Sorge
a quota 299, ai piedi del cosiddetto colle del Mapol.
Nella cartografia l'edificio compare per la prima volta
con la carta Igm 1888 dove il toponimo è quello
attuale: "Cascina Nuova". (1)
Il
cabreo del 1729 segnala in modo accurato la "Cassina
de Roncati", che si trovava più in basso
a metà circa della Via dei Roncati che sale a Cascina
Nuova dalla Via del Caravaggio. Viene riportata anche
la "fontana" (1
- 2),
cioè la sorgente ancora oggi così denominata,
fondamentale un tempo per l'approvvigionamento idrico
in quella parte del paese.
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Della
Cassina de Roncati non è rimasta traccia
se non nei cocci di coppo che anche chi scrive potè
notare - nei decenni scorsi - sparsi fra le zolle dei
campi circostanti. Si diceva che la cascina fosse crollata
una notte improvvisamente, ma appena prima una voce d'oltretomba
aveva avvertito i contadini che così avevano potuto
mettersi tutti in salvo. Ancora nella passata generazione,
quando si arrivava al buio a "la portea",
l'ampio passaggio tra una serie di filari di vite e l'altra
in corrispondenza del sito della vecchia cascina, un timore
profondo e reverenziale ci coglieva tutti, grandi e piccoli,
e spingeva le donne più anziane ad abbozzare qualcuna
delle preghiere dei morti. Dove c'era "la portea"
ora si trova una villetta di recente costruzione.
foto
2009
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La cascina venne ricostruita dopo la metà dell'Ottocento
proprio dove il colle del Mapol ("Monte
Mapolo", nel cabreo del 1729) comincia
ad innalzarsi, su di un terrazzamento artificiale protetto
da un significativo muro di contenimento. Si narrava che,
fatto il muro per il terrazzamento, fossero finiti i fondi
che dovevano servire per l'intera costruzione.
foto
2009
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Molti
altri aneddoti si raccontavano, ma non ci è stato
mai possibile verificarli, datarli e documentarli. Tra
gli anni Cinquanta e gli inizi degli anni Sessanta del
Novecento ci vivevano quattro-cinque famiglie che avevano
riscattato la proprietà della terra a cavallo della
guerra. C'erano molti bambini e ragazzi; ancora si viveva
dei campi ma qualcuno cominciava a lavorare nelle fabbriche,
vicine o lontane, soprattutto le ragazze. Chi scrive può
testimoniare, per averli vissuti, degli usi del mondo
contadino più arcaico, alcuni dei quali ora - orrendamente
stravolti e decontestualizzati - sono divenuti parte dello
sgradevole immaginario "padano".
foto
2009
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Negli
anni Sessanta nel giro di pochissimo tempo se ne andarono
via tutti dopo aver costruito la casa "al basso"
o "in paese" e a lavorare la terra
ci rimasero - ma solo per qualche stagione - i più
vecchi. Poi in cascina ci vennero pochi altri, solo ad
abitarci e non più a coltivare i campi. Svariati
e disorganici sono stati gli interventi di manutenzione
e ristrutturazione subiti dallo stabile, senza un disegno
unitario, spesso accompagnati da lunghi e inconcludenti
contenziosi legali tra gli ultimi proprietari (2). Quanto
alla stalla con fienile posta ad est è stata completamente
rifatta e trasformata alcuni anni or sono in piccoli appartamenti
non ancora completati.
foto
2009
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Delle
famiglie contadine che insieme convissero per generazioni
ci rimane il saluto caldo e sincero di cui ci gratificano
i discendenti le rare volte - sempre più rare -
in cui li possiamo incontrare di sfuggita: e non è
poco in questi tempi e in questi territori divenuti così
parchi di sincerità e calore.
foto
2009
Fotografie:
Pierantonio Valleri
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(09.08.15)
Altre foto

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(2014)
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(2010)

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Note
(1)
I'"Inventario degli immobili e dei siti costituenti
beni culturali o ambientali" (delibera del Consiglio
Comunale n. 31 del 28 settembre 2001, Comune di San Paolo
d'Argon).
(2)
Ci corre l'obbligo di ricordare quanto successe alla signora
Angelina. Pur anziana e malata, aveva scelto di volere
continuare ad abitare alla Cascina Nuova. A seguito
di incredibili vicende legali le venne negato - proprio
negli ultimi anni della sua vita - l'accesso carrale alla
porzione di cascina da lei abitata (Cfr. L'Eco di Bergamo,
6 novembre 2007 qui).
Angelina è morta nell'agosto del 2011. L'anno successivo
il più giovane dei suoi figli, quello che è
rimasto a vivere alla Cascina Nuova, ha vinto la causa
che si trascinava da oltre ed ora può arrivare
a casa sua in auto.
Le
riproduzioni del Cabreo 1729 sono tratte dal
Calendario 1998 della Amministrazione comunale
di San Paolo d'Argon contenente alcune tavole della Pianta
de stabili del Rev.mo Monasterio di S. Paolo D'Argon Anno
Domini MDCCXXIX (a cura di Mario Francesco Rota)
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