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San Paolo d'Argon. Abbattuto il trentennale scempio dei "Casocc"

E’ una bella cosa, ma è solo la “pars destruens. Lo scempio - trasformato in un numero impressionante di villotte a schiera – sarà “spostato” appena sotto (“pars construens)

 

In meno di due settimane, grazie ai potenti mezzi di una delle più potenti imprese bergamasche (la Locatelli), è stata diligentemente smantellata la struttura in cemento armato che ha circondato per più di trent’anni la splendida cascina detta dei  Casocc che si erge da alcuni secoli sull’omonima collinetta.

Dall’alto di quota 336 l’antica costruzione è tornata a far bella mostra di sé, con la sua storia e il suo orgoglio, con il suo look divenuto composito (contadino e proletario), ma ancora ben conservata nelle strutture, grazie soprattutto a chi lì è nato, lì ha sempre voluto caparbiamente e coraggiosamente abitare nonostante i disagi (strada impervia, mancanza di servizio idrico  e altro ancora) e da lì a tutt’oggi rischia di essere cacciato.

Fino a otto-nove anni fa gli strumenti urbanistici di San Paolo d’Argon non escludevano che la cascina potesse semplicemente essere abbattuta, mentre il gigantesco “mostro” circolare in cemento armato costruito attorno poteva essere completato, per fare residenze, albergo o altre attività terziarie: previsioni che avrebbero comportato per di più la realizzazione di altre indispensabili strutture di contorno (strade, parcheggi etc.) col risultato di moltiplicare all’inverosimile l’impatto dell’orrendo edificio.

I Casocc l’hanno scampata bella, ma viviamo in tempi in cui tutti quanti possiamo permetterci sospiri di sollievo solo di breve durata, perché veniamo rapidamente sopraffatti dalle ambasce (previste, impreviste o imprevedibili) in agguato da ogni parte.

Infatti ci corre l’obbligo di informare o comunque ricordare a malincuore, che quello che si vede in questi giorni è purtroppo solo la “pars destruens, cioè l’abbattimento di uno scempio devastante che per tanto tempo ha deturpato e connotato negativamente il paesaggio locale.

A questa graditissima “pars denstruens seguirà – secondo quanto deliberato dal consiglio comunale e altri atti conseguenti – una “pars construens, che – per dirla in modo burocratico e molto eufemistico – presenta “qualche elemento di criticità”.

A tempi più o meno brevi infatti si procederà al “trasferimento” dei “volumi” in questi giorni abbattuti, i quali saranno ricostruiti non solo in Via dei Benedettini ai piedi della collina, ma anche più in alto, in Via del Vago, dove l’Amministrazione Comunale e Provinciale hanno avuto cura di escludere dal Plis (Parco Locale di Interesse Sovraccomunale) una porzione di area collinare e di renderla edificabile per far posto a due schiere di villotte a schiera (scusate il gioco di parole).

Tutti i volumi trasferiti  con in premio incrementi non irrilevanti -  non daranno luogo affatto ad una Casa di Riposo in Via dei Benedettini (come aveva votato in un primo momento il consiglio comunale), ma ad una spettacolare e molto remunerativa operazione immobiliare con palazzine e villotte a schiera (quaranta o cinquanta), appunto sia in Via dei Benedettini, sia più in alto in Via del Vago.

Tutto questo è previsto nel cosiddetto Piano Integrato approvato dal consiglio comunale lo scorso anno alla fine di una complessa vicenda amministrativa durata poco meno di una decina d’anni, nella quale il nostro gruppo si è sempre impegnato a fondo, per conseguire sia il risultato di abbattere lo scempio sia quello di mantenere le contropartite (la “pars construens, appunto) entro limiti razionali e ragionevoli.

Purtroppo queste ultime, per volontà del gruppo maggioranza e degli altri gruppi consiliari di destra, alla fine sono diventate assolutamente inaccettabili, cosa che ricordiamo con non poca amarezza: il paesaggio lo si deve difendere sia quando è in alto e vicino agli angeli, sia quando è un poco più in basso e vicino agli uomini, e non solo in termini di immagine, ma anche di equilibri urbanistici, tanto ambientali quanto sociali. (...)

Alternainsieme.net - domenica, 8 ottobre 2006

 

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