La
cascina è posta a quota 353 a nord-est dell'ex-Monastero
di San Paolo d'Argon, sulla sommità dell'omonimo
colle, nel punto più alto dell'antico "muro
del brolo" che delimitava la proprietà originaria
e più pregiata del Monastero benedettino.
Toponimi:
il Casotto (Cabreo 1729), Cassina Casotto
(Catasto 1812), il Casotto (Igm 1888), Cascina
Casotto (Catasto 1903), il Casotto (Igm
1955)
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Venne
fatta costruire nel 1622 da Pietro Aronzio (o Aronzi),
che fu abate del Monastero di San Paolo d'Argon una prima
volta dal 1614 al 1616 e una seconda volta nel 1622-23.
Interrotti i lavori a causa delle carestie e della peste,
la cascina venne ultimata, "praticamente cominciando
dalle fondamenta", attorno al 1650 per iniziativa
di Marcantonio Barbieri, abate dal 1650 a 1655. (1)
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Anni
Cinquanta |
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Sulla
scorta di un documento dell'XI secolo si ipotizza che sulla
sommità della collina vi avesse sede, tra l'Alto e
il Basso Medioevo, una rocca, cioè "una
piccola fortezza costituita da un recinto in legno sopra un
terrapieno", in posizione dominante rispetto alla
strada per la Valcavallina che passava ai piedi della collina. |

1972
(3)
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La fortezza nel documento dell'XI secolo è citata
come "abbandonata", in seguito probabilmente
"al mutamento del percorso della strada per la
Valcavallina". (2)
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1972
(3)
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Anche
la cascina secentesca aveva quasi certamente una funzione
di vigilanza sul podere del Monastero racchiuso entro il "brolo
tutto cinto di mura", collocata nel punto più
alto toccato dalla cinta muraria. Proprio in corrispondenza
della cascina si trovava uno dei portali di ingresso al brolo,
quello che si apriva verso i boschi e la collina di Argon
posta a breve distanza. |
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1984
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Sapere
chi abbia vissuto e lavorato ai Casocc nel corso dei secoli,
in quali condizioni ed entro quali rapporti, forse non
è impresa impossibile, ma ci manca il tempo (e
le risorse) per passare lunghi giorni negli archivi.
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%20piccola.jpg)
1989
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Ricordiamo soltanto che nel 1797, per effetto della soppressione
napoleonica del Monastero benedettino di San Paolo d'Argon,
anche i Casocc insieme a tutti i vasti poderi del Monastero
divennero proprietà dell'Ospedale di Bergamo. Si
sa inoltre che nel 1916 la cascina venne devastata da
un incendio.
v
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Anni
Novanta
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La
ricostruzione avvenne nel decennio successivo per iniziativa
dell'Opera Nazionale Combattenti, l'ente che acquisì
nel 1925 l'intera proprietà dei terreni dell'ex
Monastero per migliorarne l'organizzazione agraria e,
in seguito, realizzare la formazione della piccola proprietà
contadina attraverso il riscatto.
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Anni
Novanta
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Le
famiglie di mezzadri che vivevano nella cascina furono
tra quelle che non riuscirono però a riscattare
i terreni, tanto che la cascna e i lotti di pertinenza
vennero acquistati in successione da diversi proprietari
che però non coltivavano direttamente. Le ripide
pendici nei pressi della sommità vennero ancora
coltivate - per lo più a vigneto - diversi decenni
anche nel secondo dopoguerra.
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2006
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Alla
fine degli anni Sessanta, appena dopo il grande boom economico,
la proprietà ebbe l'idea di erigere attorno alla
cascina un complesso edilizio gigantesco a quasi circolare.
Sarebbe dovuto diventare un albergo, un residence e poi
altro ancora (lo vedremo anche più avanti). Altri
eco-mostri simili sorsero nello stesso periodo in altre
località collinari della Lombardia.
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Anni
Novanta
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Con
licenza di costruzione n. 15/67 del 18 giugno 1967 partirono
i lavori condotti da squadre di lavoratori edili improvvisati
che si dedicavano alla costruzione principalmente nel
fine settimana. Fu una vera e propria scuola edile per
contadini ed ex-contadini che poi diedero vita a regolari
imprese di costruzione, alcune delle quali ancora attive
seppur con svariate vicissitudini. La cascina Casotto,
posta al centro dell'orrenda struttura, sopravvisse a
stento. Ad un certo punto fu costruito un camminamento
coperto sopraelevato, di cui rimangono ancora tracce,
per collegare la vecchia cascina alla nuova edificazione.
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Ottobre
2006
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Quando
lo scheletro in cemento armato dell'enorme costruizione
semicircolare era ormai completato, tutto si fermò
un po' alla volta. Eravamo a metà degli anni Settanta
e nei decenni successivi non avvenne più nulla
disignificativo: piano piano erbacce e degrado strinsero
d'assedio l'orribile struttura, occupata peraltro qua
e là da pollai improvvisati, depositi attrezzi
e materiali, cuccia del cane e altro ancora su iniziativa
degli ultimi abitanti dei Casocc...
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v
Ottobre
2006
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Nel frattempo la cittadinanza di San Paolo d'Argon - con
una certa lentezza, per la verità - cominciò
ad accorgersi che il gigantesco "manufatto"
attorno ai Casocc era una vera mostruosità paesaggistica,
notata peraltro con curiosità e disgusto da quanti
avevano l'occasione di transitare sulla molto frequentata
Statale 42. Era diventato davvero un brutto biglietto
da visita anche per le immobiliari e le agenzie che dovevano
piazzare sul mercato la congerie di nuovi appartamenti
di medio pregio che si costruivano ai piedi della zona
collinare.
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v
Ottobre
2006
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Imperterriti,
gli strumenti urbanistici comunali tuttavia continuavano
a prevederne una destinazione turistico, alberghiera e
terziaria. Fra le ipotesi di utilizzo era stata avanzata
dalla proprietà pure quella di realizzarvi una
grande quanto improbabile casa di riposo per anziani (Rsa).
Nella prima adozione del Piano regolatore del 1996 veniva
ancora previsto esplicitamente l'abbattimento della cascina.
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v
Ottobre
2006
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|
In
seguito ad un cambio di amministrazione comunale, le previsioni
e le normative del Piano Regolatore 1996 vennero radicalmente
modificate grazie all'intervento della Regione. Dopo non
brevi vicissitudini burocratiche e amministrative si stabilì
finalmente che la cascina Casotto sarebbe stata salvaguardata
e che invece le strutture in cemento armato si sarebbero
dovute demolire, con "trasferimento" delle volumetrie
legali per nuove costruzioni da realizzarsi nei terreni,
della medesima proprietà, posti ai piedi della
collina lungo la via dei Benedettini.
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v
Ottobre
2006
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Per
la verità, in un primo momento, nella via dei Benedettini
- tramite la normative dei cosiddetti Piani integrati
ancora in vigore nei primi anni del terzo millennio -
si sarebbe dovuta realizzare la casa di riposo per anziani
richiesta anni prima, ma la proprietà preferì
utilizzare le volumetrie per normale (e più redditizia)
edilizia residenziale. Cosa che l'amministrazionne comunale
concesse in men che non si dica senza badare molto alle
conseguenze urbanistiche e paesaggistiche - piuttosto
pesanti - ai piedi della collina, come documentato anche
da
una nostra scheda.
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v
.Ottobre
2006 |
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Nel
frattempo l'antica cascina veniva dichiarata "di
interesse particolarmente importante" ai sensi
della Legge n.1089/39 dal Ministero per i Beni e le Attività
Culturali con provvedimento Ministeriale del 9.3.1999,
e pertanto da salvaguardare mediante "interventi
di restauro e risanamento conservativo attento alla tipologia
tipica della tradizione edilizia locale".
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2007
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Finalmente
ai primi dell'ottobre 2006 ha inizio la demolizione integrale
di quanto era stato edificato negli anni Sessanta e Settanta.
Il culmine della collina viene successivamente ricostruito.
La cascina torna ad essere interamente visibile. Tutta
la collina - escluse zone urbanizzate che si trovano ai
piedi - fa parte del territorio del Plis delle Valli d'Argon.
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v
2006-2007
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L'ultimo
residente della cascina discende dalla famiglia di mezzadri
che da più generazioni ha vissuto ininterrottamente
ai Casocc. E' stato forse solo grazie a questa presenza
continuativa e tenace che la cascina, ora ufficialmente
bene architettonico da salvaguardare,
è potuta sopravvivere all'imponente quanto balorda
operazione edilizia poi finita in nulla, secondo quanto
abbiamo raccontato per sommi capi. Lo sfratto è
scattato nel dicembre 2013 e dopo diversi mesi la cascina
è rimasta disabitata e lasciata a sè stessa...
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%20piccola.jpg)
2009
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2008
(clicca per ingrandire)
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15.08.2021
(clicca per ingrandire)
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Note
(1)
Le notizie sono tratte da Mario Sigismondi, "San
Paolo d'Argon e il suo Monastero. 1078-1979",
San Paolo d'Argon 1979, pp. 120 e 134. Ne l'"Inventario
degli immobili e dei siti costituenti beni culturali o
ambientali" (delibera 31 del 28 settembre 2001,
Comune di San Paolo d'Argon, a cura di
Marco Tomasi e Paola Morganti)
la fondazione della cascina viene attribuita a Marcantonio
Barbieri e datata 1616.
(2)
Cfr. Andrea Zonca, San Pietro delle Passere, San Paolo
d'Argon 1998, p. 45
(3)
Da Comune di San Paolo d'Argon,
La vita tra la gente e i luoghi di San Paolo d'Argon,
Cd - album fotografico, 2011.
Cfr.
anche:
-
SIRBeC - Sistema Informativo dei Beni Culturali della
Regione Lombardia, Cascina Casotto, San Paolo d'Argon
(bg), scheda ARL - BG020-0042 (Federica Bigoni,
2007): qui
-
Andrea
Gritti, "Recupero ambientale e paesistico in
località Casotto a San Paolo d'Argon nell'ambito
del nascente Plis delle Valli d'Argon", in
“Paesaggio sebino: sguardi consapevoli e itinerari
sostenibili”, a cura di Rossana Bonadei,
Renato Ferlinghetti, Paola Gelmi, Università
di Bergamo, Collana quaderni del Centro Studi sul Territorio,
Sestante Edizioni, Bergamo 2010: qui
-
Aggiornamenti:
(Alternainsieme.net, 17.05.15) SAN PAOLO
D’ARGON. LE PIU’ RECENTI FOTOGRAFIE DALLA
CASCINA “I CASOCC”:
qui; (Alternainsieme.net, 02.12.18)
SAN PAOLO D’ARGON. CASCINA CASOCC: CHE NE SARA’?:
qui
Le
riproduzioni del Cabreo 1729 sono tratte dal
Calendario 1998 della Amministrazione comunale
di San Paolo d'Argon, contenente alcune tavole della Pianta
de stabili del Rev.mo Monasterio di S. Paolo D'Argon Anno
Domini MDCCXXIX (a cura di Mario Francesco Rota)
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