazionale. Il Movimento ha anche settori
relativi a specifici argomenti, dal livello locale
a quello nazionale (fronte di massa, educazione,
produzione, cultura, genere ecc.).
-
Riforma
agraria popolare e agroecologia. Nel 2014,
nell’ultimo congresso, i senza terra hanno
presentato la loro proposta di Riforma Agraria
Popolare, basata sull’agroecologia,
che si propone di produrre alimenti sani destinati
al mercato interno, irrealizzabile senza l’alleanza
con i lavoratori urbani e il sostegno di tutto il
popolo brasiliano.
-
Continuità
di un percorso di scambio. Il MST rappresenta
un importante riferimento internazionale per ciò
che riguarda la conquista di diritti nelle aree
rurali e la proposta di un paradigma di sviluppo
capace di dare dignità alle popolazioni delle
campagne, rispettare l’ambiente, produrre
cibo sano per tutti. E’ dalla fine degli anni
90 che ha optato per l’agroecologia ed è
molto impegnato a mettere in pratica questa scelta
anche se la transizione è lunga e complessa
e lo è particolarmente oggi, con un governo
che, tra i primi atti realizzati ha abolito il Ministero
dello Sviluppo Agrario, mantenendo solo il Ministero
dell’Agricoltura che da sempre ha sostenuto
la grande proprietà agricola, che produce
essenzialmente per l’esportazione.
-
Questo progetto dà continuità ad un
percorso che l’Associazione Amig@s MST Italia
porta avanti da molti anni con i suoi partner, incentrato
sul dialogo e sullo scambio di esperienze tra organizzazioni
e movimenti sociali italiani e il Movimento dei
Senza Terra del Brasile (MST). Stiamo organizzando
con il MST una brigata di giovani italiani ed europei,
nella prossima estate, che partecipino a un breve
periodo di formazione presso la Scuola FF e poi
vadano a conoscere la realtà di accampamenti
e insediamenti in alcune regioni del Brasile.
-
Stiamo dando continuità al progetto delle
Brigate del MST in Italia avviato nel 2014 con la
venuta in Italia e in particolare a Viterbo, all’università
di agraria, di un gruppo di 9 militanti MST. L’attuale
congiuntura politico-economica italiana ed internazionale
sta generando in molti giovani italiani un nuovo
interesse nei confronti dell’agricoltura contadina,
delle pratiche dell’agricoltura biologica,
nel rispetto del territorio e dei diritti dei lavoratori.
-
Il MST ha “brigate”, cioè gruppi
di suoi militanti in varie parti del mondo, dal Venezuela
al Mozambico, da Haiti alla Palestina, ma anche in Cina
e negli Stati Uniti. Ritiene infatti lo scambio culturale
e l’impegno nel volontariato internazionale un
elemento indispensabile nella formazione dei propri
militanti. I militanti del MST imparano e insegnano,
scambiano principi e valori, diffondono i concetti di
agroecologia e sovranità alimentare, insieme
a quelli di dignità dei lavoratori, di diritti
di cittadinanza. (Orazio Rossi - Associazione Animante)
|
(16.06.17)
SERIATE (bg). IL SECONDO INCONTRO
PUBBLICO DELLA RETE BERGAMASCA PER L'ALTERNATIVA AL
G7
Venerdì
16 giugno, ore 20.45, presso
la Biblioteca Civica di Seriate, in Via Italia 58
(di fronte al municipio)
*
PER UN'ALTRA UMANITA' POSSIBILE. Le prevaricazioni
dell'agroindustria e le lotte delle comunità
contadine per l'autodeterminazione alimentare
Introduce:
ORAZIO ROSSI
Interverranno:
FRANCISCO DAL CHIAVON (del coordinamento
nazionale SEM TERRA -MST/Brasile) La lotta del
movimento della Via Campesina, il debito in agricoltura
e la dichiarazione dei diritti dei contadini
VITTORIO
AGNOLETTO (già parlamentare europeo,
membro della Commissione per gli Affari Esteri e della
Commissione per il Commercio Internazionale) Trattati
internazionali come strumento di dominio del sistema
agro-industriale
Coordina:
MARCO NORIS (Cooperativa Amandla)
Interventi
liberi delle realtà presenti che aderiscono
alla Rete
Rete
Bergamasca per l'alternativa al G7: Acli
Terra Lombardia - Associazione Animante Bergamo -
Brigate Solidarietà Attiva Bergamo - Cittadinanza
sostenibile Bergamo - Gap Gruppo di Acquisto Popolare
Bergamo - R@p Rete per autorganizzazione popolare
- Unione Inquilini Bergamo - Comitato Seriate per
tutti - C.s.a. Pacì Paciana - Alternainsieme
San Paolo d'Argon- Collettivo politico di Alzano Lombardo
- Associazione Gli Armadilli - Comitato "I Bastioni
di Orione"Possibile Bergamo - Cooperativa sociale
Amandla - Cooperativa il Sole e la Terra - Barrio
Campagnola - Circolo di Rifondazione Comunista Seriate
- Comitato di lotta per la casa Bergamo - Asia - Sinistra
Italiana Bergamo - Rifondazione Comunista Bergamo
e provincia - Ari - Laboratorio Permacultura Bergamo
- Nyeleni - Terra nuova - Deafal (ong) - Intergas
Bassa Val Seriana (GAS Torre Ranica, Pan GAS, Quater
GAS) - DESR Distretto Rurale Di Economia Solidale
(Parco agricolo sud Milano) - RiMake Milano - RiMaflow
Trezzano sul Naviglio - FUORIMERCATO (nazionale) -
Comitato STOP TTIP Milano - Woof Italia - Attac Italia
Info:
Roberta tel. 3405841595 - Fb: Rete
Bergamasca per l'alternativa al G7 - Mail:
alternativag7bergamo@yahoo.it
Le
nostre precedenti info: qui
|
(12.06.17)
BORGO DI TERZO. IL CONSIGLIO
COMUNALE RICORDA SALVO PARIGI
*
Lunedì 12 giugno ore 21.15, sala consiliare
La
figura di Salvo Parigi, partigiano e presidente per
70 anni dell'Anpi di Bergamo, scomparso il 5 maggio
scorso, sarà ricordata all'inizio del consiglio
comunale di Borgo di Terzo convocato lunedì
12 giugno alle ore 21.15. Salvo Parigi riposa nella
cappella di famiglia nel piccolo cimitero del paese,
di cui la famiglia era originaria e al quale era molto
legato . La commemorazione nel Consiglio comunale
di Borgo di Terzo sarà introdotta da Francesco
Macario, già amminstratore del comune e per
diversi anni fra i collaboratori di Salvo Parigi nel
suo straordinario impegno per la memoria della Resistenza.
|
(03.06.17)
BERGAMO. CALANO LEGGERMENTE
GLI SFRATTI, MA SI STABILIZZANO IN ALTO. LA PRECARIETA'
ABITATIVA E' FENOMENO STRUTTURALE
I
dati registrati dal Ministero dell'Interno, diffusi
dal sindacato Unione Inquilini, per Bergamo e provincia
relativi al periodo gennaio-dicembre 2016
Le
sentenze di sfratto nel corso del 2016 da noi sono
state 591, in calo (-2,48%; Lombardia -10.23%; Italia
-5,55%) rispetto all'anno precedente quando la cifra
ammontava a 606 (1.002 nel 2013).
La motivazione principaledello sfratto resta la "morosità"
con 568 sentenze emesse per questo motivo nella città
capoluogo e in provincia, cioè circa il 95%
fra tutte le sentenze di sfratto.
La diminuzione risulta modesta e non può essere
assunta come un segnale di inversione di tendenza.
Gli sfratti diminuiscono perché dopo una sequenza
di anni caratterizzati da un alto numero di sfratti
si riduce matematicamente la platea degli inquilini
a rischio di insolvenza. Gli sfratti continuano ad
essere uno degli effetti della crisi economica e della
precarizzazione delle condizioni di lavoro e di salario,
ormai da considerare non tanto come emergenza ma come
fenomeno strutturale.
Quanto al numero degli sfratti eseguiti dagli ufficiali
giudiziari, nel 2015 in bergamasca avevano raggiunto
il loro record storico (605); nel 2016 sono stati
560, con una diminuzione del -7,44% (Lombardia -6,97%;
Italia +7,99%). Nel 2009, praticamente all'inizio
della crisi economica, la provincia di Bergamo era
stata quella con la più alta crescita percentuale
di sfratti eseguiti in Italia (405 sfratti, più
207%). La diminuzione 2015/16 è abbastanza
significativa, ma siano ancora molto al di sopra anche
dell'exploit del 2009.
Non accenna a diminuire invece il numero delle richieste
di esecuzione presentate agli ufficiali giudiziari,
ben 2615 (+ 0,23%; Lombardia – 2,91%; Italia
+ 3,09%).
“Gli sfratti probabilmente si stanno stabilizzando,
ma ad un livello alto, il che evidenzia come la precarietà
abitativa sia un fatto non congiunturale ma strutturale”
- conclude Fabio Cochis, segretario Unione Inquilini
Bergamo - "Il vero disastro è che
sul tema casa il Governo, le Regioni e i Comuni non
riescono neanche a balbettare una proposta: anzi si
continua con indifferenza a fare finta che non esista
una questione abitativa che nel nostro Paese è
destinata ad approfondirsi ulteriormente.”
(03.06.17, Unione Inquilini Bergamo)
*
Tabelle complete anno 2016 (fonte: Ministero
dell’Interno, Dipartimento per le Politiche del
Personale dell’Amministrazione Civile e per le
Risorse Strumentali e Finanziarie - Ufficio Centrale
di Statistica): qui
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
|
(27.05.17)
BERGAMO. A LOVERE BASTA SFILATE
NEOFASCISTE
%20Lovere.%20Applicare%20la%20Costituzione.%20Nessuno%20spazio%20ai%20fascisti/images/2017_05_27_17_22_22.jpg)
Applicare
la Costituzione. Nessuno spazio ai fascisti. Altre
foto: qui
|
(26.05.17)
BERGAMO-MALPENSATA. CASE POPOLARI:
PROTESTA CONTRO GLI AUMENTI INCONTROLLATI DI AFFITTI
E SPESE CONDOMINIALI
Unione
Inquilini: “La situazione sociale è gravissima,
tante famiglie non riescono più a pagare gli
affitti, adesso si rischiano gli sfratti”
*
Presidio-manifestazione:
Venerdi 26 maggio, ore 10.00, davanti agli uffici
di ALER in Via
Mazzini 32/A- Bergamo
.jpg)
A
causa di errori, non attribuibili agli inquilini,
per due anni consecutivi (2014 e 2015) ALER non ha
chiesto, ai residenti nei numeri civici nr. 21-23-25-27-29-31-33-35-37-39-41-43,
il versamento delle spese per il servizio di erogazione
del riscaldamento.
Purtroppo ALER si è totalmente disinteressata
di informare i propri inquilini di questo errore.
Ad aprile di quest’anno l'ALER, accortasi dell’errore, ha
proceduto a richiedere il pagamento delle spese che
non aveva riscosso addebitandole attraverso conguaglio
sui bollettini dell’affitto inviati mensilmente
agli inquilini. La cifra totale è altissima:
circa € 112.160,00.
A ciò si deve aggiungere l’acconto di
€ 73.713,43 per le spese di riscaldamento dell’anno
in corso, pagate sempre nei bollettini del 2017, prima
che ALER fornisca il saldo che verrà inviato
il prossimo anno.
Quindi l’Azienda Lombarda ha richiesto ai suoi
106 inquilini coinvolti un totale, di sole spese condominali,
di circa € 185.874,49 mensili. Ogni inquilino
dovrà quindi pagare, per un solo anno, circa
1.754,00 euro. Il prossimo anno ALER chiederà
un’altra somma simile (altri 1.700 euro per
ogni alloggio).
Tutti questi soldi sono stati divisi in rate mensili
che pagheranno fino all’anno 2019. Ma non è
finita: questi soldi riguardano solo le spese condominiali.
Poi c’è il canone di affitto (che ha
registrato anch’esso altri aumenti).
Nonostante la rateizzazione del debito, ALER sta facendo
pagare agli inquilini spese che per molti sono diventate
insostenibili. Infatti tante famiglie o singoli che
abitano nel caseggiato, vivono in condizione economiche
già particolarmente fragili e precarie: pensioni
al minimo, disoccupazione, cassaintegrazione, stipendi
di sopravvivenza, ecc... Molti di questi inquilini,
vista l’impossibilità di pagare bollettini
decisamente non proporzionati alle proprie condizioni
economiche, stanno sospendendo completamente i pagamenti,
accumulando morosità e rischiando gli sfratti.
Gli inquilini, hanno organizzato una affollata assemblea,
che ha visto la partecipazione anche degli attivisti
di Unione Inquilini. Si è deciso di organizzare,
nella mattinata di Venerdi 26 maggio (inizio ore 10.00),
una protesta fuori dagli uffici di ALER. Gli inquilini
vogliono dalla Azienda Lombarda di Edilizia Pubblica
un impegno a sostegno degli inquilini, a partire da
quelli in condizione di maggiore difficoltà,
nel pagamento di canoni che non sono in grado di pagare
da soli.
La proposta che porteranno all’attenzione dei
funzionari dell’Azienda è che sia garantito,
fin dal prossimo mese, almeno il prolungamento del
pagamento delle rate del conguaglio, rideterminando
l’entità delle rate con cui deve essere
pagato il debito.
Infine gli inquilini delle case popolari chiedono
che ALER, in accordo con l’Amministrazione comunale
di Bergamo, individui forme di agevolazioni o sostegno
per proteggere i singoli e le famiglie che versano
in condizione di particolare difficoltà economica.
(23.05.17 - Fabio Cochis, Unione Inquilini Bergamo)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(16.05.17)
BERGAMO. L'APPELLO DELLA "RETE
BERGAMASCA PER L'ALTERNATIVA AL G7" [dei ministri
dell'agricoltura]

Siamo
cittadine/i, donne e uomini, preoccupati per la frequenza
con cui si susseguono eventi che mettono a repentaglio
la qualità della vita delle persone in un ambiente
sempre più aggredito e avvelenato da attività
umane indifferenti alle conseguenze sul pianeta e
irresponsabili nei confronti delle future generazioni.
Siamo indotti a mangiare cibo standardizzato, sempre
più spesso prodotto a scapito dei diritti del
lavoro e della salute, con l’utilizzo massivo
di fertilizzanti e pesticidi chimici che inquinano
l’ambiente e distruggono la normale fertilità
dei terreni.
Questa è la conseguenza di un mercato mondiale
del cibo dominato dalle multinazionali dell’agrobusiness,
che obbediscono solo alla legge del massimo profitto,
incuranti delle conseguenze sull’uomo e sulla
natura: insicurezza alimentare, desertificazione e
deforestazione, aggressione alla biodiversità,
inquinamento, alterazioni climatiche, spreco di quantità
di cibo che potrebbero alimentare una volta e mezzo
gli abitanti del pianeta. Per comprendere i paradossi
del sistema globale del cibo basti notare che 800
milioni di persone sono denutrite, 2 miliardi di persone
sono in sovrappeso oppure obese, mentre un terzo della
produzione mondiale di alimenti viene sprecato.
Questo sistema agroalimentare è sostenuto con
trattati internazionali, sovvenzioni e legislazioni
amiche dai governi dei paesi più ricchi del
pianeta a danno delle comunità contadine di
tutto il mondo, messe in crisi da una competizione
drogata dai sussidi, dalla finanziarizzazione del
cibo, dalle monocolture intensive. Eppure è
la stessa FAO che considera l’agricoltura contadina,
che produce circa l’80% del cibo nel mondo,
come cruciale per la soluzione del problema della
fame nel mondo1. I rappresentanti di questi governi
si riuniscono ogni anno nelle più belle località
del pianeta per raccontare al mondo, sostenuti da
un potentissimo apparato mediatico, gli effetti “positivi”
delle loro politiche sulle popolazioni, mentre sottobanco
continuano a sostenere questo distruttivo sistema.
Quest’anno
il G7 dei ministri dell’agricoltura si terrà
nella Città di Bergamo il 14-15 ottobre.
Noi
invitiamo tutti i cittadini sensibili ai temi richiamati
e tutti quelli impegnati nella costruzione di modelli
di produzione, distribuzione e consumo agroalimentari
alternativi a unirsi in un percorso di riflessione
sulla possibilità di un’ alternativa
sostenibile per le comunità umane e per l’ambiente.
Ci rivolgiamo alle tante esperienze, esistenti in
provincia di Bergamo, ricche di pratiche e saperi
la cui messa in comune può davvero garantire
una grande capacità progettuale e costituire
la forza per far sentire la domanda di cambiamento:
dai GAS orientati al cambiamento sociale, alle reti
solidali per la difesa di un'agricoltura a presidio
del territorio, ai mercati contadini strutturati con
funzione anche logistica per i consumatori critici,
alle comunità di supporto all'agricoltura che
mettono in discussione il mercato a partire dall'agricoltura
contadina.
Ci proponiamo di attivare reti che abbiano a fondamento
la sovranità alimentare, riconnettendole buone
pratiche già attive a livello locale ad una
riflessione politica più ampia, per mostrare
la validità della loro alternativa possibile
e praticabile al modello dominante ed anche per evitare
che queste pratiche dal basso vengano acquisite nella
narrazione ingannevole del G7, che potrebbe trasformarle
in una sorta di foglia di fico ad esso funzionale.
Vogliamo
mettere in movimento una Rete sociale di alternativa
agricola
che veda impegnate le stesse realtà contadine
bergamasche, l’associazionismo, i movimenti
sociali, i partiti, i cittadini, i GAS, i GAP, nella
costruzione di un percorso da oggi ad ottobre che
attraverso momenti formativi pubblici, giornate di
mobilitazioni, eventi diffusi su tutto il territorio
bergamasco, contribuiscano a disvelare gli effetti
devastanti del modello agroindustriale e portino alla
ribalta, invece, le buone pratiche alternative.
Invitiamo tutti ad assumersi l’impegno di dare
continuità a questo percorso ed ad aderire
in termini di impegno a far sì che questa presenza
ingombrante del G7 a Bergamo diventi invece la Nostra
possibilità di dare voce a chi già opera
alla costruzione di un’alternativa.
Come coordinamento iniziale abbiamo pensato ad assemblee
pubbliche su più temi, a partire da maggio,
con una iniziativa che racconti cosa sia il sistema
agroindustriale attuale e le sue conseguenze, a seguire
tenteremo di far conoscere quali sono le reali politiche
europee (PAC), italiane e bergamasche attraverso le
quali si costruisce il dominio dell’attuale
sistema agricolo; seguiranno le proposte; convinti
che l’alternativa sia davvero praticabile proporremo
in un altro evento pubblico la nostra alternativa:
la sovranità alimentare, l’agricoltura
contadina.. e nelle stesse giornate del G7 proponiamo
che tutte le reali pratiche dal basso ed esistenti
sul territorio possano trovare voce..
Anche le stesse giornate del G7 dovranno vederci impegnati,
infatti, nella costruzione di “piazze liberate”,
di una Bergamo che dice no ad altre politiche che
alimentano la crisi globale, affamano il Sud del mondo
e inaspriscono anche la nostra condizione economica
con le loro politiche di austerità. Una bergamasca
che da maggio ad ottobre, nelle giornate di svolgimento
del summit dei potenti della Terra, si riempia di
iniziative e gesti di liberazione per il diritto alla
vita di tutti i popoli del mondo.
Bergamo,
1° Maggio 2017
Rete
Bergamasca per l'alternativa al G7
Aderenti
alla rete
Acli Terra Lombardia
Associazione Animante Bergamo
Brigate Solidarietà Attiva Bergamo
Cittadinanza sostenibile Bergamo
Gap Gruppo di Acquisto Popolare Bergamo
R@p Rete per autorganizzazione popolare
Unione Inquilini Bergamo
Comitato Seriate per tutti
C.s.a. Pacì Paciana
Alternainsieme
Collettivo politico di Alzano Lombardo
Associazione Gli Armadilli
Comitato "I Bastioni di Orione" - Possibile
Bergamo
Cooperativa sociale Amandla
Cooperativa il Sole e la Terra
Barrio Campagnola
Circolo di Rifondazione Comunista Seriate
Comitato di lotta per la casa Bergamo
Asia
Sinistra Italiana Bergamo
Rifondazione Comunista Bergamo e provincia
Ari
Laboratorio Permacultura temperata Bergamo
Nyeleni
Terra nuova
Deafal (ong)
DESR
- Distretto Rurale Di Economia Solidale (Parco agricolo
sud Milano)
RiMake Milano
RiMaflow Trezzano sul Naviglio
FUORIMERCATO (nazionale)
Comitato STOP TTIP Milano
Woof Italia
Per
adesioni di soggetti collettivi o individuali: alternativag7bergamo@yahoo.com
tel. 3405841595 (roberta)
|
(16.05.17)
ZANDOBBIO. MOBILITAZIONE ANTISFRATTO
PER IL DIRITTO ALLA CASA PER TUTTI
*
Martedì 16 maggio, dalle ore 8.30, PRESIDIO
SOLIDALE per Allal e i suoi figli, in Via
Giardino n. 30 a Zandobbio

Di
Allal e della sua famiglia nonché delle politiche
abitative dell'Amministarzione Comunale di Zandobbio
e in generale dei comuni della Valcavallina ci siamo
già occupati un mese fa (cfr.
alternainsieme.net 12.04.17). Per la famiglia
di Allal, dopo il rinvio di un mese ottenuto ad aprile,
è prevista per martedì 16 maggio la
seconda uscita dell'Ufficiale giudiziario per l'esecuzione
dello sfratto. Allal, fino a circa due anni fa, era
primo nella graduatoria per l'assegnazione degli alloggi,
ma poi, scaduto il bando, l'Amministrazione comunale
non lo ha più rinnovato, scegliendo invece
di assegnare i pochi alloggi rimasti liberi attraverso
un bando ristretto a categorie speciali (anziani,
disabili) escludendo quindi la famiglia di Allal.
L'unica soluzione prevista ora dai servizi sociali
è quella di inserire Allal e il figlio ancora
minorenne in uno degli alloggi provvisori a dispozione
del Consorzio Valcavallina a Vigano San Martino da
dividere con un altro nucleo familiare in analoga
situazione di sfratto, mentre l'altro figlio appena
maggiorenne deve trovare un'altra sistemazione per
conto suo. Con la crisi e la disoccupazione, si perde
la casa e si perde anche la famiglia. L'unica soluzione
non precaria per Allal e tante altre famiglie è
quella di avere un alloggio di edilizia residenziale
pubblica. Ma a Zandobbio e in Valcavallina gli appartamenti
Erp sono pochi, molto inferiori al bisogno, e per
Allal come per altri l'unica speranza è affidata
alla domanda per il Comune di Bergamo che però
può accogliere solo una quantità molto
modesta delle richieste provenienti da fuori comune.
Che tante famiglie residenti nei comuni della Valcavallina
siano costrette a concorrere per i bandi del Comune
di Bergamo, gli amministatori comunali lo sanno perfettamente,
ma nessuno si preoccupa da lungo tempo di incrementare
le dotazioni di edilizia residenziale pubblica nei
nostri paesi. Così, fra disagi e umiliazioni,
diverse famiglie che hanno perso la casa perché
non riuscivano più a pagarla, sono divise e
costrette a vivere in convivenza con sconosciuti.
Ciò che chiediamo è che Allal e i suoi
due figli, in attesa che si renda disponibile un alloggio
di edilizia sociale fuori zona, possano stare tutti
e tre insieme. Quanto all'insieme dei problemi abitativi
nella nostra zona, crediamo invece sia sempre più
urgennete e improcrastinabile l'impegno a rivedere
profondamente le politiche abitative rafforzando le
disponibilità di edilizia pubblica. E su questi
obiettivi che invitiamo alla solidarietà con
Allal partecipando al presido indetto a Zandobbio,
in via Giardino 30, dalle ore 8.30 di martedì
16 maggio 2017. (Per comunicazioni: Fabio Cochis,
tel. 3397728683 - Unione Inquilini di Bergamo e provincia)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
|

(14.15.17)
BERGAMO. UNIONE INQUILINI:CONTINUA
IL MERCATINO DELL'ABITO USATO
Per
difendersi dalla crisi economica e per lottare contro
le politiche di austerità
*
Domenica 14 maggio, dalle ore 11.00 alle ore 16.00,
mercatino degli abiti usati, presso Unione Inquilini
in Via Borgo Palazzo 84/g a Bergamo

Il
mercatino del “vestito usato” è
uno strumento di auto-difesa contro il caro-vita:
per soddisfare un bisogno materiale (es. vestiario)
che la crisi economica nega a sempre più famiglie
proletarie che non hanno più reddito per consumare.
È anche una azione che vuole contestare le
politiche di austerità del governo che tagliano
i servizi sociali (sanità, istruzione, ecc..)
che prima lo Stato garantiva gratuitamente.
Vogliamo
dimostrare che la risposta collettiva, basata sulla
solidarietà ed il mutualismo, permette di non
lasciare indietro nessuno e ricostruire una unità
tra le persone impoverite dalla crisi e dall’austerità.
(per info: tel.3345086230 - davide)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(27.05.17)
APPELLO:
«A LOVERE (BG) BASTA SFILATE NEO-FASCISTE».
*
Sabato 27 Maggio 2017, PRESIDIO ANTIFASCISTA al
Cimitero di Lovere (bg), ore 14. "APPLICARE
LA COSTITUZIONE - NESSUNO SPAZIO AI FASCISTI"

A
tutte e tutti i democratici, le democratiche, gli antifascisti
e le antifasciste
Da
alcuni anni a fine maggio le vie di Lovere (BG) sono percorse
da gruppi di neo-fascisti che esibiscono i loro simboli
di violenza, cercando visibilità con il pretesto
di commemorare due repubblichini della legione nera Tagliamento,
giustiziati dai partigiani all’indomani della fine
ufficiale della seconda guerra mondiale. La legione Tagliamento,
che operò in zona, è riconosciuta colpevole
di crimini contro l’umanità: nel processo
che il Tribunale Militare di Milano istruì nel
dopoguerra, ai suoi militi vennero comminate diverse condanne
a morte, in parte poi commutate in ergastolo. Fra condoni
e rinvii nessuno scontò più di qualche anno
di carcere. Ormai da alcuni anni, fascisti non solo locali
sfregiano il ricordo della Resistenza insultando la memoria
storica di Lovere e dei partigiani. Anche quest’anno
pretendono di manifestare nello stesso paese che, il 17
giugno 1945, vide sfilare le bare di 13 giovanissimi partigiani
– sei erano di Lovere – catturati dalla Tagliamento,
torturati e fucilati davanti alla popolazione.
Già nel 2012 i neofascisti hanno imbrattato la
stele dei Tredici Martiri e bruciato la targa che ricorda
Bortolo Pezzutti, diciottenne di Costa Volpino, catturato
per futili motivi dalla Tagliamento e inviato nel lager
di Bolzano, dove finì orribilmente trucidato. Un
anno fa, il 28 maggio 2016, inspiegabilmente protetti
dalle forze dell’ordine, sono addirittura entrati
nel Cimitero di Lovere, sfilando in segno di sfregio davanti
alle tombe dei Tredici Martiri e alla lapide dei fratelli
partigiani “Falce” e “Martello”
Pellegrini, anch’essi catturati dalla Tagliamento,
torturati e uccisi a Lovere. Il presidio antifascista,
che protestava presidiando pacificamente il cimitero,
è stato caricato con violenza dalla polizia, mentre
i fascisti vi entravano tranquilli. Durante questa aggressione
sono stati feriti tre antifascisti.
QUESTI
FATTI DIMOSTRANO CHE LA LOTTA AL FASCISMO NON E’
FINITA IL 25 APRILE 1945.
Ancora
oggi i fascisti vogliono riaffermare la loro ideologia
tornando ad esprimersi con la violenza, il nazionalismo,
la xenofobia, il militarismo. Lo fanno spesso con la connivenza
di pezzi di quelle istituzioni repubblicane che avrebbero
il dovere costituzionale di reprimerli. Formazioni dichiaratamente
neo-fasciste, forti della paura generata dalla crisi e
dai movimenti migratori, propongono alternative ingannevoli
alle politiche di austerità imposte dal neoliberismo,
creando falsi nemici identificati sulla base della provenienza
nazionale, della razza, della cultura o dell’orientamento
sessuale. Nascondono così l’unico reale conflitto
che questa crisi ha evidenziato: quello tra sfruttati
e sfruttatori.
Chiamiamo quindi tutti a manifestare con i fatti la nostra
scelta antifascista, negando spazi di agibilità
politica a ogni forma di fascismo, qualunque sia la maschera
che indossa. Impegniamoci contro discriminazioni di genere,
razza, cultura o provenienza nazionale. Attiviamo una
concreta collaborazione tra le forze impegnate a costruire
un modello sociale che abbia al centro dei propri valori
la dignità delle persone e del lavoro, e come orizzonte
il rispetto e la pacifica convivenza tra popoli.
Invitiamo tutte e tutti a partecipare al
PRESIDIO ANTIFASCISTA, sabato 27 Maggio 2017, al cimitero
di Lovere (BG), ore 14: APPLICARE LA COSTITUZIONE –
NESSUNO SPAZIO AI FASCISTI. (Lovere, 1° Maggio
2017)
COORDINAMETO
ANTIFASCISTA DELL’ALTO SEBINO, VAL CAMONICA E VALLI
BERGAMASCHE, Comitato Lombardo Antifascista, ANPI (Provinciale
di Bergamo, Lovere, Endine, Seriate, Val Caleppio, Val
Gandino, Valcamonica), ISREC Bergamo, FIOM e CGIL Valcamonica-Sebino,
RIFONDAZIONE COMUNISTA Lombardia, SINISTRA ITALIANA Bergamo,
ARTICOLO 1 democratici progressisti Brescia e Valcamonica,
POSSIBILE Brescia, PD Lovere, GRAFFITI, CIRCOLI DEI LAVORATORI
Darfo e Iseo, RIBELLI DELLA MONTAGNA, KAMUNIA PARANOIKA,
RETE ALDO DICE 26X1, RADIO ONDA D’URTO, ALTERNAINSIEME
San Paolo d’Argon.
Per
adesioni scrivere a:
loverebastasfilateneofasciste@gmail.com
|
(08.05.17)
BERGAMO. SALVO PARIGI. UNA VITA
PER LA GIUSTIZIA E LA LIBERTA', CONTRO IL FASCISMO
La
nota biografica diffusa dall'Anpi provinciale di Bergamo.
"Un
momento doloroso per l’intera comunità bergamasca:
nella notte tra il 4 e il 5 maggio, è mancato il
nostro Salvo Parigi, presidente onorario dell'ANPI Provinciale
di Bergamo, dopo esserne stato, per oltre 70 anni, il
Presidente fino all’aprile del 2016.
Salvatore Parigi – per tutti Salvo – ingegnere,
docente per anni all’Istituto superiore “Cesare
Pesenti” oltreché vicepreside, nasce a Bergamo
il 13 maggio del 1924. Frequenta il Liceo Classico “Paolo
Sarpi” e qui, in prima liceo, viene avvicinato da
alcuni operai della Dalmine, tra cui Bepi Signorelli,
antifascista della prima ora e reclutatore, insieme a
Bruno Quarti, della Resistenza bergamasca e, insieme ad
altri compagni di liceo, viene coinvolto nella rete clandestina
del movimento di Giustizia e Libertà, un gruppo
che immediatamente dopo la caduta del fascismo del 25
luglio 1943, è in grado di mobilitarsi nella costruzione
della Resistenza a Bergamo e in provincia. Il suo impegno
è inizialmente quello di diffondere la stampa clandestina,
in particolare del giornale "Italia Libera",
organo di stampa ufficiale del Partito d'Azione; dopo
il 25 luglio, Parigi entra a far parte dei gruppi armati
di GL in città e diventa commissario della 1^ Brigata
GL di pianura, occupandosi principalmente dei servizi
di collegamento, informazione e diffusione della stampa
clandestina. Il 25 aprile del 1945, al momento della Liberazione,
è in prigione, alla Montelungo, arrestato dalle
SS pochi giorni prima dell'insurrezione.
Uomo di cultura, è importante ricordare il suo
impegno, dopo la Liberazione, come fondatore della rivista
«La Cittadella», esperienza a cui tenne sempre
moltissimo. Il quindicinale, fondato da un gruppo di giovani
antifascisti attivi nella lotta partigiana e animati da
un forte desiderio di rinnovamento politico e morale del
Paese, esce con il primo numero il 20 febbraio 1946. Responsabile
unico risulta, fin dal principio, Salvo Parigi che ne
assume anche la piena direzione col numero 18 del 5 novembre
1946, firmando una rivista a cui collaborano intellettuali
importanti e che ha diverse rubriche: politica (seguita
dal direttore Salvo Parigi e Dino Moretti), economica
(con Valerio Barnaba), scientifica (curata da Gianni Parigi
e Vico Rossi), filosofica (redatta da Mario Tassoni e
Giacomo Zanga), infine l'area letteraria di Giulio Questi
e Gian Carlo Pozzi e artistica nonché cinematografica
con a capo Corrado Terzi e Carlo Felice Venegoni. Così
Franco Fortini recensisce favorevolmente la rivista individuando
nei redattori dei «compagni nella lotta per una
nuova cultura» («Il Politecnico», n.35
(gen./mar. 1947), p.93):
«Esce in una delle nostre più codine città:
a Bergamo. E’ fatto, questo quindicinale, da giovani
– almeno così ci sembra dal tono. “Che
la filosofia dia ai suoi l’odio e la persecuzione
del mondo!” quest’augurio che abbiamo letto
in una delle sue pagine, può dare l’idea
del colore di questo foglio. I nomi – dal responsabile
Salvo Parigi, a Mario Tassoni, Dino Moretti, ecc. –
contano relativamente poco; importa una vivacità
appena repressa da una volontà moralistica, una
combattività molto tesa, senz’esser mai rumorosa,
agitata da impulsi differenti, che possono essere ora
di carattere sociale e politico in una libera ricreazione
di motivi del Partito d’Azione e del Socialismo
e ora piuttosto di un accento morale e religioso di timbro
protestante. Questo anzi ci sembra l’elemento più
vero di questa rivista. E’ infatti un luogo comune
affermare che la provincia è, in Italia, luogo
di fermenti e di decisioni morali; ma qui, leggendo le
pagine di questo foglio che certo si pubblica con difficoltà,
e con sacrificio personale dei suoi redattori e collaboratori,
possiamo valutare l’importanza di una “decisione”
simile, in una città appunto, come Bergamo, nota
per il suo conformismo cattolico».
«La Cittadella» conclude la sua vicenda nel
1948, con un doppio fascicolo, uscito il 15-30 aprile.
L’impegno di Salvo non si ferma qui. E' attivo dalla
fine degli anni ‘50 nelle file del Partito Socialista
Italiano, nel quale milita per tutta la sua vita politica
e della cui Federazione bergamasca è stato anche
segretario negli anni ‘60. Tra il 1961 e il 1962
viene chiamato a Roma, in qualità di tecnico, come
componente della Commissione Nazionale per la nazionalizzazione
dell’Energia Elettrica. Impegnato nelle istituzioni,
più volte consigliere comunale a Bergamo dal 1960,
diventa Assessore ai Lavori Pubblici nella giunta di centrosinistra
Clauser-Pezzotta dal 1964 al 1969. Nel frattempo è
anche consigliere provinciale. Nel 1970 viene eletto consigliere
regionale, e quindi Assessore regionale all'Ambiente e
Urbanistica fino al 1975; a lui si deve la legge regionale
che istituisce i parchi regionali (era legatissimo e orgoglioso
di questa legge e del Parco dei Colli, istituito nel 1977).
Nel 1975 viene rieletto in Regione e diventa Capogruppo
del PSI.
Ma il suo pensiero primario è per l'ANPI: instancabile
è il suo lavoro – fatto anche di una presenza
sempre costante, pure negli ultimi anni, quando l’età
e le condizioni fisiche avrebbero suggerito il riposo
– per la promozione e la trasmissione della memoria
della Resistenza, delle partigiane e dei partigiani. Nel
1968, insieme ad altri esponenti della Resistenza bergamasca
tra cui Mario Invernicci, fonda l'ISREC di Bergamo di
cui, fino ad oggi, sarà componente del Consiglio
Direttivo. Insieme a Giuseppe Brighenti "Brach",
Eugenio Bruni e altri dà vita al Comitato Bergamasco
Antifascista per la difesa delle istituzioni democratiche
di cui è vicepresidente vicario fino al 2016.
Fondamentale, infine, la sua determinazione e il suo lavoro
per la realizzazione alla Malga Lunga, nel 2012, del Museo-rifugio
della Resistenza bergamasca dedicato alla 53^Brigata Garibaldi
"13 Martiri di Lovere", progetto al quale dedica
gli ultimi sforzi come Presidente Provinciale dell'ANPI.
Perdiamo
un padre, perché i partigiani sono i padri di cui
ci dovremmo sentire figli. Perdiamo un compagno di strada
straordinario, dalla rettitudine morale esemplare, uomo
deciso, guida carismatica e autorevole per tutta l'ANPI
Provinciale di Bergamo e non solo.
Grazie Salvo, per tutto quello che ci hai dato. Cercheremo
di essere sempre all'altezza dell'eredità morale,
civile e politica che ci lasci. Ora e sempre Resistenza.
(Mauro Magistrati - Presidente ANPI Provinciale di Bergamo,
5 maggio 2017)
Salvo Parigi in alcune foto del nostro archivio.
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(16.06.12) SCANZOROSCIATE. INTITOLAZIONE DELLA SCALINATA
“ANGELO TROVESI, PARTIGIANO PIRATA”
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(24.07.11) Colli di San Fermo. Commemorazione della Battaglia
del Monte Torrezzo e di Fonteno contro i nazi-fascisti nel
67° anniversario |
(30.10.09)
Bergamo. Presidio Antifascista (Contro il sindaco Veneziani
che concede sala comunale a Casapound) |
(04.06.11) SERIATE. Inaugurazione del monomento ai caduti
partigiani del 27-28 aprile 1945 |
26.04.09) Caravaggio. Commemorazione dei partigiani Baruffi
Carlo, Grassi Annunzio, Pala Franco, Perego Giovanni uccisi
dai fascistia Capralba nel marzo 1945 |
(01.06.09)
Trescore Balneario. No fascismo. No razzismo (presidio contro
Forza Nuova) |
(22.04.17)
PONTIDA.
FESTA DELL'ORGOGLIO ANTIRAZZISTA. FOTO

ALTRE
FOTO:
QUI
|

(22.04.17)
ORARI DEI TRENI PER IL MEETING
ANTIRAZZISTA A PONTIDA DI SABATO 22 APRILE

|
(18.04.18)
BERGAMO. INCONTRO PUBBLICO:
VERSO IL MEETING ANTRAZZISTA DI SABATO 22 APRILE A
PONTIDA
*
Martedì 18 aprile, ore 20.45, a Bergamo presso
la sede di Rifondazione Comunista e Unione Inquilini
in Via Borgo Palazzo 84/g
Un
numero crescente, davvero impressionante di soggetti
e associazioni, dal mondo del lavoro, della cultura,
dell'attivismo e della politica sta aderendo alla
proposta lanciata circa un mese fa dai centri sociali
di Napoli per un grande appuntamento antirazzista
a Pontida, la località bergamasca che la Lega
Nord - stravolgendo il senso della memoria legata
alla storia medievale - ha trasformato nello scorso
trentennio in un simbolo del secessionismo e dell'intolleranza.
"Tutte e tutti a Pontida - si legge
nell'appello a cui abbiamo aderito convintamente -
per chiarire un concetto semplice: le idee di
odio razziale non hanno alcuna casa, non possono avere
roccaforti o luoghi simbolici, mentre abitano ovunque
le idee di inclusione, solidarietà tra popoli,
emancipazione!" Siamo anche noi convinti
che il messaggio razzista di Salvini e della Lega
nella versione lepenista, lungi dal rappresentare
- come recita la propaganda - una alternativa al sistema
del neoliberismo e dei governi che lo incarnano, ne
sia invece complementare e componente organica, come
testimonia la propensione dei media rispettabili a
veicolarlo sistematicamente e ovunque. La guerra fra
i poveri come alternativa alla lotta plurale e unitaria
contro l'austerity costituisce un fattore essenziale
di tenuta del "sistema" del neoliberismo.
Non a caso il governo Gentiloni, con gli accordi Italia-Libia
e con i due decreti Minniti-Orlando, l'uno contro
i migranti e l'altro contri i poveri (non contro la
povertà!) si muove nella stessa direzione con
il plauso di tutte le destre. Contro il razzismo,
per l'unità dei lavoratori e delle lavoratrici,
contro la guerra vera che Trump - l'amico di Salvini
- mostra di voler portare alle estreme conseguenze,
contro un governo che fa le stesse politiche dei razzisti:
con queste parole d'ordine vogliamo essere anche noi
a Pontida sabato 22 aprile, con tutte le nostre amiche
e i nostri amici, compagne e compagni, di tutti i
Sud e di tutti i Nord, per una grande giornata di
musica e festa. Per portare a questa giornata il contributo
di riflessione, politico e anche organizzativo, delle
realtà antifasciste e antirazziste di Bergamo
e provincia, invitiamo all'incontro che abbiamo promosso
per martedì 18 aprile, alle ore 20.45, presso
la sede di Unione Inquilini e Rifondazione Comunista,
a cui invitiamo tutti gli interessati. (Bergamo,
13 aprile 2017, Unione Inquilini, Seriate X Tutti,
Gruppo Acquisto Popolare Bg, Alternainsieme.net, Rifondazione
Comunista - per info tel. 3389759975 -maurizio)
|
SABATO
22 APRILE - GANDOSSO:
•
ORE 15.00 DEPOSIZIONE CORONA AL MONUMENTO ALLA RESISTENZA
IN PIAZZA TOGLIATTI;
• ORE 15.30 PRESSO CIRCOLO ARCI GANDOSSO VIA
AVIS CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI GANDOSSO E LA
COLLABORAZIONE DEI CIRCOLI ARCI DI GANDOSSO E DI GRUMELLO
DEL MONTE: LA STORIA SIAMO NOI. RACCONTI DI VITE
PARTIGIANE IN VALCALEPIO E BASSO SEBINO. INCONTRO
INTERVISTA CON: VINCENZO BENI, PARTIGIANO,
LORETTA MUTTI, NIPOTE DEL PARTIGIANO
“FANFULLA“; CALDARA DOMENICO,
PARTIGIANO; IORIS PEZZOTTI, NIPOTE DEL PARTIGIANO
“ TERESIO”
Locandina:
qui
DOMENICA
23 APRILE - COLLI DI S. FERMO
•
Ore 10.00 RITROVO ALLA CASA “LA RESISTENZA”
AI COLLI DI SAN FERMO;
ORE 10.15 PARTENZA DELLA CAMMINATA PER RAGGIUNGERE
IL MONUMENTO PARTIGIANO AL COLLETTO;
• ORE 11.15 DEPOSIZIONE CORONA AL MONUMENTO
E DISCORSI UFFICIALI;
• ORE 12.30 PRANZO PRESSO LA CASA “LA
RESISTENZA” AI COLLI DI SAN FERMO.Per
il pranzo è gradita la prenotazione: anpi.valcalepio-cavallina@hotmail.it
Pieghevole:
qui
MARTEDI’
25 APRILE - CALCINATE :
Ore
21.00: Teatro della Comunità, Piazza della
Chiesa, PIAZZA DELLA CHIESA (IN COLLABORAZIONE CON
LA SEZIONE A.N.P.I. DI CALCINATE E CON IL PATROCINIO
DEL COMUNE DI CALCINATE), SPETTACOLO TEATRALE, LA
STRADA DEL CORAGGIO GINO BARTALI: EROE SILENZIOSO,
A CURA DELLA COMPAGNIA TEATRALE LUNA E GNAC
Locandina:
qui
|
(12.04.17)
ZANDOBBIO. ANCORA SFRATTI IN
VALCAVALLINA
*
Mercoledì 12 aprile, dalle ore 8.00, PRESIDIO
SOLIDALE per Allal e i suoi figli, in Via
Giardino n. 30 a Zandobbio
Zandobbio
è il paese delle cave che stanno mangiandosi
via i rilievi. Malgrado la crisi e il rallentamento
delle attività, ogni volta che si passa per
Zandobbio si nota che il biancore delle cave si è
allargato, di tanto o di poco, a discapito del verde
della montagna. Fra tanto (storico) fervore per la
produzione di materiale primario soprattutto per l'edilizia,
Zandobbio - come quasi tutti i comuni della Valcavallina
- possiede un patrimonio di edilizia residenziale
pubblica piuttosto modesto e datato. L'idea di incrementarlo
per dare risposta al panorama sociale che si va delineando
(numero crescente di famiglie con redditi mensili
inferiori ai 1000 euro l'anno, percentuale di famiglie
immigrate superiori al 15%, come appunto a Zandobbio)
non rientra mai nei programmi politico-amministrativi,
mentre il problema della casa - come per la quasi
totalità dei comuni bergamaschi - viene senz'altro
rubricato nella categoria dei servizi sociali per
i "bisognosi", dimenticando che tutte le
statistiche e previsioni concordano che un numero
sempre più consistente di persone non potrà
più garantirsi il diritto alla casa attraverso
il mercato immobiliare. Peraltro nel 2011 la Giunta
comunale chiedeva alla Regione di escludere un alloggio
comunale per fare la sede della Protezione Civile,
poiché - scriveva allora - "nella
graduatoria non ci sono persone che necessitano di
soluzione abitativa immediata" (sic!). Allal,
disoccupato e ormai su di età, con scarsissime
prospettive di impiego non precario e non occasionale,
è uno di coloro che non sono più riusciti
a pagare l'affitto, tanto da ricevere la notifica
di sfratto. Avendo tuttavia partecipato al bando comunale
per un alloggio pubblico, era fondatamente fiducioso
di potervi accedere, tanto più che alcuni alloggi
si sono liberati. Ma a questo punto l'Amministrazione
comunale si è accorta che esistono altri bisogni
urgenti fra la cittadinanza, tra cui quelli degli
anziani e dei disabili, per i quali vengono così
fatti bandi specifici, e la casa per Allal, trascorso
ormai un certo tempo dall'ultimo bando, non è
più disponibile. Quando sarà sfrattato
- cioè il mercoledì prossimo - l'unica
possibilità è quella di poter usufruire
per qualche tempo, lui e il figlio minore, ma non
quello appena maggiorenne, forse di un precario alloggio
fra quelli a disposizione per siffate "emergenze"
del Consorzio dei Comuni della Valcavallina, dove
due famiglie - solitamente smembrate sono costrette
a convivere in un medesimo appartamento. Allal chiede
solo di poter vivere in un alloggio meno precario
e, soprattutto, di non separarsi dai suoi figli. Mercoledì
gli attivisti dell'Unione Inquilini saranno a fianco
di Allal perché la sua richiesta è ragionevole
e sensata, ma saremo con lui per chiedere a tutti
i comuni della Valcavallina di decidersi finalmente
a incrementare il patrimonio di edilizia residenziale
pubblica, invece di indirizzare le persone a fare
domanda a Bergamo o in qualche altro comune dove ci
sono più alloggi popolari. I tempi sono cambiati:
un numero crescente di persone non è più
in grado di comprare o affittare la propria casa e
tantomeno di costruirsela per conto proprio, come
avveniva in passato. E questo gli ammnistratori lo
devono capire, finalmente e una volta per tutte, altrimenti
- al di là delle loro intenzioni o aspirazioni
- finiranno per portare acqua al mulino di quelle
forze che puntano esplicitamenente alla guerra fra
i poveri nonché alla distruzione della solidarietà
sociale. Per dire questo cose, l'appuntamento è
mercoledì 12 aprile, alle ore 8.00 a Zandobbio
in Via Giardino 30. (Per comunicazioni: Fabio
Cochis, tel. 3397728683 - Unione Inquilini di Bergamo
e provincia)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
|
(03.04.17)
SAN PAOLO D'ARGON. NON C'E' PACE
PER L'EX MONASTERO DI SAN PAOLO D'ARGON
Diversi
articoli dell'edizione bergamasca del Corriere della Sera
(a firma Donatella Tiraboschi) hanno parlato di nuovo, dalla
metà di marzo in poi, della contesa tra la Diocesi
di Bergamo e la Fondazione Ikaros che gestisce le scuole
insediate nel nostro ex Monastero. Viene confermato che
il Polo scolastico della Ikaros, che occupa all'interno
dell'ex Monastero spazi destinati al "Museo delle Migrazioni"
previsto nell'accordo di programma per il restauro sottoscritto
nel 2006 da Regione, Provincia, Comune di San Paolo d'Argon,
Diocesi di Bergamo e altri enti, dovrà trasferirsi
in altra sede. Non abbiamo però ancora ben capito
se interamente o in parte o a rate...
La Diocesi proprietaria dell'ex Monastero ormai quasi tutto
restaurato è infatti intenzionata a passare alla
realizzazione del “Museo delle migrazioni” nonché
delle altre strutture connesse, dopo che nel 2006 si era
impegnata in tal senso, salvo poi nel 2009, all'inizio dei
lavori di restauro, cambiare direzione optando – col
consenso ufficiale di Regione, Provincia, Comune - per le
istituzioni scolastiche di Ikaros che ora vengono cacciate
via malis modis.
Si tratta di vicende in gran parte note. Gli articoli del
Corriere fanno tuttavia luce sul coinvolgimento della Diocesi
di Bergamo nel business dell'istruzione privata della Fondazione
Ikaros, lagata a Comunione e Liberazione e alla Compagnia
delle Opere, che vanta un bilancio economico milionario,
con scuole appunto a San Paolo d'Argon, ma anche Grumello
del Monte, Calcio, Endine, Buccinasco, uffici a Bergamo
e a Roma e perfino l'acquisto della Caserma militare dismessa
di Via Suardi a Bergamo.
L'agreement tra Diocesi e Ikaros si sta concludendo evidentemente
non solo perché a San Paolo d'Argon la scuola di
Ikaros ha occupato spazi che la Diocesi ora reclama dopo
aver annullato il contratto di comodato d'uso trentennale
concesso alla Fondazione. La Diocesi certo è divenuta
da tempo estremamente prudente verso il mondo di Comunione
e Liberazione e della Compagnia delle Opere, che - dopo
le inchieste giudiziarie di qualche anno fa e dopo le disavventure
di Formigoni - sta attraversando una fase di ridimensionamento
e difficoltà. In più c'è stata la crisi
economica a rovinare gli affari delle scuole private cattoliche,
che vedono ridursi le iscrizioni, malgrado i molteplici
e cospicui foraggiamenti da parte delle istituzioni pubbliche
che dell'art. 33 della Costituzione ("Enti e privati
hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione,
senza oneri per lo Stato") sono abituate a farsene
un baffo specialmente qui in Lombardia.
Ora la Diocesi riguardo all'uso del nostro Monastero, attraverso
il proprio organo L'Eco di Bergamo, ribadisce categoricamente
ancora una volta di voler senz'altro tornare al progetto
originario dopo aver accumulato un bel po' di ritardo.
Il consigliere regionale 5 Stelle Dario Violi si è
così accorto, con svariati anni di ritardo, che gli
impegni del 2006 non sono stati realizzati e, dopo aver
letto il Corriere della Sera, ha chiesto alla Giunta Regionale
di fare chiarezza e di recuperare la sua parte di finanziamento.
Invitiamo però Dario Violi a fare qualche ulteriore
approfondimento sugli impegni originari del 2006 che prevedevano
non solo di inserire nel nostro Monastero cinquecentesco
il Museo delle migrazioni ma anche di occuparne poco meno
dei 2/3 per fare un ristorante (“ristorazione”)
di 970 metri quadri per 250 posti (il più grande
della zona) e un albergo (“foresteria”) di 45
camere (più grande dell’Hotel Executive di
via Nazionale), il tutto con il consenso dei rappresentati
pro tempore di Regione, Provincia, Comune di San Paolo d'Argon!
Un progetto che - anche prima della sua conversione alla
scuola privata di Ikaros - ci apparve fumoso e decisamente
“sbilanciato” nel senso della valorizzazione
fondiaria più che all'utilità sociale, certamente
non tale da giustificare l'impegno di denaro pubblico nei
modi e nella dimensione allora concordati.
Inutile dire che a più di 10 anni di distanza tanto
il fumo quanto i nostri dubbi si sono ulteriormente addensati
e rafforzati.
Alla cittadinanza di San Paolo d'Argon, che già da
tempo ha versato per decisione della Amministrazione comunale
500.000 euro per il restauro dell'ex Monastero senza averne
nulla in cambio, ora vi è anche l'amara soddisfazione
di vederlo teatro di contenziosi infiniti, dopo esserne
stata del tutto estromessa. (alternainsieme.net, 03.04.17)
Rassegna
stampa marzo 2017.
Le
nostre precedenti info sul restauro dell'ex Monastero di
San Paolo d'Argon: 1
- 2 |
(22.03.17)
SAN PAOLO D'ARGON. RISOLTA - MA
CON UN PASSO INDIETRO - LA VICENDA DEI MEDICI DI BASE
*
Il problema potrebbe riproporsi a breve, perché a
seguito dei tagli alla sanitù e alla ricerca ora
cominciano a scarseggiare un po' ovunque i medici di base.
Da
un paio di settimane, come è stato annunciato anche
dall'Amministrazione Comunale, presso gli nuovi ambulatori
comunali dell'ex municipio di Via Medaglie d'Oro, prestano
servizio due medici aggiuntivi.
Come è noto, a partire dal dicembre scorso, in seguito
al pensionamento di uno dei medici di base, il Dottor Angelo
Lucchetti, circa 600 mutuati con il nuovo medico di base
avevano perso la possibilità di avere l'ambulatorio
in paese e avrebbero dovuto recarsi a Cenate Sotto.
Un disagio non piccolo, specialmente per le persone anziane
o non automunite.
Per questo a dicembre numerosi mutuati, in mancanza di indicazioni
da parte della Ats e anche dell'Amministrazione comunale,
che pure in pompa magna aveva inaugurato ad ottobre i nuovi
ambulatori nella sede dell'ex Municipio, diedero vita ad
un comitato "di scopo" promuovendo una petizione
e andando in delegazione dal Sindaco per chiedere che fosse
mantenuto il servizio ambulatorale a San Paolo d'Argon dal
momento che non era possibile optare per gli altri medici
di base presenti.
La prima risposta si basava sulla possibilità di
inserire un altro medico di base dal momento che proprio
in quella settimane era stato bandito un concorso per 4
nuove assnuzioni nel nostro distretto sanitario, ma nessuno
dei medici risultati vincitori ha scelto la sede di San
Paolo d'Argon, costringendo le autorità sanitarie
a ricercare successivamente un'altra soluzione, quella che
è diventata effettiva da pochi giorni dopo quasi
tre mesi.
Così lo stesso medico, il Dottor Marinoni, che ha
sostituito da dicembre il dottor Lucchetti sarà disponibile
presso gli ambulatori comunali per due ore alla settimana,
il giovedì dalle 15.00 alle 17.00, con la precisazione
che "la prescrizione delle terapie continuative
avverrà senza variazioni presso l'ambulatorio di
Cenate Sotto. e il servizio non sarà replicato a
San Paolo d'Argon". Anche la dottoressa Francesca
Marchesi, che opera a Trescore Balneario con circa 300 mutuati
residenti nel nostro comune, presterà servizio anche
a San Paolo d'Argon, secondo quanto annunciato da Sindaco,
ma non potrà ricevere altri mutuati perché
ha già raggiunto il numero massimo.
“Abbiamo ottenuto poco più del 10% di quanto
avevamo chiesto– ha dichiarato uno dei cittadini
che si sono attivati nelle scorse settimane. “E'
sempre qualcosa, ma è un passo indietro, perché
prima il medico era in paese per 4 giorni la settimana e
non uno soltanto.”
Purtroppo tutta la nostra sanità negli ultimi anni
sta registrando solo passi indietro.
In tema di medici di base, secondo gli esperti, il numero
di mille assistiti per ciascun medico di medicina generale
è il rapporto considerato “ottimale”.
La media nazionale è però di un medico per
ogni 1150 assistiti, però in Lombardia sale a 1.300.
Da noi praticamente tutti imedici hanno il massimo (“massimale”)
di pazienti, che è di 1.500, ai quali si deve aggiungere
un numero variabile di assistiti cittadini stranieri con
permesso di soggiorno temporaneo conteggiati a parte (perché?!?),
che innalzano ulteriormente il rapporto.
Siamo quindi molto oltre il numero di assistiti per medico
considerato ottimale, mentre si profila ormai una carenza
di medici su tutto il territorio nazionale a partire dalle
regioni del Sud. Che altro dovremmo aspettarci dopo decenni
di numero chiuso (per risparmiare sull'istruzione e la ricerca!)
nelle facoltà italiane di medicina, per non parlare
del numero crescente di giovani medici che accettano di
lavorare – in condizioni più favorevoli - in
altri paesi d'Europa per evitare gli anni e anni di precariato
a cui spesso sono condannati in Italia?
Nello specifico della provincia di Bergamo si prevede in
particolare che, a causa dei prossimi pensionamenti di medici
di base attualmente in servizio, mancheranno ben 100 medici
di famiglia nel 2019. Però i posti a disposizione
per la scuola triennale di formazione, che è di competenza
regionale restano 90 all’anno per tutta la regione,
è evidente che non sono sufficienti a coprire il
fabbisogno.
I costi per l’ampliamento del numero dei posti per
le borse di studio nella scuola di formazione non sarebbero
eccessivi. “Diciamo che alla base c’è
una cecità di programmazione – secondo
Emilio Pozzi, presidente dell’Ordine provinciale dei
medici - e a farne le spese sarà la popolazione
più anziana: il medico di base è il punto
di riferimento cruciale soprattutto per chi invecchia e
per chi ha malattie croniche”.
La sanità è un bene comune importantissimo
e tutti riconoscono che la medicina di base è l'elemento
fondamentale per garantire il diritto alla salute per tutte
e tutti.
Viceversa da troppo tempo le politiche degli ultimi governi
nazionali e regionali sono orientate esclusivamente a tagliare
la sanità pubblica e a favorire quella privata, secondo
logiche che ormai cozzano sempre più violentemente
con i bisogni e i diritti basilari della popolazione.
Questo ci fa capire che è diventata da tempo urgente
una forte mobilitazione per costringere la politica a invertire
rotta. (22.03.17,
Alternainsieme.net)
Le
nostre precedenti info sulla vicenda: QUI
|
(28.02.17)
BERGAMO. ASSISTENZA A PERSONE
E FAMIGLIE CON PROBLEMI DI INDEBITAMENTO: CONSULENZA
NELLA RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO
"Da
quando la crisi ha bloccato la finanziarizzazione
ed il consumo a debito usato dal sistema per valorizzare
i suoi eccessi di produzione, il capitale finanziario
ha trasformato i mutui e i prestiti (gli agevolati
nella Ue, i subprime negli Usa) in una valanga di
recupero crediti che travolge migliaia di famiglie"
UNIONE
INQUILINI e l’ASSOCIAZIONE “TUTELA DEBITORI
POPOLARE” si propongono di fornire
un sostegno personalizzato e soluzioni mirate ai sempre
più diffusi problemi di indebitamento di persone
e famiglie.
A
CHI SI RIVOLGE?
No
al G7 di Taormina
E no al G7 agricolo di Bergamo
Il 26/27 maggio prossimo nella bellissima cittadina
della Sicilia orientale si incontreranno i 7 capi
di Stato in carica dei Paesi più ricchi. Un
appuntamento fortemente voluto dal precedente governo
Renzi e per il quale saranno mobilitati non meno di
seimila agenti delle forze dell'ordine per garantire
la sicurezza del meeting, in un territorio come quello
siciliano già pesantemente militarizzato visto
il ruolo che è stato riservato alla nostra
più grande isola come avamposto della guerra
contro i poveri e contro i migranti.
Dopo Genova 2001 non risulta per niente diminuita
fra chi guida o ha guidato il nostro Paese la voglia
di ospitare – costi quel che costi - eventi
che costituiscono una teatrale ostentazione del potere
(economico, politico, militare, mediatico) dei più
ricchi contro tutti gli altri.
Una ostentazione di potere ingiustificata e fine a
se stessa (nessuno è così sciocco da
ritenere che tali meeting servano davvero a prendere
decisioni di fronte a tutti) che pertanto indigna
coloro che quel potere lo devono subire inermi sulla
loro pelle e nei loro corpi, tanto nel Sud quanto
nel Nord del pianeta.
Il “mega” G7 di Taormina, dove presenzieranno
Donald Trump, Justin Trudeau, Theresa May,
François Hollande, Angela Merkel, Shinzo
Abe e Paolo Gentiloni nonché i vertici della
Ue, sarà preceduto e seguito da altri dieci
G7 tematici, in formato mignon, che si svolgeranno
in altrettante città italiane.
Comincerà Firenze il 30-31 marzo sul tema della
cultura con i rispettivi 7 ministri, poi Roma il 9-10
aprile con i 7 ministri dell'energia e via di seguito.
Il penultimo appuntamento, il 14-15 ottobre, sarà
dedicato all'agricoltura con i ministri dell'agricoltura
e si terrà nella nostra città.
Bergamo è certamente una città bellissima,
ma in passato più nota per la fame e le malattie
derivanti dalla scarsa e inappropriata alimentazione
(pensiamo al gozzo che caratterizza molte maschere
bergamasche), per la scarsità e in generale
scarsa qualità dei suoi prodotti agricoli e
per una agricoltura e una cucina quindi particolarmente
povere. Questo appuntamento pubblico si configura
del tutto fuori luogo e come un vero schiaffo alla
storia di questo territorio.
E’ quindi evidente che il G7 dedicato all'agricoltura
si terrà a Bergamo solo in omaggio al fatto
che la bergamasca ha dato i natali dell'attuale Ministro
dell'Agricoltura in carica Maurizio Martina, e per
via delle speciali relazioni che legano l’attuale
sindaco il renziano Gori (a cui l’evento garantirà
una visibilità internazionale) alle forze che
dominano il governo. Il che spiega meglio di mille
parole il significato reale di questa costosissima
manifestazione: non sarebbe meglio impiegare questi
soldi nel sostenere le aziende agricole falcidiate
dalla crisi?
Ma già è cominciata a trapelare nello
streaming locale l'interesse verso questo “evento”
come occasione da non farsi sfuggire per dare lustro
alla città, e magari anche agli affari, “in
continuità con Expo 2015” (il che è
tutto dire), e già si stanno mobilitando i
corvi che si nutrono di tali eventi (gli addetti ai
lavori della politica, dell'economia e dei media).
Che proprio nella nostra città in autunno i
sette ministri che operano con il massimo di sintonia
con le multinazionali agro-alimentari responsabili
delle mostruose distorsioni del primario da cui scaturiscono
fame, cattiva alimentazione, distruzione ambientale
e sociale praticamente ovunque, in nome del cosiddetto
ordo-liberismo e delle sue neo-varianti forse perfino
peggiori di quelle note (vedi Trump), non può
non inquietare quella parte della società e
dell'associazionismo bergamasco che maggiormente ha
a cuore i temi dell'ambiente, della qualità
delle produzioni agricole, della bio-diversità,
della sovranità alimentare e che più
è impegnata per contrastare le storture del
mercato, su cui grava anche la spada di Damocle dei
Ceta e Ttip in itinere.
Come Rifondazione Comunista, sosteniamo e siamo già
parte attiva del movimento “No G7 a Taormina”,
che proprio in questi stessi giorni a partire della
Sicilia ha già dato vita ad importanti momenti
di confronto e di mobilitazione dove sono stati protagonisti
i precari e gli studenti.
Quanto al G7 “agricolo” a Bergamo il nostro
intento non è né quello di interloquire
o accettare costoro (sarebbe del tutto inutile in
questa fase storica) e neppure di subire passivamente
che la nostra città abbia fra i suoi tanti
lustri quello di aver ospitato, plaudente, i 7 ministri
più direttamente responsabili delle mostruose
aberrazioni in cui opera l'agro-industria a livello
globale.
Ciò presuppone per noi impegni a cui non intendiamo
sottrarci, nella certezza - dato il deteriorarsi progressivo
delle condizioni economiche, sociali, ambientali anche
nel nostro contesto - di non essere i soli a pensarla
così.
ANALISI
E VALUTAZIONE GRATUITA DELLA SITUAZIONE DEBITORIA
GLOBALE
Valutiamo le singole situazioni debitorie
in essere e la situazione patrimoniale (reddito, beni
posseduti, ecc.) per individuare la migliore strategia
di gestione possibile.
Assistenza, supporto o intervento diretto
nei confronti di creditori e società di recupero
crediti. A seconda della complessità o criticità
anche di singole pratiche ci interfacciamo noi direttamente
con banche, finanziarie o esattori, alleggerendo l’ansia
e il disagio che tali contatti inevitabilmente generano.
L’obiettivo è quello di raggiungere
transazioni risolutive per chiudere le singole
pendenze con la minor somma (possibile risparmiare
anche il 60 % del debito) o con piani di rientro graduali
e di importi mensili sostenibili.
Consulenza creditizia. Qualora si
presenti la necessità o convenienza (in un’ottica
di ripianamento o di ristrutturazione dei debiti in
essere) forniamo un orientamento ed un supporto nella
scelta delle eventuali forme di finanziamento.
Educazione al credito. Nel corso
della gestione delle varie pratiche suggeriamo gli
interventi necessari a correggere eventuali errori
o leggerezze commessi in passato nella gestione economico-patrimoniale,
dando indicazioni utili a prevenire la ripetizione
degli errori in futuro.
Rimborsi finanziari e assicurativi.
Per alcune tipologie di finanziamenti (cessione del
quinto dello stipendio) estinti e/o rinegoziati in
anticipo rispetto alla loro durata contrattuale, effettuiamo
un’analisi per verificare se spettino dei rimborsi
e di quali importi e ci occupiamo dell’eventuale
ricorso per ottenerli.
SPORTELLO
TUTELA DEBITORI
Mercoledi da ore 17 a ore 19
c/o UNIONE INQUILINI
Via Borgo Palazzo 84/g - BERGAMO
Volantino
Associazione “Tutela Debitori
Popolare” (TDPOP). Per info: (Vito Albanese)
392 9933280; E-mail: tuteladebitoripopolare@gmail.com
Unione
Inquilini. Per info: (Davide Canto) 334.5086230
|
(05.03.17)
SAN PAOLO D'ARGON. RIFONDAZIONE
COMUNISTA: CONGRESSO
DEL CIRCOLO DELLA VALCAVALLINA
*
Domenica 5 marzo, dalle ore 9.00 presso la Sala Laboratori
della Biblioteca Civica,
Via Giovanni XXIII
Il
Decimo Congresso del Circolo di Rifondazione Comunista
della Valcavallina è convocato Domenica 5 marzo
ore 9.00, presso la Sala Laboratori della Biblioteca
Civica di San Paolo d'Argon, in Via Giovanni XXIII
(il parcheggio è vicinissimo, subito dopo il
supermercato)
Tutti
i materiali congressuali sono reperibili in www.rifondazione.it
e sono pubblicati nel sito provinciale del Prc di
Bergamo (http://www.prcbergamo.it/x-congresso-prc-se-2017/).
Potete
richiedere i materiali in formato cartaceo telefonando
a Maurizio (tel. 3389759975)
Tutti/e
gli/le iscritti/e, simpatizzanti e invitati possono
intervenire al dibattito dando il loro contributo;
secondo regolamento possono però esprimere
il voto sui documenti solo le compagne e i compagni
con tessera 2016 rinnovata nel 2017 (entro la data
del congresso di circolo, prima dell’apertura
dei lavori).
Programma
di Domenica 5 Marzo
Ore
..9,00 : Apertura congresso
Ore ..9,15 : Relazione
introduttiva e nomina commissione
Ore ..9,30 : Presentazione
documenti
Ore 10,00 : Dibattito ed apertura delle votazioni
Ore 11,15 : Votazione documenti ed elezione delegati
Ore 11,45 : Conclusioni e buffet
A
cura: Partito della Rifondazione Comunista - Circolo
della Valcavallina. Borgo di Terzo, Via Rivolta 1.
Per info: tel. 3389759975 - alternainsieme@yahoo.it
|
(03.02.17)
SERIATE. ASSEMBLEA: "MUTUALISMO,
SOSTENIBILITA', SOLIDARIETA' - CONNETTIAMO LE PRATICHE
SOCIALI COME ALTERNATIVA AL NEOLIBERISMO
*
Seriate, 3 marzo 2017- Libreria "spazio Terzo
Mondo" - Via Italia 49 (programma in aggiornamento)
19:30
– Buffet con i prodotti (biologici e locali)
del Gruppo di Acquisto Popolare (GAP). Proiezione
del video: “Una red para organizar
la solidaridad” sulla esperienza
della Red de Solidaridad Popular
20.30
– Assemblea pubblica. Coordina:
Roberta Maltempi (Associazione “Seriate
x tutti”). Intervengono: Francesca
Forno (CORES LAB – Osservatorio su
consumi, reti e pratiche di economie sostenibili),
Yara Larrosa (Red de Solidaridad
Popular – Spagna), Andrea Viani
(R@P - Rete per l’Autorganizzazione Popolare)
L’assemblea
dal titolo “Mutualismo, sostenibilità,
solidarietà” vuole essere una serata
di confronto fra esperienze sociali di Bergamo e provincia,
promossa da R@P (Rete per l’Autorganizzazione
Popolare).
Un percorso che ci porterà ad analizzare gli
effetti del disastro che le politiche europee di austerità
hanno prodotto in questi anni anche in bergamasca;
ma soprattutto ad incontrare e promuovere l’incontro
delle soggettività ribelli e protagoniste dei
conflitti per il diritto al lavoro e al reddito, per
la giustizia ambientale, per l’accoglienza di
donne e uomini migranti.
L’Europa neoliberista ha prodotto il calo dell’occupazione
e del potere d’acquisto delle classi subalterne,
lo sfruttamento e l’inquinamento ambientale
dei territori e lo svuotamento di potere delle istituzioni
democratiche di prossimità. Le politiche di
austerità, dei governi italiani che si sono
alternati, hanno aumentato il divario economico tra
Nord e Sud Europa e quello sociale tra alto e basso,
dentro le classi sociali in Italia; hanno acuito ulteriormente
lo squilibrio economico, sociale e ambientale ai danni
di aree già storicamente penalizzate dallo
sviluppo capitalistico.
La questione della povertà è stata storicamente
tradotta nelle retoriche della devianza e della marginalità
o di una necessario sostegno caritatevole, o interpretata
in chiave razzista. Per noi oggi la povertà
è la condizione in cui il conflitto fra capitalismo
e vite prende corpo con maggiore intensità
e, dunque, dove si può incarnare una alternativa
al neoliberismo per l’Italia e il Mediterraneo
europeo.
Immaginare la povertà come questione politica,
significa pensare ai ceti popolari come attori di
una soggettivazione politica nei conflitti e nelle
resistenze, nelle pratiche di solidarietà sociale;
lavorare a connettere e a ricostruire un blocco sociale
lì dove il capitalismo ha maggiormente lavorato
a costruire disgregazione, promuovere una rivoluzione
degli stili di vita, che può trasformare i
processi decisionali promuovendo la capacità
di creare nuovi legami di solidarietà dentro
e fuori il mondo del lavoro.
Se il neoliberismo lavora a separare politico e sociale,
noi dobbiamo lavorare a connetterli, ripensando le
forme dell’agire collettivo: fare società
per fare politica, costruire reti di mutualismo e
connessioni fra i conflitti sociali e per una sostenibilità
ambientale. Far emergere nuove forme dell’organizzazione
e nuove pratiche politiche, come ci insegnano a fare
le compagne e i compagne curdi con le esperienze di
confederalismo democratico co-rappresentanza: nuovi
processi di autodeterminazione per donne e uomini.
Venerdi 3 marzo parleremo di questa alternativa. Ragioneremo
della questione della crescità delle disuguaglianze
anche nella “ricca” bergamasca, a partire
dalle soggettività che interpretano il conflitto
per il lavoro, la casa, l’alimentazione e la
salvaguardia ambientale. Proveremo a intrecciare e
mettere in rete le esperienze di autogoverno e le
pratiche di autodeterminazione: le reti mutualistiche.
Incroceremo l’esperienza di confederalismo sociale
che stanno costruendo i compagni spagnoli della Red
de Solidaridad Popular che sono riusciti a unire le
pratiche neo-mutualistiche e di resistenza in un movimento
nazionale.
Hanno già dato la loro adesione Cittadinanza
sostenibile, Spazio gioco autogestito “Ci vuole
un fiore”-Seriate, Circolo ACLI Seriate, Unione
Inquilini, Gruppo di Aquisto Aopolare di Bergamo,
Piano Gas Seriate,...
Per
adesioni e informazioni:
3405841595
(Roberta); alternainsieme@yahoo.it
|
(17.02.17)
BERGAMO. CASE POPOLARI –
ALER: AFFITTI SEMPRE PIU’ ALTI, MANUTENZIONI
BLOCCATE. ASSEMBLEA DEGLI INQUILINI
*
Venerdi 17 febbraio, ore 18, c/o Sede di Unione Inquilini
a Bergamo, Via Borgo Palazzo 84/g Interverrà:
Bruno Cattoli - Segretario regionale Unione
Inquilini - Per info: tel. 3397728683-Fabio
Il
sindacato Unione Inquilini incontra gli inquilini
per aprire una mobilitazione per ottenere da ALER:
1) Piano di manutenzione partecipato dagli inquilini,
2) Sistemazione case vuote e sfitte; 3) riduzione
del prezzo del affitto-box (autorimessa)
La nuova gestione di ALER Bergamo è disastrosa.
Gli affitti (appartamento e box) diventano ogni anno
più pesanti per gli inquilini.
Le manutenzioni straordinarie e ordinarie sono ferme
da anni. Ci sono tanti alloggi vuoti e non assegnati.
Lo stato di conservazione dei caseggiati è
sempre più scadente.
La Giunta Regionale ha approvato la nuova legge sulle
case popolari che: 1) Apre ai privati la gestione
degli alloggi pubblici; 2) Aumenta gli affitti per
gli inquilini della case popolari; 3) Non si stabilisce
un finanziamento per le case popolari.
Lottiamo per abbassare affitti-Box e migliorare le
manutenzioni, contro la nuova legge regionale.
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
|
(20.02.17)
TREVIGLIO. DOPO IL NO AL REFERENDUM
COSTITUZIONALE, RESTIAMO IN CAMPO
Il
COMITATO per il NO al referendum costituzionale e
contro l’Italicum, di Treviglio e dintorni,
non si è sciolto, ma
continua la sua attività trasformandosi in
“COMITATO PER LA DIFESA E L’ATTUAZIONE
DELLA COSTITUZIONE”.
Le
prime iniziative che intendiamo proporre sono:una
serie di conferenze sulla Costituzione e la presentazione
del libro: VELIA SACCHI: -“ IO NON STO A GUARDARE
- MEMORIE DI UNA PARTIGIANA FEMMINISTA”
- a cura di ROSANGELA PESENTI.
Per
discutere dell’impostazione di queste iniziative
il Comitato si ritroverà lunedì
20 febbraio alle ore 21,00 alla sede dell’ARCI
Fuorirotta frazione Battaglie-Treviglio
Tutti
gli interessati sono invitati a partecipare.
"Comitato
per la difesa e l'attuazione della Costituzione Treviglio
e dintorni"
Nuovo
account: difesa.attuazione. costituzione@gmail.com
|
(10.02.17)
SAN PAOLO D'ARGON. UN MEDICO
IN PIU', ANZI DUE, PRESSO GLI AMBULATORI COMUNALI.
IN DIRITTURA D'ARRIVO LA RISPOSTA ALLE RICHIESTE DEI
CITTADINI RIMASTI SENZA MEDICO IN PAESE
Il
Sindaco Cortinovis ci ha comunicato mercoledì
scorso che – a seguito dell'interessamento dell'Amministrazione
Comunalf e della direzione della Ats di Bergamo -
entro breve tempo presso gli ambulatori comunali di
San Paolo d'Argon sarà a disposizione per due
giorni la settimana il Dott. Marinoni che ha sostituito
– da dicembre – il precedente medico di
base ritirato per pensionamento.
Un altro medico che attualmente opera a Trescore Balneario
con circa 300 mutuati residenti a San Paolo d'Argon
sarà nell'ambulatorio di San Paolo d'Argon
per un giorno alla settimana, ma non potrà
ricevere altri mutuati perché ha già
raggiunto il numero massimo.
C'è solo da aspettare – secondo le parole
del Sindaco – che gli ambulatori vengano opportunamente
attrezzati e in particolare dotati della specifica
connessione internet, dopo di che i cittadini verranno
informati tramite locandine esposte nelle bacheche
comunali e, forse, anche tramite comunicazioni agli
interessati da parte dell'Azienda Territoriale Sanitaria.
Anche se risulta in parte disatteso quanto ci era
stato prospettato nelle scorse settimane, riteniamo
tuttavia che la soluzione adottata accolga in misura
significativa le richieste che numerosi cittadini
avevano espresso tramite una petizione dopo di che
si erano visti – all'atto della scelta del nuovo
medico – privati della disponibilità
dell'ambulatorio in paese e costretti a recarsi in
altro comune. Un disagio che aveva suscitato apprensione
soprattutto fra i nostri concittadini più anziani
e per le persone non auto-munite.
Rimane un problema più generale, che riguarda
non solo il nostro comune ma tutto il territorio della
provincia e della regione e che è legato alla
difficoltà di garantire il turn over rispetto
ai medici di base che si ritirano dalla professione
per raggiunti limiti di età. Un problema, secondo
quanto denunciato dalle associazioni sindacali dei
medici di base, che potrebbe aggravarsi se la Regione
non porrà rimedio tempestivamente agli errori
nella propria programmazione in materia. (cfr. la
nostra precedente comunicazione: qui)
Per eventuali richieste di chiarimento, si può
continuare a fare riferimento al signor Italo Ceccherini
(tel. 3393414739) o anche alla mail di questo blog
(alternainsieme@yahoo.it).
Su
questo tema, cfr. anche le nostre precedenti info:
qui
|
(11.02.17)
COSTA VOLPINO. FOIBE. IL PUNTO
DELLA RICERCA STORICA
*
Costa Volpino (frazione Corti), Sabato 11 febbraio
alle ore 17.00 presso l'Auditorium della biblioteca
di Via
S. Antonio 8
Il
Coordinamento antifascista presenta una
serata di approfondimento critico con lo storico PIERO
PURINI, del gruppo RESISTENZA STORICA di
Udine.
Agli
studenti interessati verrà rilasciato una attestato
di partecipazione valido per i crediti formativi.
Locandina:
qui
|
(30.01.17)
SAN PAOLO D'ARGON. 11 GLI ALLOGGI
ALL'ASTA IN QUESTI GIORNI SOLO NEL NOSTRO COMUNE.
LA BERGAMASCA HA IL RECORD DELLE CASE ALL'ASTA
Nel
secondo semestre del 2016 sono stati 1.742 gli immobili
residenziali all'asta giudiziaria, per lo più
alloggi di valore limitato (1.381 sono quotati meno
di 100.000 euro). La provincia di Bergamo è
al primissimo posto in Italia, cpiù di Roma,
il doppio di Milano (che pure ha una popolazione 4
volte superiore), il 5,23 % delle aste giudiziarie
di tutta l'Italia, sapendo bene che come popolazione
la nostra provincia pesa solo per l'1,8%.
“Fino al 2008 – spiega L'Eco
di Bergamo del 28.01.17 (cfr. qui)
– i mutui sono stati concessi molto facilmente,
anche a stranieri che poi hanno lasciato il Paese”.
Mutui facili che hanno drogato lo sviluppo abnorme
dell'edilizia locale, ma dopo il 2008 è arrivata
la caduta pressochè catastrofica. Ormai nella
nostra zona le famiglie che ricevono le ingiuzioni
di sfratto a causa del mutuo che non riescono più
a pagare sono quasi altrettante di quelle che non
riescono con il normale affitto.
Per anni una possibilità piuttosto conveniente
per mettere su casa qui in bergamasca è stata
quella di contrarre il mutuo. Adesso ci ritroviamo
con tante famiglie che perdono mutuo e casa e di cui
delle quali, in molti casi, sono i servizi sociali
dei comuni a doversi occupare, senza che nemmeno abbiano
la possibilità di fare domanda per l'edilizia
sociale perché fino quasi all'ultimo risultano
sempre proprietarie di un alloggio.
Così è avvenuto e avviene – è
sempre L'Eco di Bergamo a spiegarlo – per “la
mancanza di una grande rete di alloggi di edilizia
residenziale popolare che limitano le aste, come avviene
soprattutto nelle gradi città; e infatti la
stragrande maggioranza delle aste si concentra su
case con un prezzo tra 0 e 100 mila euro”.
A San Paolo d'Argon – come si evince dai siti
dedicati alle aste giudiziarie – sono ben 11
gli alloggi che verrano posti all'asta nelle prossime
settimane, tutti appartamenti di valore modesto, abitati
fino a poco tempo fa o ancora abitati da famiglie.
Sono abitazioni rientrate nella disponibilità
delle banche dopo che le famiglie non sono più
riuscite a pagare il mutuo e perso tutto quanto avevano
versato in precedenza.
Nel nostro comune gli alloggi comunali assegnati tramite
bando sono solo 32 su 2003 abitazioni (censimento
2011), l'1,6% a fronte di una media nazionale –
peraltro una delle più basse fra i Paesi dell'Europa
Europa – che raggiunge a malapena il 5%. C'è
da dire che malgrado queste palesi carenze, la nostra
amministrazione comunale quanto quelle dei paesi vicini,
di qualsiasi coloro politico, considerano semplicemente
una bestemmia quelle di investire nell'edilizia
pubblica.
Di fronte alla crisi abitativa da parte nostra ci
chiediamo se dobbiamo lasciare fare tutto alle banche
che buttano le famiglie in strada o se non è
invece il caso che lo Stato e gli enti locali intervengano
per garantire il diritto all'abitare, incrementando
il patrimonio edilizio pubblico e anche intervenendo
sulle banche: intervenire sulle banche per dare una
mano alle famiglie e non invece – come ha fatto
il governo Renzi – solo per facilitare gli espropri
delle banche e le ingiunzioni di sfratto alle famiglie.
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
|
(23.01.17)
TREVIGLIO. C'E' LA NORMA PER
SALVARE LE FAMIGLIE DALLO SFRATTO, MA POI, SE NON
C'E' LA MOBILITAZIONE SOLIDALE, LE PERSONE LE SFRATTANO
COMUNQUE. PER ESEMPIO...
Questa
mattina, lunedi 23 gennaio, a Treviglio, in via Milano,
la famiglia di Mohamed, pur abitando in uno dei Comuni
dove la legislazione fa obbligo agli enti locali di
applicare i provvedimenti volti a sostenere le famiglie
sfrattate per “morosità incolpevole”,
si è vista arrivare polizia ed ufficiale giudiziario
intenzionati ad eseguire lo sfratto.
Si è potuto evitare il peggio solo grazie alla
presenza degli attivisti e delle attiviste anti-sfratto
del nostro sindacato. Ci sono stati momenti di tensione;
le nostre compagne e i nostri compagni sono stati
minacciati di denuncia dall’ufficiale giudiziario
e la polizia ha chiesto loro i documenti. Solo con
fatica alla fine è stato possibile ottenere
il rinvio dell’esecuzione (al 6 febbraio). Non
è la prima volta che le cose vanno in questo
modo, a Treviglio come negli altri comuni che pure
ricadono fra quelli nei quali è prevista l’applicazione
dei provvedimenti di graduazione degli sfratti e il
sostegno alle famiglie sfrattate.
A Treviglio l’applicazione delle procedure previste
è rallentata dalla Amministrazione comunale
che non ha neppure predisposto i moduli per le domande.
Mentre in diverse province d’Italia i Comuni,
le Prefettura, gli Ufficiali giudiziari sono coordinati
e quindi si evitano tensioni ed esecuzioni di sfratto
ingiustificate, in bergamasca le cose evidentemente
non funzionano ancora come dovrebbero.
Per questo motivo Unione Inquilini chiede alla Prefettura
che la legge venga a sostegno delle famiglie sfrattate
venga applicata correttamente e tempestivamente. (23.01.17.
Per Unione Inquilini Bergamo-Trevigio: Fabio Cochis,
tel. 3397728683)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(21.01.17)
SAN PAOLO D'ARGON. MUTUATI
RIMASTI SENZA MEDICO IN PAESE: IL SINDACO CONFERMA
CHE E' PREVISTO PER LA FINE DEL MESE L'INCARICO AD
UN ALTRO MEDICO DI BASE
Sembrerebbe
vicina la soluzione del problema dei 600 mutuati rimasti
senza medico di base con ambulatorio a San Paolo d'Argon.
Da L'Eco di Bergamo di oggi (cfr. qui)
il sindaco Stefano Cortinovis conferma quanto aveva
dichiarato nelle scorse settimane: “Abbiamo
sentito Ats a cui compete il servizio e a breve è
previsto l'affidamento dell'incarico a un altro medico
di base il cui arrivo, stando a quanto ci hanno detto
da Ats, è previsto entro gennaio”.
Speriamo bene.
Un analogo problema agita a cittadinanza di Cenate
Sotto nonché diversi altri paesi dell provincia.
Il fatto è che a fronte del pensionamento dei
medici di base cominciano a mancare i sostituti e
questa criticità è destinata ad aggraversi
nei prossimi anni in tutto il territorio della provincia.
Nel 2019 mancheranno 100 medici di famiglia.
“Le nuove forze disposte ad entrare nella graduatoria
ci sono, ma se i posti a disposizione per la scuola
triennale di formazione, che è di competenza
regionale, - afferma Vito Brancato, direttore Dipartimento
cure primarie dell'Ats di Bergamo - restano 90 all'anno,
è evidente che non sono sufficienti a coprire
il fabbisogno”(cfr. Ecodibergamo.it 21.01.17).
I costi per l'ampliamento del numero dei posti per
le borse di studio nella scuola di formazione non
sarebbero eccessivi. “Diciamo che alla
base c'è una cecità di programmazione;
– secondo Emilio Pozzi, presidente dell'Ordine
provinciale dei medici - e a farne le spese sarà
la popolazione più anziana: il medico di base
è il punto di riferimento cruciale soprattutto
per chi invecchia e per chi ha malattie croniche.
Bisogna che la politica nazionale e quella regionale
si sveglino e si concentrino su questa problematica”.
Per quanto riguarda lo specifico dei nostri problemi
qui a San Paolo d'Argon, continuiamo a tenerci in
contatto facendo riferimento al signor Italo Ceccherini
(tel. 3393414739), almeno fino a quando gli impegni
annunciati dall'Ats non saranno rispettati.
Rassegna
stampa. Araberara 13.01.17: qui.
Le nostre precedenti info: qui
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(26.01.17)
TREVIGLIO. RIPARTIRE DOPO AL
VITTORIA DEL NO PER UNA LEGGE ELETTORALE PIENAMENTE
COSTITUZIONALE
*
Incontro pubblico: Treviglio, giovedi 26 gennaio,
ore 21, ARCI “Fuorirotta”,
Località Battaglie n°8
Un
gruppo di attivisti del Comitato per il No che hanno
fatto campagna nel referendum costituzionale, riuniti
congiuntamente il 12 gennaio a Treviglio, hanno espresso
una forte soddisfazione per la partecipazione straordinaria,
anche nel nostro territorio, che ha consentito una
vittoria del No, contro il tentativo del governo Renzi
di stravolgere la Costituzione.
Lo straordinario risultato nel referendum del 4 dicembre
non solo ha bocciato la deformazione della Costituzione
proposta dalla Renzi-Boschi ma ha reso inservibile
la legge elettorale ipermaggioritaria per la Camera
(Italicum).
Ora occorre continuare non solo con la vigilanza sul
rispetto dell'esito del voto, ma anche un impegno
a sostegno delle iniziative referendarie promosse
sul lavoro.
Il 21 dicembre a Roma si svolgerà una assemblea
nazionale dei Comitati locali per il No che discuterà
di come mantenere attivo e vitale il movimento che
si è creato durante la campagna referendaria.
Cittadini protagonisti di questo movimento, senza
alcuna tentazione di trasformarsi in partito, hanno
l’obiettivo di fare crescere la partecipazione,
di contrastare il tentativo di ridurre gli spazi di
democrazia di cui lo stravolgimento della Costituzione
era un tentativo per fortuna respinto dalla vittoria
del No.
E' tuttora in atto un tentativo mediatico strumentale,
presente durante tutta la campagna elettorale, di
ignorare i Comitati di cittadini, di schiacciare il
No sui partiti. E' una lettura del referendum e della
vittoria del No sbagliata e spesso strumentale che
vuole nascondere il ruolo dei cittadini protagonisti
del risultato, che ignora il grande ruolo non solo
dei Comitati ma anche dell'ANPI (Associazione Nazionale
Partigiani Italiani), dei sindacati confederali e
di base.
Per questo faremo sentire la nostra opinione sul futuro
della legge elettorale, che deve essere una svolta
rispetto non solo al Porcellum ma anche all'Italicum.
La nuova legge elettorale deve rispettare i principi
della Costituzione: scelta degli eletti da parte degli
elettori, rappresentanza proporzionale.
L'attività dei Comitati che si sono mobilitati
per il referendum nei territori di tutta Italia proseguirà.
Quindi non ci sarà nessun rompete le righe
ma il proseguimento vigile e combattivo dell'iniziativa
nei prossimi mesi, per questo è stata convocata
una assemblea nazionale a Roma il 21 gennaio 2017.
A Treviglio ci incontreremo giovedì 26 gennaio
dalle ore 21, presso l’ARCI “Fuorirotta”,
Località Battaglie n°8.
Promuovono:
Giuseppe Severgnini, Giuseppe Goisis, Giuseppe Nicotra,
Vallì Morlotti, Sebastiano Baroni, Giovanna
Magni
|
(21.01.17)
ROMA. INCONTRO NAZIONALE DEI
COMITATI PER IL NO
*
Roma, sabato 21 gennaio 2017, presso Associazione
Spintime Labs, via
S. Croce in Gerusalemme n 55
Programma
dei lavori
h.
10,00 Registrazione dei partecipanti
h. 10,30/11,00 Introduzione (Domenico Gallo)
h.11,00/15,00: Dibattito
h. 15,00/16,30: Discussione documenti d’indirizzo
h.16,30/17,00: Conclusioni (Alfiero Grandi)
L'appello:
Il comitato del NO può
diventare un movimento autonomo e di massa: restiamo
in campo. Il 21 gennaio assemblea nazionale!
(articolo
di Alfiero Grandi* apparso venerdì 6 gennaio
2017 su Il Fatto Quotidiano)
Abbiamo
straperso, giudizio condivisibile di Renzi sulla vittoria
del No. La condivisione sul referendum del 4 dicembre
finisce qui.Il 70 % di votanti è una partecipazione
d’altri tempi e ha smentito la previsione che
la crescita dei votanti avrebbe favorito il Si. Inoltre
ha reso evidente che i cittadini votano quando pensano
di contare nelle decisioni.
Il No ha superato i 19 milioni di voti. Risultato
che si può raggiungere solo sommando ragioni
diverse. Vediamole:
- Insoddisfazione profonda di tanti che hanno trovato
il racconto ottimistico di Renzi stridente con la
dura realtà.
- Fastidio per le presenze oltre il limite di Renzi
nelle Tv, nelle radio, nei giornali, con un uso megalomenico
e personale della comunicazione.
- Costi esagerati della campagna elettorale, in contrasto
con il proclamato taglio dei costi della politica.
- Critica di fondo al governo non solo dall’opposizione
politica ma anche da settori della maggioranza.
- Contrarietà di massa alle deformazioni della
Costituzione contenute nella Renzi-Boschi e all’Italicum,
che ne è il completamento. Queste ultime motivazioni
sono state sistematicamente ignorate dall’informazione
durante la campagna elettorale, salvo lodevoli eccezioni.
Prima si è tentato di ridicolizzare i gufi
e i professoroni, poi di ignorarli, con il risultato
di provocare la moltiplicazione di energie e iniziative.
Decine di migliaia di iniziative a cui hanno partecipato
costituzionalisti, magistrati, avvocati e tantissimi
altri senza qualifica giuridica, scavando in profondità
nella società e stabilendo un rapporto con
le centinaia di migliaia di persone che a loro volta
sono diventate protagoniste della campagna elettorale.
Frustrarne la volontà sarebbe un delitto contro
la partecipazione democratica.
La rimozione operata durante la campagna elettorale
è ora in piena ripresa sui risultati del referendum.
E’ una scelta politica grave, che offende la
volontà dei cittadini.
Cittadini che chiedono di restare in campo, dopo il
voto, come soggetto civico, autonomo, senza farsi
partito. Una scelta non facile perché Renzi
ha tentato di azzerare il ruolo delle rappresentanze
sociali. Certo, questo tentativo è fallito,
anzi al contrario ha rivitalizzato il desiderio di
partecipazione civica, ma costruire una presenza organizzata
di cittadini è comunque un obiettivo non facile.
La Costituzione è tornata centrale nella vita
democratica del nostro paese.
La Costituzione oggi è viva e non si potrà
con leggerezza proporne modifiche che neghino la centralità
del parlamento, come tentato da Berlusconi e poi da
Renzi. Non solo gli elettori in futuro dovranno decidere
su proposte chiare, non stravolgenti la Costituzione,
ma dal voto esce anche un’indicazione di merito
contro l’accentramento del potere e forme di
presidenzialismo più o meno esplicite, contro
la possibilità che una minoranza imponga la
sua volontà alla maggioranza degli elettori,
rendendo diseguale il voto dei cittadini e che l’elezione
dei parlamentari ridiventi una nomina dall’alto.
Tante associazioni, a partire dall’Anpi, hanno
svolto un ruolo importante.
Ignorare questa mobilitazione oggi è funzionale
all’obiettivo di giustificare la sconfitta con
l’incapacità di farsi capire ma è
in realtà il rifiuto del risultato del referendum.
Il successo del No non è la vittoria dell’antipolitica,
ma la sconfitta della prepotenza e della presunzione.
Il movimento referendario, 750 comitati locali che
avevano a riferimento il Comitato per il No e il Comitato
gemello contro l’Italicum, oggi deve rispondere
a chi vuole restare in campo in piena autonomia. La
richiesta di proseguire dopo il 4 dicembre è
corale. Per questo è stata convocata un’assemblea
nazionale il 21 gennaio.
Dopo il referendum del 2006 la Costituzione è
stata di nuovo dimenticata, né è stato
superato il porcellum. Questi errori non debbono ripetersi.
Capitalizzare la rinnovata attenzione alla Costituzione
non significa escludere suoi miglioramenti, come sul
nuovo articolo 81 che obbliga al pareggio di bilancio
e che non era tra le modifiche di Renzi.
Così è necessario rilanciare l’attuazione
dei diritti sanciti nella prima parte, come ha ricordato
anche una sentenza della Corte che ha stabilito che
i diritti delle figure più deboli sono principi
incomprimibili. E’ in coerenza con i principi
della Costituzione che si motiva l’appoggio
ai referendum promossi dalla Cgil a tutela dei diritti
di chi lavora. Per questo va garantito che i referendum
si tengano nella prossima primavera.
Occorre arrivare all’approvazione di una legge
elettorale che seppellisca il Porcellum e il suo erede
Italicum, consentendo di eleggere un parlamento rappresentativo.
L’imminente sentenza della Corte sulle istanze
di incostituzionalità dell’Italicum presentate
dal centinaio di avvocati che fanno riferimento ai
nostri Comitati referendari è un appuntamento
rilevante, ma non assolve il parlamento dalla responsabilità
di approvare una nuova legge. Questo parlamento, frutto
di una legge incostituzionale, ha tentato di stravolgere
la Costituzione e approvato l’Italicum, oggi
sarebbe un opportunismo inaccettabile la sua rinuncia
ad approvare una nuova legge elettorale rispettosa
del referendum, coerente per entrambe le Camere.
Per questo non rinunciamo alla nostra iniziativa.
E’ evidente la speranza della maggioranza che
la sentenza della Corte sia la meno innovativa possibile,
per tentare di salvare l’impianto dell’Italicum.
La proposta di Renzi sul Mattarellum è più
una tattica per farlo bocciare che una vera proposta,
altrimenti avrebbe tenuto conto del risultato referendario.
Ricordo a tutti che l’iniziativa abrogativa
dell’Italicum può risorgere in qualunque
momento.
Avanzeremo una proposta sulla legge elettorale, che
può diventare la base per un’iniziativa
di massa sulla base di tre punti: rispetto dei principi
costituzionali, proporzionalità sostanziale,
elezione di tutti i parlamentari, escludendo ogni
forma di nomina dall’alto.
In passato (2006, 2011) i risultati dei referendum
sono stati ignorati. Eppure la crisi di Berlusconi
è iniziata dopo la sua sconfitta nei referendum
su acqua pubblica e nucleare, malgrado i 100 deputati
di maggioranza. Purtroppo anche il centro sinistra
non seppe raccoglierne il messaggio dei referendum
e nel 2013 ha ottenuto una non vittoria, i cui effetti
nefasti durano ancora oggi. Grillo si presentò
all’incasso di questo patrimonio politico trascurato
ed è cresciuto come sappiamo.
Oggi questi errori non debbono ripetersi e la via
più sicura è che chi ha vinto il referendum
resti in campo come soggetto sociale autonomo, costruendo
un movimento di massa, fondato su una partecipazione
volontaria e consapevole.
*vicepresidente
nazionale del Comitato per il NO nel referendum Costituzionale
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(13.01.17)
BERGAMO. INUTILI TENSIONI IN
OCCASIONE DI UNO SFRATTO CHE NON SI POTEVA E NON SI
DOVEVA ESEGUIRE
Come
l'Unione Inquilini ha ricordato in più occasioni,
da un paio d'anni la legislazione fa obbligo agli
enti locali e alle altre istituzioni di applicare
i provvedimenti volti a sostenere le famiglie sfrattate
per “morosità incolpevole”, cioè
impossibilitate a pagare l'affitto perché colpite
dalla crisi economica.
Si tratta di misure di accompagnamento per graduare
gli sfratti, posticiparli, reperire un alloggio alternativo,
secondo quanto previsto dalla legge 124/2013, finanziata
dal D. m. 30 marzo 2016, regolamentata in Lombardia
dal Dgr n° X/5644/2016.
Sono misure ancora molto parziali e insufficienti,
che peraltro non riguardano l'insieme del territorio
nazionale, ma solo i comuni ritenuti di “alta
tensione abitativa”.
L'applicazione delle procedure previste è spesso
rallentata o bloccata dalle burocrazie di comuni e
prefetture, ma va da sé che nei casi di morosità
incolpevole l'esecuzione degli sfratti non può
avvenire in assenza di soluzioni abitative alternative
individuate con il contributo dei comuni, anche in
accordo con i proprietari degli immobili.
Spesso però le cose “non funzionano”
e, anche quando sono avviate le procedure di sostegno
alle famiglie (ci sono apposite graduatorie), ufficiali
giudiziari e forze dell'ordine intervengono per eseguire
brutalmente gli sfratti.
Così questa mattina a Bergamo, in via Ponchielli
4, la famiglia di Wafa, pur avendo presentato tutte
le domande in Comune, inserita nella specifica graduatoria
e seguita dai servizi sociali, si è vista arrivare
polizia ed ufficiale giudiziario intenzionati ad eseguire
lo sfratto.
Si è potuto evitare il peggio solo grazie alla
presenza degli attivisti e delle attiviste anti-sfratto
del nostro sindacato, gli stessi che da diverso tempo
assistono la famiglia nelle pratiche con il Comune.
Ci sono stati momenti di tensione; la polizia ha chiesto
i documenti delle nostre compagne e dei nostri compagni,
che sono stati per di più minacciati di denuncia.
Minacciati di denuncia perché hanno chiesto
il rispetto delle leggi dello Stato!
Solo dopo tensioni, discussioni e trattative, è
stato possibile ottenere il posticipo dell'esecuzione
dello sfratto (al 28 febbraio).
Non è la prima volta che le cose vanno in questo
modo, sia a Bergamo sia negli altri comuni che pure
ricadono fra quelli nei quali è prevista l'applicazione
dei provvedimenti di graduazione degli sfratti e sostegno
alle famiglie sfrattate.
Lo scorsa settimane è stato il caso di Gorle:
anche una famiglia rischiava di finire i strada a
causa dei ritardi del Comune.
Mentre in diverse province del Paese Comuni, Prefettura,
Ufficiali giudiziari sono sufficientemente coordinati
e quindi si evitano tensioni ed esecuzioni di sfratto
ingiustificate, a Bergamo le cose evidentemente non
funzionano ancora come dovrebbero. Forse
è il caso che le istituzioni si diano una smossa!
(13.01.17 - Unione Inquilini Bergamo)
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(09.01.17)
GORLE. TENSIONE AL PRESIDIO
ANTI-SFRATTO IN SOLIDARIETA’ A DONNA INCINTA.
LA POLIZIA MINACCIA SGOMBERI E DENUNCE. MA INTANTO
CRESCONO LE PERSONE IN POVERTA’ ASSOLUTA, SFRATTATE
E SENZA FISSA DIMORA
Gli
attivisti che si sono mobilitati, lunedì 9
gennaio, per impedire che Khadija e la sua famiglia
fossero gettati in strada a seguito dello sfratto
per morosità a cui sono sottoposti, si aspettavano
un presidio piuttosto complicato.
Infatti la famiglia di Khadija che, sotto sfratto
da diversi mesi, si è nel frattempo ulteriormente
impoverita a causa della prolungata disoccupazione
del marito e a causa della forte riduzione del salario
di Khadija, in maternità con complicazioni
di salute. Il Comune di Gorle non si è però
preoccupato di aiutare a trovare una soluzione alternativa
e sostenibile.
A causa di questa situazione gli attivisti anti-sfratto
si sono mobilitati in questi mesi, ottenendo diversi
rinvii dello sgombero dell’alloggio.
Anche lunedì mattina la rete di solidarietà
si è mobilitata con un presidio che ha visto
la partecipazione, oltre agli attivisti sindacali
e di diverse famiglie di sfrattati accorse a portare
un sostegno concreto.
Purtroppo contro il presidio anti-sfratto, sono intervenuti
ben 2 (due) ufficiali giudiziari e un ingente schieramento
di polizia, i cui agenti hanno più volte minacciato
di denunciare i partecipanti e procedere allo sgombero
violento.
La determinazione non-violenta dei partecipanti al
presidio ha ottenuto infine un altro rinvio.
Ufficiale giudiziario e carabinieri, come succede
sempre più spesso, non hanno comunicato a Khadija
la data del prossimo accesso all’alloggio, preannuciando
per di più sgombero improvviso e violento.
Se lo sfratto fosse stato eseguito, lunedì
la famiglia sarebbe finita a vivere strada, perché
l’Amministrazione comunale non aveva previsto
alcuna collocazione in alloggio o comunità,
vista anche l'ondata di freddo eccezionale di questi
giorni.
Come segnalano da diverso tempo le organizzazioni
che accolgono i senza fissa dimora, in bergamasca
le strutture attive sono tutte al completo o quasi.
Stessa situazione per quanto riguarda le comunità
di accoglienza, le strutture destinate all'assistenza
e cura di minori fuori famiglia, disabili, anziani,
adulti in difficoltà.
Soltanto il mutuo-soccorso e la resistenza allo sgombero
sono riuscite a evitare che la condizione della famiglia
di Khadija peggiorasse ulteriormente.
Ancora una volta la solidarietà, il mutuo-soccorso
e l’auto-organizzazione hanno sostituito un
sistema di sostegno alla povertà che è
sempre più inadeguato nonostante la precarietà
abitativa sia in continuo aumento.
Unione Inquilini propone una campagna: “La crisi
economica e le politiche di austerità hanno
aumentato povertà, solitudine ma anche il razzismo.
Noi dobbiamo rispondere facendo società”,
solidarietà attiva e auto-difesa tra tutti
i ceti popolari (italiani e immigrati), per costruire
reti e connessioni fra i conflitti sociali e le pratiche
di mutuo-soccorso.”
Diritto
alla casa, le nostre precedenti info: qui
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(13.01.17)
BERGAMO-ROMANO LOMBARDIA. DUE
PRESIDI ANTSFRATTO PER SALVARE FAMIGLIE POVERE
*
Venerdì 13 gennaio, mobilitazione antisfratto
a Bergamo, dalle ore 9.00 in Via
Ponchielli n. 4 (info tel. 33977286838
- Fabio)
*
Venerdì 13 gennaio, mobilitazione antisfratto
a Romano di Lombardia, dalle ore 9.00 in Via
Mameli n. 25 (info tel. 3345096230 -
Davide)
In
questi giorni di freddo intenso, malgrado gli allarmi
per le persone che vivono in condizione abitativa
precaria o senza casa, si moltiplicano le esecuzioni
di sfratti che rischiano di creare altri homeless.
Così venerdì 13 gennaio le famiglie
di Wafa a Bergamo e di Kameli a Romano di Lombardia
potrebbero di finire in strada.
Speravano di evitare entrambi gli sfratti, perché
da oltre due anni vi è una legge - ora estesa
a molti Comuni, anche piccoli - cha fa obbligo agli
enti locali di sostenere i casi di “morosità
incolpevole” (che portano allo sfratto) con
misure di accompagnamento ad un nuovo alloggio in
affitto e di “graduazione” dello sfratto.
In altre parole, i Comuni sono tenuti ad aiutare chi
non può più pagare l’affitto perché
impoverito dalla crisi economica. In attesa di questo
aiuto, lo sfratto non deve essere eseguito.
“L’applicazione di questa legge
– secondo Unione Inquilini - è rallentata
e a volte impedita dalla burocrazia dei Comuni o degli
ufficiali giudiziari. Per questo venerdì 13
gennaio saremo alle case delle due famiglie per le
quali è prevista l'esecuzione dello sfratto
per difenderne il diritto all'abitare. Chiediamo ai
Comuni e al Prefetto di Bergamo di operare per l’immediata
sospensione degli sfratti sino alla corretta applicazione
della legge sulla morosità incolpevole”.
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L'Alternativa
- San Paolo d'Argon
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