San Paolo d’Argon. Ma perché questa palestra?

E’ di colore nero e piuttosto tetra l’insegna “PALALVF” sulla facciata della nuova gigantesca palestra comunale calata brutalmente nel grande prato delle scuole elementari e medie.

Il nome dello sponsor privato, una industria locale in grande espansione, specializzata in accessori tecnologici per la filiera delle fonti energetiche non rinnovabili, si affaccia così sulle due scuole, che di fronte alle dimensioni della palestra fanno la figura delle ancelle, quasi a rappresentare metaforicamente lo sport, quello agonistico e di spettacolo, nonché l’efficienza del modello industriale capitalistico, come completamento logico dell’”educazione dell’uomo e del cittadino”.

I molti metri cubi (più di 10.000) del colossale edificio gravano anche sull’assetto urbano nella zona residenziale più frequentata, in particolare sulla Via Giovanni XXIII, che porta ai servizi pubblici e privati principali del paese.

Al nuovo parcheggio di servizio alla palestra, anche questo fatto a spese degli spazi verdi delle scuole, si accede ancora in modo un po’ scomodo e per adesso non ben segnalato, passando da una strada privata.

La palestra, che per quanto di fattura ricercata risulta indubbiamente fuori scala e inappropriata per il contesto urbanistico. Valeva la pena investire più di 3 milioni per una seconda palestra, quando presso il centro sportivo ce n’è già un’altra che da una quindicina di anni svolge il suo compito dignitosamente? Perché farne una seconda e perché farla proprio a discapito degli spazi scolastici?

Mancava, certamente, uno spazio-palestra per le scuole elementari. Mancava da sessant’anni e sarebbe stato opportuno pensarci prima, in termini non faraonici ma più tempestivi. Invece abbiamo avuto un vuoto prolungato oltre misura, che è stato preso a pretesto e copertura per fare tutt’altro. Tant’è che per l’attività di educazione motoria dei bambini delle elementari sono stati riservati gli spazi (e nemmeno tutti) del secondo lotto, quello di dimensioni molto più modeste.

Quanto alla palestra delle scuole medie – costruita negli anni Settanta, ma, secondo quanto ci risulta, non ancora sottoposta ad intervento antisismico come le porzioni meno recenti della scuola– rimane in ogni caso il problema di decidere come e quando adeguarla, perché continuerà ad essere indispensabile.

Negli anni Sessanta e successivi le amministrazioni comunali – fra tanti errori – ebbero la lungimiranza di riservare alla scuola l’ambito tra Via Giovanni XXIII e Via del Convento su cui sorsero poi le scuole elementari (1963) e le scuole medie (1972). Si chiamava “Prato di Sera” per distinguerlo dai campi posti ad est (“Prato di Mattino”) della strada (Via convento, appunto) che, quasi mezzo millennio prima, l’abate cassinese Paolo da Genova nel secondo decennio del 1500 aveva fatto realizzare per collegare il Monastero alla nuova strada che da Bergamo passando per il bivio, che allora si trovava alla Madonna delle Rose di Albano, saliva in Valcavallina e Valcamonica e che corrisponde all’attuale Via Nazionale.

Scelta coraggiosa quella fatta a San Paolo d’Argon negli anni del Boom economico e del Centro-sinistra (quello vero e non quello farlocco di adesso che – insieme al centro-destra – ha invece fatto di tutto per annullarne le conquiste) e poco vantaggiosa per i proprietari che però responsabilmente avevano ceduto i terreni senza particolari resistenze.

Scelta che aveva consentito di collocare le scuole elementari al centro del territorio comunale, all’interno di un ampio spazio verde poi dotato di strutture come la piattaforma per pallavolo-pallacanestro (che a lezioni ormai iniziate si spera venga ripristinata al più presto), la pista di corsa e altre attrezzature di atletica; spazio che per tanti anni per tante generazioni di bambini e bambine, ragazzi e ragazzi è stato il luogo ideale per lo sport più o meno strutturato, per il gioco e la socializzazione, per le attività motorie, sia quelle guidate dagli insegnanti sia quelle spontanee, che sono altrettanto importanti per quella conoscenza di sé e del proprio corpo che sta alla base per l’apprendimento in tutte quante le materie.

Certo, di spazi all’aperto ne rimangono ancora, perfino più che nelle scuole di qualche paese vicino, ma ormai è tutta un’altra faccenda.

Come poi si sia arrivati a decidere di fare l’opera pubblica più importante degli ultimi 10 anni di amministrazione, anni in gran parte condizionati sia dalla crisi economica sia dai vincoli dell’austerity, lascia perplessi. Un po’ più di dialogo e confronto con la cittadinanza (si chiama “democrazia” e non si esaurisce con le elezioni e le campagne elettorali) poteva aiutarci a decidere che la palestra non andasse a discapito degli spazi della scuola nonché a far emergere bisogni e urgenze diversi, su cui impostare una corretta programmazione una volta che poi si sono reperite le risorse da investire o in vista di quelle tanto attese che dovrebbero arrivare col PNRR. Si tratta di bisogni che purtroppo vengono spesso ignorati e negletti, quando invece si deve constatare che a San Paolo d’Argon, anche negli anni delle “vacche magre”, lo sport locale e le varie società amatoriali – che gestiscono ormai un giro economico non più irrisorio, nonché un significativo bacino elettorale – hanno potuto usufruire in quasi tutti questi anni di cospicui investimenti del bilancio comunale.

Quanto agli sponsor e alle sponsorizzazioni, è auspicabile che quantomeno dalla scuola pubblica se ne stiano fuori e lontani, perché la scuola pubblica è di tutti e non deve essere condizionata in alcun modo da chi ha i soldi o dai padroni delle ferriere.

A San Paolo d’Argon la sigla dello sponsor privato campeggia purtroppo sulla facciata della palestra comunale, che non è propriamente scuola, ma si trova comunque calata negli spazi riservati alla scuola dell’obbligo. E ciò ci risulta sgradevole e sgradito. (14.09.2021, Maurizio G. Mazzucchetti per Alternainsieme.net)

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