(05.04.24) Grumello del Monte (bg) La Palestina nel cuore

DOLLARO, NATO, CINA-RUSSIA, EUROPA ED UCRAINA

(da www.bergamoincomune.it 24.03.24)

DOLLARO, NATO, CINA-RUSSIA, EUROPA ED UCRAINA

.(Bergamoincomune -24.03.24)

Trentaduesima parte – Il grande furto… Pardon! …incameramento degli investimenti russi

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Si sta preparando una interessantissima triangolazione per fare sì che i circa trecentocinquanta miliardi di US Dollar di investimenti russi bloccati nelle banche occidentali finiscano nelle tasche delle finanziarie atlantiche.

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Questo anche se solo la metà di questi miliardi è stata identificata (i Russi non sono scemi e, come ogni buon risparmiatore, anche ai tempi del “Dài che siamo tutti amici e commerciamo tra noi!” mimetizzavano bene i loro risparmi).

Inoltre una operazione di questo genere denota un bisogno disperato di liquidità in Occidente e sembra essere premonitrice di una “Bancarotta di Stato” nello stile di Filippo IV di Spagna nel XVII secolo: malgoverno, in una parola.

Vi è già stato comunque chi ha sostenuto che, piuttosto che fare questa piratesca e “politicamente corretta” rapina che comporterebbe l’originarsi di una sfiducia totale degli investitori del Sud-Est del Mondo con conseguente crollo di US Dollar e di Euro, l’Occidente farebbe meglio a dichiarare direttamente la Terza Guerra Mondiale per impossessarsi (questa volta sì davvero legalmente, in quanto “preda bellica”) di questi investimenti russi congelati.

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Gli eventi dovrebbero svolgersi più o meno così:

1. L’Ucraina emette Titoli di Stato legati ai danni di guerra per cinquanta miliardi all’anno per sei o sette anni.

2. ⁠Questi titoli sono acquistati principalmente dai Paesi del G7 che “deliberano in base a tutte le possibili strade del diritto internazionale” (sic) la loro copertura con i fondi russi attualmente congelati.

3. ⁠L’Ucraina prende una caterva di botte ma, magari anche solo come governo in esilio in Costa Azzurra, in un qualche modo la si fa figurare come ancora esistente.

4. ⁠L’Ucraina (o il suo governo in esilio) chiede i danni di guerra alla Russia.

5. ⁠La Russia manco risponde e trasforma l’Ucraina in Cecenia tramite i Kadyrov locali.

6. ⁠Gli Stati del G7, sdegnati, incamerano tutti i fondi congelati russi e, tramite il meccanismo della crisi del debito, li fanno arrivare alle finanziarie atlantiche (insieme a buona parte dei soldi delle tasse dei propri cittadini, ma questa non è una novità).

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A dire poco diabolico…

Però esiste anche un settimo enunciato che nessuno si azzarda a pronunciare:

7. ⁠”Quando la si tocca sui soldi la gente diventa cattiva”.

I Russi si incavolano come le bisce e decidono che, dopo avere “dejahidizzato” la Cecenia e denazificato l’Ucraina, è giunto il momento di liberare (per la terza volta dai tempi di Napoleone) l’Europa e ne passano l’incarico all’Armata Ross… Russa liberatrice dei popoli oppressi (Ceceni ed Ucraini, ovviamente, costituiscono le truppe di assalto).

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Interessantissimo e, soprattutto, ormai in attuazione come scenario…

Da notare come qualcuno, più esperto in diritto finanziario che in induzione emozionale del sistema mediatico, abbia a sua volta già fatto notare che questa faccenda sarà molto divertente per le (superstiti ?) generazioni future, dal momento che il “Diritto” occidentale tutela la proprietà privata più della persona e potrebbe benissimo un domani riconoscere il diritto dei Russi (che hanno una memoria da elefante) ad avere indietro i loro soldi, con gli interessi maturati e le spese processuali, ovviamente…

Un esempio di questo lo abbiamo già avuto quando, una ventina di anni fa, il buon Vladimiro ha dichiarato che la Federazione Russa avrebbe onorato i titoli di Stato emessi dallo Zar, purchè se ne presentassero gli originali.

Ovviamente (e questo il buon Vladimiro lo sapeva benissimo) dal 1917 ad oggi di titoli di Stato zaristi originali non ne sono sopravvissuti tanti: qualcuno in raccolte numismatiche, più di quanto previsto da Mosca nelle cassette di sicurezza di qualche banca svizzera e, caso piuttosto divertente, qualcuno appeso da discendenti di emigrati russi come quadro decorativo in salotto dal momento che facevano la loro figura, baroccamente pieni di orpelli come erano (e meno male che non si è dato retta a quella antipatica della nuora che voleva buttarli via…).

Il Ministero delle Finanze russo ha ritirato tutti quelli che gli sono stati presentati e li ha onorati con gli interessi maturati in un secolo.

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I Russi mantengono sempre la parola data, anche quando sono loro a dovere pagare, e pretendono che anche gli altri firmatari di un qualsiasi contratto facciano lo stesso.

Diciamo che questa è una tipica situazione in cui chi semina vento raccoglie tempesta.

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Bergamo, 05.III.2024

Marco Brusa

DOLLARO, NATO, CINA-RUSSIA, EUROPA ED UCRAINA

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UNA RICHIESTA DI FARE UNA SOMMOSSA DA ISRAELE

(Bergamo in comune

Pubblichiamo la traduzione parziale di un articolo pubblicato dal quotidiano “liberal” israeliano “Haaretz (La Terra)” da cui risulta in modo inequivocabile come l’attuale guerra di Gaza stia suscitando enormi preoccupazioni in quella parte minoritaria della società israeliana che non è integralista religiosa (la parte maggioritaria sta discutendo su come distruggere il Duomo della Roccia e la moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme perché “lo vuole dio” (sic)… Già, perché Dio è un tiramolla che si può tirare come si vuole a seconda del proprio fanatismo e della propria pazzia – NdR).

Risulta evidente, nonostante le scempiaggini quotidianamente propinate dalle campane fesse del MinCulPop mediatico nostrano, come la preoccupazione di questa minoranza di Israeliani non sia tanto solo quella di perdere la guerra con Hamas a Gaza, ma che si stia mettendo a serio rischio l’esistenza stessa dello Stato di Israele, ormai decisamente in mano ad una cricca di “signori della guerra” guidati dalla follia del loro fanatismo religioso e da biechi calcoli politici/militari di corto respiro.

Si è arrivati al punto che i più seri tra gli Israeliani chiedono apertamente che avvenga una sommossa popolare per rovesciare il proprio governo.

Semplicemente inaudito, ma sono molte le faccende mai sentite prima (o dimenticate dopo la dipartita per ragioni anagrafiche della generazione del ’45) che stiamo sentendo o che presto sentiremo…

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SOS AGLI ISRAELIANI SANI DI MENTE: SALVIAMOCI DA NETANYAHU E DAL SUO GOVERNO FOLLE

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Questa è una chiamata di emergenza.

Il momento della verità è arrivato.

Anzi, è già passato.

Ma ora c’è una reale possibilità di riportare a casa gli ostaggi che sono ancora vivi e fermare i combattimenti, e Netanyahu è determinato a sventarla.

Prego i vertici diplomatici, politici e della difesa: non perdete questa occasione.

Il momento è adesso, e Netanyahu è palesemente inadatto al suo compito.

È divorziato dalla realtà.

Agisce per deliri messianici e di persecuzione.

Gioca a fare la vittima, convinto che il mondo intero sia contro di lui.

Si tratta di un fenomeno storico ben noto dei dittatori: la loro follia cresce.

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A quanto pare è anche malato.

Il colore della sua pelle è grigio giallastro.

Il sopracciglio sinistro è obliquo.

La sua mano destra è paralizzata nelle articolazioni.

Il suo ufficio si rifiuta con veemenza di condividere le sue condizioni di salute.

Quando ha avuto problemi cardiaci la scorsa estate, è stato inizialmente annunciato che era a reidratarsi sul Mare di Galilea.

Prove attendibili della sua cattiva salute son arrivate dalla sua apparizione al Comitato per la Sicurezza Nazionale della Knesset questa settimana.

Netanyahu sembra molto cattivo e il suo viso è grigio.

È uscito un gran numero di volte (a quanto pare per andare in bagno).

La sua camminata è meccanica, come quella di un burattino”.

Un uomo anziano e indaffarato può soffrire di dolori e spossatezza, ma il loro occultamento e la frode sono inaccettabili, soprattutto in tempo di guerra.

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Peggio ancora è la sua condizione mentale.

Ha annunciato questa settimana: “Siamo in una doppia campagna, sia militare che diplomatica”.

Ha ripetuto che tutto il mondo è contro di noi, compresi i nostri migliori amici: gli Stati Uniti, il Canada e i Paesi Bassi, che hanno minacciato o annunciato l’interruzione delle consegne di armi e la Gran Bretagna seguirà presto.

Nella sua immaginazione lui è l’eroe che “resiste alle pressioni”.

Ha spiegato ai soldati della base militare di Ofer (utilizzati come ornamento effimero) che la guerra è già durata più di cinque mesi e che “questo è un record nella storia delle guerre di Israele”.

Sei pazzo!

L’intero concetto di difesa di Israele si è sempre basato sul fare durare le guerre al minimo, per prevalere rapidamente e ottenere vantaggi diplomatici con il sostegno internazionale.

L’uomo che ha causato il più grande disastro di Israele promette che la guerra non finirà, e ha presentato la conquista di Rafah come la roccia della nostra esistenza, come se fosse la presa di Berlino nel 1945.

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Sta precipitando Israele verso l’abisso.

Questa settimana ha annunciato ufficialmente che qualsiasi “concessione” nei negoziati deve ottenere la sua approvazione personale.

Che tipo di pseudo-democrazia è stata creata qui?

Da quando tutto viene deciso dall’assurdità di un uomo instabile?

In realtà, Israele non è più una democrazia.

Non ci sono governo e opposizione e separazione dei poteri.

Si è in presenza di un regime familiare, di una corte bizantina e di un “nido del cuculo” sempre più colorato di fascismo e teocrazia messianica.

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Nessuno parla nemmeno dei feriti.

I soldati che vengono uccisi non fanno più notizia.

E vengono uccisi e feriti in una guerra in luoghi che l’IDF aveva già conquistato (Shifa Hospital, Zeitoun, Shujaiyeh), ma Hamas è riuscito a riprenderli perché Netanyahu si rifiuta di prendere in considerazione qualsiasi piano per fare ordine sul terreno.

Il sangue dei soldati e quello degli ostaggi che non torneranno è solo nelle mani di Netanyahu e del suo governo.

A questo punto, la responsabilità ricade anche sugli alti funzionari dell’esercito, dello Shin Bet e del Mossad che stanno chinando il capo in segno di sottomissione.

Sul procuratore generale che ha taciuto.

Sui media obbedienti.

Sui leader economici.

E su di noi.

Gli israeliani sani di mente che trovano mille scuse per non scendere in piazza.

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Fratelli d’armi, scrollatevi di dosso la stanchezza della battaglia.

Non esiste più democrazia!

Questo è il momento di incendiare il paese e rovesciare questo governo pazzo ed il malato che è alla sua testa.

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Tel Aviv, 20 marzo 2024

Uri Misgav

Ranica (bg), Sabato 23 Marzo. Un pensiero per Gaza. Centro cultuale “Roberto Gritti”- dalle ore 15.00

Dissenso-repressione-democrazia. DOVE STIAMO ANDANDO?

BOLOGNA. Divieto di dimora nella Città metropolitana di Bologna per sei attivisti – tra cui il nostro compagno Tiziano di Luzzana (bg9 che vive e lavora a Bologna – a ottobre scorso insieme ad altri furono sgomberati perché occuparono illecitamente uno stabile, per dare alloggio a persone e famiglie sfrattate.

Il documento dei 6 attivisti

Proprio perché abbiamo viaggiato più volte in Ucraina per vedere con i nostri occhi la guerra e la resistenza. Proprio perché viviamo nella regione con l’aria più inquinata d’Europa. Proprio perché stiamo vivendo sulla nostra pelle l’allontanamento dalla nostra città per motivi politici. Non diremo cose come: in Italia non si può più manifestare liberamente; non c’è alternativa alla crisi climatica; la guerra nucleare ci distruggerà tutt*. Non diremo che abbiamo raggiunto il punto di non ritorno. Il catastrofismo e il vittimismo sono privilegi che non ci appartengono.

Vogliamo raccontare la repressione che stiamo subendo per farci nuove domande insieme su come si cambia questa società, democratici e ribelli. La punizione che ci hanno inferto è l’attacco ad un progetto politico.

Siamo 6 attivisti, cittadini bolognesi. Martedì 27 febbraio 2024 siamo stati allontanati dalla città metropolitana di Bologna con un divieto di dimora – di fatto un confino politico fascista – perché considerati socialmente pericolosi per esserci schierati e aver difeso un’occupazione a scopo abitativo, dove viveva chi una casa non l’aveva. Nello specifico, parliamo dell’occupazione dell’Istituto Santa Giuliana, in via Mazzini 90, in pieno centro città, di proprietà della Chiesa e illo tempore in vendita. Occupata il 6 ottobre e sgomberata con grande violenza della polizia il 17 ottobre 2023.

Durante l’occupazione abbiamo scoperto che l’acquirente dell’Istituto era Aedes s.r.l., una holding immobiliare legata a Comunione e Liberazione. Presumibilmente, lo stabile in questione andrà in gestione a Camplus, la più grande rete di student housing in Europa, e diverrà l’ennesimo studentato privato della città di Bologna. Nel frattempo, più di 40 persone avevano trovato casa in via Mazzini e la lista di persone che avevano espresso necessità allo sportello organizzato per raccogliere le esigenze, contava più di 100 persone: studentesse e studenti fuorisede e internazionali, lavoratori della logistica, drivers, riders, lavoratrici della ristorazione e del sociale, precari/e sociali della città della conoscenza e nell’indotto del Tecnopolo. Questo mosaico di vite differenti è il sintomo di un evidente problema sociale. Punto e a capo.

Siamo accusati di essere i capi dell’occupazione. Lo siamo? Certo che no.
Il mosaico si tiene insieme grazie ai Municipi Sociali. Non 6 capi ma centinaia di persone schierate politicamente che ogni giorno fanno attività sociale radicata nel territorio. Il segreto di Pulcinella è che noi siamo sei attivisti riconosciuti dei Municipi Sociali, ma questo è solo un motivo in più per indignarsi, nulla cambia al progetto politico. Altr* attivist* stanno già nascendo.

Ma veniamo al sodo. Nei Municipi Sociali ci si incontra non solo per risolvere i propri problemi ma per condividere le ambizioni e i desideri su come vorremmo la città: una città più giusta, più verde, più accogliente, più tech, più lenta e accessibile, più resistente ai venti di guerra, più confederata con altre città europee e meno razzista. Il progetto è chiaro.

Ribelli e democratici insieme cospirano per un futuro diverso. Siamo stati allontanati da Bologna, con il pretesto dello sgombero del Santa Giuliana, per indebolire e dare un segnale a questo programma di trasformazione della società.

Il nostro confino fascista sarebbe passato inosservato, come spesso è accaduto negli anni in cui è stata applicata questa misura. Ma la storia si è rimessa in cammino e infatti succedono cose impreviste.

Proprio mentre la DIGOS ci svegliava nelle nostre case il paese iniziava a parlare di Polizia, conflitto, ribellione e dissenso. Sottotraccia nello scontro istituzionale in atto c’è il problema della democrazia. La democrazia si fa con il conflitto o senza? E poi, quale conflitto è accettabile e quale no? Quello contrario al green deal può passare.
Invece quello delle libertà sessuali, riproduttive, e contro la violenza di genere? Quello per il diritto di circolazione e di soggiorno? Quello per meno concentrazione di capitale tecnologico e per una maggiore distribuzione delle risorse a persone e comunità? Il conflitto sindacale? Quello per il reddito e per la casa? Quello contro la guerra e per il cessate il fuoco a Gaza? L’Europa si sta interrogando su questi temi cambiando la sua costituzione materiale.

Allora, sulla soglia dell’ottantesimo anno dalla Liberazione dal nazifascismo, nel paese dei manganelli, nella parte di Europa senza guerra ma per il diritto alla resistenza, dall’esilio di Reggio Emilia, ci piacerebbe rivolgere queste domande a tutte le persone e le realtà con cui stiamo costruendo territori di cambiamento. A chi si occupa di casa e a chi di tecnologie, guardando all’incontro nazionale del Social Forum per l’Abitare e al festival di Reclaim The Tech che si terrà a Bologna dal 17 al 19 maggio, da chi fa conflitto sindacale a chi opera nel sociale a chi progetta città diverse, da amministratori ad attivisti, da chi lavora nelle associazioni a chi fa ricerca sociale, da chi agisce nella cultura e fa arte a chi costruisce città accoglienti, a chi continua ad indignarsi, ai ribelli e ai democratici chiediamo:
Dove stiamo andando? Come si afferma un progetto di cambiamento nel conflitto intorno a noi? Come usciamo dall’illusione che tutto andrà bene o, viceversa, che tutto sarà una catastrofe, inventando pratiche ibride dove il conflitto è tra gli elementi che servono al progetto? Come ci riconosciamo in un progetto di democrazia radicale per cui combattere insieme?

Domande molto aperte. É tempo di trovare le risposte o almeno il processo per praticarle unendo oltre Bologna
saperi e approcci diversi. Troviamo il modo di parlarci, anche a distanza, anche se, torniAMO presto.

I 6 di Reggio Emilia

P.S.
Mentre torna Chico Forti ma Ilaria Salis rimane nel carcere di massima sicurezza a Budapest, mentre emerge dalle cronache quanto lo Stato sia sempre un apparato buio di gestione del potere, sorge un’ultima domanda: chi pagherà poi il costo di procedimenti penali farlocchi come il nostro o come quello contro la ONG Juventa, del quale celebriamo il non luogo a procedere?

RACCOLTA FIRME CONTRO L’INCENERITORE

Avvisiamo che è iniziata la raccolta firme in tutti i paesi contro la realizzazione dell’inceneritore. A breve verranno comunicati i giorni, luoghi e date.

A SAN PAOLO D’ARGON banchetti raccolta firme in Via Giovanni xxiii (incrocio tra Banca e Conad) nelle mattinate di

* DOMENICA 18 FEBBRAIO * DOMENICA 25 FEBBRAIO

E MAIL ALLA PROVINCIA.

Parallelamente alla raccolta firme è di fondamentale importanza comunicare alla provincia entro il 2.03.2024 le proprie osservazioni sulla realizzazione dell’inceneritore: • via posta elettronica certificata protocollo@pec.provincia.bergamo.it

oppure

• via posta elettronica ordinaria : segreteria.energia@provincia.bergamo.it

Per chi volesse potete mettere in copia airapulitatomenone@gmail.com

E’ FONDAMENTALE far sapere alla provincia che rilascia le autorizzazioni cosa pensano i cittadini.

Covid in bergamasca 2020. Imprenditori e politica

Di seguito alcuni stralci di un articolo della Verità, che allego più avanti.

Si avvicinano le Europee e le comunali di Bergamo, si scoperchiano gli altarini: è la conferma di quello che abbiamo sempre denunciato sin dal primo giorno, le collusioni tra politici (e che politici!), e l’imprenditoria orobica confindustriale. Quella imprenditoria tra l’altro che probabilmente il Covid lo ha portato in Val Seriana non interrompendo i suoi rapporti con la Cina quando erano vietati tassativamente usando ogni sotterfugio possibile per non subire un danno economico.”A prescindere dagli esiti giudiziari, tuttavia, quel materiale mantiene ancora oggi una notevole rilevanza politica. Tanto per cominciare, dalla ricostruzione (forse parziale ma comunque indicativa) di quei primi spaventosi giorni nella bergamasca, emerge l’ombra di un caos totale che lascia allibiti. I politici si muovevano senza sapere dove dirigersi e come comportarsi, le comunicazioni erano difficili e confuse. Di utilizzare gli strumenti adeguati – ovvero i piani pandemici – nemmeno a parlarne: pare che tutto sia stato fatto all’impronta, basandosi sull’emotività più che sulla ragione”. (cgr. “Verità” 04.02.2024 12 3)

“Dalle carte visionate dalla Verità, effettivamente, emergono le pressioni e gli intrecci tra la classe imprenditoriale e la classe politica lombarda in quei giorni fatidici del 2020.La ricostruzione degli inquirenti comincia il 21 febbraio (cioè la settimana prima che Gori incitasse ad andare in città regalando biglietti del trasporto pubblico a chi vi si recava a fare spese – ndr), quando il sindaco di Bergamo, Gori, parla al telefono con Massimo Giupponi, direttore dell’Ats, e viene informato da quest’ultimo di un imminente confronto con il direttore della locale Confindustria, Paolo Piantoni.
Parlando con Alberto Ceresoli, direttore dell’Eco, Gori lo conferma: lui spera «che Bergamo non venga inquadrata in zona rossa, ma solamente gialla» (quindi era cosciente della situazione pandemica – ndr)
Il 25 febbraio, (martedi alla vigilia della cena della giunta di Bergamo nella pizzeria da Mimmo tesa a rassicurare i cittadini a dimostrazione che non vi era più pericolo – ndr) il primo cittadino di Nembro, Claudio Cancelli (del PD – ndr), riferisce al sindaco (di Bergamo – ndr) di essere stato contattato da Pierino Persico (grande sostenitore di Renzi – ndr), presidente dell’omonimo gruppo, famoso per aver realizzato lo scafo di Luna Rossa, «in quanto preoccupato per la chiusura dell’attività produttiva»”

Qui entra in gioco Elena Carnevali, già deputata democratica (ora candidata a sindaco di Bergamo – ndr). ll 4 marzo del 2020, infatti, troviamo traccia di una chiamata della Carnevali a Gori.
La deputata (che l’08 luglio 2021 ha demolito con Ribolla della Lega la commissione parlamentare di inchiesta sul Covid – n.d.r.) “rivela al sindaco di essere stata raggiunta sempre da Persico, «il quale la esortava di far sì che le zone industriali venissero escluse dal provvedimento di chiusura»” e via così….
Naturalmente la Verità racconta la sua verità, facendo un’inchiesta a senso unico sul centro sinistra guarda caso alla vigilia delle comunali e Europee dove molti di questi personaggi sono parte in causa. Vi sono poche allusioni al sindaco leghista di Alzano Lombardo le cui posizioni contrarie alla zona rossa sono anche sui giornali dell’epoca. Per non parlare del Ribolla in predicato per mesi di essere il candidato leghista alla poltrona di sindaco di Bergamo, pur essendo un incompetente manifesto. Evidentemente la Lega gli deve qualche cosa….
Poco anche sul ruolo e l’intreccio tra industriali e Regione (governata dal Centrodestra), ma magari nelle prossime puntate sapremo forse di più.

Un dato mi sembra significativo: a un certo punto la politica, attorno al 10 marzo 2020, siamo nell’occhio del ciclone la gente muore a cataste e le sirene delle ambulanze e le campane a morto scandiscono il passare delle ore, cambia rotta. Ma in quelle ore Persico arriva adirittura a lamentarsi con Gori del fatto che l’assessore regionale Gallera “vorrebbe chiudere l’intera Lombardia” (ma anche questa non si fece e invece venne varata la famosa zona arancione per tutta l’Italia). Gori cerca di fare cambiare idea all’inossidabile Persico segnalandogli che ci “sono ormai molti morti”. Anche se il giorno dopo rassicura il patron della Brembo Bonbasei (suo grande sponsor 50.000 euro versati tramite la moglie di sostegno alla sua campagna elettorale per le comunali di Bergamo) che ci “sarebbe un accordo tra Fontana e Bonometti in cui veniva definito quali aziende chiudere e quali no”, accordo che salvaguardia alcune grandi imprese come la sua Brembo e la Tenaris dei Rocca, chiudendo solo le medie e piccole imprese (poi chiuse con numerose eccezioni secondo la classificazione dei codici Ateco).

Ma il 12 la situazione è totalmente fuori controllo e scatta la famosa zona arancione, con l’esclusione delle aziende di alcuni codici Ateco quelle assolutamente necessarie (su questa vicenda si dovrebbe poi scrivere un libro). Ma in quei frangenti sono gli imprenditori a chiedere la chiusura delle aziende. Il motivo è chiarissimo. Matteo Tiraboschi della Tenaris interloquisce con Gori chiedendo “una ordinanza del governo che possa giustificare la situazione”. Gori gli ricorda che “erano stati loro stessi a chiedere al governo di restare aperti” e la risposta di Tiraboschi è lapidaria il fatto è “che si sono ritrovati senza personale in quanto hanno tutti paura di andare a lavorare e quindi restano a casa. E per questo motivo non hanno più forza lavoro è per mandare avanti la produzione”. In sostanza i lavoratori hanno attuato la forma estrema dello sciopero bianco, nel silenzio tombale dell’informazione, ma come noi avevamo subito rilevato. Uno sciopero le cui dimensioni e radicalità ha di fatto fermato le aziende, uno sciopero la cui ricostruzione e storia andrebbe scritta.

E lì gli industriali chiedono all’ancora compiacente Gori di emettere un comunicato sul tema dell’assenteismo degli operai che porti a “un’ordinanza governativa di chiusura delle aziende”.
Il tema è chiaro le aziende, grazie alla iniziativa spontanea operaia, non hanno più personale per produrre e quindi chiedono un decreto sia per non rovinare l’immagine delle aziende in borsa (con le conseguenze del caso), come nel caso della azienda di Bonbassei, sia poi per accedere alle compensazioni economiche governative del caso. Ciò nonostante c’è ancora, nella parte più ottusa del padronato, chi pervicacemente in mezzo ai morti vuole continuare a produrre come Bombasei. E qui Gori si esprime chiaramente cambia idea ma solo “in virtù del cambiamento di idea da parte delle aziende produttive”.
IL 21 marzo Gori sintetizza “le difficoltà nel dichiarare la val Seriana zona rossa” sono dipese “dalle pressioni ricevuta da Confindustria” e la volontà di non chiudere partiva anche dal sindaco di Alzano Lombardo unitamente ad alcuni industriali della zona tra cui la ditta Persico” (della Morini e dei Radici non si ricorda mai nessuno…).
Come non ricordare le cerimonie per i morti messe in piedi proprio da molti degli attori politici, senza ritegno, di questa tragedia? Forse per questo a quelle cerimonie è sempre stata impedita la presenza dei cittadini?

Francesco Macario – segretario federazione prc Bergamo a provincia

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1) BERGAMO, via Borgo palazzo 84/g
Lunedì e Venerdì da ore 10 a ore 12
Mercoledì da ore 17 a ore 19

2) BERGAMO, Via Luzzatti 6/b
MARTEDI, ORE 10-12
Saletta del Circolino della Malpensata

3) TREVIGLIO, via Zenale n°1 (vicino al Comune)
Mercoledi da ore 14 a ore 15.30
Mercoledi da ore17.30 a ore 19.30
Giovedi da ore 10 a ore 12

4) VERDELLINO, Via G. Verdi n°9
Mercoledi da ore 14.30 a ore 15.30
Mercoledi da ore 10 a ore 12
(vicino a sede Polizia Locale)

Documenti necessari in fotocopia:

Dati Anagrafici reddituali e patrimoniali:
• Carta di identità in corso di validità del solo dichiarante
• ISEE dell’anno precedente (se in possesso)
• Redditi di tutti i componenti della famiglia anno 2022: CU 2023 (redditi 2022), Modello 730/2023 o Unico 2023 (su redditi 2022);
• Certificazione dei compensi percepiti per lavori occasionali, da lavoro autonomo;
• Certificazione dei Trattamenti Assistenziali, Indennitari, non soggetti a IRPEF (esclusi INPS);
• Certificazione dei redditi prodotti all’estero;
• Assegno di mantenimento per il coniuge e per i figli (anche se non corrisposto)
Patrimonio Mobiliare di tutti i componenti del nucleo familiare
• Saldo al 31.12.2022 e giacenza media di: C/C bancario o postale, Libretto, Postapay, titoli di stato, altri strumenti finanziari, contratti di assicurazione;
• Targhe delle automobili di proprietà dei componenti del nucleo familiare
Patrimonio immobiliare posseduto al 31-12-2022
• Visure catastali di immobili e/o terreni posseduti sia in Italia

Invalidità civile
• Certificazione di invalidità dell’ASL
• Spese per ricovero presso strutture residenziali e/o assistenza domiciliare

(San Paolo d’Argon) FIRMARE PER FERMARE LE PUZZE.

BANCHETTO RACCOLTA FIRME

DOMENICA 12 NOVEMBRE dalle ore 9.00 alle ore 12.00

Incrocio VIA GIOVANNI XXIII – Via GUGLIELMO MARCONI (davanti supermercato Conad)


Da diverso tempo numerosi cittadini e cittadine dei comuni di Montello, San Paolo d’Argon, Albano Sant’Alessandro, Brusaporto, Bagnatica, Costa di Mezzate, sono ostaggio di forti puzze e fastidiosi odori che provocano disagi in diversi quartieri e zone residenziali.

Nel 2021 in seguito a un monitoraggio sulle molestie olfattive (MOLF), l’agenzia regionale per la protezione ambientale (A.R.P.A.) attestava che l’origine di tali puzze sono gli impianti di trattamento dei rifiuti della Montello s.p.a., la cui attività presenta forti e fastidiose ricadute sui territori limitrofi.

I cittadini della zona, in particolare quelli che subiscono maggiormente le conseguenze dell’inquinamento odorigeno derivante dalla Montello s.p.a., si chiedono come sia possibile convivere con i problemi originati dall’azienda e se dietro il disagio che interessa l’olfatto non si nascondono insidie peggiori per la salute delle persone. Né si possono sottacere ricadute sul mercato immobiliare della zona, che comporta un deprezzamento dei valori di mercato degli immobili oltre ai fastidi nella vita quotidiana.

E’ dal 1995 che gli impianti della Montello s.p.a. sono operativi, suscitando le proteste dei cittadini, che in passato, per difendere i loro diritti hanno fatto ricorso al Tribunale di Bergamo il quale riconobbe la fondatezza della loro denuncia.

In tutti questi anni gli impianti sono passati attraverso adeguamenti ed ampliamenti che non hanno eliminato il problema delle puzze che si sono periodicamente ripresentate.

Auspichiamo seri e credibili interventi di cambiamento, per arrivare all’eliminazione delle puzze attraverso l’adeguamento degli impianti agli standard europei e/o il loro ridimensionamento.

Chiediamo inoltre che venga respinta qualsiasi ipotesi di ampliamento o, cosa che non ci lascia tranquilli, incenerimento dei rifiuti. Ipotesi accettate in passate occasioni nei Piani Regolatori dei comuni coinvolti, contrariamente alle preoccupazioni dei cittadini.

Per contrastare e porre rimedio ai disegni in atto che sono destinati a deteriorare la situazione di un vasto territorio non privo di qualità ambientale e paesaggistica (Plis del Tomenone, Valli d’Argon, del monte Bastia e Roccolo, Terre del Vescovado), invitiamo a sottoscrivere l’appello diffuso dai cittadine e cittadini che hanno dato vita alla Rete ARIA PULITA e sostenerne le iniziative.

Milano, un’altra tragedia in una Rsa. Morti carbonizzati o soffocati dal fumo 6 anziani e quasi 80 feriti.

Non serve far finta ora di cercare i colpevoli! Le colpe sono evidenti!

Più di un’ottantina di persone, anziane, fragili e con patologie, accudite da un infermiere e 5 operatori sanitari. Una residenza per anziani non autosufficienti, di proprietà del comune di Milano data in gestione alla cooperativa Proges di Parma che ne gestisce altre 10 e basta fare una piccola ricerca in rete e leggere le recensioni di chi in quella cooperativa ci lavora o ci ha lavorato per capire che la qualità dell’assistenza è scarsa se non altamente insufficiente. Poco personale sfruttato all’inverosimile, stipendi da fame , prepotenza ed arroganza.

Personale che già aveva più volte chiesto un tempestivo intervento allimpianto di rilevazione dei fumi che,a quanto pare non funzionava , senza che nessuno della cooperativa se ne occupasse.

Luoghi che dovrebbero essere sicuri e proteggere le tante fragilità che accolgono, diventano camere della morte.

Queste tragedie non scaturiscono dal caso, ma sono la naturale conseguenza dello sfascio a cui è destinata quella che era la sanità pubblica. Sanità sempre più in mano al privato che mira solo al profitto e non al benessere e alla salvaguardia della nostra salute.

Le Rsa sono ormai delle discariche sociali, dove i nostri anziani, specie i più fragili e non autosufficienti vengono parcheggiati tra l’incuria e l’indifferenza delle istituzioni.

E’ successo con la pandemia, succede oggi e succederà ancora se non si capisce che questa deriva va fermata. Se non si capisce che la salvaguardia della SALUTE pubblica passa attraverso la salvaguardia della SANITÀ pubblica.

Le colpe sono di quella politica che toglie risorse alla sanità , che delega ai privati la salute dei suoi cittadini e poi non vigila e non controlla , le colpe sono di chi sfrutta all’inverosimile i lavoratori , di chi non cura e non mantiene gli impianti nelle strutture sanitarie, di chi se ne frega del benessere delle persone che ha in cura. Le colpe però sono anche di chi vive con indifferenza la sistematica sottrazione di diritti fondamentali come quello della salute. (Pia Panseri, Coordinamento Bg Diritto alla Salute, 07.07.2023)