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San Paolo d'Argon - elezioni comunali 28/29 maggio 2006

INSIEME PER SAN PAOLO D'ARGON - L'ALTERNATIVA

Il PROGRAMMA

(leggi sotto il Programma completo oppure scarica)


IL PROGRAMMA IN BREVE (scarica volantino)

INSIEME PER SAN PAOLO D’ARGON - L’ALTERNATIVA

IL CAMBIAMENTO, QUELLO VERO.

“Insieme per San Paolo d’Argon - L’Alternativa” ha svolto per 9 anni un lavoro di opposizione (mai pregiudiziale) e di proposta in consiglio comunale, ma anche di presenza nel territorio. Questo ci ha permesso di misurarci in profondità con i problemi: siamo legati al nostro paese ma aperti alle grandi questioni, della pace, della giustizia sociale, della democrazia. Abbiamo portato il nostro contributo alla coalizione dell'Unione, che ha vinto le elezioni politiche e ne assumiamo il programma come un punto di riferimento. Questi in sintesi alcuni punti del nostro programma.

Partecipazione. E’ solo con la democrazia e il confronto che si evitano le scelte sbagliate. Quelle imposte dall’alto non vanno mai bene, come è successo - ad esempio - nella questione dei dossi sulle strade (che sono semplicemente esagerati). Le regole non possono essere imposte burocraticamente. E si deve sempre dare il buon esempio.

Urbanistica. Lo sviluppo edilizio degli ultimi 30 anni ci pone ai vertici dei comuni bergamaschi. Non si può più andare avanti così, e siamo l'unica lista a dirlo. Bisogna mettere dei limiti e pensare ad uno sviluppo diverso. Bisogna limitare il consumo di territorio; calmierare il caro-casa (che da noi è veramente notevole); ridare impulso all'edilizia sociale e in cooperativa: riqualificare l’edilizia esistente. Bisogna difendere la collina, inserirla tutta nel parco collinare, e sostenere l'agricoltura.

Giustizia sociale. Vogliamo: ridurre l'Ici sulla prima casa, per le categorie meno abbienti; rivedere la tassa rifiuti, distribuirla in modo più equo e cambiare il regolamento (perché stressa i cittadini); rivedere tutte le tariffe e tutte le rette dei vari servizi per far pagare di meno a chi ha di meno, e di più a chi ha di più. Bisogna potenziare i servizi sociali.

Scuola. Intendiamo investire di più per il diritto allo studio, dalla materna alla scuola superiore, fino a 18 anni, e abbattere i costi sostenuti dalle famiglie. Come dice la Costituzione, ci devono essere scuole statali di ogni ordine e grado, gratuite: per questo vogliamo ridurre le rette nell’asilo nido e nella materna, anche attraverso il passaggio alla gestione comunale e statale.

Traffico. La realizzazione della variante alla Statale 42 non basta a risolvere il problema del traffico e dell'inquinamento. Bisogna evitare che la nuova strada sia il pretesto di nuove speculazioni sui terreni ora agricoli. Diciamo no all’interporto: invece dell’interporto, si deve fare la metropolitana di superficie, fino a Montello, con una stazione di interscambio in funzione del nostro paese.

Polizia locale. Non vogliamo più sceriffi, ma vigili di paese con l'ufficio in municipio. Non vogliamo aumentare le spese perché sono già al massimo. I vigili devono dare più consigli e meno multe. Le multe non devono essere il principale strumento di finanziamento Consorzio di Polizia Locale.

Ci sono liste che parlano solo alle elezioni, e poi, chi non vince, tace e si adegua. Noi abbiamo sempre voluto mantenere i nostri impegni. Lo abbiamo fatto come opposizione, lo faremo come maggioranza se i cittadini ci daranno il consenso sufficiente. Bisogna cambiare anche a San Paolo d'Argon, ma ci vuole il cambiamento vero.


IL PROGRAMMA della lista Insieme per San Paolo d'Argon-L'Alternativa (puoi saricare anche da qui)


1. Premessa
“Insieme per San Paolo d’Argon – L’Alternativa” si presenta per la terza volta alle elezioni comunali con una lista rinnovata e con un programma aggiornato. Dal 1997 siamo stati presenti nel consiglio comunale con un solo seggio di consigliere con il preciso mandato, assunto di fronte agli elettori, di rappresentare in particolare le istanze dei lavoratori e delle lavoratrici, dei giovani, dei pensionati e dei ceti sociali meno abbienti.
“Insieme per San Paolo d’Argon – L’Alternativa” ha operato a contatto con i cittadini, con le esperienze più vive e innovative della vita politica e amministrativa in ambito locale e nazionale, confrontandosi e impegnandosi a fianco dei movimenti, delle forze politiche dello schieramento democratico, partecipando in prima persona alle battaglie per i diritti dei lavoratori e per la giustizia sociale, per la pace, per la giustizia sociale, per la difesa dell’ambiente, per i diritti e il rispetto di tutte le diversità (di genere, lingua, etnia…).
Nel consiglio comunale abbiamo contrastato (confrontandoci con le varie tematiche in modo mai pregiudiziale, ma sulla base di una analisi approfondite) le istanze conservatrici o addirittura regressive, rappresentate dal gruppo di maggioranza e dalle altre opposizioni, informando la cittadinanza, promuovendo iniziative di discussione, sensibilizzazione e di mobilitazione.
Questo lavoro ci ha permesso di misurarci con le trasformazioni sociali che hanno interessato il nostro comune, di entrare in contatto con nuovi soggetti e istanze, che ora arricchiscono la nostra lista e il nostro programma di nuove sensibilità, esperienze, elaborazioni.
Nell’ultimo anno abbiamo portato il nostro contributo alla costruzione dell’Unione, collaborando alla promozione delle “primarie” dell’ottobre 2005 a San Paolo d’Argon e nei comuni limitrofi e partecipando attivamente alla campagna elettorale per le elezioni di aprile a sostegno della coalizione.
La sconfitta del Governo Berlusconi apre una fase nuova per la vita del nostra Paese e naturalmente anche per la nostra realtà locale. Questo Governo è stato il peggiore nella storia dell’Italia repubblicana: le destre hanno favorito sfacciatamente le categorie più abbienti rendendo precaria la vita di milioni e milioni di cittadini e in particolare giovani; hanno voluto leggi indecenti ad esclusivo vantaggio del Presidente del Consiglio; hanno avviato una riforma costituzionale che – se andasse in porto - porterebbe allo stravolgimento degli ordinamenti democratici; ci hanno condotto in una guerra dagli sviluppi imprevedibili quanto inquietanti, invocando irresponsabilmente la contrapposizione di civiltà, senza disdegnare l’alleanza con le formazioni apertamente razziste e neofasciste.
Ciò a cui le forze democratiche sono ora chiamate è un grande sforzo di ricostruzione civile, morale e materiale, alla luce dei valori e dei principi della Costituzione Repubblicana, per la giustizia sociale, per la solidarietà, per la convivenza civile - che non può essere disgiunta dal rispetto di tutte le diversità - e per la pace (via le truppe italiane dall’Iraq).
“Insieme per San Paolo d’Argon – L’Alternativa” si presenta a questo appuntamento elettorale rafforzando i suoi caratteri di lista insieme unitaria e plurale, aperta al contributo dei movimenti e di tutte le forze che fanno riferimento all’Unione, di cui assume il programma (“per il bene dell’Italia”) come uno dei punti di riferimento qualificati per la propria iniziativa locale, a partire dal “programma” che segue, in cui definiamo i principali punti e indirizzi della nostra proposta.


2. Democrazia e partecipazione
E’ un comune profondamente cambiato quello in cui viviamo, con una popolazione enormemente cresciuta, mentre le leve del potere sono rimaste nelle mani dei soliti ristretti gruppi di potere.
E’ ora di cambiare profondamente anche la vita amministrativa locale, innanzitutto rimuovendo – come impone la Costituzione – alcuni degli ostacoli che limitano la partecipazione democratica dei cittadini. Questi i problemi che abbiamo individuato e le proposte che formuliamo.
Negli ordinamenti degli Enti locali, infatti, sono stati introdotte da tempo regole che hanno accentuato i poteri del Sindaco e della Giunta relegando in secondo piano, quelli del Consiglio Comunale, a cui rimangano solo competenze di controllo e di indirizzo. Di fatto sono sempre più limitate le occasioni in cui il Consiglio Comunale viene chiamato a decidere e a confrontarsi sulle scelte che riguardano la comunità locale. Ne risulta una gestione sempre più accentrata della cosa pubblica, secondo una tendenza che porta nei fatti – dal Governo, alla Regione e così via –a limitare l’autorevolezza delle assemblee rappresentative dei cittadini. Un tendenza questa che potrebbe giungere alle estreme conseguenze e allo stravolgimento delle istituzioni democratiche, qualora divenissero effettive i cambiamenti costituzionali (la cosiddetta “devolution”) imposti dal governo delle destre.
Ma già da ora gli effetti negativi di queste tendenze si colgono pienamente, soprattutto quando, chi guida l’amministrazione comunale, opera per ridurre la centralità del Consiglio Comunale e della partecipazione dei cittadini, col risultato che le scelte cadono dall’alto in modo tecnocratico, risultando per questa stessa ragione non condivise dai cittadini.
Noi pensiamo che sia possibile e necessario attuare una profonda inversione di tendenza. E’ vero infatti che la legislazione attuale accentua i poteri del Sindaco e della Giunta, ma non vieta al Sindaco e alla Giunta di confrontarsi a tutto campo con i Consigli Comunali, con gli organi di partecipazione e con la cittadinanza, e di “mettersi in gioco” nel maggior numero possibile di questioni.
E’ un metodo che intendiamo perseguire, ben sapendo che quando le scelte passano al vaglio del confronto democratico, in modo non solo formale ma sostanziale, risultano realmente efficaci. E in questi tempi, in cui le risorse degli enti locali sono scarse, è fondamentale che ogni decisione sia seriamente meditata da più punti di vista, per evitare errori, scelte avventate e sprechi che la comunità non può permettersi. La democrazia e la partecipazione non sono una perdita di tempo, non sono un rischio dell’efficienza, ma sono la base dell’efficacia e dell’efficienza.
Queste i principali indirizzi per cui ci battiamo:
1. intendiamo sottoporre al vaglio del Consiglio Comunale non solo le questioni che gli competono per legge ma il maggior numero possibile di decisioni. Intendiamo pertanto batterci perché non sia espropriata al Consiglio Comunale la competenza sui temi riguardano tutti i cittadini, come di fatto è avvenuto per quanto riguarda, ad esempio, il Consorzio di Polizia Locale, l’assistenza sociale, i servizi essenziali come l’acqua, o rischia di avvenire perfino sulle questioni urbanistiche (come minacciano le nuove normative promosse dalla regione Lombardia).
2. Gli organi tradizionali della partecipazione, le commissioni comunali devono essere profondamente rivitalizzate e valorizzate, con l’apporto sia di tutti i gruppi consiliari (a pari dignità) sia dell’associazionismo presente nel territorio. E’ grave che su temi, come l’assistenza sociale, la commissione specifica non sia mai stata praticamente riunita.
3. Partecipare non significa “battere le mani” a chi guida l’Amministrazione comunale, ma mettere i cittadini in condizione di pronunciarsi consapevolmente e anche di decidere. Intendiamo conseguentemente modificare lo statuto comunale sul modello del “bilancio partecipativo” intrapreso da diversi enti locali in Italia, in Europa e nel resto del mondo.
Queste le principali innovazioni che proponiamo:
1. Definire gli ambiti e le modalità in cui le decisioni possono essere demandate invece direttamente ai cittadini e quelli in cui deve essere vincolante almeno la loro consultazione.
2. La partecipazione deve riguardare tutti i soggetti presenti nel territorio, anche i cittadini stranieri. Conseguentemente occorre modificare lo statuto comunale per prevedere il diritto di voto nelle elezioni comunali dei migranti residenti, sollecitando al contempo il parlamento di attuare quanto previsto nel programma dell’Unione.
3. Infine riteniamo che l’introduzione delle tecnologie informatiche possano dare un grande contributo per facilitare e rendere effettiva sia l’informazione sia la partecipazione, oltre che più snello e spedito il rapporto con gli uffici comunali nello svolgimento delle pratiche.
(L’altra metà del cielo e non solo) L’articolo 3 della Costituzione oltre ad affermare il principio di eguaglianza “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, ribadisce che è “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli” (…) che (…) impediscono il pieno sviluppo della persona e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, sociale ed economica del Paese”.
Ma quanti sono coloro che, nella fase attuale della storia del nostro Paese, non riescono più a “partecipare” pienamente? Purtroppo a questo funzione – fondativa di ogni ordinamento che voglia essere democratico – possono accedere solo un numero limitato di individui, per lo più maschi e benestanti, mentre l’insieme delle altre categorie sociali lo possono fare solo in modo occasionale, a causa di crescenti impedimenti, che attengono la vita lavorativa, familiare, o causa delle modalità con cui è prevista la partecipazione.
Particolarmente difficile l’esercizio della partecipazione da parte “dell’altra metà del cielo”, cioè le donne, la cui presenza vita politica e amministrativa – al di là di qualche eccezione – è stata ulteriormente scoraggiata
Ciò è ormai del tutto inaccettabile. E non si tratta soltanto di numeri, di “quote rosa” da garantire (il che è un aspetto comunque ineludibile) ma di cambiare le modalità, i linguaggi, le pratiche stesse della vita politica e amministrativa, in quanto permeata ancora da retaggi “maschilisti”.
Proponiamo pertanto di:
4. istituire una commissione specifica, composta in maggioranza, da cittadine per elaborare le modifiche statutarie e ai regolamenti per garantire la partecipazione delle donne e di tutti gli altri soggetti, con l’obiettivo di dare maggiore realtà ai principio stabilito dal dettato costituzionale.


3. Urbanistica
Dagli ’70 San Paolo d’Argon registra un ininterrotto sviluppo edificatorio con una rilevante occupazione dei suoli, situandosi ai primissimi posti fra tutti i 244 comuni della bergamasca. Le spinte edificatorie nell’ultimo decennio si sono addirittura accentuate, a differenza degli altri comuni vicini.
A San Paolo d’Argon cambiano le amministrazioni comunali, ma non cambia affatto il ritmo dell’espansione edilizia, con un rapido consumo delle aree verdi. Il Piano Regolatore prevede altre aree edificabili e perfino il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Ptcp) individua nuove direttrici di espansione.
Dal 1971 ad oggi la popolazione è passata da 2.283 abitanti agli attuali 5.007, più del doppio. Dall’ultimo censimento (2001) la crescita è stata di oltre 500 abitanti, in meno di 5 anni. Questa crescita veramente sorprendente è dovuta soprattutto al trasferimento da altri comuni di molte famiglie, per lo più giovani, che hanno fatto sacrifici e contratto mutui per acquistare casa - a caro prezzo - nel nostro comune, anche perché convinte di trovare qui un paese più verde e meno congestionato. Purtroppo, di fronte alle tendenze edificatorie in atto, questa convinzione viene contraddetta dalla progressiva e veloce cementificazione, dall’aumento del traffico e dell’inquinamento, mentre l’Ente locale è in affanno nel dare le risposte, in termini di servizi ed investimenti, ad una popolazione con un incremento così sostenuto e così veloce.
Difendere il verde non è il solito slogan scontato, ma una necessità particolarmente sentita perché coinvolge direttamente il diritto alla vivibilità, alla salute, ad una crescita razionale, controllata, programmata, che viene minacciata sempre di più dalle tendenze alla deregolamentazione per dare mano libera alle operazioni immobiliari.
Queste le nostre proposte di massima:
1. Intendiamo innanzitutto prevedere un consistente periodo di moratoria (certo non inferiore alla durata del prossimo mandato amministrativo) prima di prendere in considerazione qualsiasi inserimento nel Piano Regolatore di altre aree edificabili (con la sola eccezione degli interventi pubblici), sia per salvaguardare le aree verdi sia per riorientare l’edilizia privata nella direzione di un corretto recupero di quanto è già stato costruito. Noi non vogliamo affatto fermare le attività edilizie, ma vogliamo che siano indirizzate all’ammodernamento e all’adeguamento del patrimonio edilizio esistente, che risulta ormai particolarmente ampio, invecchiato e persino obsoleto.
2. Particolare importanza devono avere la salvaguardia e la riqualificazione dell’insieme delle aree collinari che si trovano a nord del centro abitato. Nel 2004-2005 avevamo chiesto l’inserimento di tutte le aree collinari nel Parco Locale di Interesse Sovraccomunale (Plis), ottenendo – grazie al sostegno dei cittadini – un risultato, certo significativo, ma soltanto parziale. I valori ambientali, naturalistici, storici, che qualificano il sistema collinare di Argon devono essere organicamente recuperati - perché sono un patrimonio di tutti – attraverso il rilancio di una agricoltura compatibile, garantendo il diritto di fruizioni degli spazi da parte della cittadinanza.
3. Conseguentemente intendiamo rivedere il Piano Integrato che riguarda la collina detta dei “Casocc”, deturpata dagli anni ’70 da un pessimo e incompiuto scempio edilizio. In tale Piano in cambio della rimozione delle strutture edilizie deturpanti sulla sommità della collina, è stata concessa alla proprietà la facoltà di attuare una nuova massiccia edificazione in ambito pedecollinare (via dei Benedettini) e perfino collinare, che è del tutto sproporzionata e controproducente rispetto all’obiettivo dichiarato.

4. Una politica per il diritto alla casa
Il caro-casa anche a San Paolo d’Argon incide in modo massiccio sui bilanci familiari e condiziona le scelte di vita delle persone e delle famiglie. Gli affitti e i prezzi di acquisto degli immobili sono in rapida crescita. Prendere casa a San Paolo d’Argon costa decisamente parecchio, e su questo versante è possibile l’iniziativa anche da parte dell’Amministrazione Comunale.
Solo nell’ultima fase sono state attuate alcune delle scelte che abbiamo sempre sollecitato, come l’avvio della costruzione di 10 appartamenti di edilizia sociale (in via Aldo Moro), la destinazione di un’altra area per l’edilizia sociale, la previsione di possibili interventi di edilizia privata convenzionata (in cambio di aumenti volumetrici). Ricordiamo che l’intervento in via Aldo Moro è stato possibile grazie al contributo della Regione Lombardia e a quello della Ditta Bonduelle, che ha avuto in cambio la possibilità di ampliare in modo consistenti il proprio insediamento di via Trieste).
Malgrado queste novità, riteniamo ancora lontana una inversione di tendenza, se si considerano i bisogni pregressi. Basti pensare che alla fine degli anni ’90, una delle scelte particolarmente negative confermate è stata quella di cancellare dal precedente piano regolatore le ultime aree destinate all’edilizia popolare, privando il nostro comune – in una fase di particolare accelerazione del mercato immobiliare - della possibilità di usare la cosiddetta 167 per dare risposta al bisogno di casa e per calmierare il mercato della casa.
Le dotazioni di edilizia residenziale pubblica qui a San Paolo d’Argon, continuano ad essere limitate, anche in relazione alla media nazionale (che è la più bassa d’Europa). Di fatto tale settore anche a San Paolo d’Argon continua ad essere visto non come una priorità in rapporto al soddisfacimento di bisogni sociali, ma come un ambito di tipo caritatevole. Lo dimostra la qualità di alcune delle unità abitative del patrimonio comunale e i continui ritardi nella manutenzione, lasciata letteralmente all’ultimo posto fra gli impegni della amministrazione comunale.
Infine un’ultima considerazione, che riguarda il recupero del patrimonio edilizio esistente.
Può sembrare infatti sorprendente come – pur in presenza una notevolissima attività edilizia – diversi e consistenti edifici storici, alcuni pressoché inutilizzati, siano ancora in stato di abbandono, malgrado sia possibile ricavare interventi edilizi corretti e di qualità (dato anche il valore storico di alcuni di questi complessi).
Queste le nostre proposte:
1. Prevedere in tutte le aree residenziali una quota parte di edilizia residenziale convenzionata e aree da riservare all’edilizia residenziale pubblica e convenzionata (cooperative);
2. Recuperare le risorse per promuovere la realizzazione di alloggi con affitto calmierato e affitto con riscatto e vendita differita, anche attraverso il riuso del patrimonio esistente.
3. In ogni caso, la promozione di interventi pubblici per il diritto alla casa deve essere considerata una priorità da parte dell’Amministrazione Comunale (a partire dal secondo lotto di Via Aldo Moro).

5. Viabilità e trasporti
(La variante alla Statale 42 e l’Interporto) La congestione del traffico, con le ricadute negative sul diritto alla salute e sui ritmi di vita della persone, è uno dei più gravi problemi che investono tutta l’Italia e il nostro territorio ne è coinvolto in maniera particolarmente accentuata.
La realizzazione della Variante alla Statale n° 42 da Albano a Trescore potrà contribuire a risolvere in parte alcuni problemi, purché la nuova opera sia accompagnata da misure ben precise.
I ritardi sono dovuti a due ordine di responsabilità: da una parte quelle del Governo, che promuove grandi opere discutibili e costosissime (la Tav, il Ponte di Messina e così via) e poi dimentica i bisogni più impellenti delle comunità; dall’altra quelle degli Enti locali della nostra zona che non hanno mai voluto prendere in considerazione alternative diverse (che pure sono state proposte) dall’idea di far attraversare la Valcavallina da una nuova superstrada che risulterà in ogni caso particolarmente costosa, devastante sotto il profilo ambientale, di difficile realizzazione. A tutt’oggi il breve tratto da Albano a Trescore non risulta ancora finanziato, nonostante ne sia stato approvato il progetto esecutivo. Oltre Trescore i problemi appaiono, tecnici e di finanziamento, appaiono ancora lontani da una soluzione,
Per quanto riguarda il territorio del nostro comune, così denso di problemi data la presenza di due arterie a grande traffico (la Statale 42 e la Provinciale 91), in vista della realizzazione della Variante, intendiamo operare secondo i seguenti indirizzi:
1. Ribadiamo il nostro convinto No alla realizzazione dell’Interporto di Montello. Noi siamo sempre stati in prima fila nel promuovere la mobilitazione contro questo assurdo progetto, anche perché siamo convinti che quest’opera attirerà nuovi e significativi volumi di traffico stradale destinati a peggiorare la situazione locale, senza peraltro contribuire a razionalizzare il sistema del trasporto in provincia di Bergamo e in Lombardia. Ricordiamo che in questa fase il progetto – malgrado l’opposizione dei cittadini della zona e dei comuni interessati – risulta approvato in via definitiva dalla Conferenza indetta dalla Regione Lombardia; l’unico ostacolo è il pronunciamento del Consiglio di Stato a seguito dei ricorsi presentati dai Comuni di Albano e San Paolo d’Argon, di cui si attende ancora la sentenza (nel merito degli aspetti procedurali del progetto). Da decenni i cittadini e gli operatori economici della zona attendono un’opera viaria che migliori la situazione del trasporto locale: il rischio concreto è che il nuovo traffico indotto dall’interporto annulli rapidamente i benefici che tutti ci attendiamo dal nuovo tratto di variante alla Statale 42.
2. Come se la prospettiva dell’interporto non bastasse, alcuni settori legati alla speculazione stanno prendendo a pretesto la realizzazione della nuova Variante per far pressioni al fine di rendere edificabili le aree adiacenti, per altre operazioni a forte impatto ambientale, destinate ad attirare altro traffico. E’ una prospettiva, anche questa, che deve essere fermamente respinta.
3. In vista della Variante riteniamo da parte nostra sia necessario promuovere nel territorio del nostro comune una profonda e coraggiosa riorganizzazione del tessuto urbanistico e della viabilità locale, per conseguire alcuni obiettivi importanti: ridurre il traffico di attraversamento del centro urbano (che, secondo i modelli statistici, lasciando immutato l’asse attuale, rimarrebbe notevole nonostante la variante; collegare meglio i quartieri periferici del paese; riqualificare il sistema del commercio (dal momento che rischiano di entrare in sofferenza quelle attività che si basano sulla clientela di passaggio) e renderlo più funzionale ai bisogni della comunità residente (è paradossale, secondo quanto rilevato alla Confesercenti, che a San Paolo d’Argon le attività commerciali si basino su una clientela che proviene in massima parte da altri comuni, mentre la maggior parte degli acquisti dei residenti di San Paolo d’Argon… si svolga in altri comuni, con una notevolissima moltiplicazione degli spostamenti.
(Il trasporto alternativo) A nessuno ormai sfugge, tuttavia, che i problemi del traffico e del trasporto non possono essere risolti solo realizzando qualche altra strada (che pure, come da noi, è divenuta indispensabile) ma cambiando profondamente i sistemi di spostamento e l’organizzazione stessa del territorio.
Spendiamo tantissimo del nostro tempo di vita negli spostamenti per andare al lavoro, a scuola o a prendere ciò che ci serve. Code sulle strade, treni in ritardo, l’ambiente come una camera a gas, incidenti, caro-auto, assicurazione, benzina e... multe. E se ne va in media, per il costo degli spostamenti a cui siamo costretti, una quota importante del nostro salario.
L’Italia è il Paese al mondo con il maggior numero di auto in rapporto alla popolazione. Siamo un Paese dove il trasporto pubblico, collettivo, ferroviario è particolarmente carente. Si tratta di una situazione ormai insostenibile, anche sotto il profilo economico (vedi prezzo del petrolio alle stelle).
E’ ormai chiaro che bisogna invertire rotta rispetto allo sviluppo esponenziale del trasporto su auto e gomma, e anche il nostro comune può dare il suo contributo importante.
(La metropolitana di superficie Ponte San Pietro – Montello) Recentemente la società pubblica Teb (che si occupa della realizzazione della linea tranviaria della Valseriana) ha elaborato un progetto di metropolitana di superficie da Ponte San Pietro a Montello, da realizzarsi utilizzando i binari della linea ferroviaria esistente. Il progetto presenta caratteristiche interessanti (non eccessivi i costi, tempi di realizzazione assolutamente ragionevoli, frequenze fino ad una corsa ogni 5 minuti negli orari di punta) e riveste grande importanza non solo per i quartieri e i paesi attraversati, ma anche per un bacino di utenza molto più vasto, dal momento che si possono prevedere stazioni di interscambio per auto e pullman. Il nostro paese ne è interessato in maniera diretta, perché si può prevedere una fermata (come quella, indicata nella bozza del progetto, in località Cà Longa, nei pressi della caserma del Consorzio di Vigilanza in costruzione) da dotare appunto di parcheggi di interscambio. Si tratterebbe di una soluzione innovativa, perché renderebbe possibile una mobilità meno inquinante, meno costosa e più veloce (raggiungere la città evitando code), riducendo il traffico e l’inquinamento.
1. Noi chiediamo che le risorse pubbliche attualmente previste per l’assurda operazione dell’interporto vengano invece indirizzate verso la realizzazione della metropolitana.
2. Intendiamo pertanto confrontarci con gli enti proponenti per migliorare le caratteristiche del progetto e per sostenerlo; e intendiamo operare per realizzare tutte le trasformazioni nella viabilità e nei servizi di trasporto, pubblico e privato, che favoriscano realmente la fruizione del nuovo sistema di metropolitana.
(Rilanciare l’insieme del trasporto pubblico esistente) Il trasporto pubblico è considerato marginale e secondario, e ciò riguarda sia la ferrovia Bergamo-Brescia sia le linee dei pullman.
1. Riteniamo sia compito dell’Ente Locale perseguire una forte iniziativa per valorizzare il trasporto pubblico e collettivo per incentivarne, da una parte, l’uso attraverso la realizzazione di parcheggi per auto, moto e cicli, in corrispondenza delle fermate e, dall’altra, per aprire una vertenza con gli enti preposti al trasporto pubblico e la società delle autolinee sulla frequenza, gli orari, la possibile modifica delle linee (per mettere in collegamento San Paolo d’Argon anche con la direttrice per Sarnico e in direzione della Stazione ferroviaria di Montello), i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti e così via.
2. Nella viabilità locale e negli spostamenti nel territorio comunali, intendiamo prestare la massima attenzione alla sicurezza stradale (nel territorio del nostro comune ci sono stati per incidenti 2 morti nell’anno 2005 e già 1 nel 2006; rafforzare tutte le iniziative per favorire gli spostamenti pedonali, l’uso della bicicletta, dei mezzi non inquinanti e dei mezzi pubblici.
3. Quanto invece alla proliferazione dei “dossi” perseguita dalla attuale amministrazione comunale, siamo stati gli unici a far presente nel Consiglio Comunale e fra la cittadinanza che si trattava di un’operazione, eccessiva, costosissima, calata dall’alto, controproducente rispetto all’obiettivo perseguito. Si tratta ora di porvi rimedio in modo ragionevole.


6. Una politica di equità sociale
Anche nel nostro comune un numero crescente di persone e famiglie sono alle prese con la “sindrome della quarta settimana”, con la difficoltà cioè di arrivare alla fine del mese. In questi anni i salari e le pensioni sono stati erosi dall’inflazione, dall’aumento dei prezzi e delle tariffe. Sono aumentate le disparità tra le categorie più povere a quelle più ricche, secondo una tendenza – perseguita dal Governo delle destre - che non ha l’eguale nel resto dell’Europa. Anche a San Paolo d’Argon le cose non stanno purtroppo andando diversamente. Tanti cittadini hanno visto aumentare le loro difficoltà economiche. Per la prima volta dal dopoguerra c’è la netta e fondata sensazione che nel futuro delle nuove generazioni si andrà incontro ad un peggioramento. Ciò aumenta le inquietudini, ciò moltiplica nel presente i problemi quotidiani e le incertezze.
Non si possono nascondere questi fenomeni, e l’ente locale deve dare una risposta nella direzione della redistribuzione della ricchezze. E in questa direzione il gruppo de L’Alternativa si è battuto in consiglio comunale e intende operare per il futuro.
1. L’Ici sulla prima casa può essere abolita (per le abitazioni non di lusso e per i redditi medio bassi) o può essere significativamente ridotta (per le altre situazioni). L’Alternativa è impegnata a sostenere le proposte legislative in tal senso (quelle bocciate sistematicamente proprio dal Governo Berlusconi), proprio perché è ingiusto tassare la casa in cui si vive e che è frutto del proprio lavoro ed è una tassa distribuita in modo ingiusto. Purtroppo su questa imposta si basa buona parte del bilancio comunale, al quale sono venuti meno negli ultimi anni consistenti trasferimenti dello stato. In attesa dei cambiamenti legislativi che sollecitiamo, è possibile, modificando i regolamenti comunali, di contribuire a ridurre l’Ici per le categorie meno abbienti aumentandolo per quelle più abbienti, adeguando così questa imposta ai principi della Costituzione Italiana che impone la tassazione progressiva sul reddito.
2. Riguardo la tassa rifiuti ci siamo battuti e intendiamo batterci per renderla più equa, dal momento che ora grava – con la quota fissa stabilita pro capite – in modo particolare sulle famiglie più numerose e non tiene conto delle diverse condizioni di reddito. Per quanto attiene questo servizio, noi sosteniamo che debba essere potenziata la raccolta differenziata, attuata da quasi tutti i cittadini che dimostrano senso civico, da valorizzare e riconoscere. Ecco perché sul piano organizzativo riteniamo che compito dell’ente locale sia quello di limitare le rigidità che “stressano” i cittadini e andare incontro alle esigenze di quanti – non per colpa loro – sono in difficoltà a rispettare le scadenze, gli orari del servizio e quanto previsto – in modo inutilmente rigido – in alcuni punti del regolamento comunale.
3. Per quanto attiene il sistema della tariffe per i vari servizi (rette della mensa, trasporto alunni, rette scuola etc..) riteniamo debbano essere rivedute con estrema attenzione nella direzione della giustizia sociale, per estendere e generalizzare il diritto all’accesso a tutti servizi (conseguendo in questo modo risparmi nella scala di gestione di ciascuno di essi e quindi riducendo i costi complessivi).
Non possiamo nascondere le difficoltà che l’ente locale si trova a dover affrontare nel campo dell’equità, dal momento che l’Italia è il paese europeo con il più grande livello di evasione fiscale, come denunciano pressantemente gli stessi organismi dell’Unione Europea. Fra i cittadini vi è la sensazione, purtroppo fondata, di un sistema fiscale che premia i furbi e colpisce gli onesti, con una conseguente sfiducia nella validità dei parametri usati dagli enti locali per modulare imposte e tariffe sulla base dei redditi e delle ricchezze.
Ecco perché è importante impegnarsi contro l’evasione fiscale, realizzare un sistema di imposizione giusto e certo, ridistribuire le tasse correttamente (“pagare meno, pagare tutti”), dare agli enti locali la possibilità di fondare le proprie politiche impositive nel senso della giustizia fiscale e sociale, affinché ciascuno possa contribuire (e possa ricevere) in ragione delle proprie effettive possibilità e dei propri effettivi bisogni e affinché anche l’ente possa programmare i servizi su basi certe.
Il modello sostenuto invece dalle destre, nella loro sfrenata e irresponsabile campagna in tema di fisco, è proprio quello di smantellare tali servizi e di privatizzarli, trasformando i diritti di tutti (alla salute, all’assistenza, all’istruzione, all’accesso ai beni comuni) in occasioni di profitto e speculazione per pochi, premiando i ricchi e i furbi e penalizzando sempre di più i poveri egli onesti.
4. Crediamo pertanto di dover contrastare con forza tali tendenze pericolose per la coesione sociale; riteniamo invece che anche l’Ente Locale possa portare il suo contributo alla battaglia contro l’evasione fiscale.
5. Allo stesso modo, ci sentiamo impegnati rispetto alla necessità di contrastare le varie forme di privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni, anche quando presentate sotto le ingannevoli parvenze di una distorta interpretazione del principio della sussidiarietà.
(I servizi sociali) Tale ambito è oggi affidato ad un livello più ampio del singolo comune, dal momento che la legge (n. 328) obbliga gli enti locali a programmare in modo sovraccomunale (Piano di Zona). Anche se tale Piano, gestito dalla Comunità Montana della Valcavallina, garantisce alcuni servizi, si riscontrano numerose inadeguatezze legate agli scarsi finanziamenti (a causa delle politiche restrittive), alla tendenza a demandare a cooperative e al lavoro precario l’attuazione dei vari servizi, a monetizzare i bisogni di cura (attraverso i cosiddetti “vaucher”) in sostituzione della promozione di servizi.
Queste le nostre riflessioni:
1. Rafforzare il ruolo e la rappresentatività della specifica commissione comunale, per individuare i bisogni e confrantarsi sulle scelte, in collaborazione stretta con l’associazionismo.
2. Maggiore impegno nella ricerca della risorse (non è proibito all’Amministrazione Comunale di intraprendere proprie iniziative al di fuori del Piani di Zona, dal momento che – almeno in alcuni determinati settori di intervento – programmare assumendo come riferimento l’ambito comunale risulta più efficace). L’obiettivo prioritario è quello di dare risposte esaustive e corrette, dal momento che in questo ambito (aiutare chi ha bisogno) sono in gioco i valori fondamentali della convivenza civile. Fra i vari settori di intervento, che devono essere seguiti tutti, indistintamente, con forte impegno, è necessario prestare particolare attenzione ad alcune problematiche di tipo nuovo, come quelle legate alle situazioni familiari e giovanili (in un contesto come il nostro dove è molto alta la percentuale della popolazione giovanile e dove molte famiglie, poiché trasferite da poco, hanno ancora pochi legami con il contesto sociale) o quelle legate alle persone che perdono il lavoro.
3. In tema di immigrazione, è ormai tempo di progettare percorsi profondamente diversi e innovativi, per valorizzare il contributo di partecipazione dei nostri “nuovi concittadini”: l’immigrazione non è un problema, ma una risorsa straordinaria.

7. La centralità della scuola nella formazione delle giovani generazioni
Assumiamo il programma dell’Unione, che propone l’abrogazione della cosiddetta Riforma Moratti della scuola, in particolare per conseguire principalmente i seguenti obiettivi:
1. realizzare dopo la scuola media il biennio orientativo, obbligatorio, gratuito e uguale per tutti, per consentire ai ragazzi una più matura scelta personale.
2. restituire alle singole strutture scolastiche la possibilità di decidere sul tempo scuola e nell’organizzazione didattica, in alternativa ai tagli nelle risorse e nella indiscriminata riduzione del tempo scuola (fatto quest’ultimo che costringe le famiglie e l’ente locale ad investire per servizi sostitutivi al tempo scuola “tagliato” con la recente “Riforma”).
Di fatto con la “Riforma Moratti” sono state accentuate e realizzate le tendenze che puntano a sottrarre risorse alla scuola pubblica per finanziare la scuola privata, a dividere la scuole fra quelle di serie A e quelle di serie B, a canalizzare precocemente le scelte orientative cristallizzando la situazione di appartenenza sociale, ricostruendo così una scuola selettiva e classista. Con tale “Riforma” i problemi dell’istruzione risultano aggravati e l’Italia si allontana ancor di più dall’Europa e dal resto dei Paesi industrializzati.
Come è noto il nostro Paese è il fanalino di coda, l’ultimo secondo le statistiche come scolarizzazione, addirittura superato da alcuni Paesi in via di sviluppo. In Italia, nella popolazione fra i 19 e i 34 anni i diplomati superano a malapena il 50%, a fronte del grosso dei paesi europei dove si supera il 90 e addirittura si raggiunge il 100%. Nella provincia di Bergamo siamo solo al 45%, mentre nel Comune di San Paolo d’Argon la media scende a 41% ( con una sorprendente differenza fra maschi, solo 36,8%, e femmine, 45%). C’è pertanto ancora molto da fare, anche qui a San Paolo d’Argon.
L’Ente Locale deve porre in atto il massimo sforzo perché il diritto allo studio sia garantito fino almeno al 18° anno di età,
Queste i principali indirizzi che si intendono perseguire:
1. Pieno rispetto da parte dell’Ente Locale dell’autonomia della scuola pubblica, alla quale competono le scelte didattiche ed educative che vengono decise attraverso il confronto fra le componenti (insegnanti, genitori, personale non docente) all’interno degli organi collegiali. Secondo noi, compito del comune è quello di sostenere economicamente e con i propri servizi la programmazione didattica-educativa della scuola (che si deve basare sui principi della Costituzione Italiana) e di promuovere il diritto allo studio nel modo più ampio possibile. Intendiamo mettere in atto tutte le iniziative per sostenere la scuola, le famiglie, gli alunni, ben sapendo che si sono ridotte sensibilmente le risorse a disposizione della scuola pubblica (per i disabili, per gli stranieri, per l’insieme della popolazione scolastica), costringendo gli enti locali e anche le famiglie ad interventi di vera e propria supplenza. Noi riteniamo che le risorse per la scuola pubblica devono invece essere sensibilmente aumentate. Conseguentemente puntiamo, attraverso il confronto con la scuola, a raggiungere i seguenti obiettivi:
2. Estendere il massimo di gratuità della scuola pubblica e dell’obbligo, in quanto le attività a pagamento (gite, assicurazione, partecipazioni a spettacoli o altre iniziative), sono di fatto selettive; i costi della mensa e del trasporto alunni possono essere sensibilmente ridotti in base al reddito; attuare tutte le iniziative di concerto con la scuola per prevenire il disagio e per contribuire a rimuovere gli impedimenti che condizionano i processi di apprendimento; sostenere la scuola nella introduzione e nella gestione delle nuove tecnologie didattiche ed informatiche, ormai indispensabili.
3. Particolare attenzione ai “costi” che le famiglie devono sostenere per la scuola superiore (libri, trasporto e altro): occorre trovare il massimo di risorse non solo per abbatterli, ma anche per garantire agli studenti (privi di reddito) la possibilità di partecipare a molte situazioni della vita sociale e culturale (spettacoli, cinema, concerti, attività ricreative e di socializzazione, libri, giornali, cd, etc.) che – accanto alla scuola - rappresentano momenti indispensabili per la formazione dell’uomo e del cittadino.
4. Massimo sostegno per favorire la frequenza alla scuola materna (ora scuola dell’infanzia) ed estenderla a tutti i bambini residenti nel territorio comunale, con l’impegno a rimuovere i condizionamenti di tipo economico (o d’altro tipo) che impediscono o rendono difficoltosa l’iscrizione e la frequenza alla scuola materna. Anche per l’asilo nido e gli altri servizi per l’infanzia (solo recentemente istituiti a San Paolo d’Argon) riteniamo debbano essere potenziati, in funzione sia dei bisogni della famiglia sia dei diritti di ciascun bambino ad una educazione globale, piena e socializzata. E’ nostra intenzione, sia per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, sia per quanto riguarda l’asilo nido aziendale, verificare – attraverso il confronto con tutti i soggetti interessati - la possibilità di superare l’attuale gestione privata (o privatistica) per consentire un reale potenziamento delle strutture, garantire per la scuola materna la gratuità, secondo quanto previsto alla legislazione che prevede la presenza di un numero maggiore di insegnanti e il pagamento solo della mensa, sulla base delle differenze di reddito o la riduzione delle rette (per l’asilo nido).


8. In tema di polizia locale
Una delle scelte più controverse dell’attuale amministrazione comunale è stata l’adesione al Consorzio di Vigilanza con le politiche che successivamente sono state attuate e che hanno modificato il rapporto tra cittadini e il nostro corpo di vigilanza. Il Consorzio di Vigilanza ha in questo modo dato corso a tutte le “innovazioni”, così care alle destre del governo regionale, ponendosi al centro dell’attenzione sulla stampa e suscitando svariate proteste, critiche e perplessità fra gli automobilisti e diverse categorie di cittadini.
Di fatto la figura del “vigile”, che tutti conoscono (e riconoscono), a contatto con i cittadini e con il territorio, con un ufficio facilmente raggiungibile dalla cittadinanza, con compiti non soltanto repressivi (“le multe”), ma anche dissuasivi, preventivi ed anche educativi (questo per quanto riguarda le giovani generazioni), è stata sostituita da quella del vigile “all’americana”, anonimo (il personale del consorzio di vigilanza ruota sui 7 comuni del consorzio), dotato di mezzi di controllo ultratecnologici, appostato spessissimo per dare multe con continui pattugliamenti. L’impressione è quella di una militarizzazione del territorio (che dà solo l’impressione della sicurezza), con una sovrapposizione tra compiti di polizia locale (il “vigile”) e quella degli altri organi (come i carabinieri, la polizia stradale, la guardia di finanza).
Il corpo di vigilanza (trenta dipendenti, il massimo dell’organico previsto in rapporto alla popolazione) avrà a disposizione una vera e propria caserma (da 1.200.000 di euro in costruzione) in località Ca’ Longa nel territorio del comune di Albano), dotata di due celle di sicurezza (una per i maschi e una per le donne), a cui si aggiunge un apparato di videosorveglianza in continua estensione, con decine di videocamere, collegate “wireless” (senza fili) alla sede centrale. Da ultimo il Consorzio si è dotato di un vero e proprio cane “antidroga e antisommossa”, insieme ad un apposito mezzo di trasporto per l’animale.
Tutte le decisioni e gli investimenti che riguardano la Polizia Locale sono ormai fuori dal controllo e dalle valutazioni dei Consigli comunali. Si finanzia con cospicui fondi regionali, con una quota parte – abbastanza significativa - dai bilanci comunali e, in misura veramente notevole, con le multe agli automobilisti, tanto che molti cittadini hanno l’impressione che queste servano più come strumento di finanziamento del Consorzio che non come prevenzione nell’ambito della sicurezza stradale.
Intendiamo rivedere in modo profondo il rapporto tra l’amministrazione comunale e il servizio di polizia locale, secondo i seguenti indirizzi:
1. Il servizio di vigilanza deve essere in contatto con il territorio e con la cittadinanza attraverso figure professionali stabili e riconosciute dai cittadini, con un ufficio di riferimento localizzato nel Municipio, facilmente accessibile da parte di tutti e specialmente da quanti sono in difficoltà a raggiungere la sede consortile.
2. L’opportunità delle postazioni di videosorveglianza (visti anche i delicati problemi che investono la privacy dei cittadini), dell’uso delle altre tecnologie e strumenti, dei dispositivi automatici, delle multe in dimensioni ragguardevoli, dell’utilizzo del cane antidroga e così via deve essere verificata all’interno dei Consigli Comunali, come pure l’uso della nuova Caserma (decisa senza alcuna consultazione nemmeno con i gruppi consiliari di minoranza) e delle risorse finanziarie.
La legittima aspirazione alla sicurezza dei cittadini deve trovare indubbiamente risposte efficaci, pertinenti, in modo corretto e misurato, evitando però gli eccessi, attraverso scelte da costruire in modo condiviso. La partecipazione e il confronto sono, anche in questo caso, una risorsa.

9. Opere pubbliche
I drastici e progressivi tagli alle entrate degli enti locali da parte degli ultimi governi che si sono succeduti hanno messo seriamente in difficoltà i bilanci degli enti locali e la gestione dei servizi verso i cittadini. Per quanto riguarda il comune di San Paolo d’Argon la sofferenza è stata accentuata dalle scelte della amministrazione uscente che hanno reso particolarmente ristretti i margini di manovra sia per le spese correnti sia per le opere pubbliche e per gli investimenti. E questo nonostante a San Paolo d’Argon risultino particolarmente significative le entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione (conseguenti alla massiccia edificazione che sta avvenendo nel territorio).
Allo stato attuale, l’attenzione deve essere rivolta agli interventi necessari e indispensabili oppure a quelli programmati da tempo ma non ancora realizzati. Questi gli interventi che si possono prevedere:
1. Deve essere posta la massima attenzione all’adeguamento delle infrastrutture di base, messe a dura prova – oltre che dal tempo e dall’usura – dall’aumento del numero di utenze; si tratta infatti di servizi essenziali e importantissimi.
2. Anche le strutture della scuola pubblica richiedono certamente ampliamenti e nuove dotazioni, a causa dell’aumento della popolazione scolastica. Il tema della palestra per la scuola elementare avrebbe potuto essere risolto da tempo, ma così non è stato; lo stesso vale riguardo gli spazi per gli uffici del Istituto comprensivo (presso le attuali scuole elementari), che risultano particolarmente carenti.
3. Riguardo la realizzazione del centro civico negli edifici della ex-scuola materna e dell’ex filatoio in Via delle Rimembranze (un’opera condivisa da tutti i gruppi consiliari), ricordiamo che sono in corso i lavori del primo lotto, quello della realizzazione della nuova biblioteca. Dopo 9 anni siamo cioè ancora in alto mare, nonostante che quest’opera sia particolarmente importante perché la vita dell’amministrazione comunale ha bisogno di spazi adeguati e dignitosi. E’ un’opera importante, e noi abbiamo sempre sostenuto la necessità del più ampio confronto per precisarne e funzioni e caratteristiche e prevederne forme di gestione realmente partecipata e pluralista: ciò è quanto intendiamo fare.
4. Infine, data la limitatezza della risorse allo stato attuale disponibili, che si debbano privilegiare gli investimenti per i bisogni sociali più urgenti e impellenti, che individuiamo soprattutto nella direzione del diritto alla casa (anziani, giovani coppie), in generale dell’assistenza, perché è inammissibile spendere tanti soldi per opere di prestigio quando ci sono persone e famiglie in difficoltà.

10. Lavoro
Anche l’ultimo censimento (2001) ha mostrato una realtà economica locale in espansione con un numero notevole di posti di lavoro e un apparato produttivo vario e differenziato. E’ in questo contesto che la popolazione locale ha a disposizione diverse possibilità occupazionali, anche se una quota molto alta di cittadini residenti è costretta al pendolarismo in uscita (che è controbilanciato da un altrettanto notevole pendolarismo in entrata). Di fatto la popolazione di San Paolo d’Argon ha un tasso di occupazione ai primi posti nei comuni della provincia di Bergamo; e particolarmente alto risulta il tasso di occupazione femminile.
Un’analisi della situazione comunale non può tuttavia essere disgiunta da quella dell’insieme del territorio della bergamasca, che - accanto ad elementi di forza - ne presenta altrettanti di debolezza. Infatti i fenomeni indotti dalla globalizzazione stanno mettendo a dura prova la realtà produttiva, con gravi episodi di delocalizzazione, con chiusura di aziende, perdita di posti di lavoro, come è avvenuto o sta avvenendo nei comuni vicini in forma anche drammatica.
Un altro dato preoccupante è rappresentato – anche nella nostra realtà – dalla sostituzione del lavoro a tempo indeterminato, con quello precario, temporaneo, interinale, flessibile, in dimensioni crescenti, mentre si riscontra un po’ ovunque una più o meno accentuata perdita di diritti sui posti di lavoro, con alcune situazioni di vero e proprio autoritarismo, un tempo impensabile.
Anche nella nostra realtà lavorare diventa sempre più duro, più faticoso, meno garantito, Lavoriamo di più, prendiamo di meno, il nostro lavoro e sempre più precario e povero di prospettive, con una drastica riduzione delle protezioni sociali (sanità, pensioni, istruzione, assistenza, casa). Con il timore che – a causa di uno dei numerosi quanto imprevedibili cambiamenti che si registrano al livello dei mercati globali – venga messo in discussione improvvisamente, non solo il proprio singolo posto di lavoro, ma l’esistenza stessa della fabbrica in cui si lavora.
Un’amministrazione comunale, anche se ha limitate capacità di intervento, non può tuttavia disinteressarsi rispetto a questa situazione, ma deve cercare un suo ruolo di intervento propositivo, sapendo bene che queste tematiche sono particolarmente sentite dai cittadini, perché di vitale importanza. Questo è quanto L’Alternativa ha cercato di fare, riuscendo, pur con le sue deboli risorse, in diverse occasioni a costruire un rapporto con i lavoratori e a dare un contributo alle loro legittime richieste.
Questi i principali indirizzi e ambiti di intervento:
1. Confronto costante con i lavoratori, le loro rappresentanze per monitorare la situazione occupazionale e produttiva, il rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori;
2. Utilizzare al meglio le aree produttive, favorendo l’insediamento di attività che garantiscano posti di lavoro, duraturi, qualificati, garantiti sul piano contrattuale e il diritto alla salute. Le dotazioni produttive presenti nel nostro comune sono notevoli e non è più ipotizzabile alcun ampliamento in aree e volumetrie. E’ però possibile favorire un uso più qualificato delle aree esistenti.
3. Coordinare le politiche di piano fra i vari comuni della zona, per contrastare speculazioni a pesante impatto ambientale (e prive di ricadute occupazionali) o la commistione fra aree residenziali e produttive, per favorire invece la rilocalizzazione in aree dimesse delle attività inserite nel tessuto residenziale. Quanto agli edifici industriali impropriamente riadattati per abitazione, crediamo debbano essere recuperati ad uso produttivo, garantendo ai residenti la possibilità di trovare casa nelle zone residenziali e in edifici dignitosi.
4. La prevenzione dell’inquinamento (dell’aria, dell’acqua, del suolo, acustico) è un obiettivo che intendiamo perseguire in modo rigoroso, ben sapendo che ciò è a vantaggio non solo della cittadinanza, ma anche dei lavoratori e degli stessi imprenditori (non può avere una buona immagine e quindi un futuro certo una attività economica che grava pesantemente sul territorio). Quanto allo sviluppo dell’orticoltura e delle annesse attività di commercializzazione, che nel nostro comune e nei comuni vicini sta assumendo uno straordinario rilievo produttivo e occupazionale, tra l’altro con l’entrata in campo di una importante multinazionale come la Bonduelle, crediamo che anche l’amministrazione comunale debba preoccuparsi rispetto a diversi ordine di problemi, tra cui quello della costante verifica della compatibilità ambientale, la difesa della biodiversità, le condizioni di lavoro e di vita dei dipendenti (spesso immigrati che vivono in modo drammatico anche il problema della casa), la continuità produttiva e occupazionale.
5. Quanto al lavoro precario, è il comune stesso a dover dare il buon esempio, sia per quanto riguarda il controllo sugli appalti, sia battendosi perché vengano superati i vincoli legislativi che purtroppo costringono gli Enti locali di attivare servizi mediante un largo impiego di lavoro precario.

11. Giovani
I giovani subiscono più di ogni altro soggetto sociale i processi di precarizzazione e stanno pagando un alto prezzo. Il disagio si esprime in modo diffuso, ma insieme al disagio si esprime un grande bisogno di socialità, di valori e prospettive di vita diversa, a fronte di una società che - oltre a precarizzare – sta mercificando l’insieme delle relazioni umane.
Spesso si segnala la diffusione fra le giovani generazione del consumo di alcool e di droghe, e queste ultime sono state prese a pretesto dal governo delle destre per far passare la legge Fini-Giovanardi, la quale – contro il parere di quasi tutti gli operatori sociali - accentua le politiche repressive tanto assurde, quanto inefficaci e controproducenti rispetto ad una reale prevenzione.
In tema di droghe e alcool si è voluto confondere ancora la causa con l’effetto, e si preferisce agire sull’effetto (il consumo di droghe) puntando alla restrizione degli spazi di libertà, e si dimenticano le cause, le quali affondano le loro radici proprio nel senso di precarietà e nell’incertezza di fronte al futuro.
Soltanto nell’ambito di una dimensione culturale basata sui valori della libertà è possibile attuare una efficace iniziativa di prevenzione rispetto ai rischi di diffusione degli stupefacenti e alle mafie (che si rafforzano proprio in relazione alle leggi errate). Non c’è prevenzione senza appello alla responsabilità, e non si può fare appello alla responsabilità se si limitano - con la repressione e il proibizionismo indiscriminati - gli spazi di autodeterminazione. Per questo condividiamo la necessità di abrogare la regressiva legge Fini-Giovanardi.
E’ un luogo comune quello di dire che i giovani hanno troppo. In realtà, statistiche e fatti alla mano, si scopre che ai giovani si è tolto e si sta togliendo moltissimo, in termini di prospettive di vita e di capacità di autodeterminazione. Si sta progressivamente limitando loro il diritto allo studio (con la riforma Moratti), non c’è più la possibilità di ottenere un lavoro a tempo indeterminato e una professionalità adeguata, dal momento che tutte le assunzioni dei giovani ora avvengono tramite i contratti atipici, si è tolta loro perfino la prospettiva di raggiungere una pensione dignitosa (in conseguenza delle riforme pensionistiche).
Ecco perché i pregiudizi e il paternalismo e, peggio ancora, la repressione non servono proprio a nulla, se non a frustrare e a penalizzare ulteriormente le giovani generazioni.
Due gli indirizzi che intendiamo promuovere:
1. Garantire ai giovani spazi e strumenti, anche mediante l’autogestione, perché abbiano modo di esprimere e dare risposte ai propri bisogni di socialità, creatività e produzione culturale, ben sapendo che tutto questo può essere uno straordinario arricchimento per tutta la collettività.
2. Il tema della precarietà della condizione giovanile richiede anche da parte dell’ente locale una precisa iniziativa dell’ente locale, per non lasciare completamente soli i giovani di fronte ad un mercato del lavoro penalizzante, che costringe a subire – pena il non lavoro - situazioni lavorative talora francamente inaccettabili, sotto il profilo retributivo, normativo, del rispetto della dignità stessa delle persone. Abbiamo pertanto preso contatto con Amministrazioni comunali sensibili a queste problematiche che hanno già sperimentato o stanno sperimentando forme di salario sociale e di promozione di lavori socialmente utile per garantire ai giovani un reddito minimo e un approccio corretto e meno precario al mondo del lavoro.

12. Cultura
I servizi culturali sono diventati sempre più importanti e corrispondono ad un bisogno di cultura crescente anche nella nostra comunità. Tali servizi devono essere pertanto adeguatamente potenziati in funzione dei bisogni di promozione dei cittadini, nella loro diversità culturale e sociale, a partire dalle nuove generazioni, in un rapporto di collaborazione principalmente con la scuola e con tutte le altre agenzie culturali presenti nel territorio.
La cultura non è il fiore all’occhiello per operazione di immagine, ma un servizio, anzi un insieme di servizi, che devono essere garantiti nel tempo, in modo da diventare un punto di riferimento per la cittadinanza nelle sue varie articolazioni, secondo scelte da operare con il confronto con tutti i soggetti, le domande, le sensibilità presenti.
La dimensione della corporeità, in tutti i suoi aspetti, riveste secondo noi una grande importanza, e va perseguita attraverso la promozione di tutte le attività, fisiche e sportive, da garantire indistintamente a tutti, senza alcuna forma di discriminazione (quello di non essere campioni non è un limite, ma un diritto!!).
Pluralismo, laicità, costante riferimento ai principi della Costituzione e ai valori che la permeano: questi devono essere gli indirizzi culturali a cui una Amministrazione Comunale si deve riferire, per garantire il rispetto di tutte le diversità, il contributo di tutte le componenti, il dialogo e il confronto dialettico, senza alcuna discriminazione, ben sapendo che solo dalla discussione – anche vivace – possono scaturire le idee innovative in grado di realizzare una più ampio e profonda promozione umana per tutti.
Questo impegno è sempre più necessario, per favorire l’incontro con le espressioni più vive e più innovative della cultura contemporanea, senza provincialismi
Purtroppo in questo anni, nel disorientamento derivato dai cambiamenti epocali e dai disagi che ne conseguono, non sono mancati, nemmeno qui a San Paolo d’Argon, fenomeni inquietanti di crisi nei riferimenti culturali e ideali, con una più frequente manifestazione di sentimenti orientati all’intolleranza e ad una concezione della libertà e del proprio diritto inteso come negazione della libertà e dei diritti degli altri, o addirittura come sopraffazione degli altri.
Si tratta di sentimenti che talvolta sconfinano esplicitamente nel razzismo e nelle sue varianti, compreso il sessimo, che comportano disprezzo verso tutte le diversità.
Il fatto nuovo e inquietante da alcuni anni a questa parte è che questi fenomeni di smarrimento sono stati irresponsabilmente assecondati da diverse forze politiche della destra, che hanno invocato lo scontro di civiltà, promosso il revisionismo storico, coltivato sfacciatamente tutte le paure, tutte le forme di intolleranza, tutti i disvalori, per puntare ad una società autoritaria tagliando i ponti con i fondamenti democratici, solidali, egualitari che affondano le loro radici nella storia migliore del nostro Paese.
Le destre portano queste responsabilità, che sono particolarmente gravi anche dal punto di vista morale, come è altrettanto grave la responsabilità delle forze organizzate che hanno preferito talora tacere per non rischiare di perdere consensi.
E’ con fiducia tuttavia che guardiamo al futuro, proprio perché constatiamo che anche nel nostro paese, si stanno sviluppando da tempo positivi segnali di controtendenza, di giusta indignazione verso la barbarie culturale, di voglia di impegno e di lotta di fronte alla necessità di un processo di ricostruzione civile e morale.
E’ una sfida che intendiamo raccogliere, anche nella consapevolezza che, oltre i guasti tremendi introdotti dalla globalizzazione neoliberista e dalla guerra globale, è tuttavia possibile intravedere un percorso di pace e di giustizia, di solidarietà fra i popoli e le persone, di liberazione dall’oppressione, dalla fame, dalla miseria, dalle crisi ambientali, dalla guerra e dall’odio.
Un altro mondo è possibile, e anche questo nostro piccolo paese può dare il suo piccolo grande contributo.

San Paolo d’Argon, 25 aprile 2006, Festa della Liberazione

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