Le fotografie sono state scattate
- in modo poco professionale e per nulla sistematico - nelle zone
collinari e pedecollinari di San Paolo d'Argon, in quei territori
che il Piano Regolatore definisce come "Aree di salvaguardia
ambientale della collina" (Zona agricola E 2).
Secondo
il Piano Regolatore in queste aree
"Le
recinzioni sono vietate tranne quelle giustificate da obiettive
esigenze di tutela di attività economiche produttive e/o
di pertinenza di edifici abitativi.
In tal senso è da escludersi la recinzione generalizzata
di proprietà private e di fondi.
Sono pertanto da escludere le recinzioni di boschi e di terreni
a coltivazione estensiva."
In
ogni caso
"La
realizzazione di recinzioni è subordinata all’approvazione
da parte della Commissione edilizia di un progetto che definisca
l’andamento della recinzione in relazione alle caratteristiche
morfologiche e paesaggistiche dei luoghi, al reticolo della viabilità
pubblica e privata, al reticolo idraulico superficiale, alle eventuali
recinzioni preesistenti ed alle eventuali preesistenza arboree
ed arbustive con cui si relaziona."
Non
è certamente il nostro compito quello di segnalare quanto
appaia di legittimo o di illegittimo in questa o quella recinzione.
Ciò
che vogliamo sottolineare è che la loro estensione nelle
aree agricole di San Paolo d'Argon è diventata davvero
imponente.
Ne
risulta una evidente lesione ai valori paesaggistici; la fruizione
degli spazi naturali e anche l'accesso agli usi civici sono impediti
o resi difficoltosi; gravi i danni al patrimonio faunistico (come
fanno a muoversi gli animali selvatici?).
Vi
sono indubbiamente recinzioni giustificate e opportune; alcune,
veramente poche, sono state realizzate con qualche attenzione,
bene si inseriscono nel paesaggio, non impediscono alle persone
di transitare, oppure non ostacolano troppo i movimenti degli
animali nel loro indispensabile habitat.
La
stragrande maggioranza dei manufatti non ha però queste
caratteristiche.
Ci
sono recinzioni in zone boschive
Ci
sono recinzioni attorno a fondi coltivati in modo estensivo e
molto sommario.
Perfino
terreni da lungo tempo incolti sono diligentemente recintati.
Nei
manufatti abbondano ferro, reticolato, cemento, addirittura cancellate
e inferriate monumentali, in aperta campagna e in zona collinare!
D'altro
canto abbiamo notato che alcuni dei fondi meglio coltivati, quelli
- per usare la terminologia specifica - con "alta intensità
di investimenti", dai loro proprietari sono lasciati volutamente
del tutto privi di recinzione, malgrado sia ammessa dalla normativa.
Queste
lodevoli eccezioni confermano che la diffusione delle recinzioni
sulla nostra collina ha un significato eminentemente ideologico.
Quali
vantaggi pratici possono mai derivare dallo spendere denaro ed
energie per cintare un bosco o un pezzo di terra destinato a rimanere
incolto?
Ma
proprio le idiosincrasie ideologiche sono quelle più potenti.
Quale
amministrazione comunale vorrà mai farsi nemico il popolo
delle "enclosures" per difendere valori così
evanescenti come quelli che attengono la difesa del paesaggio,
la salvaguardia degli usi civici o addirittura i diritti dei "non
umani", cioè gli animali?
Su
questa tematica, la carta d'intenti del neocostituito "Plis
(Parco Locale di Interesse Sovracomunale) delle Valli d'Argon"
contiene - non a caso - solo un passaggio tanto fugace quanto
ambiguo: "uniformare gli interventi edilizi comuni sul
territorio quali ad esempio recinzioni, interventi sull’alveo
dei corsi d’acqua etc.".
"Uniformare",
senza però indicare un modello o parametro di riferimento.
E'
veramente poco, e - si badi bene - ciò riguarda solo le
zone agricole incluse nel perimetro del Plis!
Aprile
- luglio 2007
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