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San
Paolo d'Argon - elezioni comunali 28/29 maggio 2006
INSIEME
PER SAN PAOLO D'ARGON - L'ALTERNATIVA
Il
PROGRAMMA
(leggi
sotto il Programma completo oppure scarica)
IL
PROGRAMMA IN BREVE (scarica
volantino)
INSIEME
PER SAN PAOLO D’ARGON -
L’ALTERNATIVA
IL
CAMBIAMENTO, QUELLO VERO.
“Insieme
per San Paolo d’Argon - L’Alternativa” ha svolto per
9 anni un lavoro di opposizione (mai pregiudiziale) e di proposta in
consiglio comunale, ma anche di presenza nel territorio. Questo ci ha
permesso di misurarci in profondità con i problemi: siamo legati
al nostro paese ma aperti alle grandi questioni, della pace, della giustizia
sociale, della democrazia. Abbiamo portato il nostro contributo alla
coalizione dell'Unione, che ha vinto le elezioni politiche e ne assumiamo
il programma come un punto di riferimento. Questi in sintesi alcuni
punti del nostro programma.
Partecipazione.
E’ solo con la democrazia e il confronto che si evitano le scelte
sbagliate. Quelle imposte dall’alto non vanno mai bene, come è
successo - ad esempio - nella questione dei dossi sulle strade (che
sono semplicemente esagerati). Le regole non possono essere imposte
burocraticamente. E si deve sempre dare il buon esempio.
Urbanistica.
Lo sviluppo edilizio degli ultimi 30 anni ci pone ai vertici dei comuni
bergamaschi. Non si può più andare avanti così,
e siamo l'unica lista a dirlo. Bisogna mettere dei limiti e pensare
ad uno sviluppo diverso. Bisogna limitare il consumo di territorio;
calmierare il caro-casa (che da noi è veramente notevole); ridare
impulso all'edilizia sociale e in cooperativa: riqualificare l’edilizia
esistente. Bisogna difendere la collina, inserirla tutta nel parco collinare,
e sostenere l'agricoltura.
Giustizia
sociale. Vogliamo: ridurre l'Ici sulla prima casa, per
le categorie meno abbienti; rivedere la tassa rifiuti, distribuirla
in modo più equo e cambiare il regolamento (perché stressa
i cittadini); rivedere tutte le tariffe e tutte le rette dei vari servizi
per far pagare di meno a chi ha di meno, e di più a chi ha di
più. Bisogna potenziare i servizi sociali.
Scuola.
Intendiamo investire di più per il diritto allo studio, dalla
materna alla scuola superiore, fino a 18 anni, e abbattere i costi sostenuti
dalle famiglie. Come dice la Costituzione, ci devono essere scuole statali
di ogni ordine e grado, gratuite: per questo vogliamo ridurre le rette
nell’asilo nido e nella materna, anche attraverso il passaggio
alla gestione comunale e statale.
Traffico.
La realizzazione della variante alla Statale 42 non basta a risolvere
il problema del traffico e dell'inquinamento. Bisogna evitare che la
nuova strada sia il pretesto di nuove speculazioni sui terreni ora agricoli.
Diciamo no all’interporto: invece dell’interporto, si deve
fare la metropolitana di superficie, fino a Montello, con una stazione
di interscambio in funzione del nostro paese.
Polizia
locale.
Non vogliamo più sceriffi, ma vigili di paese con l'ufficio in
municipio. Non vogliamo aumentare le spese perché sono già
al massimo. I vigili devono dare più consigli e meno multe. Le
multe non devono essere il principale strumento di finanziamento Consorzio
di Polizia Locale.
Ci
sono liste che parlano solo alle elezioni, e poi, chi non vince, tace
e si adegua. Noi abbiamo sempre voluto mantenere i nostri impegni. Lo
abbiamo fatto come opposizione, lo faremo come maggioranza se i cittadini
ci daranno il consenso sufficiente. Bisogna cambiare anche a San Paolo
d'Argon, ma ci vuole il cambiamento vero.
IL
PROGRAMMA della
lista Insieme per San Paolo d'Argon-L'Alternativa
(puoi saricare anche da qui)
1. Premessa
“Insieme per San Paolo d’Argon – L’Alternativa”
si presenta per la terza volta alle elezioni comunali con una lista
rinnovata e con un programma aggiornato. Dal 1997 siamo stati presenti
nel consiglio comunale con un solo seggio di consigliere con il preciso
mandato, assunto di fronte agli elettori, di rappresentare in particolare
le istanze dei lavoratori e delle lavoratrici, dei giovani, dei pensionati
e dei ceti sociali meno abbienti.
“Insieme per San Paolo d’Argon – L’Alternativa”
ha operato a contatto con i cittadini, con le esperienze più
vive e innovative della vita politica e amministrativa in ambito locale
e nazionale, confrontandosi e impegnandosi a fianco dei movimenti, delle
forze politiche dello schieramento democratico, partecipando in prima
persona alle battaglie per i diritti dei lavoratori e per la giustizia
sociale, per la pace, per la giustizia sociale, per la difesa dell’ambiente,
per i diritti e il rispetto di tutte le diversità (di genere,
lingua, etnia…).
Nel consiglio comunale abbiamo contrastato (confrontandoci con le varie
tematiche in modo mai pregiudiziale, ma sulla base di una analisi approfondite)
le istanze conservatrici o addirittura regressive, rappresentate dal
gruppo di maggioranza e dalle altre opposizioni, informando la cittadinanza,
promuovendo iniziative di discussione, sensibilizzazione e di mobilitazione.
Questo lavoro ci ha permesso di misurarci con le trasformazioni sociali
che hanno interessato il nostro comune, di entrare in contatto con nuovi
soggetti e istanze, che ora arricchiscono la nostra lista e il nostro
programma di nuove sensibilità, esperienze, elaborazioni.
Nell’ultimo anno abbiamo portato il nostro contributo alla costruzione
dell’Unione, collaborando alla promozione delle “primarie”
dell’ottobre 2005 a San Paolo d’Argon e nei comuni limitrofi
e partecipando attivamente alla campagna elettorale per le elezioni
di aprile a sostegno della coalizione.
La sconfitta del Governo Berlusconi apre una fase nuova per la vita
del nostra Paese e naturalmente anche per la nostra realtà locale.
Questo Governo è stato il peggiore nella storia dell’Italia
repubblicana: le destre hanno favorito sfacciatamente le categorie più
abbienti rendendo precaria la vita di milioni e milioni di cittadini
e in particolare giovani; hanno voluto leggi indecenti ad esclusivo
vantaggio del Presidente del Consiglio; hanno avviato una riforma costituzionale
che – se andasse in porto - porterebbe allo stravolgimento degli
ordinamenti democratici; ci hanno condotto in una guerra dagli sviluppi
imprevedibili quanto inquietanti, invocando irresponsabilmente la contrapposizione
di civiltà, senza disdegnare l’alleanza con le formazioni
apertamente razziste e neofasciste.
Ciò a cui le forze democratiche sono ora chiamate è un
grande sforzo di ricostruzione civile, morale e materiale, alla luce
dei valori e dei principi della Costituzione Repubblicana, per la giustizia
sociale, per la solidarietà, per la convivenza civile - che non
può essere disgiunta dal rispetto di tutte le diversità
- e per la pace (via le truppe italiane dall’Iraq).
“Insieme per San Paolo d’Argon – L’Alternativa”
si presenta a questo appuntamento elettorale rafforzando i suoi caratteri
di lista insieme unitaria e plurale, aperta al contributo dei movimenti
e di tutte le forze che fanno riferimento all’Unione, di cui assume
il programma (“per il bene dell’Italia”) come uno
dei punti di riferimento qualificati per la propria iniziativa locale,
a partire dal “programma” che segue, in cui definiamo i
principali punti e indirizzi della nostra proposta.
2. Democrazia e partecipazione
E’ un comune profondamente cambiato quello in cui viviamo, con
una popolazione enormemente cresciuta, mentre le leve del potere sono
rimaste nelle mani dei soliti ristretti gruppi di potere.
E’ ora di cambiare profondamente anche la vita amministrativa
locale, innanzitutto rimuovendo – come impone la Costituzione
– alcuni degli ostacoli che limitano la partecipazione democratica
dei cittadini. Questi i problemi che abbiamo individuato e le proposte
che formuliamo.
Negli ordinamenti degli Enti locali, infatti, sono stati introdotte
da tempo regole che hanno accentuato i poteri del Sindaco e della Giunta
relegando in secondo piano, quelli del Consiglio Comunale, a cui rimangano
solo competenze di controllo e di indirizzo. Di fatto sono sempre più
limitate le occasioni in cui il Consiglio Comunale viene chiamato a
decidere e a confrontarsi sulle scelte che riguardano la comunità
locale. Ne risulta una gestione sempre più accentrata della cosa
pubblica, secondo una tendenza che porta nei fatti – dal Governo,
alla Regione e così via –a limitare l’autorevolezza
delle assemblee rappresentative dei cittadini. Un tendenza questa che
potrebbe giungere alle estreme conseguenze e allo stravolgimento delle
istituzioni democratiche, qualora divenissero effettive i cambiamenti
costituzionali (la cosiddetta “devolution”) imposti dal
governo delle destre.
Ma già da ora gli effetti negativi di queste tendenze si colgono
pienamente, soprattutto quando, chi guida l’amministrazione comunale,
opera per ridurre la centralità del Consiglio Comunale e della
partecipazione dei cittadini, col risultato che le scelte cadono dall’alto
in modo tecnocratico, risultando per questa stessa ragione non condivise
dai cittadini.
Noi pensiamo che sia possibile e necessario attuare una profonda inversione
di tendenza. E’ vero infatti che la legislazione attuale accentua
i poteri del Sindaco e della Giunta, ma non vieta al Sindaco e alla
Giunta di confrontarsi a tutto campo con i Consigli Comunali, con gli
organi di partecipazione e con la cittadinanza, e di “mettersi
in gioco” nel maggior numero possibile di questioni.
E’ un metodo che intendiamo perseguire, ben sapendo che quando
le scelte passano al vaglio del confronto democratico, in modo non solo
formale ma sostanziale, risultano realmente efficaci. E in questi tempi,
in cui le risorse degli enti locali sono scarse, è fondamentale
che ogni decisione sia seriamente meditata da più punti di vista,
per evitare errori, scelte avventate e sprechi che la comunità
non può permettersi. La democrazia e la partecipazione non sono
una perdita di tempo, non sono un rischio dell’efficienza, ma
sono la base dell’efficacia e dell’efficienza.
Queste i principali indirizzi per cui ci battiamo:
1. intendiamo sottoporre al vaglio del Consiglio Comunale non solo le
questioni che gli competono per legge ma il maggior numero possibile
di decisioni. Intendiamo pertanto batterci perché non sia espropriata
al Consiglio Comunale la competenza sui temi riguardano tutti i cittadini,
come di fatto è avvenuto per quanto riguarda, ad esempio, il
Consorzio di Polizia Locale, l’assistenza sociale, i servizi essenziali
come l’acqua, o rischia di avvenire perfino sulle questioni urbanistiche
(come minacciano le nuove normative promosse dalla regione Lombardia).
2. Gli organi tradizionali della partecipazione, le commissioni comunali
devono essere profondamente rivitalizzate e valorizzate, con l’apporto
sia di tutti i gruppi consiliari (a pari dignità) sia dell’associazionismo
presente nel territorio. E’ grave che su temi, come l’assistenza
sociale, la commissione specifica non sia mai stata praticamente riunita.
3. Partecipare non significa “battere le mani” a chi guida
l’Amministrazione comunale, ma mettere i cittadini in condizione
di pronunciarsi consapevolmente e anche di decidere. Intendiamo conseguentemente
modificare lo statuto comunale sul modello del “bilancio partecipativo”
intrapreso da diversi enti locali in Italia, in Europa e nel resto del
mondo.
Queste le principali innovazioni che proponiamo:
1. Definire gli ambiti e le modalità in cui le decisioni possono
essere demandate invece direttamente ai cittadini e quelli in cui deve
essere vincolante almeno la loro consultazione.
2. La partecipazione deve riguardare tutti i soggetti presenti nel territorio,
anche i cittadini stranieri. Conseguentemente occorre modificare lo
statuto comunale per prevedere il diritto di voto nelle elezioni comunali
dei migranti residenti, sollecitando al contempo il parlamento di attuare
quanto previsto nel programma dell’Unione.
3. Infine riteniamo che l’introduzione delle tecnologie informatiche
possano dare un grande contributo per facilitare e rendere effettiva
sia l’informazione sia la partecipazione, oltre che più
snello e spedito il rapporto con gli uffici comunali nello svolgimento
delle pratiche.
(L’altra metà del cielo e non solo) L’articolo 3
della Costituzione oltre ad affermare il principio di eguaglianza “senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali”, ribadisce che è
“compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli” (…)
che (…) impediscono il pieno sviluppo della persona e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
sociale ed economica del Paese”.
Ma quanti sono coloro che, nella fase attuale della storia del nostro
Paese, non riescono più a “partecipare” pienamente?
Purtroppo a questo funzione – fondativa di ogni ordinamento che
voglia essere democratico – possono accedere solo un numero limitato
di individui, per lo più maschi e benestanti, mentre l’insieme
delle altre categorie sociali lo possono fare solo in modo occasionale,
a causa di crescenti impedimenti, che attengono la vita lavorativa,
familiare, o causa delle modalità con cui è prevista la
partecipazione.
Particolarmente difficile l’esercizio della partecipazione da
parte “dell’altra metà del cielo”, cioè
le donne, la cui presenza vita politica e amministrativa – al
di là di qualche eccezione – è stata ulteriormente
scoraggiata
Ciò è ormai del tutto inaccettabile. E non si tratta soltanto
di numeri, di “quote rosa” da garantire (il che è
un aspetto comunque ineludibile) ma di cambiare le modalità,
i linguaggi, le pratiche stesse della vita politica e amministrativa,
in quanto permeata ancora da retaggi “maschilisti”.
Proponiamo pertanto di:
4. istituire una commissione specifica, composta in maggioranza, da
cittadine per elaborare le modifiche statutarie e ai regolamenti per
garantire la partecipazione delle donne e di tutti gli altri soggetti,
con l’obiettivo di dare maggiore realtà ai principio stabilito
dal dettato costituzionale.
3. Urbanistica
Dagli ’70 San Paolo d’Argon registra un ininterrotto sviluppo
edificatorio con una rilevante occupazione dei suoli, situandosi ai
primissimi posti fra tutti i 244 comuni della bergamasca. Le spinte
edificatorie nell’ultimo decennio si sono addirittura accentuate,
a differenza degli altri comuni vicini.
A San Paolo d’Argon cambiano le amministrazioni comunali, ma non
cambia affatto il ritmo dell’espansione edilizia, con un rapido
consumo delle aree verdi. Il Piano Regolatore prevede altre aree edificabili
e perfino il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (Ptcp)
individua nuove direttrici di espansione.
Dal 1971 ad oggi la popolazione è passata da 2.283 abitanti agli
attuali 5.007, più del doppio. Dall’ultimo censimento (2001)
la crescita è stata di oltre 500 abitanti, in meno di 5 anni.
Questa crescita veramente sorprendente è dovuta soprattutto al
trasferimento da altri comuni di molte famiglie, per lo più giovani,
che hanno fatto sacrifici e contratto mutui per acquistare casa - a
caro prezzo - nel nostro comune, anche perché convinte di trovare
qui un paese più verde e meno congestionato. Purtroppo, di fronte
alle tendenze edificatorie in atto, questa convinzione viene contraddetta
dalla progressiva e veloce cementificazione, dall’aumento del
traffico e dell’inquinamento, mentre l’Ente locale è
in affanno nel dare le risposte, in termini di servizi ed investimenti,
ad una popolazione con un incremento così sostenuto e così
veloce.
Difendere il verde non è il solito slogan scontato, ma una necessità
particolarmente sentita perché coinvolge direttamente il diritto
alla vivibilità, alla salute, ad una crescita razionale, controllata,
programmata, che viene minacciata sempre di più dalle tendenze
alla deregolamentazione per dare mano libera alle operazioni immobiliari.
Queste le nostre proposte di massima:
1. Intendiamo innanzitutto prevedere un consistente periodo di moratoria
(certo non inferiore alla durata del prossimo mandato amministrativo)
prima di prendere in considerazione qualsiasi inserimento nel Piano
Regolatore di altre aree edificabili (con la sola eccezione degli interventi
pubblici), sia per salvaguardare le aree verdi sia per riorientare l’edilizia
privata nella direzione di un corretto recupero di quanto è già
stato costruito. Noi non vogliamo affatto fermare le attività
edilizie, ma vogliamo che siano indirizzate all’ammodernamento
e all’adeguamento del patrimonio edilizio esistente, che risulta
ormai particolarmente ampio, invecchiato e persino obsoleto.
2. Particolare importanza devono avere la salvaguardia e la riqualificazione
dell’insieme delle aree collinari che si trovano a nord del centro
abitato. Nel 2004-2005 avevamo chiesto l’inserimento di tutte
le aree collinari nel Parco Locale di Interesse Sovraccomunale (Plis),
ottenendo – grazie al sostegno dei cittadini – un risultato,
certo significativo, ma soltanto parziale. I valori ambientali, naturalistici,
storici, che qualificano il sistema collinare di Argon devono essere
organicamente recuperati - perché sono un patrimonio di tutti
– attraverso il rilancio di una agricoltura compatibile, garantendo
il diritto di fruizioni degli spazi da parte della cittadinanza.
3. Conseguentemente intendiamo rivedere il Piano Integrato che riguarda
la collina detta dei “Casocc”, deturpata dagli anni ’70
da un pessimo e incompiuto scempio edilizio. In tale Piano in cambio
della rimozione delle strutture edilizie deturpanti sulla sommità
della collina, è stata concessa alla proprietà la facoltà
di attuare una nuova massiccia edificazione in ambito pedecollinare
(via dei Benedettini) e perfino collinare, che è del tutto sproporzionata
e controproducente rispetto all’obiettivo dichiarato.
4.
Una politica per il diritto alla casa
Il caro-casa anche a San Paolo d’Argon incide in modo massiccio
sui bilanci familiari e condiziona le scelte di vita delle persone e
delle famiglie. Gli affitti e i prezzi di acquisto degli immobili sono
in rapida crescita. Prendere casa a San Paolo d’Argon costa decisamente
parecchio, e su questo versante è possibile l’iniziativa
anche da parte dell’Amministrazione Comunale.
Solo nell’ultima fase sono state attuate alcune delle scelte che
abbiamo sempre sollecitato, come l’avvio della costruzione di
10 appartamenti di edilizia sociale (in via Aldo Moro), la destinazione
di un’altra area per l’edilizia sociale, la previsione di
possibili interventi di edilizia privata convenzionata (in cambio di
aumenti volumetrici). Ricordiamo che l’intervento in via Aldo
Moro è stato possibile grazie al contributo della Regione Lombardia
e a quello della Ditta Bonduelle, che ha avuto in cambio la possibilità
di ampliare in modo consistenti il proprio insediamento di via Trieste).
Malgrado queste novità, riteniamo ancora lontana una inversione
di tendenza, se si considerano i bisogni pregressi. Basti pensare che
alla fine degli anni ’90, una delle scelte particolarmente negative
confermate è stata quella di cancellare dal precedente piano
regolatore le ultime aree destinate all’edilizia popolare, privando
il nostro comune – in una fase di particolare accelerazione del
mercato immobiliare - della possibilità di usare la cosiddetta
167 per dare risposta al bisogno di casa e per calmierare il mercato
della casa.
Le dotazioni di edilizia residenziale pubblica qui a San Paolo d’Argon,
continuano ad essere limitate, anche in relazione alla media nazionale
(che è la più bassa d’Europa). Di fatto tale settore
anche a San Paolo d’Argon continua ad essere visto non come una
priorità in rapporto al soddisfacimento di bisogni sociali, ma
come un ambito di tipo caritatevole. Lo dimostra la qualità di
alcune delle unità abitative del patrimonio comunale e i continui
ritardi nella manutenzione, lasciata letteralmente all’ultimo
posto fra gli impegni della amministrazione comunale.
Infine un’ultima considerazione, che riguarda il recupero del
patrimonio edilizio esistente.
Può sembrare infatti sorprendente come – pur in presenza
una notevolissima attività edilizia – diversi e consistenti
edifici storici, alcuni pressoché inutilizzati, siano ancora
in stato di abbandono, malgrado sia possibile ricavare interventi edilizi
corretti e di qualità (dato anche il valore storico di alcuni
di questi complessi).
Queste le nostre proposte:
1. Prevedere in tutte le aree residenziali una quota parte di edilizia
residenziale convenzionata e aree da riservare all’edilizia residenziale
pubblica e convenzionata (cooperative);
2. Recuperare le risorse per promuovere la realizzazione di alloggi
con affitto calmierato e affitto con riscatto e vendita differita, anche
attraverso il riuso del patrimonio esistente.
3. In ogni caso, la promozione di interventi pubblici per il diritto
alla casa deve essere considerata una priorità da parte dell’Amministrazione
Comunale (a partire dal secondo lotto di Via Aldo Moro).
5.
Viabilità e trasporti
(La variante alla Statale 42 e l’Interporto) La congestione del
traffico, con le ricadute negative sul diritto alla salute e sui ritmi
di vita della persone, è uno dei più gravi problemi che
investono tutta l’Italia e il nostro territorio ne è coinvolto
in maniera particolarmente accentuata.
La realizzazione della Variante alla Statale n° 42 da Albano a Trescore
potrà contribuire a risolvere in parte alcuni problemi, purché
la nuova opera sia accompagnata da misure ben precise.
I ritardi sono dovuti a due ordine di responsabilità: da una
parte quelle del Governo, che promuove grandi opere discutibili e costosissime
(la Tav, il Ponte di Messina e così via) e poi dimentica i bisogni
più impellenti delle comunità; dall’altra quelle
degli Enti locali della nostra zona che non hanno mai voluto prendere
in considerazione alternative diverse (che pure sono state proposte)
dall’idea di far attraversare la Valcavallina da una nuova superstrada
che risulterà in ogni caso particolarmente costosa, devastante
sotto il profilo ambientale, di difficile realizzazione. A tutt’oggi
il breve tratto da Albano a Trescore non risulta ancora finanziato,
nonostante ne sia stato approvato il progetto esecutivo. Oltre Trescore
i problemi appaiono, tecnici e di finanziamento, appaiono ancora lontani
da una soluzione,
Per quanto riguarda il territorio del nostro comune, così denso
di problemi data la presenza di due arterie a grande traffico (la Statale
42 e la Provinciale 91), in vista della realizzazione della Variante,
intendiamo operare secondo i seguenti indirizzi:
1. Ribadiamo il nostro convinto No alla realizzazione dell’Interporto
di Montello. Noi siamo sempre stati in prima fila nel promuovere la
mobilitazione contro questo assurdo progetto, anche perché siamo
convinti che quest’opera attirerà nuovi e significativi
volumi di traffico stradale destinati a peggiorare la situazione locale,
senza peraltro contribuire a razionalizzare il sistema del trasporto
in provincia di Bergamo e in Lombardia. Ricordiamo che in questa fase
il progetto – malgrado l’opposizione dei cittadini della
zona e dei comuni interessati – risulta approvato in via definitiva
dalla Conferenza indetta dalla Regione Lombardia; l’unico ostacolo
è il pronunciamento del Consiglio di Stato a seguito dei ricorsi
presentati dai Comuni di Albano e San Paolo d’Argon, di cui si
attende ancora la sentenza (nel merito degli aspetti procedurali del
progetto). Da decenni i cittadini e gli operatori economici della zona
attendono un’opera viaria che migliori la situazione del trasporto
locale: il rischio concreto è che il nuovo traffico indotto dall’interporto
annulli rapidamente i benefici che tutti ci attendiamo dal nuovo tratto
di variante alla Statale 42.
2. Come se la prospettiva dell’interporto non bastasse, alcuni
settori legati alla speculazione stanno prendendo a pretesto la realizzazione
della nuova Variante per far pressioni al fine di rendere edificabili
le aree adiacenti, per altre operazioni a forte impatto ambientale,
destinate ad attirare altro traffico. E’ una prospettiva, anche
questa, che deve essere fermamente respinta.
3. In vista della Variante riteniamo da parte nostra sia necessario
promuovere nel territorio del nostro comune una profonda e coraggiosa
riorganizzazione del tessuto urbanistico e della viabilità locale,
per conseguire alcuni obiettivi importanti: ridurre il traffico di attraversamento
del centro urbano (che, secondo i modelli statistici, lasciando immutato
l’asse attuale, rimarrebbe notevole nonostante la variante; collegare
meglio i quartieri periferici del paese; riqualificare il sistema del
commercio (dal momento che rischiano di entrare in sofferenza quelle
attività che si basano sulla clientela di passaggio) e renderlo
più funzionale ai bisogni della comunità residente (è
paradossale, secondo quanto rilevato alla Confesercenti, che a San Paolo
d’Argon le attività commerciali si basino su una clientela
che proviene in massima parte da altri comuni, mentre la maggior parte
degli acquisti dei residenti di San Paolo d’Argon… si svolga
in altri comuni, con una notevolissima moltiplicazione degli spostamenti.
(Il trasporto alternativo) A nessuno ormai sfugge, tuttavia, che i problemi
del traffico e del trasporto non possono essere risolti solo realizzando
qualche altra strada (che pure, come da noi, è divenuta indispensabile)
ma cambiando profondamente i sistemi di spostamento e l’organizzazione
stessa del territorio.
Spendiamo tantissimo del nostro tempo di vita negli spostamenti per
andare al lavoro, a scuola o a prendere ciò che ci serve. Code
sulle strade, treni in ritardo, l’ambiente come una camera a gas,
incidenti, caro-auto, assicurazione, benzina e... multe. E se ne va
in media, per il costo degli spostamenti a cui siamo costretti, una
quota importante del nostro salario.
L’Italia è il Paese al mondo con il maggior numero di auto
in rapporto alla popolazione. Siamo un Paese dove il trasporto pubblico,
collettivo, ferroviario è particolarmente carente. Si tratta
di una situazione ormai insostenibile, anche sotto il profilo economico
(vedi prezzo del petrolio alle stelle).
E’ ormai chiaro che bisogna invertire rotta rispetto allo sviluppo
esponenziale del trasporto su auto e gomma, e anche il nostro comune
può dare il suo contributo importante.
(La metropolitana di superficie Ponte San Pietro – Montello) Recentemente
la società pubblica Teb (che si occupa della realizzazione della
linea tranviaria della Valseriana) ha elaborato un progetto di metropolitana
di superficie da Ponte San Pietro a Montello, da realizzarsi utilizzando
i binari della linea ferroviaria esistente. Il progetto presenta caratteristiche
interessanti (non eccessivi i costi, tempi di realizzazione assolutamente
ragionevoli, frequenze fino ad una corsa ogni 5 minuti negli orari di
punta) e riveste grande importanza non solo per i quartieri e i paesi
attraversati, ma anche per un bacino di utenza molto più vasto,
dal momento che si possono prevedere stazioni di interscambio per auto
e pullman. Il nostro paese ne è interessato in maniera diretta,
perché si può prevedere una fermata (come quella, indicata
nella bozza del progetto, in località Cà Longa, nei pressi
della caserma del Consorzio di Vigilanza in costruzione) da dotare appunto
di parcheggi di interscambio. Si tratterebbe di una soluzione innovativa,
perché renderebbe possibile una mobilità meno inquinante,
meno costosa e più veloce (raggiungere la città evitando
code), riducendo il traffico e l’inquinamento.
1. Noi chiediamo che le risorse pubbliche attualmente previste per l’assurda
operazione dell’interporto vengano invece indirizzate verso la
realizzazione della metropolitana.
2. Intendiamo pertanto confrontarci con gli enti proponenti per migliorare
le caratteristiche del progetto e per sostenerlo; e intendiamo operare
per realizzare tutte le trasformazioni nella viabilità e nei
servizi di trasporto, pubblico e privato, che favoriscano realmente
la fruizione del nuovo sistema di metropolitana.
(Rilanciare l’insieme del trasporto pubblico esistente) Il trasporto
pubblico è considerato marginale e secondario, e ciò riguarda
sia la ferrovia Bergamo-Brescia sia le linee dei pullman.
1. Riteniamo sia compito dell’Ente Locale perseguire una forte
iniziativa per valorizzare il trasporto pubblico e collettivo per incentivarne,
da una parte, l’uso attraverso la realizzazione di parcheggi per
auto, moto e cicli, in corrispondenza delle fermate e, dall’altra,
per aprire una vertenza con gli enti preposti al trasporto pubblico
e la società delle autolinee sulla frequenza, gli orari, la possibile
modifica delle linee (per mettere in collegamento San Paolo d’Argon
anche con la direttrice per Sarnico e in direzione della Stazione ferroviaria
di Montello), i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti e così
via.
2. Nella viabilità locale e negli spostamenti nel territorio
comunali, intendiamo prestare la massima attenzione alla sicurezza stradale
(nel territorio del nostro comune ci sono stati per incidenti 2 morti
nell’anno 2005 e già 1 nel 2006; rafforzare tutte le iniziative
per favorire gli spostamenti pedonali, l’uso della bicicletta,
dei mezzi non inquinanti e dei mezzi pubblici.
3. Quanto invece alla proliferazione dei “dossi” perseguita
dalla attuale amministrazione comunale, siamo stati gli unici a far
presente nel Consiglio Comunale e fra la cittadinanza che si trattava
di un’operazione, eccessiva, costosissima, calata dall’alto,
controproducente rispetto all’obiettivo perseguito. Si tratta
ora di porvi rimedio in modo ragionevole.
6. Una politica di equità sociale
Anche nel nostro comune un numero crescente di persone e famiglie sono
alle prese con la “sindrome della quarta settimana”, con
la difficoltà cioè di arrivare alla fine del mese. In
questi anni i salari e le pensioni sono stati erosi dall’inflazione,
dall’aumento dei prezzi e delle tariffe. Sono aumentate le disparità
tra le categorie più povere a quelle più ricche, secondo
una tendenza – perseguita dal Governo delle destre - che non ha
l’eguale nel resto dell’Europa. Anche a San Paolo d’Argon
le cose non stanno purtroppo andando diversamente. Tanti cittadini hanno
visto aumentare le loro difficoltà economiche. Per la prima volta
dal dopoguerra c’è la netta e fondata sensazione che nel
futuro delle nuove generazioni si andrà incontro ad un peggioramento.
Ciò aumenta le inquietudini, ciò moltiplica nel presente
i problemi quotidiani e le incertezze.
Non si possono nascondere questi fenomeni, e l’ente locale deve
dare una risposta nella direzione della redistribuzione della ricchezze.
E in questa direzione il gruppo de L’Alternativa si è battuto
in consiglio comunale e intende operare per il futuro.
1. L’Ici sulla prima casa può essere abolita (per le abitazioni
non di lusso e per i redditi medio bassi) o può essere significativamente
ridotta (per le altre situazioni). L’Alternativa è impegnata
a sostenere le proposte legislative in tal senso (quelle bocciate sistematicamente
proprio dal Governo Berlusconi), proprio perché è ingiusto
tassare la casa in cui si vive e che è frutto del proprio lavoro
ed è una tassa distribuita in modo ingiusto. Purtroppo su questa
imposta si basa buona parte del bilancio comunale, al quale sono venuti
meno negli ultimi anni consistenti trasferimenti dello stato. In attesa
dei cambiamenti legislativi che sollecitiamo, è possibile, modificando
i regolamenti comunali, di contribuire a ridurre l’Ici per le
categorie meno abbienti aumentandolo per quelle più abbienti,
adeguando così questa imposta ai principi della Costituzione
Italiana che impone la tassazione progressiva sul reddito.
2. Riguardo la tassa rifiuti ci siamo battuti e intendiamo batterci
per renderla più equa, dal momento che ora grava – con
la quota fissa stabilita pro capite – in modo particolare sulle
famiglie più numerose e non tiene conto delle diverse condizioni
di reddito. Per quanto attiene questo servizio, noi sosteniamo che debba
essere potenziata la raccolta differenziata, attuata da quasi tutti
i cittadini che dimostrano senso civico, da valorizzare e riconoscere.
Ecco perché sul piano organizzativo riteniamo che compito dell’ente
locale sia quello di limitare le rigidità che “stressano”
i cittadini e andare incontro alle esigenze di quanti – non per
colpa loro – sono in difficoltà a rispettare le scadenze,
gli orari del servizio e quanto previsto – in modo inutilmente
rigido – in alcuni punti del regolamento comunale.
3. Per quanto attiene il sistema della tariffe per i vari servizi (rette
della mensa, trasporto alunni, rette scuola etc..) riteniamo debbano
essere rivedute con estrema attenzione nella direzione della giustizia
sociale, per estendere e generalizzare il diritto all’accesso
a tutti servizi (conseguendo in questo modo risparmi nella scala di
gestione di ciascuno di essi e quindi riducendo i costi complessivi).
Non possiamo nascondere le difficoltà che l’ente locale
si trova a dover affrontare nel campo dell’equità, dal
momento che l’Italia è il paese europeo con il più
grande livello di evasione fiscale, come denunciano pressantemente gli
stessi organismi dell’Unione Europea. Fra i cittadini vi è
la sensazione, purtroppo fondata, di un sistema fiscale che premia i
furbi e colpisce gli onesti, con una conseguente sfiducia nella validità
dei parametri usati dagli enti locali per modulare imposte e tariffe
sulla base dei redditi e delle ricchezze.
Ecco perché è importante impegnarsi contro l’evasione
fiscale, realizzare un sistema di imposizione giusto e certo, ridistribuire
le tasse correttamente (“pagare meno, pagare tutti”), dare
agli enti locali la possibilità di fondare le proprie politiche
impositive nel senso della giustizia fiscale e sociale, affinché
ciascuno possa contribuire (e possa ricevere) in ragione delle proprie
effettive possibilità e dei propri effettivi bisogni e affinché
anche l’ente possa programmare i servizi su basi certe.
Il modello sostenuto invece dalle destre, nella loro sfrenata e irresponsabile
campagna in tema di fisco, è proprio quello di smantellare tali
servizi e di privatizzarli, trasformando i diritti di tutti (alla salute,
all’assistenza, all’istruzione, all’accesso ai beni
comuni) in occasioni di profitto e speculazione per pochi, premiando
i ricchi e i furbi e penalizzando sempre di più i poveri egli
onesti.
4. Crediamo pertanto di dover contrastare con forza tali tendenze pericolose
per la coesione sociale; riteniamo invece che anche l’Ente Locale
possa portare il suo contributo alla battaglia contro l’evasione
fiscale.
5. Allo stesso modo, ci sentiamo impegnati rispetto alla necessità
di contrastare le varie forme di privatizzazione dei servizi pubblici
e dei beni comuni, anche quando presentate sotto le ingannevoli parvenze
di una distorta interpretazione del principio della sussidiarietà.
(I servizi sociali) Tale ambito è oggi affidato ad un livello
più ampio del singolo comune, dal momento che la legge (n. 328)
obbliga gli enti locali a programmare in modo sovraccomunale (Piano
di Zona). Anche se tale Piano, gestito dalla Comunità Montana
della Valcavallina, garantisce alcuni servizi, si riscontrano numerose
inadeguatezze legate agli scarsi finanziamenti (a causa delle politiche
restrittive), alla tendenza a demandare a cooperative e al lavoro precario
l’attuazione dei vari servizi, a monetizzare i bisogni di cura
(attraverso i cosiddetti “vaucher”) in sostituzione della
promozione di servizi.
Queste le nostre riflessioni:
1. Rafforzare il ruolo e la rappresentatività della specifica
commissione comunale, per individuare i bisogni e confrantarsi sulle
scelte, in collaborazione stretta con l’associazionismo.
2. Maggiore impegno nella ricerca della risorse (non è proibito
all’Amministrazione Comunale di intraprendere proprie iniziative
al di fuori del Piani di Zona, dal momento che – almeno in alcuni
determinati settori di intervento – programmare assumendo come
riferimento l’ambito comunale risulta più efficace). L’obiettivo
prioritario è quello di dare risposte esaustive e corrette, dal
momento che in questo ambito (aiutare chi ha bisogno) sono in gioco
i valori fondamentali della convivenza civile. Fra i vari settori di
intervento, che devono essere seguiti tutti, indistintamente, con forte
impegno, è necessario prestare particolare attenzione ad alcune
problematiche di tipo nuovo, come quelle legate alle situazioni familiari
e giovanili (in un contesto come il nostro dove è molto alta
la percentuale della popolazione giovanile e dove molte famiglie, poiché
trasferite da poco, hanno ancora pochi legami con il contesto sociale)
o quelle legate alle persone che perdono il lavoro.
3. In tema di immigrazione, è ormai tempo di progettare percorsi
profondamente diversi e innovativi, per valorizzare il contributo di
partecipazione dei nostri “nuovi concittadini”: l’immigrazione
non è un problema, ma una risorsa straordinaria.
7.
La centralità della scuola nella formazione delle giovani generazioni
Assumiamo il programma dell’Unione, che propone l’abrogazione
della cosiddetta Riforma Moratti della scuola, in particolare per conseguire
principalmente i seguenti obiettivi:
1. realizzare dopo la scuola media il biennio orientativo, obbligatorio,
gratuito e uguale per tutti, per consentire ai ragazzi una più
matura scelta personale.
2. restituire alle singole strutture scolastiche la possibilità
di decidere sul tempo scuola e nell’organizzazione didattica,
in alternativa ai tagli nelle risorse e nella indiscriminata riduzione
del tempo scuola (fatto quest’ultimo che costringe le famiglie
e l’ente locale ad investire per servizi sostitutivi al tempo
scuola “tagliato” con la recente “Riforma”).
Di fatto con la “Riforma Moratti” sono state accentuate
e realizzate le tendenze che puntano a sottrarre risorse alla scuola
pubblica per finanziare la scuola privata, a dividere la scuole fra
quelle di serie A e quelle di serie B, a canalizzare precocemente le
scelte orientative cristallizzando la situazione di appartenenza sociale,
ricostruendo così una scuola selettiva e classista. Con tale
“Riforma” i problemi dell’istruzione risultano aggravati
e l’Italia si allontana ancor di più dall’Europa
e dal resto dei Paesi industrializzati.
Come è noto il nostro Paese è il fanalino di coda, l’ultimo
secondo le statistiche come scolarizzazione, addirittura superato da
alcuni Paesi in via di sviluppo. In Italia, nella popolazione fra i
19 e i 34 anni i diplomati superano a malapena il 50%, a fronte del
grosso dei paesi europei dove si supera il 90 e addirittura si raggiunge
il 100%. Nella provincia di Bergamo siamo solo al 45%, mentre nel Comune
di San Paolo d’Argon la media scende a 41% ( con una sorprendente
differenza fra maschi, solo 36,8%, e femmine, 45%). C’è
pertanto ancora molto da fare, anche qui a San Paolo d’Argon.
L’Ente Locale deve porre in atto il massimo sforzo perché
il diritto allo studio sia garantito fino almeno al 18° anno di
età,
Queste i principali indirizzi che si intendono perseguire:
1. Pieno rispetto da parte dell’Ente Locale dell’autonomia
della scuola pubblica, alla quale competono le scelte didattiche ed
educative che vengono decise attraverso il confronto fra le componenti
(insegnanti, genitori, personale non docente) all’interno degli
organi collegiali. Secondo noi, compito del comune è quello di
sostenere economicamente e con i propri servizi la programmazione didattica-educativa
della scuola (che si deve basare sui principi della Costituzione Italiana)
e di promuovere il diritto allo studio nel modo più ampio possibile.
Intendiamo mettere in atto tutte le iniziative per sostenere la scuola,
le famiglie, gli alunni, ben sapendo che si sono ridotte sensibilmente
le risorse a disposizione della scuola pubblica (per i disabili, per
gli stranieri, per l’insieme della popolazione scolastica), costringendo
gli enti locali e anche le famiglie ad interventi di vera e propria
supplenza. Noi riteniamo che le risorse per la scuola pubblica devono
invece essere sensibilmente aumentate. Conseguentemente puntiamo, attraverso
il confronto con la scuola, a raggiungere i seguenti obiettivi:
2. Estendere il massimo di gratuità della scuola pubblica e dell’obbligo,
in quanto le attività a pagamento (gite, assicurazione, partecipazioni
a spettacoli o altre iniziative), sono di fatto selettive; i costi della
mensa e del trasporto alunni possono essere sensibilmente ridotti in
base al reddito; attuare tutte le iniziative di concerto con la scuola
per prevenire il disagio e per contribuire a rimuovere gli impedimenti
che condizionano i processi di apprendimento; sostenere la scuola nella
introduzione e nella gestione delle nuove tecnologie didattiche ed informatiche,
ormai indispensabili.
3. Particolare attenzione ai “costi” che le famiglie devono
sostenere per la scuola superiore (libri, trasporto e altro): occorre
trovare il massimo di risorse non solo per abbatterli, ma anche per
garantire agli studenti (privi di reddito) la possibilità di
partecipare a molte situazioni della vita sociale e culturale (spettacoli,
cinema, concerti, attività ricreative e di socializzazione, libri,
giornali, cd, etc.) che – accanto alla scuola - rappresentano
momenti indispensabili per la formazione dell’uomo e del cittadino.
4. Massimo sostegno per favorire la frequenza alla scuola materna (ora
scuola dell’infanzia) ed estenderla a tutti i bambini residenti
nel territorio comunale, con l’impegno a rimuovere i condizionamenti
di tipo economico (o d’altro tipo) che impediscono o rendono difficoltosa
l’iscrizione e la frequenza alla scuola materna. Anche per l’asilo
nido e gli altri servizi per l’infanzia (solo recentemente istituiti
a San Paolo d’Argon) riteniamo debbano essere potenziati, in funzione
sia dei bisogni della famiglia sia dei diritti di ciascun bambino ad
una educazione globale, piena e socializzata. E’ nostra intenzione,
sia per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, sia per quanto
riguarda l’asilo nido aziendale, verificare – attraverso
il confronto con tutti i soggetti interessati - la possibilità
di superare l’attuale gestione privata (o privatistica) per consentire
un reale potenziamento delle strutture, garantire per la scuola materna
la gratuità, secondo quanto previsto alla legislazione che prevede
la presenza di un numero maggiore di insegnanti e il pagamento solo
della mensa, sulla base delle differenze di reddito o la riduzione delle
rette (per l’asilo nido).
8. In tema di polizia locale
Una delle scelte più controverse dell’attuale amministrazione
comunale è stata l’adesione al Consorzio di Vigilanza con
le politiche che successivamente sono state attuate e che hanno modificato
il rapporto tra cittadini e il nostro corpo di vigilanza. Il Consorzio
di Vigilanza ha in questo modo dato corso a tutte le “innovazioni”,
così care alle destre del governo regionale, ponendosi al centro
dell’attenzione sulla stampa e suscitando svariate proteste, critiche
e perplessità fra gli automobilisti e diverse categorie di cittadini.
Di fatto la figura del “vigile”, che tutti conoscono (e
riconoscono), a contatto con i cittadini e con il territorio, con un
ufficio facilmente raggiungibile dalla cittadinanza, con compiti non
soltanto repressivi (“le multe”), ma anche dissuasivi, preventivi
ed anche educativi (questo per quanto riguarda le giovani generazioni),
è stata sostituita da quella del vigile “all’americana”,
anonimo (il personale del consorzio di vigilanza ruota sui 7 comuni
del consorzio), dotato di mezzi di controllo ultratecnologici, appostato
spessissimo per dare multe con continui pattugliamenti. L’impressione
è quella di una militarizzazione del territorio (che dà
solo l’impressione della sicurezza), con una sovrapposizione tra
compiti di polizia locale (il “vigile”) e quella degli altri
organi (come i carabinieri, la polizia stradale, la guardia di finanza).
Il corpo di vigilanza (trenta dipendenti, il massimo dell’organico
previsto in rapporto alla popolazione) avrà a disposizione una
vera e propria caserma (da 1.200.000 di euro in costruzione) in località
Ca’ Longa nel territorio del comune di Albano), dotata di due
celle di sicurezza (una per i maschi e una per le donne), a cui si aggiunge
un apparato di videosorveglianza in continua estensione, con decine
di videocamere, collegate “wireless” (senza fili) alla sede
centrale. Da ultimo il Consorzio si è dotato di un vero e proprio
cane “antidroga e antisommossa”, insieme ad un apposito
mezzo di trasporto per l’animale.
Tutte le decisioni e gli investimenti che riguardano la Polizia Locale
sono ormai fuori dal controllo e dalle valutazioni dei Consigli comunali.
Si finanzia con cospicui fondi regionali, con una quota parte –
abbastanza significativa - dai bilanci comunali e, in misura veramente
notevole, con le multe agli automobilisti, tanto che molti cittadini
hanno l’impressione che queste servano più come strumento
di finanziamento del Consorzio che non come prevenzione nell’ambito
della sicurezza stradale.
Intendiamo rivedere in modo profondo il rapporto tra l’amministrazione
comunale e il servizio di polizia locale, secondo i seguenti indirizzi:
1. Il servizio di vigilanza deve essere in contatto con il territorio
e con la cittadinanza attraverso figure professionali stabili e riconosciute
dai cittadini, con un ufficio di riferimento localizzato nel Municipio,
facilmente accessibile da parte di tutti e specialmente da quanti sono
in difficoltà a raggiungere la sede consortile.
2. L’opportunità delle postazioni di videosorveglianza
(visti anche i delicati problemi che investono la privacy dei cittadini),
dell’uso delle altre tecnologie e strumenti, dei dispositivi automatici,
delle multe in dimensioni ragguardevoli, dell’utilizzo del cane
antidroga e così via deve essere verificata all’interno
dei Consigli Comunali, come pure l’uso della nuova Caserma (decisa
senza alcuna consultazione nemmeno con i gruppi consiliari di minoranza)
e delle risorse finanziarie.
La legittima aspirazione alla sicurezza dei cittadini deve trovare indubbiamente
risposte efficaci, pertinenti, in modo corretto e misurato, evitando
però gli eccessi, attraverso scelte da costruire in modo condiviso.
La partecipazione e il confronto sono, anche in questo caso, una risorsa.
9.
Opere pubbliche
I drastici e progressivi tagli alle entrate degli enti locali da parte
degli ultimi governi che si sono succeduti hanno messo seriamente in
difficoltà i bilanci degli enti locali e la gestione dei servizi
verso i cittadini. Per quanto riguarda il comune di San Paolo d’Argon
la sofferenza è stata accentuata dalle scelte della amministrazione
uscente che hanno reso particolarmente ristretti i margini di manovra
sia per le spese correnti sia per le opere pubbliche e per gli investimenti.
E questo nonostante a San Paolo d’Argon risultino particolarmente
significative le entrate derivanti dagli oneri di urbanizzazione (conseguenti
alla massiccia edificazione che sta avvenendo nel territorio).
Allo stato attuale, l’attenzione deve essere rivolta agli interventi
necessari e indispensabili oppure a quelli programmati da tempo ma non
ancora realizzati. Questi gli interventi che si possono prevedere:
1. Deve essere posta la massima attenzione all’adeguamento delle
infrastrutture di base, messe a dura prova – oltre che dal tempo
e dall’usura – dall’aumento del numero di utenze;
si tratta infatti di servizi essenziali e importantissimi.
2. Anche le strutture della scuola pubblica richiedono certamente ampliamenti
e nuove dotazioni, a causa dell’aumento della popolazione scolastica.
Il tema della palestra per la scuola elementare avrebbe potuto essere
risolto da tempo, ma così non è stato; lo stesso vale
riguardo gli spazi per gli uffici del Istituto comprensivo (presso le
attuali scuole elementari), che risultano particolarmente carenti.
3. Riguardo la realizzazione del centro civico negli edifici della ex-scuola
materna e dell’ex filatoio in Via delle Rimembranze (un’opera
condivisa da tutti i gruppi consiliari), ricordiamo che sono in corso
i lavori del primo lotto, quello della realizzazione della nuova biblioteca.
Dopo 9 anni siamo cioè ancora in alto mare, nonostante che quest’opera
sia particolarmente importante perché la vita dell’amministrazione
comunale ha bisogno di spazi adeguati e dignitosi. E’ un’opera
importante, e noi abbiamo sempre sostenuto la necessità del più
ampio confronto per precisarne e funzioni e caratteristiche e prevederne
forme di gestione realmente partecipata e pluralista: ciò è
quanto intendiamo fare.
4. Infine, data la limitatezza della risorse allo stato attuale disponibili,
che si debbano privilegiare gli investimenti per i bisogni sociali più
urgenti e impellenti, che individuiamo soprattutto nella direzione del
diritto alla casa (anziani, giovani coppie), in generale dell’assistenza,
perché è inammissibile spendere tanti soldi per opere
di prestigio quando ci sono persone e famiglie in difficoltà.
10.
Lavoro
Anche l’ultimo censimento (2001) ha mostrato una realtà
economica locale in espansione con un numero notevole di posti di lavoro
e un apparato produttivo vario e differenziato. E’ in questo contesto
che la popolazione locale ha a disposizione diverse possibilità
occupazionali, anche se una quota molto alta di cittadini residenti
è costretta al pendolarismo in uscita (che è controbilanciato
da un altrettanto notevole pendolarismo in entrata). Di fatto la popolazione
di San Paolo d’Argon ha un tasso di occupazione ai primi posti
nei comuni della provincia di Bergamo; e particolarmente alto risulta
il tasso di occupazione femminile.
Un’analisi della situazione comunale non può tuttavia essere
disgiunta da quella dell’insieme del territorio della bergamasca,
che - accanto ad elementi di forza - ne presenta altrettanti di debolezza.
Infatti i fenomeni indotti dalla globalizzazione stanno mettendo a dura
prova la realtà produttiva, con gravi episodi di delocalizzazione,
con chiusura di aziende, perdita di posti di lavoro, come è avvenuto
o sta avvenendo nei comuni vicini in forma anche drammatica.
Un altro dato preoccupante è rappresentato – anche nella
nostra realtà – dalla sostituzione del lavoro a tempo indeterminato,
con quello precario, temporaneo, interinale, flessibile, in dimensioni
crescenti, mentre si riscontra un po’ ovunque una più o
meno accentuata perdita di diritti sui posti di lavoro, con alcune situazioni
di vero e proprio autoritarismo, un tempo impensabile.
Anche nella nostra realtà lavorare diventa sempre più
duro, più faticoso, meno garantito, Lavoriamo di più,
prendiamo di meno, il nostro lavoro e sempre più precario e povero
di prospettive, con una drastica riduzione delle protezioni sociali
(sanità, pensioni, istruzione, assistenza, casa). Con il timore
che – a causa di uno dei numerosi quanto imprevedibili cambiamenti
che si registrano al livello dei mercati globali – venga messo
in discussione improvvisamente, non solo il proprio singolo posto di
lavoro, ma l’esistenza stessa della fabbrica in cui si lavora.
Un’amministrazione comunale, anche se ha limitate capacità
di intervento, non può tuttavia disinteressarsi rispetto a questa
situazione, ma deve cercare un suo ruolo di intervento propositivo,
sapendo bene che queste tematiche sono particolarmente sentite dai cittadini,
perché di vitale importanza. Questo è quanto L’Alternativa
ha cercato di fare, riuscendo, pur con le sue deboli risorse, in diverse
occasioni a costruire un rapporto con i lavoratori e a dare un contributo
alle loro legittime richieste.
Questi i principali indirizzi e ambiti di intervento:
1. Confronto costante con i lavoratori, le loro rappresentanze per monitorare
la situazione occupazionale e produttiva, il rispetto dei diritti e
della dignità dei lavoratori;
2. Utilizzare al meglio le aree produttive, favorendo l’insediamento
di attività che garantiscano posti di lavoro, duraturi, qualificati,
garantiti sul piano contrattuale e il diritto alla salute. Le dotazioni
produttive presenti nel nostro comune sono notevoli e non è più
ipotizzabile alcun ampliamento in aree e volumetrie. E’ però
possibile favorire un uso più qualificato delle aree esistenti.
3. Coordinare le politiche di piano fra i vari comuni della zona, per
contrastare speculazioni a pesante impatto ambientale (e prive di ricadute
occupazionali) o la commistione fra aree residenziali e produttive,
per favorire invece la rilocalizzazione in aree dimesse delle attività
inserite nel tessuto residenziale. Quanto agli edifici industriali impropriamente
riadattati per abitazione, crediamo debbano essere recuperati ad uso
produttivo, garantendo ai residenti la possibilità di trovare
casa nelle zone residenziali e in edifici dignitosi.
4. La prevenzione dell’inquinamento (dell’aria, dell’acqua,
del suolo, acustico) è un obiettivo che intendiamo perseguire
in modo rigoroso, ben sapendo che ciò è a vantaggio non
solo della cittadinanza, ma anche dei lavoratori e degli stessi imprenditori
(non può avere una buona immagine e quindi un futuro certo una
attività economica che grava pesantemente sul territorio). Quanto
allo sviluppo dell’orticoltura e delle annesse attività
di commercializzazione, che nel nostro comune e nei comuni vicini sta
assumendo uno straordinario rilievo produttivo e occupazionale, tra
l’altro con l’entrata in campo di una importante multinazionale
come la Bonduelle, crediamo che anche l’amministrazione comunale
debba preoccuparsi rispetto a diversi ordine di problemi, tra cui quello
della costante verifica della compatibilità ambientale, la difesa
della biodiversità, le condizioni di lavoro e di vita dei dipendenti
(spesso immigrati che vivono in modo drammatico anche il problema della
casa), la continuità produttiva e occupazionale.
5. Quanto al lavoro precario, è il comune stesso a dover dare
il buon esempio, sia per quanto riguarda il controllo sugli appalti,
sia battendosi perché vengano superati i vincoli legislativi
che purtroppo costringono gli Enti locali di attivare servizi mediante
un largo impiego di lavoro precario.
11.
Giovani
I giovani subiscono più di ogni altro soggetto sociale i processi
di precarizzazione e stanno pagando un alto prezzo. Il disagio si esprime
in modo diffuso, ma insieme al disagio si esprime un grande bisogno
di socialità, di valori e prospettive di vita diversa, a fronte
di una società che - oltre a precarizzare – sta mercificando
l’insieme delle relazioni umane.
Spesso si segnala la diffusione fra le giovani generazione del consumo
di alcool e di droghe, e queste ultime sono state prese a pretesto dal
governo delle destre per far passare la legge Fini-Giovanardi, la quale
– contro il parere di quasi tutti gli operatori sociali - accentua
le politiche repressive tanto assurde, quanto inefficaci e controproducenti
rispetto ad una reale prevenzione.
In tema di droghe e alcool si è voluto confondere ancora la causa
con l’effetto, e si preferisce agire sull’effetto (il consumo
di droghe) puntando alla restrizione degli spazi di libertà,
e si dimenticano le cause, le quali affondano le loro radici proprio
nel senso di precarietà e nell’incertezza di fronte al
futuro.
Soltanto nell’ambito di una dimensione culturale basata sui valori
della libertà è possibile attuare una efficace iniziativa
di prevenzione rispetto ai rischi di diffusione degli stupefacenti e
alle mafie (che si rafforzano proprio in relazione alle leggi errate).
Non c’è prevenzione senza appello alla responsabilità,
e non si può fare appello alla responsabilità se si limitano
- con la repressione e il proibizionismo indiscriminati - gli spazi
di autodeterminazione. Per questo condividiamo la necessità di
abrogare la regressiva legge Fini-Giovanardi.
E’ un luogo comune quello di dire che i giovani hanno troppo.
In realtà, statistiche e fatti alla mano, si scopre che ai giovani
si è tolto e si sta togliendo moltissimo, in termini di prospettive
di vita e di capacità di autodeterminazione. Si sta progressivamente
limitando loro il diritto allo studio (con la riforma Moratti), non
c’è più la possibilità di ottenere un lavoro
a tempo indeterminato e una professionalità adeguata, dal momento
che tutte le assunzioni dei giovani ora avvengono tramite i contratti
atipici, si è tolta loro perfino la prospettiva di raggiungere
una pensione dignitosa (in conseguenza delle riforme pensionistiche).
Ecco perché i pregiudizi e il paternalismo e, peggio ancora,
la repressione non servono proprio a nulla, se non a frustrare e a penalizzare
ulteriormente le giovani generazioni.
Due gli indirizzi che intendiamo promuovere:
1. Garantire ai giovani spazi e strumenti, anche mediante l’autogestione,
perché abbiano modo di esprimere e dare risposte ai propri bisogni
di socialità, creatività e produzione culturale, ben sapendo
che tutto questo può essere uno straordinario arricchimento per
tutta la collettività.
2. Il tema della precarietà della condizione giovanile richiede
anche da parte dell’ente locale una precisa iniziativa dell’ente
locale, per non lasciare completamente soli i giovani di fronte ad un
mercato del lavoro penalizzante, che costringe a subire – pena
il non lavoro - situazioni lavorative talora francamente inaccettabili,
sotto il profilo retributivo, normativo, del rispetto della dignità
stessa delle persone. Abbiamo pertanto preso contatto con Amministrazioni
comunali sensibili a queste problematiche che hanno già sperimentato
o stanno sperimentando forme di salario sociale e di promozione di lavori
socialmente utile per garantire ai giovani un reddito minimo e un approccio
corretto e meno precario al mondo del lavoro.
12.
Cultura
I servizi culturali sono diventati sempre più importanti e corrispondono
ad un bisogno di cultura crescente anche nella nostra comunità.
Tali servizi devono essere pertanto adeguatamente potenziati in funzione
dei bisogni di promozione dei cittadini, nella loro diversità
culturale e sociale, a partire dalle nuove generazioni, in un rapporto
di collaborazione principalmente con la scuola e con tutte le altre
agenzie culturali presenti nel territorio.
La cultura non è il fiore all’occhiello per operazione
di immagine, ma un servizio, anzi un insieme di servizi, che devono
essere garantiti nel tempo, in modo da diventare un punto di riferimento
per la cittadinanza nelle sue varie articolazioni, secondo scelte da
operare con il confronto con tutti i soggetti, le domande, le sensibilità
presenti.
La dimensione della corporeità, in tutti i suoi aspetti, riveste
secondo noi una grande importanza, e va perseguita attraverso la promozione
di tutte le attività, fisiche e sportive, da garantire indistintamente
a tutti, senza alcuna forma di discriminazione (quello di non essere
campioni non è un limite, ma un diritto!!).
Pluralismo, laicità, costante riferimento ai principi della Costituzione
e ai valori che la permeano: questi devono essere gli indirizzi culturali
a cui una Amministrazione Comunale si deve riferire, per garantire il
rispetto di tutte le diversità, il contributo di tutte le componenti,
il dialogo e il confronto dialettico, senza alcuna discriminazione,
ben sapendo che solo dalla discussione – anche vivace –
possono scaturire le idee innovative in grado di realizzare una più
ampio e profonda promozione umana per tutti.
Questo impegno è sempre più necessario, per favorire l’incontro
con le espressioni più vive e più innovative della cultura
contemporanea, senza provincialismi
Purtroppo in questo anni, nel disorientamento derivato dai cambiamenti
epocali e dai disagi che ne conseguono, non sono mancati, nemmeno qui
a San Paolo d’Argon, fenomeni inquietanti di crisi nei riferimenti
culturali e ideali, con una più frequente manifestazione di sentimenti
orientati all’intolleranza e ad una concezione della libertà
e del proprio diritto inteso come negazione della libertà e dei
diritti degli altri, o addirittura come sopraffazione degli altri.
Si tratta di sentimenti che talvolta sconfinano esplicitamente nel razzismo
e nelle sue varianti, compreso il sessimo, che comportano disprezzo
verso tutte le diversità.
Il fatto nuovo e inquietante da alcuni anni a questa parte è
che questi fenomeni di smarrimento sono stati irresponsabilmente assecondati
da diverse forze politiche della destra, che hanno invocato lo scontro
di civiltà, promosso il revisionismo storico, coltivato sfacciatamente
tutte le paure, tutte le forme di intolleranza, tutti i disvalori, per
puntare ad una società autoritaria tagliando i ponti con i fondamenti
democratici, solidali, egualitari che affondano le loro radici nella
storia migliore del nostro Paese.
Le destre portano queste responsabilità, che sono particolarmente
gravi anche dal punto di vista morale, come è altrettanto grave
la responsabilità delle forze organizzate che hanno preferito
talora tacere per non rischiare di perdere consensi.
E’ con fiducia tuttavia che guardiamo al futuro, proprio perché
constatiamo che anche nel nostro paese, si stanno sviluppando da tempo
positivi segnali di controtendenza, di giusta indignazione verso la
barbarie culturale, di voglia di impegno e di lotta di fronte alla necessità
di un processo di ricostruzione civile e morale.
E’ una sfida che intendiamo raccogliere, anche nella consapevolezza
che, oltre i guasti tremendi introdotti dalla globalizzazione neoliberista
e dalla guerra globale, è tuttavia possibile intravedere un percorso
di pace e di giustizia, di solidarietà fra i popoli e le persone,
di liberazione dall’oppressione, dalla fame, dalla miseria, dalle
crisi ambientali, dalla guerra e dall’odio.
Un altro mondo è possibile, e anche questo nostro piccolo paese
può dare il suo piccolo grande contributo.
San Paolo d’Argon, 25 aprile 2006, Festa della
Liberazione |
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