San Paolo d'Argon

Edifici storici

 

HOME

HOMEold

INDEX

Clicca per ingrandire

 
Cascina "i Pincì"
1729

A quota 368 sopra il centro abitato e spostata un po' ad ovest, i Pincì non facevano parte delle proprietà del Monastero di San Paolo d'Argon, come testimonia il Cabreo 1729, dove tuttavia l'edificio viene accuratamente disegnato. (1)

 

   

Toponimi: Casino de' Coletti (Catasto 1812); i Coletti (Igm 1888); Casc. Pincino (Catasto 1903), Pincì (Igm 1955) (2)

I Pincì viene spesso italianizzato in Pincino.

La carta tecnica della Regione Lombardia attribuisce erroneamente il toponimo Pincì ad altro edificio vicino di recente edificazione.

1983

   

Riscattata nel secondo dopoguerra insieme a tutto il podere dalla famiglia di mezzadri che la abitava da alcune generazioni, negli anni Cinquanta la cascina venne ristrutturata. Fu abbattuto il piano superiore e vennero aggiunti un corpo ad est (fienile) ed uno a sud (porticato con terrazza).

Sostanzialmente conservata invece la parte più antica, anche quando dopo gli anni Settanta - in seguito a diversi cambi di proprietà - vennero realizzati altre trasformazioni, sempre per aggiunta.

1984
   

Fino agli anni Settanta i Pincì, con i loro caratteristici terrazzamenti, erano raggiungibili da sud solo a piedi attraverso un angusto e ripido sentiero gradinato, trasformato poi in mulattiera e quindi strada carrabile.

Aprile 2003
   

Nell'anno 2001 l'edificio venne inserito nell'"Inventario degli immobili e dei siti costituenti beni culturali e ambientali", oggetto di Variante al Piano Regolatore comunale. Nella prima adozione dello strumento (Dcc 12 del 27/03/01) venne attribuito all'edificio il grado III di salvaguardia finalizzato "al mantenimento dell'involucro esterno dell'edificio", ammettendo tuttavia alcuni consistenti ampliamenti nonché la realizzazione di autorimessa interrata.

 

v

Aprile 2003

   
Nonostante i pareri che evidenziavano l'eccessiva limitatezza delle misure di salvaguardia, nella deliberazione definitiva il Consiglio comunale (28/09/01) a maggioranza consentiva ampliamenti ulteriori al fabbricato, estendendo anche alle aree collinari la facoltà delle escavazioni più indiscriminate per come consentite dalla legislazione della Regione Lombardia.
Aprile 2003
   

Nel corso dei lavori, in particolare a seguito delle impressionanti escavazioni intraprese, crollavano le residue murature di cui era stata prescritta la salvaguardia. Dopo l'interruzione dei lavori ordinata dall'Ufficio tecnico comunale e dopo le successive prescrizioni adottate, proseguì l'edificazione della costruzione oggi presente al posto dell'antica cascina.

De i Pincì non è rimasto più nulla

v

Aprile 2003

   

Le fotografie precedenti documentano una fase dei lavori di demolizione de i Pincì con le relative escavazioni.

Riportamo di seguito alcuni dei documenti del dibattito politico-amministrativo locale che accompagnò questa vicenda nel 2003.

v

2009

   
  • Interrogazione del gruppo consiliare "L'Alternativa-San Paolo d'Argon" (qui) e la risposta del sindaco nella Dcc 14/04/03 (qui)
  • Ciclostilati de "L'Alternativa-San Paolo d'Argon" del Giugno 2003 (qui) e Agosto 2003 (qui)
  • Mozione consiliare (qui) e verbale Dcc 30.09.03 (qui)
  • Rassegna stampa. Il Giorno 25.06.03: qui; L'Eco di Bergamo 21.06.03: qui; Giornale di Bergamo: qui, Notiziario Argo dicembre 2003: qui

2009
   

Note

(1) Le riproduzioni del Cabreo 1729 sono tratte dal Calendario 1998 della Amministrazione comunale di San Paolo d'Argon, contenente alcune tavole della Pianta de stabili del Rev.mo Monasterio di S. Paolo D'Argon Anno Domini MDCCXXIX (a cura di Mario Francesco Rota)

(2) Alcune delle notizie qui ricordate sono tratte da "Inventario degli immobili e dei siti costituenti beni culturali o ambientali" (gennaio 2001), allegato alle specifiche deliberazioni consiliari dello stesso anno e redatto a cura di Marco Tomasi e Paola Morganti, con le schede dei rilevamenti e la documentazione catastale, cartografica e fotografica, l'ultima di un edificio rurale databile con certezza a prima del 1729, forse al XVI secolo, e che ora non esiste più. La fotocopia dell'"Inventario" a nostra disposizione non cita tuttavia il documento del 1729.